Ombre, di Carolina Pelosi

La 64ª Edizione (la 63ª è il Contest Best - non te la sarai mica perso, vero?) è denominata Contest Live. Questa edizione speciale si è tenuta il 28 febbraio 2015 alla Biblioteca Ginzburg di Torino. Quindici scrittori selezionati hanno partecipato alla sfida sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme.
carolina.pelosi
Messaggi: 72

Ombre, di Carolina Pelosi

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 15:40

Nome: Carolina
Cognome: Pelosi


Cinquemilacentoquindici. Julian sta intagliando la croce numero cinquemilacentoquindici, sulla parete scura della sua stanza, con un coltellino appuntito. Il pezzo di pavimento sottostante è imbrattato di polvere, ma lui non si preoccupa mai di pulire. Va a lavare le mani e sciacqua il coltello con acqua bollente, poi si guarda nello specchio. Quei cinquemilacentoquindici segni gli hanno regalato una profonda ruga sulla fronte, sembra una lama che gli taglia la faccia, un sorriso spento e un paio di occhi che non sanno più riempirsi di luce.
È solo, è sempre stato solo in quella casa nascosta tra gli alberi di una fitta foresta. Va, come ogni giorno, a controllare il canale, a pochi metri da casa sua, per assicurarsi che non ci siano topi a sporcare le acque. Cammina tra le foglie e gli alberi dalla forte corteccia e dai forti rami, scalzo. Si fida di quella terra, la sua terra.
Poi vede un’ombra accovacciata vicino al canale, una sagoma scura che sembra guardare l’acqua. Si avvicina spaventato, non c’è mai stato nessuno in quel posto. Cerca di non fare rumore, ma, nonostante i suoi passi silenziosi, la sagoma si accorge di lui e fugge, senza neanche voltarsi. Julian si affaccia sul canale, non è riuscito a seguirla nemmeno con gli occhi. Nell'acqua galleggia qualcosa.
Dei capelli neri come la pece si aprono sulla superficie, come tante viscide alghe incastrate tra loro. Un ampio vestito rosso si gonfia d’acqua, lasciando intravedere due gambe esili e biancastre, come le braccia, spalancate in un abbraccio senza tempo.
Julian si passa una mano tra i riccioli brizzolati, che poi tornano a posto. Poi la mette sulla bocca e tiene gli occhi sbarrati. Tira su le maniche della camicia di lino bianca e prende tra le braccia il corpo, il viso della bambina è violaceo e gonfio, le sue labbra livide sigillate. Lui corre verso casa sua, forse sperando di salvarla. Inciampa in un pezzo di vetro e si ferisce un piede, ma non si ferma, racchiude tutto il dolore in una smorfia.
Spalanca la porta con un calcio e poggia il corpo sul grande tavolo in legno della cucina, incurante del sangue sul pavimento e della ferita. Comincia a premere con le mani sul petto della bambina, uno, due e tre colpi e poi pausa, poi ancora tre colpi e pausa. Preme, respirando forte su quel corpo che non lascia speranza. Il cuore non batte più e non c’è niente da fare. Non è riuscito a salvarla e si è sentito quasi in dovere. Scava una buca sotto l’albero di fronte la sua finestra, avvolge la bimba in un lenzuolo e ce la mette dentro, ricoprendola di terra e fiori. Fa un maldestro segno della croce, guarda il cumulo di terra per qualche secondo. Poi va a ripulire il sangue e a fasciarsi la ferita, beve un sorso d’acqua.
Fuori dalla finestra passa ancora quell'ombra, lui corre ma non vede niente di nuovo.
“Ho dovuto farlo”, una voce risuona.
“Chi sei?”, chiede con voce tremante. Un brivido gli percorre la schiena.
“Naìluj, sono straniero. Sono disperso.”
Corruga la fronte, la sua ruga si fa più evidente. “Fatti vedere”.
“Non mi ha permesso di essere quello che volevo, mi ha sempre ostacolato”. Quella voce continua a rimbombare nella sua testa.
“Ma di che parli?”, Julian si guarda intorno,
“Ho dovuto farlo anche se mi amava e io amavo lei. Si è dimenata e ha urlato tanto, però alla fine è morta.”
“L’hai uccisa tu?”, gli occhi di Julian si fanno infuocati.
Il sangue nelle sue vene pulsa, lui lo sente davvero pulsare, il cuore accelera.
“Non ha mai voluto sostenermi, la mia dipendenza l’ha sempre turbata e mi ha ostacolato per anni. Non basta ricoprirla con la terra e coi fiori, non ti aiuterà a farla sparire e lo sai.”
“C-cosa? Io ho provato a salvarla!” urla e gli si gonfia una vena, sul collo.
"Soffocarla è stato difficile"
"Smettila, smettila", si tappa le orecchie.
"Ho sentito il suo respiro affievolirsi, mi ha supplicato con un filo di voce, prima di morire."
"Basta!", Julian urla ancora, più forte di prima.
Poi tutto comincia a tremare. Vede una crepa sul muro che si apre davanti ai suoi occhi, scappa fuori. I muri crollano, la parete piena di croci per prima. Si allontana camminando all'indietro, incredulo. Vede quei pezzi sgretolarsi e gli ritorna in mente il viso della bambina, così simile a quello di sua madre, stessi lunghi capelli scuri, stesse ciglia lunghe, stesso taglio degli occhi orientale, un neo vicino la bocca. Cinquanta passi lo dividono da quell'enorme nuvola di fumo. Tutto quanto si dissolve, la voce, la casa, gli alberi, il canale, il mucchio di terra, la ferita, il dolore. Poi si volta e vede solo nero, la testa comincia a girargli, chiude gli occhi.
Quando li riapre è da un’altra parte.
Le pareti intorno a lui sono tutte bianche, è seduto su una poltrona in cuoio, di fronte a lui un uomo col camice bianco e un cartellino appeso al collo. Un dottore.
“Coraggio, che dicevi? Gli uomini ragno hanno preso te e tu hai preso tua madre…”, dice il dottore, tenendo un foglio tra le mani.
Julian sta zitto, è stordito. Si morde un labbro mentre tamburella le dita sul ginocchio.
“Non le piaceva che bevevi troppo, vero Julian? Non le piaceva e tu eri stanco e hai fatto quella cosa bruttissima. Eh, Julian?”
Poi nell'angolo rivede quell'ombra.
“Tu qui non devi stare. Scappa via!”, sente bisbigliare.
Balza dalla sedia e si avvicina alla porta, strizzando gli occhi e tenendo un pugno stretto al petto, ma il dottore è più veloce di lui e gli infila un ago nel braccio, che lo addormenta.
Si risveglia in un letto bianco, che puzza di medicinali, con una mano poggiata sulla sua. Mette a fuoco il viso, riconosce due occhi familiari, scuri come i suoi. Sua sorella lo guarda e tira un sospiro di sollievo.
“Il medico ha detto che hai rifiutato le medicine, negli ultimi due giorni”, gli dice sottovoce.
Julian incrocia il suo sguardo, vorrebbe dirgli che è una persona orribile e si merita quello che sta avendo, ma quello che fa è soltanto un mezzo rimprovero da sorella maggiore.
“Mi odi, mi odiano tutti, vero?”
“Nessuno ti odia.”
Le immagini gli trafiggono la testa, come chiodi arrugginiti, sempre le stesse e sempre più forte. Non ha tregua dal passato, forse non gliel’ha neanche mai chiesta una tregua, forse le vuole rivedere tutte quelle scene, per tutta la vita, per sentirsi meno in colpa.
“Sono passati cinquemilacentoquindici giorni, da quando l’ho uccisa”, dice con un nodo fermo nella gola.
Gli occhi di sua sorella diventano rossi e lucidi.
“Lo so, adesso riposa.”
Julian sospira forte e, prima di chiudere le palpebre, vede il suo nome al contrario sul braccialetto che tiene al polso.
Naìluj.



Avatar utente
Filippo Santaniello
Messaggi: 116
Contatta:

Messaggio#2 » domenica 1 marzo 2015, 21:21

Ciao Carolina,
appena letto il tuo racconto l'ho riletto un'altra volta, ma un vago senso di confusione persiste ancora.
Ho capito che Julian ha ucciso la madre, ho capito che è in cura da uno psichiatra, ho capito che la sorella continua a volergli bene nonostante quello che abbia fatto, ma perché accade tutto questo? Cioé: il problema non è la storia in sé, quanto la decisione di volerla raccontare. Secondo me, prima di iniziare a scrivere un racconto, bisogna avere in mente il tipo di lettore per il quale si scrive e fare di tutto per convincerlo che la storia che leggerà sia affidabile. Nel tuo caso non mi pare che tu abbia avuto in mente il lettore ideale e nemmeno che abbia fatto di tutto affinché la storia risultasse credibile. Infatti, arrivato in fondo, sono rimasto indifferente come se avessi visto un cortometraggio girato benino ma che non mi abbia fatto credere di trovarmi davanti a un'opera ben gestita. Cosa sono questi uomini ragno? Li nomini, ma non li spieghi, così come il braccialetto. Tutto questo crea mistero, certo, ma anche perplessità.
Alla prossima!

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#3 » domenica 1 marzo 2015, 22:05

Ciao Filippo.
Innanzitutto grazie per aver letto (e riletto) il mio racconto. Il perché accade tutto è spiegato in qualche riga di dialogo. Il perché ho voluto raccontarlo non è legato tanto al perché, quanto alle conseguenze, e quindi come il protagonista ne rimane sconvolto. "Uomini ragno" vuole soltanto essere una metafora, per indicare la follia. Un po' come il lupo nero per i bambini, Julian non sa spiegarsi scientificamente il suo stato mentale, lo vede piuttosto come qualcosa di fisico e brutto. Il braccialetto, invece, non è niente di misterioso: è il classico braccialetto col nome che tiene qualunque paziente di qualunque ospedale.
Ho preferito velare un pochino per non dire troppo, per non banalizzare. Ma mi dispiace davvero tantissimo se questo ha generato solo confusione, la prossima volta ripenserò alla tua critica (forse più carino chiamarlo consiglio) e cercherò di svelare un po' di più.
Ti ringrazio!

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#4 » martedì 3 marzo 2015, 0:25

Ciao Carolina.

Io ho interpretato l'omicidio legato alla follia vera e propria, e questo giustifica già tutto di per sé. Per me hai fatto un lavoro ottimo. Bello il risuono del doppelganger nel solo nome al contrario, bello il cambio di ambientazione dal figurato al reale dentro all'ospedale, bello anche il finale. Se devo per forza trovare una critica può essere la somiglianza a Shutter Island (non so se lo hai visto, bel film, se non lo hai ancora visto guardalo invece che ti piacerà un sacco di sicuro), ma veramente una bella storia. Se letto con attenzione torna tutto nonostante abbia una narrazione comunque molto intrecciata e non semplice da gestire. Brava.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#5 » martedì 3 marzo 2015, 12:53

Ciao Enrico. Mi fa davvero piacere che tu abbia apprezzato il mio racconto e ne abbia inteso perfettamente il senso, quindi lo abbia letto con attenzione. Shutter Island l'ho visto e rivisto (forse quattro o cinque volte!) e mi piace tantissimo, in effetti il fatto che lui materializzi la sua parte cattiva e i suoi rimorsi potrebbe rimandare a Di Caprio nel film, ma giuro che non è stato intenzionale! Non ci pensavo affatto mentre scrivevo, sono stata solo fulminata da un colpo di genio alla Scorsese!
Scherzi a parte, ti ringrazio tanto, sei stato molto molto gentile.

cristina.danini
Messaggi: 90

Messaggio#6 » mercoledì 4 marzo 2015, 14:32

Ciao Carolina, ho dovuto leggere il tuo racconto un paio di volte per capirlo (o almeno, credo di averlo capito), ma alla fine mi è piaciuto molto. Non ho letto i commenti degli altri ma vorrei provare a dare una mia interpretazione senza essere influenzata. Quello che ho visto io nella storia è che il protagonista, Julian, soffre di uno sdoppiamento della personalità, e come ovvio non riconosce l'altra metà di sé stesso, che prende nome di Naìluj, ed è in tutti i sensi il suo opposto. Mentre era Naìluj ha commesso un omicidio e alla fine scopriamo che si trova in una casa di cura per guarire da questa forma di "pazzia" se così la vogliamo chiamare. Anche se in realtà le ultime parole della sorella mi lasciano il dubbio che l'omicidio non ci sia stato nella realtà ma solo nella sua fantasia. Ho capito il tuo racconto o mi sono fatta un viaggione io?

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#7 » mercoledì 4 marzo 2015, 15:00

Ciao Cristina!
Il personaggio è sdoppiato, sì, Naìluj è l'opposto di Julian e fin qui ci siamo. Naìluj però è soltanto l'ombra del suo dolore, l'ombra della tragedia dell'omicidio, sostanzialmente il personaggio si sdoppia dopo l'omicidio, dopo la follia. Lui è in cura da uno psichiatra proprio perché soffre per l'omicidio di sua madre, sua sorella, pur sofferente, continua a stargli vicino perché non può fare altro. Ecco tutto.
Sono contenta che ti sia piaciuto, comunque! Grazie!

jacqueline.nieder
Messaggi: 28

Messaggio#8 » mercoledì 4 marzo 2015, 16:02

Ciao Carolina, farò forse un commento un po' diverso dagli altri, ma spero possa servirti ugualmente. Innanzi tutto vorrei dirti che mentre leggevo la prima parte, da come è narrata e descritta, ho avuto la netta sensazione che si trattasse di un sogno o di un'allucinazione. Perciò mi ha fatto piacere che la mia sensazione fosse confermata più sotto, perché altrimenti se avessi voluto descrivere una situazione e un ambiente reale, ti avrei consigliato di inserire più dettagli di verità.

Trovo il racconto compatto anche se a volte il ritmo cambia un po' troppo velocemente (poi ti dico esattamente dove).

Come ultima nota generale (ma gusto del tutto personale), non amo particolarmente i sogni e le allucinazioni. In generale credo che il lettore sia più attratto dalla verità del reale.

Queste, invece, sono note di "editing" (se così si possono chiamare), poi tu sei liberissima di seguire il tuo gusto personale.

- la croce numero cinquemilacentoquindici, sulla parete scura della sua stanza, con un coltellino appuntito. (toglierei entrambe le virgole)

- imbrattato di polvere: imbrattare = sporcare, insudiciare con sostanze fluide o appiccicose o coloranti. La polvere non può farlo.

- il pezzo di pavimento: meglio secondo me "la parte di pavimento"

- sciacqua il coltello con acqua bollente (sciacqua e acqua = pleonastico. Metterei: sotto un getto bollente)

- regalato una profonda ruga: la frase che segue descrive la ruga come simbolo di qualcosa di negativo. Per questo cambierei con un verbo di segno negativo quello di "regalare" che è invece di segno positivo.

- i topi a sporcare l'acqua. In che senso sporcano l'acqua?

- suoi passi silenziosi: toglierei i "suoi" perché si capisce che sono quelli del protagonista.

-Non è riuscita a salvarla (...). Scava una buca (...). Secondo me qui il finale è troppo repentino. Almeno metterei "Scava..." a capo come cambio di paragrafo.

- Vede (...) davanti ai suoi occhi: credo sia già implicito nel "vedere".

- Non le piaceva che bevevi troppo (...): è una battuta secondo me irrealistica in bocca a un dottore (soprattutto se psichiatra) perché ha un forte tono d'accusa.

 

ecco tutto, spero di esserti stata utile.

 

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#9 » mercoledì 4 marzo 2015, 20:28

Ciao Jacqueline. Mi fa piacere che tu abbia capito da subito si trattasse di un'allucinazione, vuol dire che non confonde poi così tanto, la mia storia. Per la questione del voler raccontare l'irreale, l'hai detto tu stessa, c'è il gusto di mezzo, per esempio a me piacciono molto i racconti di questo tipo (ecco perché ho decido di scriverne uno).
Il fatto che tu abbia letto con attenzione tanto da poter fare appunti sull'editing mi viene da prenderlo come una lusinga, sei andata oltre la semplice critica (positiva o negativa che sia). Ti ringrazio, prenderò in considerazione tutto, per la prossima volta.

beppe
Messaggi: 27

Messaggio#10 » venerdì 6 marzo 2015, 10:31

Ciao Carolina, ben approdata a Minuti Contati! :)
Come dico sempre, è importante scrivere di quello che si conosce. Nel tuo caso la malattia mentale. La conosci direttamente, hai visto persone che hanno fatto cose gravi come quelle compiute da Julian? Conosci le fasi della loro pazzia e sofferenza o ti sei ispirata ad altri racconti, ad altri film? Perché il realismo del delirio è importantissimo.
5.115 giorni sono 14 anni. Mi sembra troppo per lo stadio in cui è Julian. Chi lo avrebbe mai incoraggiato a tenere il conto? Riuscire a tenere il conto, preciso, in questo modo, implica una certa lucidità e razionalizzazione degli eventi. Invece mi pare che tu descriva Julian in uno stato di shock post-traumatico, diciamo, entro qualche mese dall’evento, non nello spazio di 14 anni.
Le motivazioni per il suo atto. Non ci sono. Scrivi soltanto:
“Non mi ha permesso di essere quello che volevo, mi ha sempre ostacolato”.

È troppo poco. Troppo poco specifico. Già è difficile entrare nella mente di una persona folle, se non ci dai qualche appiglio sulla nostra psiche, tutto resta lontano, poco credibile, e senza possibilità di empatia nei confronti del tuo protagonista. Prendi Hannibal the Cannibal: quello che è inquietante di quel personaggio è che ci si immedesima in lui… si finisce per pensare come lui, anche per ammirarlo… ci fa vedere la follia e il cannibale in noi, per come viene descritto dall’autore.
Altro punto importante, collegato a questo: non bisognerebbe mai, mai e poi mai prendere come protagonista un pazzo. È un espediente. Ti permette di fare cose “sorprendenti” senza giustificarle appieno. La giustificazione è sempre la stessa: “era pazzo”. È come quelle storie che finiscono ed era tutto un sogno… Hai preso la via più facile, ma non necessariamente quella migliore, per la tua narrazione.
Per il resto hai un buon ritmo e ottime potenzialità. Ciao, alla prossima!

Avatar utente
Peter7413
Messaggi: 558

Messaggio#11 » venerdì 6 marzo 2015, 10:52

Il punto di vista di chi ha commesso un atto atroce e ne paga le conseguenze per il resto della vita. Ottimo l'esordio con la descrizione in toni pacati e rassicuranti del luogo mentale in cui il protagonista cerca di fuggire. Poi l'ombra, il trick subito manifesto (il nome è chiaro) del doppelganger e l'insinuazione di qualcosa che non torna. Infine la realtà, il rimorso, l'impossibilità della fuga più che dalle istituzioni, da se stessi. Ho trovato poco chiara la questione di chi è stato assassinato. Certo, la bambina rappresenta la coscienza di Julian che assume i tratti della madre, ma l'impressione è che lì sia tutto troppo metaforico. Inoltre, avrei puntato più direttamente all'assassinio di una bambina vera che non della madre o magari della moglie e della figlia, tanto per stare in sintonia con i fatti di cronaca attuali.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#12 » venerdì 6 marzo 2015, 11:53

@The Beps ciao e grazie! Per le frasi, i dettagli, gli atteggiamenti, mi sono ispirata alla pazzia che ho visto nei film o letto, avevo abbastanza materiale a disposizione ecco perché ci ho provato! E in realtà ho provato a specificare i motivi dell'omicidio anche nelle frasi “Non ha mai voluto sostenermi, la mia dipendenza l’ha sempre turbata e mi ha ostacolato per anni" e "Non le piaceva che bevessi troppo, vero Julian? Non le piaceva e tu eri stanco e hai fatto quella cosa bruttissima. Eh, Julian?", ma se è comunque troppo poco mi dispiace, avrei voluto rendere al meglio quello che avevo in testa mentre scrivevo. Per il resto, quello che volevo fare era descrivere la follia lucida di un personaggio con un grandissimo trauma alle spalle: aver ucciso sua madre. Il suo è stato un raptus di follia, piuttosto, di cui ha pagato le conseguenze negli anni successivi. Comunque ti ringrazio davvero tanto, ciao!

@Peter7413 mi fa davvero tanto piacere che ti sia piaciuta la descrizione del luogo e il resto!
La persona assassinata è la madre e ho voluto esplicitarlo soltanto verso la fine, quando lui parla con il dottore. E si, la bambina (nella testa di Julian) sarebbe sua madre, indifesa e inerme per l'atto che lui stesso ha commesso. Magari potrei provare a riscrivere il racconto cambiando la vittima, come dici tu, anche soltanto per vedere che cosa ne viene fuori. Grazie per i consigli e per aver letto la mia storia!</span>

sharon.galano
Messaggi: 61

Messaggio#13 » venerdì 6 marzo 2015, 14:50

Ciao Carolina,

ammetto che in un primo momento avevo pensato che il protagonista fosse uno stupratore seriale che fosse arrivato addirittura a quel numero esorbitante di vittime, bambine dai tratti orientali come quelli della madre (sconvolgente).  Si intuiva dalla tua descrizione quasi onirica che era un luogo non reale. Ma appunto si intravedeva un altro tipo di trauma.Tutto cambia quando il dottore ci svela parte del passato del protagonista. Alla madre non piaceva che il figlio bevesse di brutto: mi sembra un po' poco. Come hanno già detto gli altri partecipanti si è già fatto molto su questo genere di storia. Tu comunque hai scelto di raccontarci un piccolo pezzo di vita di quest'uomo: le descrizioni mi sono piaciute. C'è da lavorare sul tema e sulla struttura.

Avatar utente
ceranu
Messaggi: 738

Messaggio#14 » lunedì 9 marzo 2015, 17:29

Ciao Carolina, è stato un piacere leggere il tuo racconto.
Storia non originalissima, ma ben strutturata. Mi piace la tua scrittura, anche se con qualche imprecisione, e come hai sfruttato al meglio la trama. All'inizio siamo nell'incubo dell'uomo, qualcosa ce lo fa capire, ma non sei tu a dirlo direttamente, brava. Poi arriva lo psicologo. Personalmente è la parte che ho apprezzato meno, ma ci sta ed è ben fatta. Qui ci indirizzi verso la rivelazione finale, che arriva con la sorella. Mi è piaciuta molto anche l'immagine del braccialetto di riconoscimento ribaltato con il nome suo alter ego.
Non mi resta che farti le congratulazioni per l'ottimo lavoro.
Ciao e alla prossima

viviana.tenga
Messaggi: 560

Messaggio#15 » lunedì 9 marzo 2015, 22:04

Ciao Carolina,

Mi è piaciuto come hai saputo gestire l'intreccio tra allucinazioni e realtà, facendo emergere pian piano dettagli che permettono al lettore di ricostruire la situazione. Dal punto di vista della trama, eviterei di dire che il motivo dell'omicidio è il fatto che la madre ce l'avesse con lui perché beveva: forse questo è quello che si dice Julian nella sua testa, ma sembra quasi che tu la voglia far passare per la motivazione vera, quando dietro a un atto del genere ci deve necessariamente essere un disagio più complesso e profondo. Inoltre, gli oltre 5000 giorni trascorsi dall'omicidio mi sembrano un po' una forzatura. Immagino che la tua intenzione fosse mostrare come il trauma lo accompagnerà ormai per tutta la vita, ma, di nuovo, il fatto che dopo così tanto tempo sia ancora in condizioni simili sembra indicare un disagio che va molto più in profondità di quello che ci hai mostrato o anche solo lasciato intendere.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#16 » lunedì 9 marzo 2015, 23:58

@Ceranu ti ringrazio davvero tanto! Vuoi la verità? Nemmeno a me piace troppo la parte dello psichiatra, rileggendolo, a mente fredda, è quella che preferisco meno! Ci lavorerò su, qualora dovessi riscrivere il racconto. Però mi fanno davvero piacere le parole che hai scritto. Grazie e alla prossima!

@Sharon Galano e @Viviana Tenga, rispondo a entrambe qui. Innanzitutto grazie per aver letto la mia storia e averla (in un certo senso) apprezzata. Forse si, sotto la storia del suo alcolismo, sotto le lotte della madre, c'era altro, che non è venuto fuori. Forse la prima stesura, forse il miscuglio di idee, ma se dovessi rivedere (come ho già scritto nel commento qui sopra) l'elaborata sicuramente terrei conto di quello che avete notato. Grazie!

Avatar utente
marco.roncaccia
Messaggi: 559
Contatta:

Messaggio#17 » martedì 10 marzo 2015, 10:36

Ciao Carolina,
ho apprezzato il tuo racconto, nonostante alcuni clichè (le croci sul muro, il pazzologo pronto col sedativo ed in generale la messa in scena della pazzia) ha un buon ritmo, una gestione del testo attenta a non perdersi il lettore nel passaggio dal delirio alla descrizione della realtà. Ti segnalo un passaggio che mi ha lasciato perplesso:

“Julian incrocia il suo sguardo, vorrebbe dirgli che è una persona orribile e si merita quello che sta avendo, ma quello che fa è soltanto un mezzo rimprovero da sorella maggiore.”

Julian vuole dire alla sorella che è una persona orribile? O è il contrario? Oppure Julian percepisce dallo sguardo quello che la sorella vorrebbe dirgli ma non gli dice?
Secondo me è la terza, in ogni caso attenta a non passare dal punto di vista di Julian a quello della sorella, sarebbe un errore.

Complimenti … però attenta ai luoghi comuni ☺

https://www.youtube.com/watch?v=upCcypD3Gg0

Avatar utente
eleonora.rossetti
Messaggi: 553

Messaggio#18 » martedì 10 marzo 2015, 10:43

La narrazione scivola molto bene, ci presenti il passato come una reminiscenza con cui lui si confronta ogni giorno, ossessivamente, e che lo schiaccia con il peso della colpa. Le uniche cose che mi stonano sono in effetti (come altri ti hanno fatto notare) l’enorme lasso di tempo che intercorre tra l’omicidio e la scena narrata: un po’ tanti per il tipo di terapia e per la reazione stessa dell’uomo (che chiede alla sorella se lo odiano tutti, è un po’ un sentimento che si prova “a caldo”). Anche il pezzo del dottore mi ha convinto poco: se era pronto con l’ago per sedarlo, non credo che avrebbe fatto quelle domande così “provocatorie” aspettandosi una reazione simile, specialmente considerando che il paziente è appunto in terapia da parecchio tempo, da come ci hai fatto intuire.

In sostanza è un buon lavoro.

A rileggerci!
Uccidi scrivendo.

francesco.damore
Messaggi: 19

Messaggio#19 » martedì 10 marzo 2015, 14:13

Il racconto scorrevole, si comprende alla fine la pazzia del tuo protagonista.
Le immagini descritte sono suggestive.
Il punto negativo del racconto è il fatto che non l'ho trovato convincente e che ci sono dei lassi temporali che hanno stonato durante la lettura.
Ho trovato molto più piacevole la parte onirica di tutto il testo.

Avatar utente
patty.barale
Messaggi: 349
Contatta:

Messaggio#20 » sabato 14 marzo 2015, 1:18

Racconto che alla prima lettura non mi è stato chiaro fino in fondo.

All'inizio credevo che Julian fosse un pedofilo che portava nella casa del bosco le sue povere vittime e l'ombra fosse la parte di lui che voleva essere fermata.

Poi, alla comparsa del medico ho capito che la prima parte descriveva un'allucinazione.

Un'allucinazione nata da un evento traumatico accaduto molti anni prima.

Un evento non ancora elaborato, un evento di cui il protagonista pare non essere ben cosciente dal momento che il dottore parla di "uomini ragno".

Però, poi, non mi torna il fatto che lui, lucidamente, dica alla sorella “Sono passati cinquemilacentoquindici giorni, da quando l’ho uccisa”: forse, visto che nelle sue allucinazioni sostituisce la madre con una bambina a lei somigliante, non dovrebbe riuscire a parlare chiaramente dell'omicidio, forse dovrebbe parlare di "cosa brutta", "incidente" e cose così. Forse.

Ma questa è solo una mia opinione!

 

Alla prossima!

 

viviana.spagnolo
Messaggi: 20

Messaggio#21 » lunedì 16 marzo 2015, 21:18

Ciao Carolina! Per prima cosa, vorrei dirti che io non ho avuto alcuna difficoltà a capire il tuo racconto... la storia richiede una lettura attenta, ma mi sembra ben sviluppata. Il tuo modo di scrivere è lineare, pulito e formalmente molto corretto. L'atmosfera che crei è avvincente e sei stata in grado di creare, con le tue parole, un bel climax. Brava!

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#22 » lunedì 16 marzo 2015, 22:45

Ciao Caterina

Devo ammettere che inizialmente credevo che avesse ucciso la sorella, quando alla fine ho trovato la sorella viva sono rimasto un po' spiazzato, anche gli” uomini ragno” mi hanno fatto storcere il naso ma questo punto è veramente marginale.

Del racconto ho apprezzato molto la scena in cui il sogno (o forse  l'incubo) crolla, hai creato delle immagini veramente suggestive mi ha ricordato  un film di Di Caprio ( non Shutter island forse si chiamava Inception)

Torna a “64ª EDIZIONE – Contest Live!”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti