I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

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marco.roncaccia
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I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#1 » lunedì 8 maggio 2017, 0:41

Intro
«Il Califfo ha un senso dell’umorismo del cazzo!»
Sei al bancone del Vegan bar, con una Stout a metà e devi torcere parecchio il collo per vedere da dove arriva una affermazione così forte.
Un tavolo con 3 persone, 2 uomini con la regolamentare barba da hipster, uno moro e uno castano e una donna, capelli corti rossi occhiali da vista con montatura nera, T-shirt dei Ramones gonnellina a scacchi e calze a rete nere. Passabile. Sbocconcellano uno Tzatziki fatto con yogurt di soia e un pinzimonio di sedano e carote.
La ragazza ti vede e dice qualcosa all’orecchio del barbuto castano.
«Ehi amico, vieni a festeggiare con noi» urla questo.
Prendi il tuo bicchiere e ti siedi nel posto libero di fronte alla ragazza.
«Cosa festeggiate?»
«La fine del periodo del terrore. Sono quasi tre anni che la bandiera nera del califfato sventola sopra San Pietro. Comunque piacere, mi chiamo Mario, lui è Andrea e lei è Giulia» fa il moro porgendoti una mano che stringi con vigore. Poi tocca agli altri due.
«Il mio nome è George e sono inglese, sono qui a Roma per affari»
Andrea, il castano riprende a parlare «Parli molto bene l’Italiano. Stavamo dicendo dei festeggiamenti. I mille e uno giorni di terrore e di morte che ci ha promesso il Califfo sono finiti, basta con i suoi scherzi del cazzo, oggi è il giorno uno zero zero due del califfato. Stavamo appunto discutendo. Abbiamo tre punti di vista diversi sulla natura di quell’uomo. Ognuna è suffragata da una delle leggende che su di lui si raccontano. Abbiamo fatto una scommessa. Un estraneo dovrà decidere quale è quello più verosimile. Ti va di fare da giudice?»
«Ma certo!» fai tu «esponetemi le teorie e raccontatemi le storie. Permettetemi però di offrire il prossimo giro. Vedo che anche voi apprezzate la birra scura. Cameriere! 4 Stout a questo tavolo »
«Ottimo! Grazie George. Se non hai niente in contrario inizio io. La mia versione è che il califfo sia un vero imbranato e che si sia trovato a dover sostenere un ruolo in funzione di un errore fatto da lui stesso. Tutto è iniziato la prima notte di occupazione … »

La versione di Andrea
«Prova a tornare con la mente ai primi giorni dopo il contagio.»
L’acquedotto contaminato dai terroristi. Il virus che si diffonde. I primi casi di decessi e i morti che si rianimano. La cellula dormiente di Daesh che si attiva e dichiara di disporre di una terapia antiretrovirale in grado di far regredire la malattia fino alla mera sieropositività, condizione che, se si assume il farmaco con regolarità, può perdurare fino alla morte naturale del soggetto. Il farmaco viene concesso a chi si converte all’Islam e fa una congrua donazione in denaro o in natura per finanziare la jihad globale.
I non abbienti e una parte della classe media decaduta a causa della crisi vanno ad ingrandire le fila dei morti viventi. Chi ha la possibilità di pagare si converte.
I soldati neri di Daesh, invece, dispongono di un vaccino sia per il virus sia per il contagio dai morsi dei morti viventi.
La popolazione è spaventata e il Califfo Abu Bakr II si insedia.
Vuole ristabilire una sorta di normalità e allora che fa?
Lui e la sua guardia del corpo Hasan si travestono con abiti occidentali e si avventurano per la città per rendersi conto della situazione. Nessuno ha mai visto il loro volto. Parlano ambedue un buon Italiano e, se è vero come si dice, che sono di origine europea, non hanno grosse difficoltà a nascondere la loro identità.
Il Califfo, ha un’idea. Prima di uscire, chiede ad Hasan di prendere il necessario per narcotizzare qualcuno. Questi cerca tra i preparati chimici e i farmaci a disposizione e il massimo che riesce a trovare è una fiala in grado di generare in chi l’assume una morte apparente.
Le strade sono deserte, coloro che si sono salvati dall’epidemia se ne stanno rintanati nelle loro case.
Nonostante questo i due trovano un bar aperto.
C’è un unico avventore, tale Ascanio Perozzi, mezzo sbronzo a un tavolino. Il Califfo e Hasan si fingono avventori e si siedono con lui, gli offrono da bere e cominciano a fargli delle domande.
Del tipo, cosa ne pensi della situazione, cosa faresti tu se fossi al posto di Abu Bakr II, insomma, roba così, per sondare il terreno.
Il tipo ha la parlantina sciolta.
«Secondo me il califfo dovrebbe indire un periodo di festeggiamenti pubblici. Mille giorni di giochi e festa per i romani. Anzi, mille e uno. Con banchetti, trasporto gratuito e tante partite di calcio. Fosse per me farei giocare subito un Derby straordinario tra Lazio e Roma. La Caliph’s Cup! A Roma la strategia del Panem et circenses ha sempre funzionato. Io ci aggiungerei la fica! Fica come se piovesse. Non dico le 72 vergini, che quelle nemmeno in paradiso le trovi più, però ecco, dare una immagine diversa, capisci cosa intendo? Cioè del tipo "finora vi abbiamo fatto soffrire, avete tutti passato un periodo del cazzo, però è per una buona causa, ora le cose stanno cambiando e ci sarà per tutti da divertirsi." Sono sicuro che dopo una settimana avrebbe una folla ad acclamarlo che nemmeno il papa…».
Abu Bakr II e Hasan si scompisciano dalle risate. Poi il Califfo guarda il suo compare, e lui capisce al volo.
Si alza, con la scusa di prendere un altro drink, si dirige al bancone, ordina e, prima di tornare al tavolo versa il contenuto della fiala nel bicchiere di Ascanio.
Dopo il brindisi, Ascanio crolla.
Hasan lo prende e lo porta al Quirinale dove sono i suoi appartamenti.
Viene vestito come se fosse lui stesso il Califfo e vengono convocate tutte le Tv Nazionali ed estere per trasmetterne in diretta il risveglio.
Il Califfo pensa all’effetto che avrà sul pubblico vedere questo tipo con i suoi abiti addosso parlare in romanesco e indire mille e uno giorni di festeggiamenti e di fica.
Non ha considerato una cosa.
Ora mio caro amico George, immagina i microfoni, le telecamere, i giornalisti, al capezzale di un sontuoso letto a baldacchino tutto d’oro tempestato di pietre preziose ad attendere il risveglio di quello che credono sia il grande capo di Daesh, ma che in realtà è Ascanio Perozzi.
Ma c’è un problema.
Il virus.
Tutti siamo contagiati, incluso Ascanio Perozzi. Possiamo vivere una vita normale finché prendiamo i farmaci, ma una volta morti siamo destinati a risvegliarci come zombie e a cibarci degli umani ancora vivi.
La domanda che il Califfo, quello vero, non si è fatto è la seguente.
Il virus è in grado di distinguere tra morte reale e morte apparente?
La risposta arriva in diretta TV. Ascanio Perozzi si risveglia e stacca il naso con un morso a un giornalista della CNN. Reazione a catena. Una strage.
A quel punto il Califfo non può dire di essersi sbagliato. Deve continuare su quella linea e decretare i mille e uno giorni di morte e terrore.
Questa è la mia teoria. Il Califfo è vittima del suo stesso pressapochismo».

«Molto originale, questo punto di vista e molto convincente l’esposizione» dici, battendo le mani.
«Ma no, ma no, questo modo di ragionare fa acqua da tutte le parti! Ascolta la mia teoria!»

La Teoria di Mario
«Ora immagina di aver passato tutta la vita in clandestinità, con una doppia identità, aver pianificato attentati in tutto il mondo, esecuzioni dimostrative e aver curato personalmente la regia dei video cruenti che le mostravano la grande pubblico. Poi hai visto tutti i tuoi progetti realizzarsi, lo Stato Islamico concretizzarsi giorno dopo giorno fino all’epidemia dei morti viventi e alla presa di Roma.
A questo punto la tua vita cambia. Sei un monarca assoluto è vero, ma, come dice spiderman, da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Mettici pure che Roma non è certo una città facile da gestire con i suoi problemi cronici di smaltimento dei rifiuti, del traffico, dei trasporti pubblici. A questo si aggiunge la gestione del gran numero di morti viventi che ancora girano fuori del raccordo anulare. I tuoi soldati e tu stesso siete immuni, ma tutti i convertiti sono soggetti alla trasformazione post mortem e controllare i focolai di contagio non è sempre facile. Insomma una vita piena di impegni, di problemi e di stress.
Una volta al giorno, però, ti concedi di uscire in strada e ritornare il feroce Saladino di un tempo.
Ed ecco spiegata la leggenda del morto vivente che rideva.

Era trascorso circa un anno dall’avvento del califfato e la vita aveva ripreso una parvenza di normalità. Era domenica e, come sempre, a Porta Portese c’era un grosso viavai per il mercato.
Alcuni testimoni affermano di aver visto un anziano accusare un malore ed accasciarsi. Una giovane donna accorre in suo aiuto cercando di sostenerlo. Si dice che l’anziano in un primo momento abbia dato qualche segno di ripresa, si è rialzato facendo leva sulla ragazza , poi però, le sue pupille scompaiono sotto le palpebre, inizia ad emettere strani gorgoglii e addenta un seno della giovane, cavandogli via un capezzolo.
«Si è trasformato, il vecchio è diventato un morto vivente!» Basta che qualcuno urli questa frase e scoppia un parapiglia, tutti cercano una via di fuga in mezzo agli stretti vicoli tra le file di bancarelle. Qualcuno viene travolto, calpestato in maniera letale. Subito si trasforma e divampano nuovi focolai di terrore . I soldati neri impiegano tutta la giornata per riportare la situazione sotto controllo. Bilancio, oltre cento morti. Il fatto singolare è che al Pronto Soccorso del Fatebenefratelli viene refertata una ragazza con un capezzolo asportato da un morso ma senza traccia alcuna di contagio.
Molti raccontano di aver visto lo zombie di un vecchio sbellicarsi dalle risate.
La mia teoria, in parole povere è la seguente: il Califfo si è rotto il cazzo di fare il Califfo e i mille e uno giorni di terrore e di morte sono un diversivo per la noia a cui la sua attuale posizione lo costringe.»

«Anche questa teoria la trovo molto convincente!» dici entusiasta del racconto.
«Cazzate!» fa Giulia rimasta in silenzio fino ad ora.
Senti qualcosa premere sull’inguine. Butti un occhio e vedi il piede di Giulia. Si muove morbido su di te massaggiandoti.
«Ora, se vuoi la verità, mi devi prestare attenzione»
«Ahem … hai tutta la mia attenzione» fai.

La Verità di Giulia
La verità è che il Califfo è un sadico di merda.
Come spiegheresti altrimenti quello che è successo a Sharon Zard?
Era da poco trascorso il secondo anno dalla presa di Roma e si era sparsa la voce che Abu Bakr II volesse ogni sera una ragazza giovane e bella. Quale fosse la sorte di queste ragazze era un mistero. Si diceva che nessuna sopravvivesse ai suoi capricci erotici e che, una volta risvegliatesi dalla morte, queste venissero rinchiuse e collezionate in una apposita zona dei suoi appartamenti privati.
Sharon, la nota presentatrice televisiva, famosa per la perfezione del suo fisico, si offrì al Califfo. Era convinta che, con il suo curriculum televisivo avrebbe saputo intrattenerlo. Conosceva a memoria tutte le stagioni di The Walking Dead, visto che aveva lavorato per la rete TV che lo aveva trasmesso ed era convinta che raccontando un episodio a sera avrebbe intrattenuto il suo amante per parecchio tempo e sarebbe così stata risparmiata.
Non aveva tutti i torti.
Il Califfo, prima se la trombava a sangue in tutte le salse e poi le chiedeva di raccontarle un nuovo episodio di The Walking Dead con cui si addormentava felice e contento
Questo espediente salvò la vita a Sharon per più di venti sere di fila.
Ovvero durante il racconto di tutta la prima (6 episodi) e seconda stagione (13 episodi).
A partire dalla terza stagione le trame iniziarono a ripetersi e si capiva chiaramente che alcuni episodi erano pura fuffa messa lì per allungare il brodo.
Fatto sta che al venticinquesimo giorno lo zombie di Sharon con indosso solo un paio di autoreggenti venne esposto in Piazza San Pietro in un recinto costruito nel posto dove in passato a Natale veniva messo il presepe.
La verità è che il Califfo è solo porco sadico.

Questa ultima frase genera una contrazione del piede di Giulia che percepisci direttamente sul tuo pene.

The Winner is…

Silenzio. I tre ti guardano aspettando il verdetto.
Ti schiarisci la voce e inizi a parlare.
«Devo dire che i vostri racconti e le vostre considerazioni sulla natura del Califfo hanno tutti, a mio avviso un fondamento. E’ possibile che un grossolano errore sia stato all’origine dei mille e uno giorni di terrore e di morte, come è anche molto probabile che il califfo, trovi noioso governare questa città la cui conquista ha avuto un forte valore simbolico ma la cui arretratezza a volte fa cadere le braccia e che si conceda ogni tanto qualche distrazione. Possiamo dare anche per assodato che un certo sadismo sia un tratto della personalità di Abu Bakr II. Mi sento però di dire che tutti e tre avete commesso un errore!»
«Un errore? Quale errore» dicono i tre in coro.
«Vedete, dire mille e uno giorni di terrore, un po’ come dire mille e una notte, non è riferito al numero 1001, come si è portati a credere in occidente. In realtà dire "mille e uno … qualcosa" significa “un numero alto e indefinito”. Venire stasera qui a festeggiare è stato un grosso sbaglio, per due ragioni »
«due?» fa Giulia
«Esatto, il primo è chiaramente che non c’è nulla da festeggiare, il secondo è che alle birre che avete appena bevuto ho aggiunto uno speciale veleno a lento rilascio. Insomma, the winner is ... Abu Bakr II».
Nemmeno finisci la frase che i tre si stanno contorcendo dal dolore.
Ti alzi dal tavolo e ti avvicini all’uscita del locale.
Mentre apri la porta pensi: « È proprio vero che ho un senso dell’umorismo del cazzo»
Dietro di te i clienti, i baristi e il gestore del Vegan Bar si stanno sbranando l’un l’altro.



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ceranu
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#2 » venerdì 12 maggio 2017, 17:18

Ciao Marco, il tuo racconto è il più particolare. Hai mischiato gli eterni problemi di Roma con Le mille e una notte e non hai risparmiato una frecciatina a TWD.
La cosa mi piace, il racconto si legge molto bene anche se c'è qualche refuso e sei incappato in alcune d eufoniche (giuro che non dirò nulla alla Platamone). Il racconto è ambientato in un mondo surreale in cui la gente si comporta in maniera normale anche se sono appena passati 1001 giorni di terrore, personalmente non credo che andrei in un pub a festeggiare, ma è un surreale che si adatta bene alla narrazione quindi va bene.
La chicca finale del cannibalismo nel locale vegan merita applausi e anche la battuta del califfo non è male.
Dai una piccola sistemata al racconto e per me sarà molto valido.
Ciao

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ilVeltro
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#3 » sabato 13 maggio 2017, 16:20

Grande Marco,
originale alla potenza!
L’ambientazione romano-islamica (se ti interessa ho un pdf dove simulo la conquista della penisola da parte dell’ISIS, se vuoi te lo invio!!) è il cacio sui maccaroni di una deliziosa e scorrevole parodia del tema proposto. Una perfetta sinergia di quadri alla Sharazade, di mortacci camminanti e di astuzie alla persiana! Forse un po’ scontato il coup-de-theatre (si scrive così? boh) del Califfo che si mescola al popolino, però davvero spassoso e fuori dalle righe.
Onorato di aver partecipato con te a questa edizione Guiscarda!
Il Veltro
(PS: per l'epidemia io avrei incolpato la Giunta Raggi...)
Non è morto ciò che può vivere in eterno e in strani eoni anche la morte può morire.

Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.

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marco.roncaccia
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#4 » domenica 14 maggio 2017, 17:06

Ciao a tutt*,
e grazie per i commenti.
@ceranu mi raccomando massima discrezione sulle "d"!
@ilVeltro il califfo che si mischia al popolino non è originalissimo, concordo, ma non è farina del mio sacco. Viene dal racconto delle mille e una notte dal titolo "il dormiente risvegliato". E' vero! L'epidemia potrebbe essere messa in conto alla Raggi. Chissà non si possa inserire in sede di revisione.

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ilVeltro
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#5 » lunedì 15 maggio 2017, 19:20

il dormiente risvegliato è quella che ha dato la stura alla gag di gasperino il carbonaro se non erro
Non è morto ciò che può vivere in eterno e in strani eoni anche la morte può morire.

Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.

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marco.roncaccia
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#6 » lunedì 15 maggio 2017, 20:56

Esatto!

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Francesco Capozzi
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#7 » martedì 16 maggio 2017, 0:10

Ciao Marco,

Ci sta tutto a livello di ambientazione e trama, e il finale me lo sono immaginato col califfo che inforca gli occhiali in stile Horatio Caine e con Won't Get Fooled Again dei The Who in sottofondo, e vale la pena di arrivare in fondo anche solo per questa memes "fuck yeah" che ci butti dentro.
Ho trovato solo leggermente innaturale il tono di George all'inizio del racconto, ma sarebbe giustificato se il suo parlare forbito derivasse dalla sua posizione regale.

diego.ducoli
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Re: I Mille e uno giorni di terrore e di morte di Marco Roncaccia

Messaggio#8 » martedì 16 maggio 2017, 23:39

Ciao Marco
L'ambientazione è molto interessante e anche il contesto in cui vivono i protagonisti.
Molto simpatici i vari richiami a “le mille e una notte” credo che anche la divisione del testo in tre parti sia voluta per richiamare il libro.
Onestamente questa soluzione che hai scelto non mi ha fatto impazzire, delle tre storie mi è rimasto poco anche se la chiusa è simpatica.
Non so bene come giudicarlo, la prosa rimane ad ottimi livelli e il racconto si lascia leggere, per la storia in se invece mi ha lasciato un po freddino. Ma son gusti.

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