Quindici - DAY ONE - SQUALIFICATO
Inviato: lunedì 17 aprile 2017, 23:46
Bolle di rabbia e dolore risalirono a galla mentre la presa del polpo gli si faceva via via più stretta intorno all’esile vita.
Aki guardò un’ultima volta - con qualche assurda speranza nella testa - l’arpione sul fondo, troppo in basso per poterlo recuperare, rimproverandosi un errore così grossolano. Provò a divincolarsi e allentare la presa con le mani, ma era troppo forte. All’improvviso gli venne in mente che poteva staccare una a una le ventose più grandi dal suo corpo facendoci entrare l’acqua con un dito, mentre con una mano teneva la punta per non far riavvicinare il tentacolo. Era una questione di secondi prima che altri arrivassero a cingerlo.
Finalmente libero tornò velocemente a galla per riprendere l’aria che stupidamente aveva lasciato andare. Ma non ebbe il tempo di respirare una seconda volta che la creatura acquatica si avvinghiò per trascinarlo giù.
Il polpo doveva aver deciso di non farselo più scappare, perché fu più rapido. Lo avvinghiò intorno al polso, poi alla coscia, e di nuovo alla vita, mentre lo avvicinava alla bocca.
Il pensiero era ormai fisso: non avrebbe avuto scampo.
Però poi qualcosa scintillò a un braccio di distanza. Un coltello stava affndando lentamente. Lo prese con la mano libera e cominciò a lanciare fendenti contro quei nodi di morte.
Liberatosi dal polpo, ma con ancora le ventose attaccate, nuotò più velocemente possibile verso il fondo e recuperare l’arpione. Afferrato questo venne preso dai quattro tentacoli rimanenti che rapidamente lo avvicinarono a quello che ad Aki parve un terribile sole dentellato dai raggi al contrario. Puntò l’arma al suo centro e senza esitazione gliela conficcò in bocca, andando più in profondità possibile, lanciando un urlo ovattato.
Asciutto e con la divisa di nuovo addosso, Aki uscì dalla cucina. Arrivò al tavolo quindici e, posò il piatto fumante davanti al cliente che con il menù ancora in mano, disse:
“Scusami, ho cambiato idea. Potrei avere il granchio?”
Aki guardò un’ultima volta - con qualche assurda speranza nella testa - l’arpione sul fondo, troppo in basso per poterlo recuperare, rimproverandosi un errore così grossolano. Provò a divincolarsi e allentare la presa con le mani, ma era troppo forte. All’improvviso gli venne in mente che poteva staccare una a una le ventose più grandi dal suo corpo facendoci entrare l’acqua con un dito, mentre con una mano teneva la punta per non far riavvicinare il tentacolo. Era una questione di secondi prima che altri arrivassero a cingerlo.
Finalmente libero tornò velocemente a galla per riprendere l’aria che stupidamente aveva lasciato andare. Ma non ebbe il tempo di respirare una seconda volta che la creatura acquatica si avvinghiò per trascinarlo giù.
Il polpo doveva aver deciso di non farselo più scappare, perché fu più rapido. Lo avvinghiò intorno al polso, poi alla coscia, e di nuovo alla vita, mentre lo avvicinava alla bocca.
Il pensiero era ormai fisso: non avrebbe avuto scampo.
Però poi qualcosa scintillò a un braccio di distanza. Un coltello stava affndando lentamente. Lo prese con la mano libera e cominciò a lanciare fendenti contro quei nodi di morte.
Liberatosi dal polpo, ma con ancora le ventose attaccate, nuotò più velocemente possibile verso il fondo e recuperare l’arpione. Afferrato questo venne preso dai quattro tentacoli rimanenti che rapidamente lo avvicinarono a quello che ad Aki parve un terribile sole dentellato dai raggi al contrario. Puntò l’arma al suo centro e senza esitazione gliela conficcò in bocca, andando più in profondità possibile, lanciando un urlo ovattato.
Asciutto e con la divisa di nuovo addosso, Aki uscì dalla cucina. Arrivò al tavolo quindici e, posò il piatto fumante davanti al cliente che con il menù ancora in mano, disse:
“Scusami, ho cambiato idea. Potrei avere il granchio?”