Dalla Cina con Furore [CONGELATO - non commentare]

valter_carignano
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Dalla Cina con Furore [CONGELATO - non commentare]

Messaggio#1 » sabato 19 agosto 2017, 13:24

ciao a tutti
brutto periodo, benché abbia tempo sono letargico ai limiti dell'impossibile. Almeno, però, riprendo in mano cose vecchiotte nel tentativo di renderle al meglio delle mie possibilità. Eccone una.
Fa parte di una serie di racconti, uno dei quali si era piazzato bene in un Camaleonte di un anno fa, con personaggi ricorrenti. Per la comprensione, è sufficiente sapere che il Bignola è un ometto di mezz'età, padrone del Bar del Corso di Turlago di Sopra, paesino inesistente fra Bergamo e la Svizzera (tipo la Val Trompia mitizzata di Cochi e Renato, per chi ha abbastanza anni da ricordarsela). Una delle caratteristiche del Bignola è pronunciare le parole straniere esattamente nel modo in cui lui immagina si scrivano.
E ora ecco il raccontino. Ho anche provato a mettere le caporali, non so se sono corrette.
Grazie in anticipo a tutti.
_______________

Dalla Cina con Furore
Il Bignola aveva appena tirato su la serranda del bar che vide entrare il Lamiera.
≪Uè, ma sei già qua? Alle sei meno cinque? Cosa ti svegli a fare, mica devi più bollare all’acciaieria.≫
Il vecchio operaio mosse la mano sinistra con movimento circolare, sollevò le sopracciglia e bofonchiò due o tre sillabe indistinte fra un colpo di tosse e qualche tirata di Nazionale Senza Filtro.
≪Ah, ecco≫ assentì il Bignola. ≪Eh, lo so, la prostata l’è ‘na brüta bestia. Valà, dai, ti faccio il caffè che la macchina è già calda.≫
Il Lamiera tamburellò nell’aria indice e medio della mano destra, la Nazionale mezza fumata ben salda fra le labbra
≪Stamattina lo vuoi corretto fernèt e non sambuca? Trè bièn.≫
Il Bignola prese la bottiglia della sambuca e la mise sul bancone.
≪Guarda, ce n’è poco, ti metto qui bottiglia e caffè e poi fai te, che intanto devo ancora andare di là a prendere…≫
Il Lamiera lo interruppe con una scatarrata e un gesto rotatorio appena accennato del polso. Il Bignola aprì il cassetto sotto il bancone e gli diede la chiave della porta in fondo. ≪C’hai ragione anche te. Quando scappa, scappa.≫
L’altro scomparve nel corridoietto che portava al gabinetto, il Bignola si chinò sotto il bancone a prendere una bottiglia di fernèt nuova.
≪Signole mutooooo?≫
Il Bignola sussultò. Aveva lasciato la porta aperta per aerare il locale, poi si era messo a parlare col Lamiera, cosa che comportava un certo sforzo visivo, oltre che d’udito, e non l’aveva chiusa. Per cui non aveva sentito entrare la donna piccola e chiaramente orientale che ora gli stava di fronte.
≪Come?≫ le chiese.
≪Signole mutooooo?≫ ripetè lei. L’ultima lettera di ‘muto’ era lunga, partiva da un tono un poco gutturale, s’impennava in falsetto e poi si troncava di colpo con un accenno di singhiozzo. Il Bignola tutto subito non seppe cosa rispondere, poi capì.
≪Ah, no. Che muto. Lui parla così.≫
In effetti, erano almeno dieci anni che il Lamiera non pronunciava per intero una frase di senso compiuto. Non che fosse mai stato un grande oratore, però frasi semplici dall’inizio alla fine le diceva. Specie poi quando s’infervorava a cristonare contro gli arbitri che boicottavano la Spal, lui che aveva fatto il militare a Ferrara, e che non fosse stato per loro la squadra sarebbe stata di sicuro fissa in serie A. Quando partiva con quei discorsi, al bar tutti si mostravano d’accordo, anche perché a Turlago di Sopra della Spal non fregava niente a nessuno; al massimo c’era qualcuno dell’Atalanta, ma le due squadre non erano nella stessa categoria e quindi morta lì.
Comunque, fosse per i quasi sessant’anni di Nazionali senza Filtro che ora reclamavano il loro giusto tributo di catarro e voce di raspa; o fosse perché casualmente un giorno si era reso conto che poteva anche esimersi dal pronunciare la fine delle parole, ché tanto lo si capiva lo stesso; e poi magari addirittura sostituirle con qualche gesto, certe parole, in modo che le labbra non dovessero muoversi troppo e la Nazionale non rischiasse di cadere… insomma, sia come sia, il Lamiera si era inventato il suo linguaggio fatto di colpi di tosse, sillabe biascicate e gesti. Anche in questo caso, come per la Spal, nessuno trovò da ridire e la vita nel Bar del Corso proseguì placida.
≪Ehm… desidera?≫ chiese il Bignola alla donna.
≪Duecaffemachiatipelfavole glazieeee.≫
Di nuovo l’impennata finale con singhiozzo. Il Bignola la guardò, in qualche modo affascinato dal significato nuovo e sfuggente che quelle parole, sentite mille volte, sembravano assumere se pronunciate con quella strana intonazione e senza pause.
≪Due? Caldi?≫
≪Duecaffemachiatipelfavole glazieeee.≫
≪Sì, ho capito, testina. Ma due? E macchiati caldi o freddi?≫ rispose a voce più alta, nella nota e universale convinzione che con chi parla una lingua diversa sia utile gridare. D’altra parte, a sua discolpa bisogna dire che il Bignola si era convinto dell’esistenza dei cinesi solo nel 1974, vedendo Dalla Cina con Furore al cinema dell’Oratorio. Non che prima non sapesse che esisteva un posto chiamato Cina, da qualche parte, ma era un luogo nebuloso, quasi mitico, senza una collocazione precisa, tipo Atlantide o Reggio Calabria. Comunque, mai avrebbe immaginato di trovarsi faccia a faccia con uno di loro, specie alle sei e un quarto di mattina.
Prese fiato e ripetè, a voce più alta ancora, la frase di prima. La donna fece uno scattino indietro e mormorò qualcosa.
≪Non capisco≫ gridò il Bignola, agitando le braccia. ≪Sgè ne compràn pà. Ài dont anderstènd.≫
La donna lo fissò, immobile. Anche il Bignola non si mosse, capiva che erano in stallo e poi il ricordo di quel film di karatè cominciava a inquietarlo. Chi poteva dire di cos’era capace quella donna che gli stava di fronte? Magari gli spaccava il bancone con un calcio. Nel dubbio, non muoveva un muscolo.
In quel momento, il Lamiera uscì dal bagno, guardò i due e si avvicinò alla donna. Poi mosse di due o tre millimetri la testa verso il Bignola, socchiudendo l’occhio destro.
La donna assentì e cominciò a parlare in quello che il Bignola suppose fosse il cinese, una sequenza di squittii e cantilene senza capo né coda accompagnati da gesti veloci e misteriosi. Il Lamiera unì pollice e indice della destra, diede un colpettino verso l’alto e sollevò le sopracciglia. La donna emise altri squittii, mosse le braccia così velocemente che al Bignola ricordò una statua araba o indiana o roba simile che aveva visto una volta in un cartone animato, con cinque o sei braccia che spuntavano dai fianchi. Poi la cinese guardò dal Bignola al Lamiera, e dal Lamiera alla porta ancora aperta.
A questo punto, il Lamiera alzò appena la mano destra. Lei tacque e incrociò le braccia al petto, sul volto un’espressione soddisfatta. L’operaio in pensione si appoggiò al bancone, mise lo zucchero nel suo caffé, guardò il Bignola e strizzò l’occhio sinistro.
≪Eh, il caffè l’ho capito, sono mica scemo. Ma chiedevo perché due e non uno, e poi se lo voleva macchiato caldo o freddo.≫
Il pollice del Lamiera si mosse verso l’alto.
≪Ah, caldo? E come fai a saperlo, te? Mica sai il cinese.≫
Sguardo del Lamiera verso la porta, pollice sinistro che tocca l’anulare.
≪E dici che arriva suo marito? ≫
Il Bignola era attonito. Nel dubbio, preparò i due caffè. Macchiati caldi.
Poco dopo, entrò un uomo che in effetti una certa somiglianza con Bruce Lee ce l’aveva, o almeno più con lui che con i clienti normali del bar. L’uomo parlò brevemente con la donna mentre bevevano il caffè, lei accennò con un sorriso al Lamiera. L’uomo si voltò verso di lui, gli fece un mezzo inchino e gli strinse la mano con calore, parlando velocemente e accennando a qualcosa fuori con gesti rapidi. Poi, sempre sorridendogli, pagarono e uscirono.
≪Te adesso mi spieghi com’è che sai il cinese≫ sbottò il Bignola, tirando giù due madonne belle robuste a sottolineare l’importanza della questione.
Il Lamiera scatarrò qualcosa, con un suono di cartavetro sul cemento. Indicò se stesso con un dito e con l’altra mano accennò un gesto rotatorio, il palmo della mano verso il basso.
≪Amici≫ disse, togliendosi la Nazionale dalle labbra. Poi andò a sedersi al solito tavolo, dove già l’aspettava la Gazzetta fresca di stampa.
Il Bignola non si mosse per due minuti buoni, tanto era lo stupore di aver sentito il Lamiera pronunciare distintamente un’intera parola. Era ancora bloccato come un coniglio sulla Statale quando entrò il Carlone con la Cinzia per mano, che da quando si erano fidanzati lui l’andava sempre a prendere a casa e l’accompagnava al lavoro lì al bar.
≪Uè, ma lo sapete che stassera aprono una pizzeria, su alla costa?≫ disse il Carlone.
≪Ma và?≫ esclamò il Bignola, smadonnando quel giusto che era necessario.
≪Dicono che non siano italiani. Che roba. Neanche fossimo a Milano≫
Il Lamiera socchiuse gli occhi, alzò appena le spalle e poi sorrise. Lui lo sapeva già: era appena stato invitato a cena dai proprietari.



alexandra.fischer
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Re: Dalla Cina con Furore

Messaggio#2 » sabato 26 agosto 2017, 20:58

Racconto ironico, costruito sul carattere misterioso delle lingue, universali nella loro diversità, come nel caso della signora cinese che riesce a farsi capire dall’operaio in pensione Lamiera. Il personaggio del barista Bignola, impacciato, e di corte vedute (conosce i cinesi soltanto dal film Dalla Cina con furore di Bruce Lee e non immagina di stare parlando con la futura proprietaria della pizzeria in paese). Lo stile ricorda quello dei film comici Anni Settanta. Il racconto è spassoso, perché mostra una lingua davvero universale, in grado di risolvere il problema di comunicazione fra la signora e il barista (e farle avere i due caffè caldi macchiati per sé e per il marito), ossia il linguaggio dei gesti (che il Lamiera, pur non oratore eccelso e con la voce rovinata dalle Nazionali e dai caffè corretti, sa usare).
Trovo corretto anche l’uso dei caporali.

Chiedo l’ammissione del racconto alla Vetrina.

Fernando Nappo
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Re: Dalla Cina con Furore

Messaggio#3 » lunedì 28 agosto 2017, 18:27

Ciao Valter,
sto cominciando a sentirmi a casa, nel bar del Bignola. Che dici, ci si vede lì per un'apericena? Anche se ho l'impressione che dal Bignola l'apericena te lo scordi, al massimo un bianco spruzzato. A parte i convenevoli, il racconto è simpatico e gradevole, è scorrevole e si legge bene. Ambientazione e personaggi sono il punto forte, come ci si aspetta da un racconto di questo genere. L'unica cosa, che peraltro avevo già criticato nel precedente racconto col Bignola, trovo un po' scontato l'uso di 'testina' per caratterizzare una certa partala lombarda, più che altro perché è un termine piuttosto abusato (che peraltro mi fa venire in mente il compianto Piero Mazzarella, che forse potrebbe essere un buon Bignola, non credi?).
I caporali mi sembrano usato correttamente.

Per quanto mi riguarda, credo che in vetrina farebbe la sua figura, ancor meglio se in compagnia del precedente Plesìr d'amùr, che magari con un passaggio nel laboratorio potrebbe anch'esso guadagnare la vetrina.

Chiedo l'ammissione alla vetrina.

valter_carignano
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Re: Dalla Cina con Furore

Messaggio#4 » lunedì 28 agosto 2017, 18:41

ciao Fernando
allora dai, domani pomeriggio alle sei ci vediamo lì. L'apericena non c'è, ma pane e mortadella sì, e le pizzette della Cinzia.

Dici che 'testina' è abusato? In effetti, è vero. Ora penso un sostituto.

Mazzarella lo contatti tu, per il film?

MTHS
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Re: Dalla Cina con Furore

Messaggio#5 » giovedì 7 settembre 2017, 12:45

Leggendo questo racconto mi è sembrato piuttosto chiaro che Stefano Benni in persona ne andrebbe fiero. Ho trovato affascinante e a tratti esilarante il modo in cui giochi con il linguaggio e la comunicazione in generale, caratterizzare i personaggi semplicemente attraverso il loro modo di esprimersi è elegantemente semplice ed efficace.
L'unica frase che non mi è parsa strettamente necessaria, ma funziona comunque nel contesto, è "smadonnando quel giusto che...". Smadonnare è un verbo piuttosto forte e colorito, ma riesco a immaginare il comportamento del barista che volevi descrivere.

Non penso che questo racconto abbia alcun motivo di trovarsi nel Laboratorio.

Chiedo la grazia
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Re: Dalla Cina con Furore [CONGELATO - non commentare]

Messaggio#6 » martedì 3 ottobre 2017, 23:39

Valter avrebbe un numero sufficiente di commenti per chiedere l'accesso alla vetrina, ma essendo in un periodo particolare e convulso, non ha tempo di commentare i racconti altrui.
Per tale ragione, ho deciso di congelare, per un paio di mesi, il racconto, in attesa di tempi migliori.

Il Dottore
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Dalla Cina con Furore [CONGELATO - non commentare]

Messaggio#7 » martedì 9 gennaio 2018, 14:44

Ciao, Valter.

Mi sembra di capire che non sei ancora in grado di commentare gli altri racconti in tempi brevi.
Se non mi fai sapere nulla entro un paio di giorni, lo metto in archivio, anche se con gran dispiacere.
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Dalla Cina con Furore [CONGELATO - non commentare]

Messaggio#8 » mercoledì 24 gennaio 2018, 16:49

Su segnalazione del Dottore, procedo con la disattivazione del racconto.

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