La casa - LordMax
Inviato: martedì 16 maggio 2017, 0:09
“Veramente? Vuoi veramente entrare là?” chiede Anna.
“Certo” risponde Giorgio con occhi luccicanti.
“E poi vuoi mettere? Potremmo trovare un fantasma, qualche segreto dimenticato, un tesoro. Siamo o no il club del mistero?” continua Maria.
I tre si guardano per un istante e ridono.
Maria prende Anna sottobraccio e la trascina lontano. Parlottano e ridono. Giorgio prende appunti.
“Stivali, occhiali, torce, macchina fotografica, app per ultrasuoni, per campi magnetici, sensore di movimento” Maria guarda Giorgio “c’è tutto?”
“Direi di sì.”
“Voi siete strani forte. Vi credete Ghostbuster? Io pensavo saremmo andati a berci una birra sulle scale, siete proprio fissati” dice Anna mentre scuote la testa.
“Tutti per uno…” dice Maria allungando la mano verso gli amici.
“Uno per tutti” risponde con forza Giorgio mentre posa la mano sopra quella dell’amica.
Anna sorride e poi aggiunge la sua sulle altre.
La casa è tetra, abbandonata da anni, finestre rotte, porta staccata dai cardini, un gradino per entrare, proprio come nei film.
Intorno poche case distanti fra loro come in tutte le periferie.
I tre salgono sul gradino, si guardano intorno, si stringono le mani, le torce illuminano parti di muro graffiato dal tempo.
Giorgio gioca con la torcia fingendosi jedi.
“Smettila scemo” dice Anna.
“Mano alle app. Io i campi magnetici, Anna gli ultrasuoni, tu il movimento. Sottovoce, non urlate. Io ho la macchina foto” comanda Maria.
Giorgio fa il saluto militare e entra.
Anna dietro di lui annusa l’aria stantia e polverosa “Eeeeh, che schifo! Ma è pieno di cacche di gatti” dice mentre illumina alcuni resti.
“Gatti? Magari sono stati i fantasmi” ride Maria mentre illumina una porta più avanti.
“Ssssht, zitte. Il sensore ha captato qualcosa. Ha fatto un guizzo” dice Giorgio mentre scandaglia le pareti con la torcia.
Un lieve ronzio dal cellulare di Anna la fa sobbalzare “Anche il mio. Qui! Guardate! L’ago indica davanti a noi. Proprio là” indicando una stanza.
“Andiamo. Giorgio fai strada, lentamente” ordina Maria mentre muove il suo smartphone.
Si muovono lenti, in fila, passo dopo passo. Giorgio illumina il corridoio, il suo smartphone ha un quadrante verde scuro che pulsa.
Anna si avvicina, poco prima di entrare nella stanza gli prende la mano, stringe, forte.
Entrano nella stanza, spoglia, polverosa.
“Là!!” quasi urla Anna indicando il lato opposto.
Una leggera luce, fioca, filtra da sotto la porta.
Giorgio muove lo smartphone, questo inizia a pulsare più veloce.
Il ronzio di quello di Anna aumenta di intensità, quello che Maria emette lampi di luce bianca.
“Ok ci siamo. È lì. Voi alla porta io passo dall’altro lato” dice Maria toccando la spalla di Anna.
“Ma sei scema?” dice Anna guardandola “Non ci si deve mai dividere”
“Voi aprite da qui io dall’altro lato e faccio le foto. Se c’è qualcosa che non ci piace scappiamo” risponde mentre si incammina.
Giorgio stringe la mano di Anna, le sorride “ha ragione. Andiamo”
Anna gli stringe la mano con forza mentre Giorgio apre la porta. Prima lentamente poi la spalanca.
Una tavola apparecchiata con due candelieri accesi accoglie i due ragazzi.
“Non sapevo come chiedertelo. Vuoi cenare con me?”
“Certo” risponde Giorgio con occhi luccicanti.
“E poi vuoi mettere? Potremmo trovare un fantasma, qualche segreto dimenticato, un tesoro. Siamo o no il club del mistero?” continua Maria.
I tre si guardano per un istante e ridono.
Maria prende Anna sottobraccio e la trascina lontano. Parlottano e ridono. Giorgio prende appunti.
“Stivali, occhiali, torce, macchina fotografica, app per ultrasuoni, per campi magnetici, sensore di movimento” Maria guarda Giorgio “c’è tutto?”
“Direi di sì.”
“Voi siete strani forte. Vi credete Ghostbuster? Io pensavo saremmo andati a berci una birra sulle scale, siete proprio fissati” dice Anna mentre scuote la testa.
“Tutti per uno…” dice Maria allungando la mano verso gli amici.
“Uno per tutti” risponde con forza Giorgio mentre posa la mano sopra quella dell’amica.
Anna sorride e poi aggiunge la sua sulle altre.
La casa è tetra, abbandonata da anni, finestre rotte, porta staccata dai cardini, un gradino per entrare, proprio come nei film.
Intorno poche case distanti fra loro come in tutte le periferie.
I tre salgono sul gradino, si guardano intorno, si stringono le mani, le torce illuminano parti di muro graffiato dal tempo.
Giorgio gioca con la torcia fingendosi jedi.
“Smettila scemo” dice Anna.
“Mano alle app. Io i campi magnetici, Anna gli ultrasuoni, tu il movimento. Sottovoce, non urlate. Io ho la macchina foto” comanda Maria.
Giorgio fa il saluto militare e entra.
Anna dietro di lui annusa l’aria stantia e polverosa “Eeeeh, che schifo! Ma è pieno di cacche di gatti” dice mentre illumina alcuni resti.
“Gatti? Magari sono stati i fantasmi” ride Maria mentre illumina una porta più avanti.
“Ssssht, zitte. Il sensore ha captato qualcosa. Ha fatto un guizzo” dice Giorgio mentre scandaglia le pareti con la torcia.
Un lieve ronzio dal cellulare di Anna la fa sobbalzare “Anche il mio. Qui! Guardate! L’ago indica davanti a noi. Proprio là” indicando una stanza.
“Andiamo. Giorgio fai strada, lentamente” ordina Maria mentre muove il suo smartphone.
Si muovono lenti, in fila, passo dopo passo. Giorgio illumina il corridoio, il suo smartphone ha un quadrante verde scuro che pulsa.
Anna si avvicina, poco prima di entrare nella stanza gli prende la mano, stringe, forte.
Entrano nella stanza, spoglia, polverosa.
“Là!!” quasi urla Anna indicando il lato opposto.
Una leggera luce, fioca, filtra da sotto la porta.
Giorgio muove lo smartphone, questo inizia a pulsare più veloce.
Il ronzio di quello di Anna aumenta di intensità, quello che Maria emette lampi di luce bianca.
“Ok ci siamo. È lì. Voi alla porta io passo dall’altro lato” dice Maria toccando la spalla di Anna.
“Ma sei scema?” dice Anna guardandola “Non ci si deve mai dividere”
“Voi aprite da qui io dall’altro lato e faccio le foto. Se c’è qualcosa che non ci piace scappiamo” risponde mentre si incammina.
Giorgio stringe la mano di Anna, le sorride “ha ragione. Andiamo”
Anna gli stringe la mano con forza mentre Giorgio apre la porta. Prima lentamente poi la spalanca.
Una tavola apparecchiata con due candelieri accesi accoglie i due ragazzi.
“Non sapevo come chiedertelo. Vuoi cenare con me?”