La forza del singolo
Inviato: lunedì 15 maggio 2017, 23:51
Ivan mise una mano in tasca e sfiorò lo StarTAC che gli aveva regalato Giulia la settimana prima.
Deglutì a fatica, era teso.
Il professore, seduto accanto al preside, lo fissava con insistenza. Cercava di intimidirlo, ma lui era un guerriero e non avrebbe ceduto.
«Signor Gotti, si rende conto che le sue accuse sono gravi?»
Ivan Annuì.
«Lei sostiene che il professor Dalton denigri i ragazzi di colore e favoreggi le ragazze “prosperose e scollate”. Giusto?»
«Sì»
«Però della classe è l'unico a essersene accorto.»
Ivan sapeva che nessuno si sarebbe esposto, ma non avrebbe desistito. Serrò i pugni e si alzò di scatto.
«Non cederò alle intimidazioni di un pavido disposto a proteggere un parassita. Se lei non sarà in grado di fare giustizia andrò a cercarla altrove.»
Il preside sembrò intimidito, invece il professor Dalton sorrise.
«E che fai, vai dai carabinieri a raccontargli le tue storielle?»
Questa volta fu Ivan a sorridere. Aprì lo zaino ed estrasse un piccolo registratore portatile.
«Non sarò io a farlo, ci penserà la sua voce.» Schiacciò il tasto play e, quando partì la voce registrata del professore si sentì un dio: un uomo, da solo, poteva cambiare il mondo.
Ivan si sedette vicino all'avvocato che gli aveva assegnato il sindacato. Mise una mano in tasca ed estrasse lo smartphone per guardare la foto di Giulia e dei loro due figli.
Forse era stato un po' avventato, avrebbe potuto mediare con il datore di lavoro, come gli aveva suggerito Giulia, e strappare un accordo, ma era stanco di vedere quell'uomo calpestare i diritti dei lavoratori.
«Signor Gotti.» Il giudice riemerse da un plico di documenti che aveva davanti. «Abbiamo analizzato i file che ci ha inviato ma, in mancanza di un riscontro da parte dei suoi colleghi, sono costretto a respingere la sua istanza. Il signor Lupin ha tutto il diritto di licenziarla. Le ricordo che ha tempo…»
Ivan smise d'ascoltare, aveva perso. Una domanda si fece largo nella sua mente: un uomo, da solo, poteva cambiare il mondo?
Ivan rincasò e poggiò la tessera magnetica sul tavolo in cucina.
«Signor Gotti, è in ritardo con il pagamento delle utenze.»
«Grazie, ora lasciami in pace.» Quando aveva installato l'Home Control era stato tutto eccitato, ma ultimamente gli sembrava di essersi sposato di nuovo.
Sapeva di non poter pagare le bollette, si era incaponito e aveva pagato il matrimonio di Stefano, per fare un dispetto a Giulia.
Entrò in sala e schiacciò l'interruttore. La luce non si accese.
«Chiamo un elettricista?»
«Faccio da solo!» L'Intelligenza Artificiale somigliava sempre di più a Giulia.
Aprì il ripostiglio, recuperò la scala e la lampadina nuova e si posizionò sotto il lampadario.
Salì i primi tre gradini; la stanza gli girò attorno e divenne tutto buio. Perse la presa e cadde all'indietro impattando contro il pavimento.
«Chiamo un'ambulanza?»
Ivan rimase immobile con gli occhi gonfi di lacrime. Lo sapeva da sempre, ma in quel momento fu tutto più evidente: un uomo, da solo, non poteva cambiare nemmeno una lampadina.
Deglutì a fatica, era teso.
Il professore, seduto accanto al preside, lo fissava con insistenza. Cercava di intimidirlo, ma lui era un guerriero e non avrebbe ceduto.
«Signor Gotti, si rende conto che le sue accuse sono gravi?»
Ivan Annuì.
«Lei sostiene che il professor Dalton denigri i ragazzi di colore e favoreggi le ragazze “prosperose e scollate”. Giusto?»
«Sì»
«Però della classe è l'unico a essersene accorto.»
Ivan sapeva che nessuno si sarebbe esposto, ma non avrebbe desistito. Serrò i pugni e si alzò di scatto.
«Non cederò alle intimidazioni di un pavido disposto a proteggere un parassita. Se lei non sarà in grado di fare giustizia andrò a cercarla altrove.»
Il preside sembrò intimidito, invece il professor Dalton sorrise.
«E che fai, vai dai carabinieri a raccontargli le tue storielle?»
Questa volta fu Ivan a sorridere. Aprì lo zaino ed estrasse un piccolo registratore portatile.
«Non sarò io a farlo, ci penserà la sua voce.» Schiacciò il tasto play e, quando partì la voce registrata del professore si sentì un dio: un uomo, da solo, poteva cambiare il mondo.
Ivan si sedette vicino all'avvocato che gli aveva assegnato il sindacato. Mise una mano in tasca ed estrasse lo smartphone per guardare la foto di Giulia e dei loro due figli.
Forse era stato un po' avventato, avrebbe potuto mediare con il datore di lavoro, come gli aveva suggerito Giulia, e strappare un accordo, ma era stanco di vedere quell'uomo calpestare i diritti dei lavoratori.
«Signor Gotti.» Il giudice riemerse da un plico di documenti che aveva davanti. «Abbiamo analizzato i file che ci ha inviato ma, in mancanza di un riscontro da parte dei suoi colleghi, sono costretto a respingere la sua istanza. Il signor Lupin ha tutto il diritto di licenziarla. Le ricordo che ha tempo…»
Ivan smise d'ascoltare, aveva perso. Una domanda si fece largo nella sua mente: un uomo, da solo, poteva cambiare il mondo?
Ivan rincasò e poggiò la tessera magnetica sul tavolo in cucina.
«Signor Gotti, è in ritardo con il pagamento delle utenze.»
«Grazie, ora lasciami in pace.» Quando aveva installato l'Home Control era stato tutto eccitato, ma ultimamente gli sembrava di essersi sposato di nuovo.
Sapeva di non poter pagare le bollette, si era incaponito e aveva pagato il matrimonio di Stefano, per fare un dispetto a Giulia.
Entrò in sala e schiacciò l'interruttore. La luce non si accese.
«Chiamo un elettricista?»
«Faccio da solo!» L'Intelligenza Artificiale somigliava sempre di più a Giulia.
Aprì il ripostiglio, recuperò la scala e la lampadina nuova e si posizionò sotto il lampadario.
Salì i primi tre gradini; la stanza gli girò attorno e divenne tutto buio. Perse la presa e cadde all'indietro impattando contro il pavimento.
«Chiamo un'ambulanza?»
Ivan rimase immobile con gli occhi gonfi di lacrime. Lo sapeva da sempre, ma in quel momento fu tutto più evidente: un uomo, da solo, non poteva cambiare nemmeno una lampadina.