Diluvio universale

Direttamente dal Laboratorio, un racconto di Maria Rosaria Del Ciello.

 
«Che fai, Mimmo?»
Leo mi guarda e con una mano si protegge gli occhi dal sole.
«Mi sto preparando», rispondo continuando a tirare una fune alla fine della quale ho legato un fascio di rami d’albero.
Punto i piedi per terra, tiro con forza la corda tesa dietro di me, ma avanzo a fatica e tutt’intorno si alza una nuvola di polvere.
«Si può sapere a cosa ti staresti preparando?» Leo tossisce, mi osserva con sufficienza e chissà cosa gli frulla nella testa. Non perde occasione per prendersi gioco di me. Mi gira sempre intorno, negli ultimi tempi. Dice che non me la devo prendere se quel cretino di Luca non fa altro che deridermi, ma poi alla prima occasione è lui il primo a chiamarmi “tappetto”.
«Al diluvio», rispondo continuando a tirare.
«Al diluvio? Ma che dici? Sei scemo?»
Mi fermo un attimo. Devo arrivare dietro casa, dove già ho radunato altra legna. Ci vorrà un po’ di tempo e di fatica ma posso farcela. Ho preso alcuni attrezzi dal capanno del nonno e, chissà, se glielo chiedo magari mi dà anche una mano.
«L’hanno detto alla TV, non hai sentito?», non so nemmeno io perché gli rispondo.
«No, cosa?»
«Che i ghiacciai si stanno sciogliendo, che l’asse terrestre si è spostato, che c’è la sovrappopolazione e forse presto anche una grande epidemia. Insomma, notizie terribili.»
«Ma cosa c’entra il diluvio?» Leo, un sorrisetto ironico stampato sulla faccia, mi guarda come se fossi un pazzo.
«L’ha detto anche don Peppino. Ha detto proprio “Se andiamo avanti così un bel diluvio non ce lo toglie nessuno”.»
«Tu sei tutto scemo. Ancora dai retta a don Peppino. Lo sai che quello è sempre ubriaco.» Leo si allontana fischiettando e io mi maledico per quella brutta abitudine che ho di giustificarmi sempre con tutti.
 
Si sono piantati qui davanti senza dire una parola. Mi guardano mentre fisso le ultime assi, e si lanciano occhiate complici.
Siccome mi sento un po’ a disagio, provo a rompere il ghiaccio.
«Che ve ne pare?», mostro orgoglioso la mia zattera, ormai completata, sulla quale ho piantato anche una tenda igloo. È venuto pure Luca, Leo se l’è portato dietro come spesso fa quando vuole rompermi le scatole e gli serve una spalla.
Guardano curiosi la zattera. Secondo me sono invidiosi. E infatti l’unica cosa che Leo riesce a dirmi è: «Non c’è spazio.»
«Spazio per cosa?», intanto osservo il cielo scrupoloso. Terso e pulito come le lenzuola stese dalla mamma.
«Per gli animali. Non doveva essere un’arca?», e ride sguaiato.
Ride anche Luca, assecondando l’amico. Sembra un deficiente e ovviamente non si lascia sfuggire l’occasione: «Eh sì, tappetto, sembra un po’ piccola anche a me come arca. Però magari solo per te potrebbe bastare.» E dà una gomitata a Leo che continua a ridere piegando la schiena e puntando le mani sulle ginocchia.
«Non importa. Tanto porterò con me solo Nemo», il barboncino intanto mi scodinzola intorno felice.
«Si, va be’, ti saluto Mimmo. Se ti va, ci troviamo al campetto dopo pranzo.» Leo mi guarda, poi lancia un’occhiata a Luca che gli strizza l’occhio e aggiunge: «Stiamo organizzando un torneo di calcetto. Magari riusciamo a far giocare pure te, questa volta.»
E se ne vanno continuando a sghignazzare e a darsi pacche sulle spalle.
 
Le nuvole si addensano in fretta nel cielo. Tutto si fa scuro. In lontananza cominciano a sentirsi dei tuoni.
Nel pomeriggio faccio un salto al campetto, giusto per vedere se mantengono la promessa. Mi fermo vicino alla rete di recinzione, vedo Leo e Luca in lontananza che mi sorridono e poi parlottano tra loro. Cominciano a ridere a crepapelle e mi voltano le spalle. Sono certo che si stanno prendendo gioco di me, come al solito.
Gocce di pioggia cominciano a cadere, prima rade, poi sempre più fitte. Si alzano anche raffiche di vento violente e gelide.
E’ allora che mi guardano di nuovo e noto un velo di paura offuscare i loro volti.
 
Torno alla mia zattera, ormai fradicio. Prendo Nemo in braccio e mi accuccio nella tenda igloo.
Accendo la torcia e in un angolo sistemo una scorta di biscotti secchi e di succhi di frutta.
Non vorrei sbagliarmi ma sopra le nostre teste credo stia proprio diluviando.
Stringo Nemo.
Io sono pronto.