Moka
Inviato: venerdì 1 settembre 2017, 19:28
Luca spense l’ultima sigaretta sotto la suola delle scarpe.
Trattenne la boccata a lungo, fino a sentir raschiare narici e gola, in bocca un sapore nauseabondo, acre, di sporcizia, tabacco e catrame.
Il sole era andato a nascondersi dietro ai tetti di ceramica rossa e ai pali della luce, lasciando cadere mollemente gli ultimi raggi sulla superficie grigia del mare, che da lassù si vedeva appena. Alle sue spalle le auto si trascinavano a fatica sulla statale, uno scrosciare incessante di metallo e plastica e gomma e fumi tossici e invisibili.
Il telefono squillò, ma Luca fece finta di non accorgersene.
Perfino il vento era più caldo del solito.
Tirandosi sù sentì la camicia umida rimanere incollata alla schiena e alle ascelle.
Mise in moto e abbassò i finestrini. Accese i fari, anche se solo quello di destra funzionava ancora.
Il telefono vibrò di nuovo, questa volta un messaggio.
La vecchia utilitaria si mise a borbottare un po’ mentre Luca si immetteva in carreggiata. La cinghia di trasmissione fischiò di dolore per qualche secondo e alla radio non si prendeva altro che rumore ed elettricità statica. La cintura di sicurezza gli tirava la pelle sudata e gli dava fastidio.
Siria aveva ragione, era ingrassato, di nuovo.
Luca allungò la mano per prendere una cassetta della sua vecchia band e la infilò con cura nel mangia nastri.
Sei in ritardo
Lo so
Potevi chiamare, o almeno rispondere quando
Lo so
Saluta gli altri e vatti a dare una sciaquata in bagno, non ti si può guardare
Lo so. Fa caldo
Muoviti
Sulla tavola apparecchiata c’erano già diverse lattine di birra vuote. Vortici di fumo stantio si erano impadroniti della stanza e diffondevano una luce arancione e sbiadita sulle pareti ocra della cucina Ehi guardate chi si rivede In anticipo come sempre Le vecchie abitudini non muoiono mai eh Ho una reputazione da difendere Vieni qua fatti abbracciare A tuo rischio e pericolo Ma hai corso per venire qui o cosa Ciao Cri sono felice che sia riuscita a venire anche tu Gabriele è dai nonni, non sarei mancata per nulla al mondo Allora finalmente possiamo mettere su sti spaghetti Dai siediti e prendi un bicchiere Vado un attimo in bagno a lavarmi le mani e torno subito
Un po’ di sapone gli scivolò sull’occhio, pungendo come tanti piccoli spilli sotto la palpebra.
Il bagno di sua sorella sapeva vagamente di sali e deodorante al finto gelsomino.
Guarda che non è niente. Soltanto una cena. Qualche battuta e un paio di bicchieri. Tutto qua. E se chiedono qualcosa, ovviamente chiederanno qualcosa, basta non rispondere. Meno sanno, meglio è. Vai là fuori e parla dei bambini. Quanti anni ha adesso Gabri, tre? Quattro? E la bambina di Marta inizia la scuola quest’anno no? Cristo, come si chiama? Merda.
Luuucaaa, vuoi venire a tavola o no? Guarda che tra poco scolo!
Il tizio che lo stava fissando dallo specchio era agitato almeno quanto lui, ma non lo dava troppo a vedere. Sembrava stanco, però. Luca si sforzò di sorridere.
Mirco e Pietro avevano ancora quegli stupidi orecchini che portavano al liceo, e gli stessi pantaloni neri e attillati. Cristina aveva tagliato i capelli corti. Aveva un vestito esuberante, blu elettrico. Stefano era sfacciatamente elegante, come al suo solito, ma era ingrassato un po’ anche lui.
Marta non era invecchiata nemmeno di un minuto dall’ultima volta che l’aveva vista. Era l’unica che non sembrava troppo entusiasta di trovarsi lì e istintivamente Luca prese posto il più distante possibile da lei.
Siria aveva preparato un ragù eccezionale, e tranci di branzino al forno con patate, e broccoli gratinati e Uau ragazza mia hai veramente superato te stessa Grazie non è niente di che Stai scherzando è tutto buonissimo Ma questa torta salata invece vogliamo parlarne una fetta tira l’altra L’ha portata Marta A dire il vero l’ha fatta Stefano Ma dai e da quando tu sapresti cucinare E aspetta di vedere il tiramisù Non ci credo neanche per un minuto se dici di aver fatto dolce vero Giuro Seee come no Dico sul serio sto imparando insieme a mia figlia A proposito come va con i marmocchi Mah, tutto bene e
Un po’ di emozione per il primo anno di scuola?
Marta e Stefano guardarono Luca confusi.
A dire il vero Nadia a Settembre sarà in terza.
Marta aggrottò appena il sopracciglio, senza scuotere il capo, ma Luca recepì il messaggio.
Comunque sai un po’ di ansia c’è sempre Pensa che in campeggio ha perso il libro dei compiti E Gabri invece, la piccola peste come sta Oh, distrugge tutto quello che tocca, ovviamente Ma almeno adesso riesci a dormire un po’ giusto Beh sai non ci si abitua mai veramente a fare la mamma A chi lo dici E il lavoro E le vacanze in Croazia e
Suonavano in una band, una vita e mezzo fa.
Pietro e Cristina alla chitarra, Mirco al basso, Luca alla batteria. E Gabri alla voce.
Per un po’ avevano anche preso Marta alle tastiere, ma era durata poco, tra l’uni e tutto il resto.
Un peccato. Era chiaramente la più dotata del gruppo, e sicuramente quella che aveva studiato di più. Per un paio d’anni erano anche riusciti a macinare un bel po’ di chilometri, suonando ovunque non venissero cacciati via a pedate. E a ogni concerto Siria e Stefano erano lì a fare il tifo per loro, a bere insieme a loro dietro le quinte, a dare una mano a smontare il palco, a sudare e a ballare quando nessun altro aveva intenzione di farlo. Si erano perfino fatti registrare un demo su un vecchio otto tracce a nastro, prima che
prima che Gabriele se ne andasse. Cristina era stata l’ultima a vederlo.
Non erano più riusciti a suonare da allora. Non insieme, non come prima. Si erano trovati in sala un paio di volte, ci avevano provato ma
e te, Luca, quest’anno te le sei prese le ferie?
Siria guardò di traverso suo fratello, sgranando gli occhi, come per dire Ehi guarda che ce l’hanno con te, forza rispondi ci sei o
Mah, sai, col lavoro che faccio non è che mi possa permettere chissà quali vacanze.
Pensavo magari di salire un paio di giorni in valle, qualche escursione nei boschi, sai cose così Ahahaha ti ci vedo proprio a scarpinare sui sassi con il tuo zainetto blu del cazzo Come fai a ricordarti quello zaino Oh andiamo hai usato lo stesso zaino dalle elementari Comunque dicevo sul serio eh, volendo potreste venire insieme a me, prendiamo una tenda Ah no grazie a noi è bastato il campeggio Eeh ci piacerebbe ma tra un paio di settimane ricominciano le lezioni Certo certo tutte scuse Ma alla fine ci siete stati alla festa di Erica? Pensavo non ci avrebbe invitato a dire il vero comunque sapevate che
Pietro aveva ancora la stessa vocina stridula di quando aveva quindici anni. Era finito per un po’ a vendere assicurazioni per telefono, finché Marta non lo ha raccolto per il bavero e gli ha offerto un posto nella farmacia di famiglia. Contabile, magazziniere, un po’ di tutto. Tutti pensavano che, col suo carattere, sarebbe stato lui a sfondare, a farcela, ad andare avanti. E invece.
Da quando si sono sposati, sarà stato il quarto anno di università, Marta e Stefano avevano messo su una bella famigliola: una bambina asmatica con la passione per il rock, una casa al mare con accesso privato alla spiaggia e ovviamente un cane, taglia media, pelo corto, di razza, e lavoravano insieme, tutti i giorni, un lavoro tranquillo, stabile, sicuro, noioso. Stefano portava i capelli lunghi all’indietro, alla Inzaghi, volto rasato e un accenno di doppio mento che spuntava beffardo da sopra il bavero delle sue polo e camicie firmate. Era stato un bell’uomo, fino a qualche anno fa, e un buon amico, uno di quelli che ti fanno da spalla per attaccar bottone con le ragazze alle serate e bevono sempre meno di te. Seduto a quel tavolo, però, quella sera Luca non riusciva a non trovare irritanti i suoi modi arroganti e sbrigativi, superficiali, altezzosi, il suo tono piatto e
Lu, sigaretta?
No, grazie, ho smesso
Ma dai, non lo sapevo, da quanto?
Un paio d’anni. Però prendo un’altra birra, se ce n’è una
Cristina aveva occhi più stanchi perfino dei suoi, ma si vedeva chiaramente che essere lì, in compagnia dei suoi vecchi amici, la faceva stare bene. Ne aveva bisogno. Luca non aveva veramente idea di cosa avesse combinato Cri negli ultimi anni. Dopo l’incidente con Gabri si erano un po’ persi di vista, lei si era sposata, era andata a vivere a trecento chilometri di distanza e aveva divorziato: l’ultima volta che avevano parlato era stato dopo l’udienza per l’affidamento del bambino, Cri in lacrime, Luca pronto a giurare che per lei ci sarebbe sempre stato, quando ne avesse avuto bisogno.
Mirco gli tese una lattina con un braccio turgido come il marmo, le vene in rilievo sull'avambraccio e sul dorso della mano. Per essere un prof del liceo era ancora in gran forma. Era sempre stato in gran forma, e tra la vita da musicista, le dichiarazioni di amore eterno e altre avventure occasionali doveva essere caduto ai suoi piedi mezzo ateneo, ai tempi, comprese ovviamente Siria e Cristina. E ancora adesso era palese che ridessero entrambe un po’ più forte alle sue battute, un po’ più a lungo, e con la schiena un po’ più dritta. Mirco e Siria avevano anche vissuto insieme per un po’. Quattro anni. Cinque? No, no, quattro. Più i vari tira e molla. Adesso insegnavano entrambi nello stesso istituto in cui avevano studiato tutti da ragazzi, lettere lui, storia e filosofia lei. Sezioni diverse. Tecnicamente precari. Andavano ancora a letto insieme, ogni tanto, anche se sempre più di rado, e puntualmente Siria finiva con lo sfogarsi al telefono con Luca ogni volta che Mirco si vedeva con un’altra.
Mentre buttava giù sorsate dopo sorsate, e la birra iniziava a fare il suo dovere, Luca si trovò pian piano sempre più a suo agio: gli riuscì perfino piacevole conversare di film, di viaggi e di dischi e di quell’autore portoghese che gli aveva consigliato Siria, quello che maltrattava senza alcun ritegno sintassi e punteggiatura Sì però affronta temi delicati e importanti con una forza e una onestà che Non lo so ho come l’impressione che gli importi più della storia che dei suoi personaggi Sarà ma io preferisco comunque Sepulveda e Chi ha messo i Doors Uuuu ve la ricordate questa, quando l’abbiamo suonata davanti al Conservatorio?
Bisognava ammetterlo, Siria aveva organizzato una bella serata.
Cristina in particolare sembrava aver ritrovato le energie esplosive di un tempo e si era messa a pogare e a cantare e a ballare con Siria, senza pensieri, mentre i maschietti le incitavano divertiti e cercavano invano di recuperare un tappo di sughero spezzato dal collo di una bottiglia piuttosto costosa di cui Stefano aveva decantato poco prima le eccelse qualità. Pietro aveva portato con sé un paio di dischi e, In memoria dei vecchi tempi Vi dovete ascoltare questi qui, sono di Roma, hanno anche fatto la colonna sonora di un film, Sai che forse li ho già sentiti, Io li ho visti aprire il concerto di Nicolo Fabi credo e così Luca e Mirco si misero a commentare attentamente e con fare da saccenti Ah bel sound ma sono un po’ lenti Mah a me la batteria sembra poco presente A te la batteria sembra sempre poco presente e poi Cri senti che effetti hanno ‘ste chitarre.
Luca, sentendo la vescica gonfia, si alzò dalla sua sedia per andare in bagno. Sulla porta c’era un cartello stradale americano in lamiera, appeso con dello spago allo stipite, con su scritto “Work in Progress” e un omino stilizzato che lavorava con una pala. Fece per tirare la maniglia, ma trovò la porta chiusa e si mise spalle al muro ad aspettare il suo turno. Ne uscì Marta, che si era appena sistemata il trucco, senza però riuscire a nascondere due occhi azzurro ghiaccio vagamente contornati di rosso
Ehi, tutto bene?
Sì, sì. Ero solo… preoccupata. Ho…chiamato la baby sitter, per sapere come sta Nadia e,
…Tutto a posto?
Sì, sì, certo. Io, adesso, ecco…
Marta.
Avevo solo bisogno di un po’ d’aria. Tutto qui.
Luca e Marta si scambiarono un lungo sguardo, in silenzio, stretti l’uno di fronte all’altra nell’angusto corridoio di servizio. Luca avrebbe potuto giurare che i suoi boccoli neri profumassero ancora adesso dello stesso balsamo che usava da ragazza.
Marta, io…
No. No, non…
Mi dispiace. Di tutto. Davvero.
Anche a me.
Dovevo dirtelo. Ho sbagliato a non dirtelo prima. Ho sbagliato un sacco di cose.
Tutti sbagliamo
Marta scattò di lato e si diresse a passo spedito verso la sala da pranzo, chiamando a gran voce Cristina con qualche battuta ilare cui Luca non prestò attenzione. Andò in bagno, pisciò copiosamente e si grattò i testicoli con forza.
Erano quasi le quattro, e i primi ad andare via furono Marta e Stefano, Sapete lunedì riapriamo la farmacia e domani abbiamo ancora un sacco di cose da fare, poi Mirco con un lunghissimo abbraccio a Siria e un ammiccante bacio sul dorso della mano di Cristina, che rispose divertita e alticcia con un inchino. Quindi Pietro, con il suo casco rosso Dobbiamo assolutamente ripetere, mi sembra una vita che Tu non sparire nel nulla e vedrai Ah ah senti chi parla Ahahaha No sul serio, ti lascio il disco dei pischelli di Roma come pegno, lo voglio indietro eh Va bene va bene Siria mi raccomando non darlo a tuo fratello se no tanto vale buttarlo in un buco nero Ah-ah-a ma non dovevi andartene Ciao gente, ci becchiamo Ciao Cià e via sul suo tonante destriero da duecentocinquanta cavalli.
Luca aiutò sua sorella a riportare Cristina dentro, sul divano. Sarebbe dovuta tornare a casa il martedì seguente, troppa strada da fare in macchina dopo una nottata come quella, e in ogni caso c’erano diversi appuntamenti ad attenderla l’indomani, perché stava cercando casa vicino ai suoi, Sapete per il bene di Gabri e tanto i giornalisti non li pagano qui come a Milano no?
Luca si avvicinò alla cucina, accese un fuoco e preparò una moka con del caffè.
Siria era visibilmente provata, ma soddisfatta. Nessuno aveva tirato fuori l’argomento Gabriele, tanto per cominciare, né fatto domande sul lavoro di Luca. Cristina si era svagata un po’, e ne aveva bisogno. Pietro aveva rivolto la parola a Mirco, e già questo da solo era da considerarsi come un successone. Luca si avvicinò a sua sorella con due tazze fumanti.
Grazie
E di cosa?
Di essere venuto
Scherzi, grazie a te per la cena
Dico sul serio, non ero sicura che saresti venuto, conoscendoti. Se ci fossimo stati solo io Mirco e Cristina, Pietro non si sarebbe avvicinato nemmeno per sbaglio a questa casa
Mah
Fidati
Piuttosto mi ha sorpreso Stefano. Hai visto quant’è ingrassato?
Al posto tuo non farei questi commenti
Ehi
Scusa
Lo so, che hai ragione. Sono trent’anni che hai sempre ragione
Ruffiano
Però è vero
I momenti così erano rari. Luca non parlava spesso con sua sorella, non si vedevano spesso, ed in pochi potevano dire di averli mai visti seduti l’uno di fianco all’altra.
Comunque non mi hai mai detto cosa hai fatto a Marta per farti togliere il saluto in questo modo
Domanda di riserva?
Quando ti daranno un contratto vero al lavoro e inizieranno a pagarti seriamente?
Le ho mancato di rispetto.
Cosa?
A Marta. Sono stato un idiota. Ho fatto e detto cose che non avrei dovuto né dire né fare
Ah-a.
E non ho mancato di rispetto solo a lei
Dodici anni fa.
Dieci.
Quindi vi sentivate ancora dopo che ha lasciato il gruppo? Pensavo
Dopo
Ah.
Sono stato un coglione
Probabilmente
Già
E non vi siete più parlati da allora
Mmh-mh.
Uao. Dieci anni. E Nadia quanti anni ha? Dieci, nove e mezzo…?
Otto. Nove e Ottobre. Però Stefano mi manda ancora ogni anno gli auguri per il compleanno
E tu gli hai mai risposto?
Ovviamente no. A te ho mai risposto?
Comunque è quasi l’alba. Se vuoi puoi restare a dormire, un cuscino da qualche parte lo troviamo
No, grazie. Davvero, non serve.
Sicuro di volerti mettere a guidare a quest’ora?
Domattina - mi correggo, stamattina - devo portare papà in dialisi
Mmm
E lo sai com’è al mattino quando si sveglia
Mmmmmm
Poi qui c’è Cristina e non voglio disturbarla
Va bene va bene. Un’ultima tazza di caffè prima di andare, ok?
Il sole si stava arrampicando cocciutamente sopra gli Appennini, inondando i campi coltivati di una luce tenue ma caldissima. Lo scirocco che passava leggero tra le fronde degli alberi portava con se l’eco lontana di onde e scogli e gabbiani.
Luca salì in macchina, mise in moto e si accese l’ultima sigaretta.
Trattenne la boccata a lungo, fino a sentir raschiare narici e gola, in bocca un sapore nauseabondo, acre, di sporcizia, tabacco e catrame.
Il sole era andato a nascondersi dietro ai tetti di ceramica rossa e ai pali della luce, lasciando cadere mollemente gli ultimi raggi sulla superficie grigia del mare, che da lassù si vedeva appena. Alle sue spalle le auto si trascinavano a fatica sulla statale, uno scrosciare incessante di metallo e plastica e gomma e fumi tossici e invisibili.
Il telefono squillò, ma Luca fece finta di non accorgersene.
Perfino il vento era più caldo del solito.
Tirandosi sù sentì la camicia umida rimanere incollata alla schiena e alle ascelle.
Mise in moto e abbassò i finestrini. Accese i fari, anche se solo quello di destra funzionava ancora.
Il telefono vibrò di nuovo, questa volta un messaggio.
La vecchia utilitaria si mise a borbottare un po’ mentre Luca si immetteva in carreggiata. La cinghia di trasmissione fischiò di dolore per qualche secondo e alla radio non si prendeva altro che rumore ed elettricità statica. La cintura di sicurezza gli tirava la pelle sudata e gli dava fastidio.
Siria aveva ragione, era ingrassato, di nuovo.
Luca allungò la mano per prendere una cassetta della sua vecchia band e la infilò con cura nel mangia nastri.
Sei in ritardo
Lo so
Potevi chiamare, o almeno rispondere quando
Lo so
Saluta gli altri e vatti a dare una sciaquata in bagno, non ti si può guardare
Lo so. Fa caldo
Muoviti
Sulla tavola apparecchiata c’erano già diverse lattine di birra vuote. Vortici di fumo stantio si erano impadroniti della stanza e diffondevano una luce arancione e sbiadita sulle pareti ocra della cucina Ehi guardate chi si rivede In anticipo come sempre Le vecchie abitudini non muoiono mai eh Ho una reputazione da difendere Vieni qua fatti abbracciare A tuo rischio e pericolo Ma hai corso per venire qui o cosa Ciao Cri sono felice che sia riuscita a venire anche tu Gabriele è dai nonni, non sarei mancata per nulla al mondo Allora finalmente possiamo mettere su sti spaghetti Dai siediti e prendi un bicchiere Vado un attimo in bagno a lavarmi le mani e torno subito
Un po’ di sapone gli scivolò sull’occhio, pungendo come tanti piccoli spilli sotto la palpebra.
Il bagno di sua sorella sapeva vagamente di sali e deodorante al finto gelsomino.
Guarda che non è niente. Soltanto una cena. Qualche battuta e un paio di bicchieri. Tutto qua. E se chiedono qualcosa, ovviamente chiederanno qualcosa, basta non rispondere. Meno sanno, meglio è. Vai là fuori e parla dei bambini. Quanti anni ha adesso Gabri, tre? Quattro? E la bambina di Marta inizia la scuola quest’anno no? Cristo, come si chiama? Merda.
Luuucaaa, vuoi venire a tavola o no? Guarda che tra poco scolo!
Il tizio che lo stava fissando dallo specchio era agitato almeno quanto lui, ma non lo dava troppo a vedere. Sembrava stanco, però. Luca si sforzò di sorridere.
Mirco e Pietro avevano ancora quegli stupidi orecchini che portavano al liceo, e gli stessi pantaloni neri e attillati. Cristina aveva tagliato i capelli corti. Aveva un vestito esuberante, blu elettrico. Stefano era sfacciatamente elegante, come al suo solito, ma era ingrassato un po’ anche lui.
Marta non era invecchiata nemmeno di un minuto dall’ultima volta che l’aveva vista. Era l’unica che non sembrava troppo entusiasta di trovarsi lì e istintivamente Luca prese posto il più distante possibile da lei.
Siria aveva preparato un ragù eccezionale, e tranci di branzino al forno con patate, e broccoli gratinati e Uau ragazza mia hai veramente superato te stessa Grazie non è niente di che Stai scherzando è tutto buonissimo Ma questa torta salata invece vogliamo parlarne una fetta tira l’altra L’ha portata Marta A dire il vero l’ha fatta Stefano Ma dai e da quando tu sapresti cucinare E aspetta di vedere il tiramisù Non ci credo neanche per un minuto se dici di aver fatto dolce vero Giuro Seee come no Dico sul serio sto imparando insieme a mia figlia A proposito come va con i marmocchi Mah, tutto bene e
Un po’ di emozione per il primo anno di scuola?
Marta e Stefano guardarono Luca confusi.
A dire il vero Nadia a Settembre sarà in terza.
Marta aggrottò appena il sopracciglio, senza scuotere il capo, ma Luca recepì il messaggio.
Comunque sai un po’ di ansia c’è sempre Pensa che in campeggio ha perso il libro dei compiti E Gabri invece, la piccola peste come sta Oh, distrugge tutto quello che tocca, ovviamente Ma almeno adesso riesci a dormire un po’ giusto Beh sai non ci si abitua mai veramente a fare la mamma A chi lo dici E il lavoro E le vacanze in Croazia e
Suonavano in una band, una vita e mezzo fa.
Pietro e Cristina alla chitarra, Mirco al basso, Luca alla batteria. E Gabri alla voce.
Per un po’ avevano anche preso Marta alle tastiere, ma era durata poco, tra l’uni e tutto il resto.
Un peccato. Era chiaramente la più dotata del gruppo, e sicuramente quella che aveva studiato di più. Per un paio d’anni erano anche riusciti a macinare un bel po’ di chilometri, suonando ovunque non venissero cacciati via a pedate. E a ogni concerto Siria e Stefano erano lì a fare il tifo per loro, a bere insieme a loro dietro le quinte, a dare una mano a smontare il palco, a sudare e a ballare quando nessun altro aveva intenzione di farlo. Si erano perfino fatti registrare un demo su un vecchio otto tracce a nastro, prima che
prima che Gabriele se ne andasse. Cristina era stata l’ultima a vederlo.
Non erano più riusciti a suonare da allora. Non insieme, non come prima. Si erano trovati in sala un paio di volte, ci avevano provato ma
e te, Luca, quest’anno te le sei prese le ferie?
Siria guardò di traverso suo fratello, sgranando gli occhi, come per dire Ehi guarda che ce l’hanno con te, forza rispondi ci sei o
Mah, sai, col lavoro che faccio non è che mi possa permettere chissà quali vacanze.
Pensavo magari di salire un paio di giorni in valle, qualche escursione nei boschi, sai cose così Ahahaha ti ci vedo proprio a scarpinare sui sassi con il tuo zainetto blu del cazzo Come fai a ricordarti quello zaino Oh andiamo hai usato lo stesso zaino dalle elementari Comunque dicevo sul serio eh, volendo potreste venire insieme a me, prendiamo una tenda Ah no grazie a noi è bastato il campeggio Eeh ci piacerebbe ma tra un paio di settimane ricominciano le lezioni Certo certo tutte scuse Ma alla fine ci siete stati alla festa di Erica? Pensavo non ci avrebbe invitato a dire il vero comunque sapevate che
Pietro aveva ancora la stessa vocina stridula di quando aveva quindici anni. Era finito per un po’ a vendere assicurazioni per telefono, finché Marta non lo ha raccolto per il bavero e gli ha offerto un posto nella farmacia di famiglia. Contabile, magazziniere, un po’ di tutto. Tutti pensavano che, col suo carattere, sarebbe stato lui a sfondare, a farcela, ad andare avanti. E invece.
Da quando si sono sposati, sarà stato il quarto anno di università, Marta e Stefano avevano messo su una bella famigliola: una bambina asmatica con la passione per il rock, una casa al mare con accesso privato alla spiaggia e ovviamente un cane, taglia media, pelo corto, di razza, e lavoravano insieme, tutti i giorni, un lavoro tranquillo, stabile, sicuro, noioso. Stefano portava i capelli lunghi all’indietro, alla Inzaghi, volto rasato e un accenno di doppio mento che spuntava beffardo da sopra il bavero delle sue polo e camicie firmate. Era stato un bell’uomo, fino a qualche anno fa, e un buon amico, uno di quelli che ti fanno da spalla per attaccar bottone con le ragazze alle serate e bevono sempre meno di te. Seduto a quel tavolo, però, quella sera Luca non riusciva a non trovare irritanti i suoi modi arroganti e sbrigativi, superficiali, altezzosi, il suo tono piatto e
Lu, sigaretta?
No, grazie, ho smesso
Ma dai, non lo sapevo, da quanto?
Un paio d’anni. Però prendo un’altra birra, se ce n’è una
Cristina aveva occhi più stanchi perfino dei suoi, ma si vedeva chiaramente che essere lì, in compagnia dei suoi vecchi amici, la faceva stare bene. Ne aveva bisogno. Luca non aveva veramente idea di cosa avesse combinato Cri negli ultimi anni. Dopo l’incidente con Gabri si erano un po’ persi di vista, lei si era sposata, era andata a vivere a trecento chilometri di distanza e aveva divorziato: l’ultima volta che avevano parlato era stato dopo l’udienza per l’affidamento del bambino, Cri in lacrime, Luca pronto a giurare che per lei ci sarebbe sempre stato, quando ne avesse avuto bisogno.
Mirco gli tese una lattina con un braccio turgido come il marmo, le vene in rilievo sull'avambraccio e sul dorso della mano. Per essere un prof del liceo era ancora in gran forma. Era sempre stato in gran forma, e tra la vita da musicista, le dichiarazioni di amore eterno e altre avventure occasionali doveva essere caduto ai suoi piedi mezzo ateneo, ai tempi, comprese ovviamente Siria e Cristina. E ancora adesso era palese che ridessero entrambe un po’ più forte alle sue battute, un po’ più a lungo, e con la schiena un po’ più dritta. Mirco e Siria avevano anche vissuto insieme per un po’. Quattro anni. Cinque? No, no, quattro. Più i vari tira e molla. Adesso insegnavano entrambi nello stesso istituto in cui avevano studiato tutti da ragazzi, lettere lui, storia e filosofia lei. Sezioni diverse. Tecnicamente precari. Andavano ancora a letto insieme, ogni tanto, anche se sempre più di rado, e puntualmente Siria finiva con lo sfogarsi al telefono con Luca ogni volta che Mirco si vedeva con un’altra.
Mentre buttava giù sorsate dopo sorsate, e la birra iniziava a fare il suo dovere, Luca si trovò pian piano sempre più a suo agio: gli riuscì perfino piacevole conversare di film, di viaggi e di dischi e di quell’autore portoghese che gli aveva consigliato Siria, quello che maltrattava senza alcun ritegno sintassi e punteggiatura Sì però affronta temi delicati e importanti con una forza e una onestà che Non lo so ho come l’impressione che gli importi più della storia che dei suoi personaggi Sarà ma io preferisco comunque Sepulveda e Chi ha messo i Doors Uuuu ve la ricordate questa, quando l’abbiamo suonata davanti al Conservatorio?
Bisognava ammetterlo, Siria aveva organizzato una bella serata.
Cristina in particolare sembrava aver ritrovato le energie esplosive di un tempo e si era messa a pogare e a cantare e a ballare con Siria, senza pensieri, mentre i maschietti le incitavano divertiti e cercavano invano di recuperare un tappo di sughero spezzato dal collo di una bottiglia piuttosto costosa di cui Stefano aveva decantato poco prima le eccelse qualità. Pietro aveva portato con sé un paio di dischi e, In memoria dei vecchi tempi Vi dovete ascoltare questi qui, sono di Roma, hanno anche fatto la colonna sonora di un film, Sai che forse li ho già sentiti, Io li ho visti aprire il concerto di Nicolo Fabi credo e così Luca e Mirco si misero a commentare attentamente e con fare da saccenti Ah bel sound ma sono un po’ lenti Mah a me la batteria sembra poco presente A te la batteria sembra sempre poco presente e poi Cri senti che effetti hanno ‘ste chitarre.
Luca, sentendo la vescica gonfia, si alzò dalla sua sedia per andare in bagno. Sulla porta c’era un cartello stradale americano in lamiera, appeso con dello spago allo stipite, con su scritto “Work in Progress” e un omino stilizzato che lavorava con una pala. Fece per tirare la maniglia, ma trovò la porta chiusa e si mise spalle al muro ad aspettare il suo turno. Ne uscì Marta, che si era appena sistemata il trucco, senza però riuscire a nascondere due occhi azzurro ghiaccio vagamente contornati di rosso
Ehi, tutto bene?
Sì, sì. Ero solo… preoccupata. Ho…chiamato la baby sitter, per sapere come sta Nadia e,
…Tutto a posto?
Sì, sì, certo. Io, adesso, ecco…
Marta.
Avevo solo bisogno di un po’ d’aria. Tutto qui.
Luca e Marta si scambiarono un lungo sguardo, in silenzio, stretti l’uno di fronte all’altra nell’angusto corridoio di servizio. Luca avrebbe potuto giurare che i suoi boccoli neri profumassero ancora adesso dello stesso balsamo che usava da ragazza.
Marta, io…
No. No, non…
Mi dispiace. Di tutto. Davvero.
Anche a me.
Dovevo dirtelo. Ho sbagliato a non dirtelo prima. Ho sbagliato un sacco di cose.
Tutti sbagliamo
Marta scattò di lato e si diresse a passo spedito verso la sala da pranzo, chiamando a gran voce Cristina con qualche battuta ilare cui Luca non prestò attenzione. Andò in bagno, pisciò copiosamente e si grattò i testicoli con forza.
Erano quasi le quattro, e i primi ad andare via furono Marta e Stefano, Sapete lunedì riapriamo la farmacia e domani abbiamo ancora un sacco di cose da fare, poi Mirco con un lunghissimo abbraccio a Siria e un ammiccante bacio sul dorso della mano di Cristina, che rispose divertita e alticcia con un inchino. Quindi Pietro, con il suo casco rosso Dobbiamo assolutamente ripetere, mi sembra una vita che Tu non sparire nel nulla e vedrai Ah ah senti chi parla Ahahaha No sul serio, ti lascio il disco dei pischelli di Roma come pegno, lo voglio indietro eh Va bene va bene Siria mi raccomando non darlo a tuo fratello se no tanto vale buttarlo in un buco nero Ah-ah-a ma non dovevi andartene Ciao gente, ci becchiamo Ciao Cià e via sul suo tonante destriero da duecentocinquanta cavalli.
Luca aiutò sua sorella a riportare Cristina dentro, sul divano. Sarebbe dovuta tornare a casa il martedì seguente, troppa strada da fare in macchina dopo una nottata come quella, e in ogni caso c’erano diversi appuntamenti ad attenderla l’indomani, perché stava cercando casa vicino ai suoi, Sapete per il bene di Gabri e tanto i giornalisti non li pagano qui come a Milano no?
Luca si avvicinò alla cucina, accese un fuoco e preparò una moka con del caffè.
Siria era visibilmente provata, ma soddisfatta. Nessuno aveva tirato fuori l’argomento Gabriele, tanto per cominciare, né fatto domande sul lavoro di Luca. Cristina si era svagata un po’, e ne aveva bisogno. Pietro aveva rivolto la parola a Mirco, e già questo da solo era da considerarsi come un successone. Luca si avvicinò a sua sorella con due tazze fumanti.
Grazie
E di cosa?
Di essere venuto
Scherzi, grazie a te per la cena
Dico sul serio, non ero sicura che saresti venuto, conoscendoti. Se ci fossimo stati solo io Mirco e Cristina, Pietro non si sarebbe avvicinato nemmeno per sbaglio a questa casa
Mah
Fidati
Piuttosto mi ha sorpreso Stefano. Hai visto quant’è ingrassato?
Al posto tuo non farei questi commenti
Ehi
Scusa
Lo so, che hai ragione. Sono trent’anni che hai sempre ragione
Ruffiano
Però è vero
I momenti così erano rari. Luca non parlava spesso con sua sorella, non si vedevano spesso, ed in pochi potevano dire di averli mai visti seduti l’uno di fianco all’altra.
Comunque non mi hai mai detto cosa hai fatto a Marta per farti togliere il saluto in questo modo
Domanda di riserva?
Quando ti daranno un contratto vero al lavoro e inizieranno a pagarti seriamente?
Le ho mancato di rispetto.
Cosa?
A Marta. Sono stato un idiota. Ho fatto e detto cose che non avrei dovuto né dire né fare
Ah-a.
E non ho mancato di rispetto solo a lei
Dodici anni fa.
Dieci.
Quindi vi sentivate ancora dopo che ha lasciato il gruppo? Pensavo
Dopo
Ah.
Sono stato un coglione
Probabilmente
Già
E non vi siete più parlati da allora
Mmh-mh.
Uao. Dieci anni. E Nadia quanti anni ha? Dieci, nove e mezzo…?
Otto. Nove e Ottobre. Però Stefano mi manda ancora ogni anno gli auguri per il compleanno
E tu gli hai mai risposto?
Ovviamente no. A te ho mai risposto?
Comunque è quasi l’alba. Se vuoi puoi restare a dormire, un cuscino da qualche parte lo troviamo
No, grazie. Davvero, non serve.
Sicuro di volerti mettere a guidare a quest’ora?
Domattina - mi correggo, stamattina - devo portare papà in dialisi
Mmm
E lo sai com’è al mattino quando si sveglia
Mmmmmm
Poi qui c’è Cristina e non voglio disturbarla
Va bene va bene. Un’ultima tazza di caffè prima di andare, ok?
Il sole si stava arrampicando cocciutamente sopra gli Appennini, inondando i campi coltivati di una luce tenue ma caldissima. Lo scirocco che passava leggero tra le fronde degli alberi portava con se l’eco lontana di onde e scogli e gabbiani.
Luca salì in macchina, mise in moto e si accese l’ultima sigaretta.