(Troccoli Edition) - La Caccia - Gemma Trimarco
Inviato: lunedì 2 gennaio 2017, 13:28
Ciao a tutti, e Buon 2017!
Ripropongo il racconto 'La Caccia' che avevo scritto per la Troccoli Edition, ma che era stato considerato fuori tema. Chi l'aveva commentato al tempo credo l'avesse tuttavia apprezzato. Ho seguito i vostri suggerimenti, ho corretto la punteggiatura!!!! e vediamo se vi piace!
Mario avevi perfettamente ragione...onesti nella loro crudeltà... è sicuramente più... giusto!
La Caccia
Gli ululati si fanno sempre più famelici, i lupi sono nervosi, la preda deve essere vicina. La prima neve della stagione ha imbiancato ogni cosa e i miei passi veloci lasciano impronte profonde nel manto intatto. Il silenzio del bosco gelato è rotto solo dal mio respiro e da quello di Olsi.
Mi asseconda senza giudicare le mie scelte, ma so che non approva la decisone di seguire la battuta di caccia del branco. Io, invece, la trovo affascinante. I lupi sono macchine perfette, onesti nella loro crudeltà.
Data l'eccitazione, per la preda non c'è più scampo e loro ne sono consapevoli. È la prima volta che mi spingo in questi boschi, così lontano dai miei territori e non conosco questo branco. Deve essere numeroso, con molti individui giovani. Poco fa una grossa lupa bianca è saettata a qualche metro di distanza da noi, senza tuttavia curarsi della nostra presenza.
Affretto il passo, dicendomi che deve trattarsi di un cervo o di una vacca fuggita da qualche stalla.
I lupi adesso sono fermi. I latrati di morte rimbombano nel bosco immobile. Faccio un cenno con la mano a Olsi, dicendogli di restare dov'è. Avanzerò da solo appena un po' per studiare l'attacco più da vicino. Non è la violenza ad attirarmi ma la strategia. Il maschio più forte si scaglierà sulla preda gettandola a terra, poi arriveranno gli altri.
Mi muovo rapido e silenzioso come anni di battute di caccia mi hanno ormai insegnato. La prima volta che ho seguito mio padre avevo solo otto anni e ricordo ancora il mio ardore nel prendervi parte.
Una decina di metri più avanti il fogliame si apre in una piccola radura ed è lì probabilmente che sferreranno il loro attacco. La preda deve essere ferita, altrimenti non rimarrebbe così esposta, oppure è semplicemente un animale addomesticato che si è perso. Da dove mi trovo ho una buona visuale e dovrei riuscire a seguire tutta l'azione. Mi fermo e mi acquatto nella boscaglia, ma mi rialzo nello stesso istante con lo sguardo pietrificato.
Quello che vedo non è ciò che mi aspetto.
Davanti a me, nel mezzo della radura, una ragazza avanza a fatica.
È lei la preda.
I lunghi capelli rossi sono sferzati dalle raffiche di neve e la testa ciondola come se le forze la stessero abbandonando. Indossa un lungo mantello di pelliccia che cerca disperatamente di tenersi ben stretto intorno al corpo, ma le piccole mani bianche tremano per il freddo e i lembi le sfuggono di continuo. È scalza e sembra sfinita.
È una scena surreale, un sogno, una visione, un frammento di qualcosa che non riesco a comprendere. Mi ridesto dallo stupore e so che devo aiutarla, i lupi le sono praticamente addosso.
Imbraccio il mio arco e faccio schioccare la lingua nella guancia, emettendo un suono che Olsi conosce bene: è il nostro segnale. In meno di un minuto è al mio fianco, pronto a combattere.
Non ho bisogno di dirgli niente, ha visto la ragazza e sa cosa fare.
Ci separiamo lentamente proprio mentre lei cade in ginocchio con un gorgoglio strozzato, come se tutta la vita le stesse uscendo dalla gola in questo preciso istante. Mi trovo a sperare in maniera angosciosa che non sia morta e mi domando il perché, dal momento che non la conosco neppure.
Il grosso maschio si getta su di lei, ma tendo l'arco e lo abbatto, mentre Olsi ne colpisce rapidamente altri due. Il branco arretra stordito. Qualche esemplare si avvicina ringhiando, i più abbaiano spaventati, altri guaiscono. Si muovono nervosi intorno a noi senza sapere cosa fare, finché non usciamo nella radura urlando e agitando le braccia.
Mentre i lupi si disperdono, mi chino sulla ragazza e le poso due dita sotto l'angolo della mandibola. Alle mie spalle Olsi attende controllando il bosco.
Finalmente trovo un briciolo di vita sotto la mia pelle ruvida e riprendo a respirare.
- I cavalli! - dico con urgenza sollevandola per farle bere un sorso d'acqua. La pelliccia si scosta appena dal suo corpo mostrandomi le sue esili membra nude, ma l'emozione improvvisa si trasforma in orrore quando realizzo che quella nudità perfetta è stata profanata in mille modi diversi. Il suo corpo è interamente ricoperto di ferite, la pelle livida lacerata in più punti. La copro in preda alla collera e le accarezzo il volto, quasi il mio gesto possa cancellare in qualche modo ciò che è stato fatto.
Una cicatrice tra le sopracciglia chiare racconta di chissà quali avventure infantili, ma ciò che ho appena visto narra di avventure ben peggiori.
- Sei al sicuro, ora - le sussurro.
Apre gli occhi di scatto, nell'esatto istante in cui una sottile lama argentata balugina tra le sue piccole dita. - Nessuno lo è...
Ripropongo il racconto 'La Caccia' che avevo scritto per la Troccoli Edition, ma che era stato considerato fuori tema. Chi l'aveva commentato al tempo credo l'avesse tuttavia apprezzato. Ho seguito i vostri suggerimenti, ho corretto la punteggiatura!!!! e vediamo se vi piace!
Mario avevi perfettamente ragione...onesti nella loro crudeltà... è sicuramente più... giusto!
La Caccia
Gli ululati si fanno sempre più famelici, i lupi sono nervosi, la preda deve essere vicina. La prima neve della stagione ha imbiancato ogni cosa e i miei passi veloci lasciano impronte profonde nel manto intatto. Il silenzio del bosco gelato è rotto solo dal mio respiro e da quello di Olsi.
Mi asseconda senza giudicare le mie scelte, ma so che non approva la decisone di seguire la battuta di caccia del branco. Io, invece, la trovo affascinante. I lupi sono macchine perfette, onesti nella loro crudeltà.
Data l'eccitazione, per la preda non c'è più scampo e loro ne sono consapevoli. È la prima volta che mi spingo in questi boschi, così lontano dai miei territori e non conosco questo branco. Deve essere numeroso, con molti individui giovani. Poco fa una grossa lupa bianca è saettata a qualche metro di distanza da noi, senza tuttavia curarsi della nostra presenza.
Affretto il passo, dicendomi che deve trattarsi di un cervo o di una vacca fuggita da qualche stalla.
I lupi adesso sono fermi. I latrati di morte rimbombano nel bosco immobile. Faccio un cenno con la mano a Olsi, dicendogli di restare dov'è. Avanzerò da solo appena un po' per studiare l'attacco più da vicino. Non è la violenza ad attirarmi ma la strategia. Il maschio più forte si scaglierà sulla preda gettandola a terra, poi arriveranno gli altri.
Mi muovo rapido e silenzioso come anni di battute di caccia mi hanno ormai insegnato. La prima volta che ho seguito mio padre avevo solo otto anni e ricordo ancora il mio ardore nel prendervi parte.
Una decina di metri più avanti il fogliame si apre in una piccola radura ed è lì probabilmente che sferreranno il loro attacco. La preda deve essere ferita, altrimenti non rimarrebbe così esposta, oppure è semplicemente un animale addomesticato che si è perso. Da dove mi trovo ho una buona visuale e dovrei riuscire a seguire tutta l'azione. Mi fermo e mi acquatto nella boscaglia, ma mi rialzo nello stesso istante con lo sguardo pietrificato.
Quello che vedo non è ciò che mi aspetto.
Davanti a me, nel mezzo della radura, una ragazza avanza a fatica.
È lei la preda.
I lunghi capelli rossi sono sferzati dalle raffiche di neve e la testa ciondola come se le forze la stessero abbandonando. Indossa un lungo mantello di pelliccia che cerca disperatamente di tenersi ben stretto intorno al corpo, ma le piccole mani bianche tremano per il freddo e i lembi le sfuggono di continuo. È scalza e sembra sfinita.
È una scena surreale, un sogno, una visione, un frammento di qualcosa che non riesco a comprendere. Mi ridesto dallo stupore e so che devo aiutarla, i lupi le sono praticamente addosso.
Imbraccio il mio arco e faccio schioccare la lingua nella guancia, emettendo un suono che Olsi conosce bene: è il nostro segnale. In meno di un minuto è al mio fianco, pronto a combattere.
Non ho bisogno di dirgli niente, ha visto la ragazza e sa cosa fare.
Ci separiamo lentamente proprio mentre lei cade in ginocchio con un gorgoglio strozzato, come se tutta la vita le stesse uscendo dalla gola in questo preciso istante. Mi trovo a sperare in maniera angosciosa che non sia morta e mi domando il perché, dal momento che non la conosco neppure.
Il grosso maschio si getta su di lei, ma tendo l'arco e lo abbatto, mentre Olsi ne colpisce rapidamente altri due. Il branco arretra stordito. Qualche esemplare si avvicina ringhiando, i più abbaiano spaventati, altri guaiscono. Si muovono nervosi intorno a noi senza sapere cosa fare, finché non usciamo nella radura urlando e agitando le braccia.
Mentre i lupi si disperdono, mi chino sulla ragazza e le poso due dita sotto l'angolo della mandibola. Alle mie spalle Olsi attende controllando il bosco.
Finalmente trovo un briciolo di vita sotto la mia pelle ruvida e riprendo a respirare.
- I cavalli! - dico con urgenza sollevandola per farle bere un sorso d'acqua. La pelliccia si scosta appena dal suo corpo mostrandomi le sue esili membra nude, ma l'emozione improvvisa si trasforma in orrore quando realizzo che quella nudità perfetta è stata profanata in mille modi diversi. Il suo corpo è interamente ricoperto di ferite, la pelle livida lacerata in più punti. La copro in preda alla collera e le accarezzo il volto, quasi il mio gesto possa cancellare in qualche modo ciò che è stato fatto.
Una cicatrice tra le sopracciglia chiare racconta di chissà quali avventure infantili, ma ciò che ho appena visto narra di avventure ben peggiori.
- Sei al sicuro, ora - le sussurro.
Apre gli occhi di scatto, nell'esatto istante in cui una sottile lama argentata balugina tra le sue piccole dita. - Nessuno lo è...