Davy Jones - DAY ONE
Inviato: martedì 18 aprile 2017, 1:01
Il cancello si aprì cigolando e i passi di Anna scrocchiarono sulla ghiaia del vialetto: quella mattina, al funerale del nonno, con tutti i parenti, gli amici e i compaesani non era riuscita a salutarlo come avrebbe voluto.
La tomba di famiglia era in fondo al piccolo cimitero, una delle poche ad avere ancora la camera sepolcrale interrata: il nonno era là sotto.
“Ciao nonno! Pensa, prima di venire qui, sono andata al porto e sai chi ho incontrato? Il nipote di Mario, quello che passa le mattinate a fare i polpi. Ne aveva presi due belli grossi, proprio come quelli che avevi promesso di insegnarmi a catturare, ricordi?
Quanti anni avevo, nonno? Cinque? Sei? Ricordo che siamo usciti la mattina presto mentre la nonna era a messa - se no lei avrebbe avuto da ridire (sempre a preoccuparsi che io potessi farmi male, prendere freddo, anche se era agosto, o, al contrario, beccarmi un colpo di calore) - e io ero così felice di venire a mare con te! Abbiamo preso il tuo gozzo e ci siamo spostati in quella caletta dove i polpi si nascondevano tra le rocce.
Tu sorridevi felice.
Io non credevo alla mia fortuna: mio nonno era il capitano Jack Sparrow e, quando la fine dell’estate mi avrebbe riportata tra le fredde montagne, avrei potuto raccontare ai miei amici di aver solcato i mari alla caccia di pirati e di aver catturato Davy Jones, o quanto meno qualcosa con le sue sembianze…
Come si catturano i polpi, nonno?
Vanno stanati, mi rispondevi guardandomi dritta negli occhi, bisogna afferrarli con le mani e stringere forte forte…
Ma sarò capace, nonno?
Se farai esattamente come ti dirò, diventerai bravissima!
E poi ci siamo calati in mare, tra gli scogli.
Ricordo ancora che mi dicesti che i polpi andavano braccati nelle tane e afferrati per i tentacoli, ma prima avrei dovuto fare pratica, che tu eri lì apposta per insegnarmi a stringere i tentacoli nella maniera giusta… e all’improvviso Davy Jones sei diventato tu!
Non riesco a dimenticare il tuo costume azzurro, nonno, e la raccomandazione di non dire nulla a nessuno, che quello sarebbe stato il nostro segreto, perché altrimenti la nonna mi avrebbe cacciata di casa e avrebbe detto alla mamma che ero stata cattiva, perché nessuno mi voleva bene come me ne volevi tu, e nessuno avrebbe potuto capire…
Quante estati sono passate da allora, nonno?
Quante volte, mi hai portata “fare i polpi”?
Ma l’altro giorno ti sei sentito male.
Che fortuna che tuo figlio e la sua famiglia fossero venuti qui per un matrimonio, vero?
Ma la mamma e il papà erano usciti quando, in cucina, sei caduto portandoti le meni al petto… che sfortuna che ci fossi solo io, chiusa a chiave nella cameretta!
Certo, il rumore della sedia rovesciata e il tonfo del tuo corpo a terra mi hanno spaventata, ma i tuoi rantoli… “o…sp…dale…c…uore…” mi hanno fatto sorridere e calzare le cuffie a volume troppo forte per sentire la vita uscire sbattendo la porta!
Ora anche io posso dire di “volerti bene” come nessun altro, nonno, addio!”
La tomba di famiglia era in fondo al piccolo cimitero, una delle poche ad avere ancora la camera sepolcrale interrata: il nonno era là sotto.
“Ciao nonno! Pensa, prima di venire qui, sono andata al porto e sai chi ho incontrato? Il nipote di Mario, quello che passa le mattinate a fare i polpi. Ne aveva presi due belli grossi, proprio come quelli che avevi promesso di insegnarmi a catturare, ricordi?
Quanti anni avevo, nonno? Cinque? Sei? Ricordo che siamo usciti la mattina presto mentre la nonna era a messa - se no lei avrebbe avuto da ridire (sempre a preoccuparsi che io potessi farmi male, prendere freddo, anche se era agosto, o, al contrario, beccarmi un colpo di calore) - e io ero così felice di venire a mare con te! Abbiamo preso il tuo gozzo e ci siamo spostati in quella caletta dove i polpi si nascondevano tra le rocce.
Tu sorridevi felice.
Io non credevo alla mia fortuna: mio nonno era il capitano Jack Sparrow e, quando la fine dell’estate mi avrebbe riportata tra le fredde montagne, avrei potuto raccontare ai miei amici di aver solcato i mari alla caccia di pirati e di aver catturato Davy Jones, o quanto meno qualcosa con le sue sembianze…
Come si catturano i polpi, nonno?
Vanno stanati, mi rispondevi guardandomi dritta negli occhi, bisogna afferrarli con le mani e stringere forte forte…
Ma sarò capace, nonno?
Se farai esattamente come ti dirò, diventerai bravissima!
E poi ci siamo calati in mare, tra gli scogli.
Ricordo ancora che mi dicesti che i polpi andavano braccati nelle tane e afferrati per i tentacoli, ma prima avrei dovuto fare pratica, che tu eri lì apposta per insegnarmi a stringere i tentacoli nella maniera giusta… e all’improvviso Davy Jones sei diventato tu!
Non riesco a dimenticare il tuo costume azzurro, nonno, e la raccomandazione di non dire nulla a nessuno, che quello sarebbe stato il nostro segreto, perché altrimenti la nonna mi avrebbe cacciata di casa e avrebbe detto alla mamma che ero stata cattiva, perché nessuno mi voleva bene come me ne volevi tu, e nessuno avrebbe potuto capire…
Quante estati sono passate da allora, nonno?
Quante volte, mi hai portata “fare i polpi”?
Ma l’altro giorno ti sei sentito male.
Che fortuna che tuo figlio e la sua famiglia fossero venuti qui per un matrimonio, vero?
Ma la mamma e il papà erano usciti quando, in cucina, sei caduto portandoti le meni al petto… che sfortuna che ci fossi solo io, chiusa a chiave nella cameretta!
Certo, il rumore della sedia rovesciata e il tonfo del tuo corpo a terra mi hanno spaventata, ma i tuoi rantoli… “o…sp…dale…c…uore…” mi hanno fatto sorridere e calzare le cuffie a volume troppo forte per sentire la vita uscire sbattendo la porta!
Ora anche io posso dire di “volerti bene” come nessun altro, nonno, addio!”