Ex novo - Le forbici
Inviato: lunedì 2 gennaio 2017, 18:11
Ciao! Sono una nuova iscritta e vi sottopongo questo mio breve racconto.
Con la speranza di trovare riscontri, auguro a tutti buon anno nuovo!
Ex novo - LE FORBICI
Durante il trasloco, nella baraonda di scatoloni e sospiri, qualcuno ha scordato il vaso di un’orchidea sul balcone.
È una pianta da interno, fino ad allora tenuta accuratamente lontana da luce diretta e da sbalzi di temperatura.
Mi ha sempre dato l’impressione di nutrirsi dello stupore di chi la ammira. Le grandi foglie come gonne, uno stelo sottile come busto e infine un fiore intrigante come un bel viso. Degna di una femme fatale.
Com’era prevedibile, non ha ben gradito essere allontanata da tante attenzioni e ancor meno il clima invernale. Molte foglie si sono seccate e ingrigite, alcuni boccioli rattrappiti ancor prima di aprirsi.
Così oggi ho preso il vaso, l’ho messo nel lavandino del bagno e l’ho annaffiata per bene. Per farmi perdonare della trascuratezza, ho abbondato con il concime per orchidee comprato apposta nei giorni scorsi. Poi ho infilato i guanti, impugnato le forbici e ho dato il via alla cura vera a propria; eccomi dunque intenta a tagliare i rami secchi, le foglie rigide, le radici annerite. Mi sento un chirurgo, come se da ogni mia decisione dipendesse la vita di un paziente. Questa gamba cancrenosa la tagliamo? E questa mano finita sotto uno schiacciasassi? E questo fiore appassito? E questo occhio infetto? E questa gemma ingiallita? Per quanto il mio pollice verde mi guidi in tutte le operazioni, non so con certezza come reagirà la pianta. L’unico pensiero che mi spinge è sapere che quelle parti non le serviranno più, anzi, che addirittura ne rallenterebbero la sua rinascita. Così quando i petali di un fiore perdono di tono, ai miei occhi diventano appendici che le succhiavano forza ed energie. Un taglio e via! Drastica, rigorosa, severa. Non c’è spazio per i ricordi, si può solo preparare il tutto per una nuova fioritura.
D’improvviso le foglie mi avvolgono i polsi e le radici si intrecciano tra le mie dita.
Mi si blocca il respiro, spalanco gli occhi, il cuore perde un battito.
Prima che possa emettere un fiato, un urlo mi rimbomba nella testa :”Perché mi fa questo?”.
Non mi muovo, sono un sacco vuoto, come se mi avessero strappato di colpo l’anima.
Allora stringe la presa e di nuovo quella voce :”perché mi fai questo?”.
Vorrei piangere ma sono pietrificata. Ingoio e un brivido mi scuote. Balbetto :”Di che parli?”
“Perché mi fai questo? Mi ci sono voluti anni prima di diventare tanto bella e florida. Tu mi hai dimenticata al freddo, e ora butti via i rami da cui sono nati germogli e strappi le foglie che mi hanno permesso di crescere. È colpa tua se mi sono ridotta così, vorrei avercelo io un paio di forbice per smembrarti!”
Mi trema la voce ma riesco a lucidare i pensieri.
”Senti orchidea, so che ho sbagliato, ma sto facendo tutto questo proprio per rimediare! Se ti lasciassi le parti marce tu sprecheresti le tue energie nel tentativo di salvarle. Passeresti mesi a inviare loro altra linfa, e infine si staccherebbero lo stesso. So che tu ora non lo capisci, ma ti sto facendo un favore!”
“Favore?? Non posso essere io a decidere a cosa dedicare le mie risorse?”
Da prigioniera mi trasformo in ribelle. “Ma si può sapere di che ti lamenti? Vorrei avercelo io qualcuno che mi tagliasse i rami secchi!” dico con rabbia.
“Sai quante idee ho rincorso prima di rendermi conto che non facevano al caso mio?
Sai a quante persone ho dedicato il mio tempo per poi essere tradita e abbandonata?
Sai quante volte ho esaurito le forze per ottenere qualcosa che si è rivelata nociva per me?
Se qualcuno mi avesse strappato quei rami secchi mi sarei potuta concentrare su altri progetti, vivere altre esperienze, conoscere altre persone. Non è facile liberarmi di qualcosa che mi ha portato gioia, e so che la domanda che dovrei pormi è se c’è la possibilità che me ne possa portare ancora. E invece mi lego al passato e alla speranza che da un ramo secco possa sbocciare un nuovo fiore, e non riesco ad essere obiettiva.
Perciò sarei ben lieta se qualcuno mi alleggerisse di questo peso!”
Un attimo di silenzio e di nuovo quella voce nel cervello :
“Eppure le forbici le hai sempre avute tu”
E mi liberò le mani.
Bussano alla porta. :”Ehi, sei in bagno da mezz’ora, ti decidi a uscire?”
Con la speranza di trovare riscontri, auguro a tutti buon anno nuovo!
Ex novo - LE FORBICI
Durante il trasloco, nella baraonda di scatoloni e sospiri, qualcuno ha scordato il vaso di un’orchidea sul balcone.
È una pianta da interno, fino ad allora tenuta accuratamente lontana da luce diretta e da sbalzi di temperatura.
Mi ha sempre dato l’impressione di nutrirsi dello stupore di chi la ammira. Le grandi foglie come gonne, uno stelo sottile come busto e infine un fiore intrigante come un bel viso. Degna di una femme fatale.
Com’era prevedibile, non ha ben gradito essere allontanata da tante attenzioni e ancor meno il clima invernale. Molte foglie si sono seccate e ingrigite, alcuni boccioli rattrappiti ancor prima di aprirsi.
Così oggi ho preso il vaso, l’ho messo nel lavandino del bagno e l’ho annaffiata per bene. Per farmi perdonare della trascuratezza, ho abbondato con il concime per orchidee comprato apposta nei giorni scorsi. Poi ho infilato i guanti, impugnato le forbici e ho dato il via alla cura vera a propria; eccomi dunque intenta a tagliare i rami secchi, le foglie rigide, le radici annerite. Mi sento un chirurgo, come se da ogni mia decisione dipendesse la vita di un paziente. Questa gamba cancrenosa la tagliamo? E questa mano finita sotto uno schiacciasassi? E questo fiore appassito? E questo occhio infetto? E questa gemma ingiallita? Per quanto il mio pollice verde mi guidi in tutte le operazioni, non so con certezza come reagirà la pianta. L’unico pensiero che mi spinge è sapere che quelle parti non le serviranno più, anzi, che addirittura ne rallenterebbero la sua rinascita. Così quando i petali di un fiore perdono di tono, ai miei occhi diventano appendici che le succhiavano forza ed energie. Un taglio e via! Drastica, rigorosa, severa. Non c’è spazio per i ricordi, si può solo preparare il tutto per una nuova fioritura.
D’improvviso le foglie mi avvolgono i polsi e le radici si intrecciano tra le mie dita.
Mi si blocca il respiro, spalanco gli occhi, il cuore perde un battito.
Prima che possa emettere un fiato, un urlo mi rimbomba nella testa :”Perché mi fa questo?”.
Non mi muovo, sono un sacco vuoto, come se mi avessero strappato di colpo l’anima.
Allora stringe la presa e di nuovo quella voce :”perché mi fai questo?”.
Vorrei piangere ma sono pietrificata. Ingoio e un brivido mi scuote. Balbetto :”Di che parli?”
“Perché mi fai questo? Mi ci sono voluti anni prima di diventare tanto bella e florida. Tu mi hai dimenticata al freddo, e ora butti via i rami da cui sono nati germogli e strappi le foglie che mi hanno permesso di crescere. È colpa tua se mi sono ridotta così, vorrei avercelo io un paio di forbice per smembrarti!”
Mi trema la voce ma riesco a lucidare i pensieri.
”Senti orchidea, so che ho sbagliato, ma sto facendo tutto questo proprio per rimediare! Se ti lasciassi le parti marce tu sprecheresti le tue energie nel tentativo di salvarle. Passeresti mesi a inviare loro altra linfa, e infine si staccherebbero lo stesso. So che tu ora non lo capisci, ma ti sto facendo un favore!”
“Favore?? Non posso essere io a decidere a cosa dedicare le mie risorse?”
Da prigioniera mi trasformo in ribelle. “Ma si può sapere di che ti lamenti? Vorrei avercelo io qualcuno che mi tagliasse i rami secchi!” dico con rabbia.
“Sai quante idee ho rincorso prima di rendermi conto che non facevano al caso mio?
Sai a quante persone ho dedicato il mio tempo per poi essere tradita e abbandonata?
Sai quante volte ho esaurito le forze per ottenere qualcosa che si è rivelata nociva per me?
Se qualcuno mi avesse strappato quei rami secchi mi sarei potuta concentrare su altri progetti, vivere altre esperienze, conoscere altre persone. Non è facile liberarmi di qualcosa che mi ha portato gioia, e so che la domanda che dovrei pormi è se c’è la possibilità che me ne possa portare ancora. E invece mi lego al passato e alla speranza che da un ramo secco possa sbocciare un nuovo fiore, e non riesco ad essere obiettiva.
Perciò sarei ben lieta se qualcuno mi alleggerisse di questo peso!”
Un attimo di silenzio e di nuovo quella voce nel cervello :
“Eppure le forbici le hai sempre avute tu”
E mi liberò le mani.
Bussano alla porta. :”Ehi, sei in bagno da mezz’ora, ti decidi a uscire?”