Incenso - Cristina Danini

La 64ª Edizione (la 63ª è il Contest Best - non te la sarai mica perso, vero?) è denominata Contest Live. Questa edizione speciale si è tenuta il 28 febbraio 2015 alla Biblioteca Ginzburg di Torino. Quindici scrittori selezionati hanno partecipato alla sfida sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme.
cristina.danini
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Incenso - Cristina Danini

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 16:33

Clara si svegliò sudata, con la sensazione che qualcosa le comprimesse il torace impedendole di respirare.
Il cielo era nero, nei libri si sarebbe detto “il cuore della notte”. Ma nei libri si gira pagina e passa tutto, nella vita non si può.
Aveva fatto un brutto sogno, di nuovo. A riempire le sue notti, insieme a loro, era l’insonnia.
Non c’erano stelle a farle compagnia nel cielo di Torino. Non ci sono mai, l’illuminazione rende il cielo arancione. Fuori dalla finestra vedeva solo le luci della Mole.
Il sonno non sarebbe tornato, così si alzò per fare qualunque cosa che avrebbe potuto distrarla. Era sempre lo stesso incubo, questa volta era tornato più vivo.
Sognava lui, la notte, le strade buie dove si erano conosciuti. Sognava che le dicesse “Sono stato un idiota, ti prego, perdonami.” Sognava di rispondere “Sono stata io un’idiota per averti lasciato andare.” Sognava un bacio come il primo che si erano dati, al limite della notte, quando i raggi verdi dell’alba cominciano a violentare il nero del cielo.
Questa volta si era svegliata prima del bacio, come se anche il sogno volesse toglierle la speranza. Mentre sfilava il pigiama sentì un forte odore diverso dal suo. Anche con la mente annebbiata dai calmanti pensò chiaramente che quello doveva essere l’odore della paura.
Si mise sul divano, avvolta in una coperta. Sul lato sinistro del divano, a destra si sedeva lui. Quando ancora veniva spesso da lei.
Pensò di bruciare un incenso; il fiammifero era già acceso quando ripensò all’ultima volta che avevano cenato insieme, in quella casa. Pensò al fumo al gelsomino che si mescolava a quello delle sue Camel. Non era più riuscita a bruciare un incenso da allora. Il fiammifero le si spense tra le dita, ma non sentì scottare.
Provò a leggere, ma dopo mezza pagina ricominciò a pensare. L’orologio segnava le 4.32 del mattino. Si era addormentata quasi alle tre e il giorno dopo sarebbe arrivata una sua amica, ma non si preoccupò della notte bianca.
Ripensò alla sera in cui lui se ne era andato. Era riuscito a farlo con la delicatezza di una farfalla, come era sempre stato.
Le venne in mente un film che aveva visto da poco - perché di notte si fanno sempre pensieri assurdi. Si intitolava A Straight Story; il protagonista era un vecchio che fa oltre 300 miglia su un tosaerba per andare a trovare il fratello. Pensò a una frase che dice a un gruppo di ragazzi: “La cosa peggiore della vecchiaia è il ricordo di quando eri giovane.” Poi incontra un altro vecchio, e solo a lui racconta di essere stato in guerra da giovane, di aver ucciso e aver visto amici morire.
Pensò a suo nonno, che la guerra l’aveva vissuta e non voleva mai parlarne.
Pensò a tutti quelli che avevano cercato di rinchiudere il passato in gabbia, o almeno addestrarlo perché facesse meno male, e al fatto che lei non ne era capace.
Lei la guerra non sapeva cosa fosse, ma odiava chi le diceva che solo per questo non poteva lamentarsi della vita. Ognuno ha i suoi mostri da combattere, con o senza battaglie. Il suo aveva subito una metamorfosi inversa; da farfalla era tornato larva, le sembrava di poterlo sentire mangiarla da dentro. Forse per quello sentiva male. Forse aveva freddo perché sanguinava dove non poteva vedere.
Aveva freddo. Riguardò il letto, sfatto solo nella metà destra. La sinistra era la sua. Dopo un anno non era ancora riuscita a invaderla.
In poche ore sarebbe arrivata Alessandra. Se avesse sentito quelle parole avrebbe dato di testa, dicendo “Non puoi ucciderti. É il passato.”
Già, il passato. E il presente dei suoi incubi, avrebbe voluto risponderle, avrebbe voluto che sentisse l’odore di paura che aveva addosso, ma si sarebbe fatta una doccia prima del suo arrivo. L’acqua non poteva lavare via i ricordi, ma avrebbe diminuito l’ansia.
Era il passato, ma non poteva non sperare che potesse essere anche il futuro. Se avesse smesso di farlo probabilmente si sarebbe svuotata. Continuava a pensare che forse, un giorno, forse quella larva carnivora che la piegava in due dal male potesse tornare la farfalla che era. Una farfalla che sfiora leggera le mani e il viso, come un tempo.
Non dormì più quella notte, rimase tra il sonno e la veglia mentre i programmi televisivi si susseguivano sotto i suoi occhi assenti.
Alessandra arrivò alle undici e si salutarono con un abbraccio. Passarono la giornata fuori, con tutta l’intenzione di non pensare. Rientrarono a casa a notte inoltrata e si buttarono sul letto ancora truccate. La mattina dopo il mascara sarebbe stato sbavato e i capelli spettinati, ma non importava a nessuna delle due.
Il giorno dopo, mentre il caffè saliva a riempire la caffettiera, Alessandra provò ad accendere un incenso. Clara la fermò un istante prima che il bastoncino prendesse fuoco.
“Sono ancora i suoi?”
“Sì.” ci fu una pausa di silenzio.
“Ci ho provato.”
Non dissero altro. Solo più tardi, intanto che finivano la colazione, Alessandra le chiese se aveva mai finito il film che aveva iniziato con lui. Clara non rispose, e a lei bastò.
“Sai che ti dico?” chiese poi Alessandra con un tono diverso “Che ne dici di una frase sul muro di camera tua? Vendono colori e pennelli qua sotto.”
Quando Alessandra partì in casa c’era ancora odore di vernice fresca. La scritta veniva da un libro di Stephen King; il tratto era preciso, viola scuro. Il colore sarebbe piaciuto anche a lui.
L’amore non è quello che i poeti del cazzo vogliono farvi credere. L’amore ha i denti, i denti mordono, e i morsi non guariscono mai.
“Sicura?” aveva chiesto Alessandra prima di iniziare, pur sapendo già la risposta. “L’amore non è sempre sofferenza, neanche se è finito.”
“Lo è se solo per uno è passato. Per me è ancora presente.” era stata la risposta a tutto.
Poi avevano dipinto in silenzio.
Mentre era sola a Clara tornò in mente quel che aveva pensato della guerra, degli amori finiti per una bandiera o sulle trincee. Conosceva tante storie che avrebbe potuto scrivere un libro con racconti di ogni genere, dal romantico al grottesco, passando per il tragico.
Pensò alla sua vita e al fatto che l’amore che appartiene al passato solo a metà non fa meno male fuori dai campi di battaglia.
Si stese sul letto, cercando inutilmente il suo profumo tra le lenzuola. Era passato troppo tempo.
La farfalla si era trasformata in una larva carnivora, una tigre o un altro animale. Non sapeva di che natura fosse la bestia feroce, ma la divorava da dentro, fuori non aveva cicatrici.
Avrebbe doluto buttarlo fuori da sé, ma non ci riusciva. O forse in realtà non voleva. Era troppo testarda per abbandonare una parte di sé importante come il passato. Il passato di lui.
Si rannicchiò sulla sua parte di letto, dove un tempo lui la stringeva e in un certo senso lo faceva ancora. Azzannandola. Dal passato, come una bestia feroce. Avrebbe tenuto il passato con sé, anche se farlo l’avrebbe distrutta.
L’aria nella stanza era limpida. Non c’era più fumo di sigaretta da tempo. L’incenso non sarebbe più bruciato se non si fosse potuto mischiare a lui.



Cristina Danini



beppe
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Messaggio#2 » lunedì 2 marzo 2015, 11:25

Incenso, di Cristina Danini

Ciao Cristina, benvenuta a Minuti Contati. :)
Racconti il paesaggio interiore della tua protagonista e per farlo hai scelto un setting a te noto: Torino, una donna, il suo appartamento, le sue notti, il suo amore, la sua amica. Giusto, è sempre buona regola raccontare ciò che si conosce, arricchendolo di dettagli personali, che rendono la storia più viva. Frasi come:
l’illuminazione rende il cielo arancione

e
i raggi verdi dell’alba

permettono al lettore di “vedere” con gli occhi del narratore – e nel tuo caso anche della protagonista, perché sebbene tu scelga la narrazione in terza persona capiamo chiaramente che si tratta del suo punto di vista. A tal proposito: hai scelto intenzionalmente o inconsapevolmente la terza persona? Io ci vedo una scelta felice, perché questa è una “prima persona estraniata”, come quando si parla di sé come di una persona assente. La protagonista si osserva da fuori perché un trauma – la fine di un amore – l’ha allontanata da sé. Ci ho visto giusto?
Per il resto, ti direi di stare attenta alle ripetizioni delle “frasi chiave” del racconto. Farle tornare più volte, molto simili, non le rafforza, ma le indebolisce. Mi riferisco ai richiami tematici espliciti, in particolare:
da farfalla era tornato larva […] La farfalla si era trasformata in una larva carnivora

e
Non sapeva di che natura fosse la bestia feroce […] Dal passato, come una bestia feroce.

Come ho già scritto a un tuo collega, e come ti sentirai certo ripetere mille volte da coloro che danno consigli sulla scrittura: Less is more. E aggiungo: Implicit is the true explicit.
Ti muovi bene quando tracci linee delicate come ali di farfalla e lasci riecheggiare nella mente del lettore, quasi inconsapevolmente la parola “sinistra”, il lato sinistro del letto, il lato sinistro del divano… (Non l’emisfero sinistro del cervello, però, perché quello sarebbe la parte razionale e non la parte emotiva… o forse no? Forse volevi dire che la tua protagonista è tutta persa nell’emisfero destro e non riesce a razionalizzare la perdita? Se sono solo mie elucubrazioni, dimmelo pure, non mi offendo – fanno parte del diritto inalienabile dei lettori di vedere molto di più di quello che hai scritto, in quello che hai scritto :)).
Un’unica amarezza, per me, è che succede poco nel racconto, che la protagonista è bloccata, la larva rimane larva. Non individui una via d’uscita per la tua protagonista. Va bene anche così, ci sono due tipi di “fiaba”, quella che racconta un trauma superato e quello che racconta le conseguenze di un trauma distruttivo, da cui non si rinasce (il vero finale di Cappuccetto Rosso, senza il Cacciatore che arriva a salvare la Nonna e la ragazzina sventrando il Lupo).
Allora forse devi arrivare ancora più a fondo. Cacciare giù il coltello fino alla giunzione fra il corpo e l’anima. In Scarpette Rosse, per esempio, sempre per citare una fiaba, la bambina che non riesce a smettere di danzare quando indossa le scarpette maledette (probabile simbolo di una dipendenza), deve farsi tranciare i piedi dal boia e rimane una storpia per sempre.
Ecco, osa di più. Un pezzo dell’epilogo (punto importantissimo) sembra da superamento del trauma:
L’aria nella stanza era limpida.

Mentre quello che tu comunichi è l’esatto contrario. Meglio rimaneggiare la frase o, meglio ancora, toglierla del tutto (less is more):
Non c’era più fumo di sigaretta da tempo. L’incenso non sarebbe più bruciato se non si fosse potuto mischiare a lui..

Dice già tutto ed è più forte senza la prima parte.
Attenta a un “felice refuso” di meravigliosa ambiguità:
Avrebbe doluto buttarlo fuori da sé

Voluto o dovuto?
É il passato.

Attenta, “È” vuole l’accento grave, non acuto (su pc si fa con il codice ALT + 0200).
Per il resto brava, una buona prova.

cristina.danini
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Messaggio#3 » lunedì 2 marzo 2015, 16:24

Ciao Beps :)
innanzitutto grazie per aver letto e commentato il mio racconto. Ho partecipato per mettermi in gioco ma a giudicare da qual che dici è andata meglio di quel che potessi sperare!
Allora, rispondo in ordine alle osservazioni: sono stata indecisa a lungo fra la terza e la prima persona, ma ho scelto ben consapevolmente la terza perché mi dava il minimo distacco che mi sembrava funzionale a questo racconto. Quindi sì, ci hai visto ed era intenzionale!
Per quanto riguarda le ripetizioni delle frasi chiave cercherò di migliorare e in futuro evitarle.
Confesso di non aver pensato agli emisferi cerebrali, ma la ripetizione di "sinistro" era voluta. Ahimè, sono molto meno scientifica di quanto vorrei, sarebbe stato un gran bel collegamento quello con l'emisfero emotivo e quello razionale... Tanto meglio se tu l'hai visto (facciamo finta che ci abbia pensato anch'io ;)).
Nelle mie intenzioni la protagonista resta bloccata, il fatto che succeda ben poco preoccupava molto anche me e avevo paura lo trovaste per questo troppo lento e noioso. Mentre scrivevo mi sono accorta che quel che volevo era far percepire l'immobilità (e in un certo senso anche l'impotenza) della protagonista, quindi il fatto che succedesse poco in qualche modo mi sembrava che aiutasse a trasmettere tutto questo (ma sicuramente sono nel torto io, non per niente sono alle prime armi).
Il primo refuso era un "dovuto", che nella prima stesura era un "voluto" e poi è stato mal corretto. Mea culpa. Mi piace però che la consideri una "meravigliosa ambiguità". Per quanto riguarda la “È” non ho scuse, mi pento dei miei peccati presenti e passati. Spero non influisca troppo sulla valutazione generale del racconto.
Grazie del commento e soprattutto di avermi dato questa possibilità!

beppe
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Messaggio#4 » lunedì 2 marzo 2015, 21:41

Figurati, Cristina, è un piacere. Grazie a te che prendi i commenti con lo spirito giusto. Siamo tutti qui per imparare. :)

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Filippo Santaniello
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Messaggio#5 » giovedì 5 marzo 2015, 18:59

Ciao Cristina,
ho notato che il racconto stenta un po' a decollare e quando lo fa vola basso, come se non ti fossi concentrata sulla storia quanto sui sentimenti dei personaggi che secondo me è sempre meglio far emergere attraverso azioni dinamiche e non descrizioni introspettive.
Mi sono piaciute le similitudini e la sensazione di rassegnata amarezza che si respira tra le tue righe. Però il tuo passato non l'ho inteso come una bestia feroce, quanto come una bestia acquattata e sorniona. Un racconto un po' sonnacchioso, fumoso, che ben si sposa con l'immagine dell'incenso che fluttua nella stanza. Un consiglio: cerca di far accadere più cose in termini d'azione e fai sì che i personaggi parlino attraverso i gesti. Stai meno nella loro testa, falli muove, agire, seguili come una telecamera, falli sedere il meno possibile. Ciao!

sharon.galano
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Messaggio#6 » giovedì 5 marzo 2015, 21:56

Ciao Cristina,

il racconto affronta il tema di un amore perduto-non corrisposto. Tu segui una delle parti in causa e lo fai con grande delicatezza. L'incenso aleggia nella tua scrittura leggera, scorrevole. Anche persone che si amano possono non incontrarsi mai, ma ci sono posti in cui ritrovarsi. Ti consiglio una lettura veloce http://digilander.libero.it/dlpasquale/duesposi.pdf. Si tratta di un racconto di Calvino. Lui non ci dice mai come si sentono i due protagonisti, li fa agire. Mi ha fatto piacere leggere questo tuo racconto.

viviana.tenga
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Messaggio#7 » venerdì 6 marzo 2015, 11:10

Ciao Cristina,

Mi è piaciuta molto l'immagine della farfalla che diventa larva carnivora e di sicuro hai saputo rendere molto bene il disagio della protagonista. Il problema è che non c'è nessuna evoluzione, nemmeno accennata. La visita dell'amica sembra dover essere un passaggio chiave, e invece Alessandra arriva e se ne va senza che sia cambiato niente. Non dico che doveva esserci necessariamente un grande cambiamento, che la situazione dovesse risolversi del tutto, anche perché questo probabilmente avrebbe stravolto il racconto per come l'hai pensato, ma una piccola cosa, un piccolo passo verso una via d'uscita pur facendo capire che la strada è ancora lunga e non è detto che la protagonista riesca a percorrerla tutta, ecco, una cosa di questo tipo avrebbe secondo me reso il racconto più completo e appagato un po' il lettore.
Altro appunto: lo stile andrebbe in alcuni punti un po' snellito e ho la digressione sul nonno e la guerra mi è sembrata un po' fine a se stessa.

 

cristina.danini
Messaggi: 90

Messaggio#8 » venerdì 6 marzo 2015, 16:58

Ciao Filippo, grazie mille per i consigli, cercherò di metterli in atto e far agire di più i personaggi. La vera bestia è il ricordo, che fa male anche a distanza e impedisce alla protagonista di superare il trauma, anche se i vero e proprio attacco l'ha sferrato passato. Forse poteva essere più feroce, ci ragionerò!

Ciao Sharon, sono contenta che ti sia piaciuto il racconto. L'atmosfera fumosa e leggera è proprio quella che volevo ottenere, quindi mi fa piacere che tu l'abbia percepita. Seguirò di sicuro il tuo consiglio di lettura, grazie!

Ciao Viviana, rileggendo il racconto mi rendo conto che la digressione sul nonno poteva essere evitata e parlare delle difficoltà altrui in modo vago, ma come si dice, ormai è andata. Per quel che riguarda il cambiamento in un certo senso volevo che si percepisse che la protagonista è ancora bloccata dal suo passato e non riesce a combatterlo. Mi rendo conto che possa deludere il lettore, in futuro cercherò di far accadere di più in generale e far arrivare i miei personaggi da qualche parte.

Grazie a tutti per i complimenti e soprattutto per i consigli, ne farò tesoro!

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marco.roncaccia
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Messaggio#9 » sabato 7 marzo 2015, 11:45

Ciao Cristina,
il tuo racconto comincia bene, la voce narrante è adeguata e lo stato di stallo disperato della protagonista lascia ben sperare sugli avvenimenti che seguiranno. Il problema è che poi gli avvenimenti non arrivano e rimaniamo al punto di partenza. Peccato perché l’idea dell’incenso che da il titolo è interessante, quella che “ognuno ha i suoi mostri” e che non si possano fare classifiche tra generazioni condivisibile e la regressione della farfalla a larva ricchissima di potenziali implicazioni per Clara. Forse avresti dovuto raccontare questa trasformazione e/o mettere in azione la larva famelica sotto gli occhi del lettore. A mio avviso non hai un racconto finito ma parecchio (buon) materiale su cui lavorare.

jacqueline.nieder
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Messaggio#10 » sabato 7 marzo 2015, 13:05

Ciao Cristina,

mi è piaciuta molto la terza persona di questo racconto, perché permette di creare una distanza tra il personaggio e i suoi sentimenti in cui trova spazio il lettore. Purtroppo sento anche io la necessità di un evento che non c'è. Il racconto è molto buono, manca solo un'azione centrale che crei la parabola. Forse voleva esserla la scritta sul muro? Se sì, non la sento abbastanza potente.

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ceranu
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Messaggio#11 » lunedì 9 marzo 2015, 12:44

Ciao Cristina.
Bel racconto, forse un po' troppo drammatico.

Iniziamo dalla parte tecnica. C'è qualche refuso, piccoli errori, alcuni tempi imprecisi e decisamente troppe ripetizioni. La parola “passato” viene ripetuto fino alla nausea.

“Era il passato, ma non poteva non sapere che potesse essere anche il futuro”

Questa frase è da rivedere completamente. Inizierei togliendo il doppio non.

La trama è molto semplice e decisamente abusata, tanto che avresti potuto chiamare il racconto: “Insonnia d'amore”. Non succede nulla, c'è una ragazza che soffre perché lui l'ha lasciata e l'amica prova a farla ricominciare. Manca almeno un elemento nuovo, qualcosa che la possa far distinguere dalle altre.

Nonostante tutti i difetti viene fuori una bella storia. Mi piacciono i sentimenti che emergono, adoro le immagini che tratteggi. Sei brava e anche parecchio. C'era dolore e angoscia, ma non quella raccontata, bensì quella che si può vivere leggendo.
Ciao e alla prossima

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eleonora.rossetti
Messaggi: 553

Messaggio#12 » martedì 10 marzo 2015, 10:51

Condivido le osservazioni degli altri. Mi piace come descrivi l’introspezione della donna che ha perso l’amore, tuttavia a parte il lieve intermezzo dell’amica Alessandra che dà un po’ di “vita” alla narrazione stessa si rimane impantanati al punto di partenza, senza un’evoluzione, e il racconto diventa quasi un flusso di coscienza raccontato in terza persona. Avrei voluto un punto di svolta, nel bene o nel male, in meglio o in peggio, senza che il racconto si concludesse più o meno com’era iniziato. A parte questo, il tuo stile è ben scorrevole e si legge d’un fiato. A rileggerci!

 
Uccidi scrivendo.

francesco.damore
Messaggi: 19

Messaggio#13 » martedì 10 marzo 2015, 14:03

Concordo con il commento di Filippo, anche secondo me dovevi concentrarti di più sulla storia oltre che ai sentimenti dei personaggi che sono ben presenti e si sentono molto durante tutto il racconto, ma di storia c'è molto poco.
Se ci fossero stati dei punti di svolta, il racconto poteva essere davvero niente male.
Detto questo, l'ho trovata una buona prova.

enrico.nottoli
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Messaggio#14 » martedì 10 marzo 2015, 17:37

Ciao Cristina.

La tua scrittura mi ha trasmesso  qualcosa, è molto linera e calda allo stesso tempo. Il problema di questo racconto è simile in certi aspetti a quello che mi è stato fatto notare anche a me da qualche feedback: la trama. Non accade molto, anzi forse accade fin troppo poco.

Altra cosa che ho apprezzato invece sono le similitudini mirate che hai fatto.

Alla prossima!

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#15 » mercoledì 11 marzo 2015, 15:53

Ciao Cristina,
hai presente quando si dice "i libri piacciono perché le persone riescono a immedesimarsi"? Ecco, io sono riuscita a immedesimarmi nel tuo personaggio. Ho capito la sua sofferenza, il suo disagio, ho sentito il dolore dei suoi sogni e il fastidio della sua insonnia. Per questo la tua storia mi è piaciuta. Sono riuscita a immaginarmi l'appartamento, il letto sfatto, la frase sul muro (mi è piaciuta anche la frase che hai scelto!); hai una buona scrittura. Forse certe immagini non sono così necessarie, come quella del film che le viene in mente. Soltanto che (per colpa della mia insaziabile curiosità) voglio sapere di più su loro due! Ma questa è un'altra storia...
Brava!

Ps. Mi è piaciuta tantissimo la frase "i raggi verdi dell'alba cominciano a violentare il nero del cielo".

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patty.barale
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Messaggio#16 » venerdì 13 marzo 2015, 11:54

Un racconto che mi ha riportato alla memoria lo stato d'animo che accompagnò la fine del mio primo amore: immobilità emotiva e fisica, fissazione, feticci.

Lo stile mi è piaciuto molto, soprattutto perché le parole paiono sollevarsi in soffici volute, proprio come l'incenso del titolo; bellissime certe immagini capaci di rendere in maniera perfetta il disagio e la sofferenza della protagonista.

Quindi, brava, ma c'è un "ma": è vero che a volte, alla fine unilaterale di un amore, succede la totale apatia (che hai reso benissimo, come ho detto) ma in un racconto ho bisogno di trovare una motivazione alla lettura, ho bisogno che accada qualcosa, magari di infinitesimale, ma che mi indichi un cambiamento (in meglio o in peggio, non importa). Qui, invece non succede nulla, nemmeno l'arrivo dell'amica riesce a vivacizzare il quadro!

Infine, proprio non mi è piaciuta la digressione sui ricordi dei vecchi: non aggiunge niente alla comprensione del suo dolore e del suo vivere in funzione del passato, di quella larva che la tiene ancorata a terra e non le permette di tornare a volare.

In ogni caso, ci sai fare!

alla prossima!

viviana.spagnolo
Messaggi: 20

Messaggio#17 » lunedì 16 marzo 2015, 15:31

Ciao, Cristina! La tua storia mi piace molto... tutto sommato, racconti una vicenda nella quale non è difficile immedesimarsi. L'unica cosa è che il tutto è, forse, poco feroce... nelle tue parole si legge più che altro una rassegnazione. Concordo sul fatto che la parentesi della guerra non aggiunge molto... forse, usata diversamente, avrebbe potuto dare quel peso che manca alla storia... non so. Comunque brava!

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#18 » lunedì 16 marzo 2015, 22:42

Ciao Cristina

Personalmente non mi piacciono molto i drammoni sentimentali ma quello è solo mio gusto.

Le descrizioni che hai fatto sono molto belle, soprattutto quella di Torino e anche la larva  carnivora riesce a dare una bella immagine.

Un altro problema è che racconti troppo invece di mostrare, ma mi rendo conto che il numero di battute sono un limite pesante.

La frase di King merita un applauso, nonostante tutto è uno dei miei autori preferiti.

 

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Peter7413
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Messaggio#19 » mercoledì 18 marzo 2015, 13:48

Parti bene, fino all'arrivo dell'amica si sente che stai controllando la storia mantenendola equilibrata. Il problema è che da lì in poi il racconto è come se andasse in testa coda, si ritorce su se stesso, tende a ripetere concetti e, soprattutto, l'amica e la scritta sul muro non risaltano per quanto avrebbero dovuto, non rilanciano o meglio, tentano di rilanciare, ma il botto è soffocato e tutto torna al punto di partenza. Si percepisce molto anche la tua urgenza di richiamare il tema, preoccupatene meno... Un tema non dev'essere esplicitato, viene fuori da solo se la storia nasce intorno a lui, è inevitabile. Puoi anche non nominarlo, puoi fare finta che non esista, ma se quello che scrivi è nato in risposta a quel determinato tema il lettore non faticherà a identificarlo. Ribadisco il concetto espresso da Patty: ci sai fare, qui perdi solo in quanto a misura, un po' come un Sayan incapace di controllare e incanalare la propria potenza... (cavolo, questa battuta dragomballiana dovevo farla in un commento a un autore, non a un'autrice!)

cristina.danini
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Messaggio#20 » mercoledì 18 marzo 2015, 14:39

Scusate se non ho risposto a tutti ma il tempo è tiranno!

Volvo dire solo una cosa a Peter7413: non preoccuparti che la battuta l'hai fatta a una fan dragonbolliana, anche se femmina!! ;-)

In ogni caso grazie a tutti, i vostri consigli sono molto utili!

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