La classifica e i commenti di Daniele Picciuti

Regole speciali per la CENTESIMA di Minuti Contati!
Lunedì 12 giugno: DELLA ROSSA NIGHT
Mercoledì 14 giugno: FRASCELLA NIGHT
Lunedì 19 giugno: BERTINO NIGHT
Una serata per ogni Campione di MC (manca Bommarito causa impegni). Si potrà decidere di partecipare a una sola serata, a due o a tutte tre. Ogni Campione potrà partecipare alle serate degli altri Campioni. Ogni serata sarà trattata come edizione a se stante (quindi i racconti non verranno mischiati) e i partecipanti di ogni serata avranno una settimana di tempo per consegnare commenti e classifica. Ogni serata avrà divisione in gruppi in caso di superamento dei 13 partecipanti. Al termine della settimana di commenti e classifiche, a qualle degli autori si aggiungerà quella del Campione della serata e i migliori di ogni serata verranno raggruppati in un gruppone finale e commentati dagli autori (volontari) che non avranno ottenuto l'accesso alla finale e da guest (volontarie, tra quelle che hanno dato vita alla Quarta e alla Quinta Era). Sarà possibile accedere al Gruppo Finale con più di un racconto. Il vincitore del Gruppo Finale sarà dichiarato CAMPIONE DELLA CENTESIMA EDIZIONE.

Questa CENTESIMA EDIZIONE non sarà considerata come tappa della Quinta Era, bensì come PRIMA TAPPA del circuito de LO SCRITTORE DELL'ESTATE 2017.
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La classifica e i commenti di Daniele Picciuti

Messaggio#1 » martedì 4 luglio 2017, 11:37

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Al principio fu... Daniele Picciuti. Fu proprio lui nell'ormai lontano 2009 ad avere l'idea di Minuti Contati e a gestirlo per i primi anni della sua esistenza. E fu di nuovo lui che, quando la prima casa di MC (il Forum di Edizioni XII) venne a mancare, ospitò il Contest più veloce del web sul suo forum, quello di Nero Café.

QUI potete trovare l'intervista che il nostro Spartaco gli fece nel febbraio del 2016.
QUI, invece, potete trovare il racconto con cui si aggiudicò la Baraldi Edition, l'edizione in singola giornata che ha fatto registrare il maggior numero di partecipanti nella storia di Minuti Contati.

Di seguito i suoi commenti a tutti e quindici i finalisti di questa CENTESIMA EDIZIONE e in fondo la classifica.



COMMENTI

Sul gradino, di Ambra Stancampiano
Forma buona, stile semplice ma efficace, atmosfera di periferia resa nel modo giusto. La storia in sé langue, sebbene si subodori un racconto di formazione, di crescita (interiore e non solo) del protagonista, ma è tutto troppo vago. Il segreto che rivelerà mai a nessuno avrebbe potuto fare la differenza, dare una svolta/interpretazione a chiave, ma il mancato svelamento del suddetto segreto inficia anche questa possibilità. Nel complesso sembra mancare qualcosa.

Il generale in barca, di Andrea Partiti
Forma da migliorare, molte ripetizioni e frasi fastidiosamente in rima tra loro, stile non molto accattivante. Pochi dettagli d'ambiente se si eccettua la struttura della barca e le canne in acqua, invece si eccede nel dettaglio delle azioni che riguardano la pesca in sé; la storia non decolla, l'intenzione nella sfida uomo-pesce, cacciatore-preda rimane un po' ferma al palo, sarebbe stato bello far emergere un po' di questo personaggio, questo generale di cui non sappiamo nulla alla fine, magari attraverso flashback della guerra (ad esempio la sfida con il pesce poteva essere paragonata, nella sua mente, a un'altra con un soldato nemico, per dire). La storia in sé risulta poco soddisfacente.

Dettagli, di Sara Tirabassi
Stile discreto, accattivante, forma buona. La storia in sé è un po' un'accozzaglia di situazioni, pensieri e sensazioni che si susseguono senza molto senso. Questo andare a destra e sinistra è ridondante e poteva essere gestito meglio. La frase finale detta da – chi? - qualcuno dovrebbe far intendere che tutto quanto osservato finora sia avvenuto perché il soggetto protagonista era chiuso fuori. Vuole forzare un sorriso che, personalmente, è rimasto una smorfia di avvilimento. Nel complesso decente, ma resta un'occasione sprecata.

Il cacciatore di sguardi, di Raffaele Marra
Buon racconto, lo stile e la forma sono apprezzabili e la storia si regge sulle sue gambe. Viaggiamo insieme al protagonista tra le strade e gli sguardi della città, si percepisce il suo isolamento, la malinconia, la solitudine. Per questo, ottimo lavoro. Il finale a chiave – ce lo aspettiamo e, grazie al cielo, arriva – funziona nel modo giusto. Nel complesso è un buon racconto, che mette anche quel giusto brividino addosso.

La vita nonostante, di Maurizio Bertino
Questo racconto è un grande minestrone da cui emerge a fatica un sapore definito, fatico a comprendere le intenzioni dell'autore. Si parla di uccisioni, sperimentazioni, potrebbe essere un futuro o una discronia, la malattia di cui si parla alla fine dovrebbe spiegare qualcosa? Io non credo, poiché non mi pare si incastri con i discorsi fatti prima. La malattia della moglie... qual era? Come è stata curata? Che importanza ha nella storia? Le ranocchie come si collocano? Alla fine viene menzionata la “lesbicite acuta”, tuttavia non riesco a inserirla logicamente nella storia letta fin lì. No, troppe domande e poche risposte. Caotico.

Troppo visibile, di Fernando Nappo
Strano è strano, questo racconto. Intanto non viene spiegato come e perché Roberto possa sparire o riapparire a piacimento. E' l'uomo invisibile? Un supereroe? Siamo su un altro pianeta? Nel contesto finale potrebbe non essere così importante ma, trattandosi di un racconto breve, la “trasparenza” è tutto. Oppure, se ermetico, dev’essere talmente forte da non rendere necessaria la domanda. Capisco – credo – le intenzioni dell'autore, sul visibile/invisibile, tema sociale di una certa rilevanza. Credo però che la storia avrebbe funzionato meglio con un background più logico. Forma e Stile discreti.

Versioni, di Riccardo Rossi
Dunque non sono certo di aver compreso il senso alla fine... il computer alterquantico ERA lei che faceva il puzzle e il puzzle la nuova realtà? E in questo caso dov'è la vera “lei”? O l'operatore era il computer? Quando ti imbatti in un racconto non chiaro non si può semplicemente affidarsi alla forma e allo stile, qui semplici ma buoni. In un racconto così corto, perché vada a segno, ci deve essere la chiarezza necessaria alla sua comprensione. E, se si vuole lasciare il dubbio in chi legge, devono almeno essere chiare le alternative. Nel complesso, da migliorare.

Lag, di Eleonora Rossetti
Peccato, questo racconto ha un'ottima idea alla radice che però ritengo non sia stata sfruttata appieno. Fin dal titolo e dalle prime righe, intanto, si capisce che questo lag farà restare male qualcuno. E poi, con il parto, si intuisce cosa accadrà... e però, poi? Il racconto si spegne in modo indolore, senza consegnare al lettore una svolta, un brivido, una sorpresa. Tutto è fin da subitoun po' troppo telefonato. Nel complesso, mi è piaciuto, ma ho avvertito un'impressione di incompiutezza.

Camera 303, di Erika Adale
La divisione a metà del racconto lo spezza forse un po' troppo. Sembra mancare una terza parte, la chiusura del cerchio. Apprezzabile comunque l'accostamento delle due “realtà”, forma e stile buoni – è okay anche il passaggio da seconda a terza persona nel cambio di punto di vista e di realtà – tuttavia avrei cercato di far quadrare in qualche modo le due prospettive, in modo che alla fine vi fosse un'inquadratura esterna in grado di far collimare sanità e follia (magari anche scambiarle? Ma qui forse esagero io). Nel complesso discreto.

Assenza, di Viviana Tenga
Carino, davvero, racconto che segue una linea retta e, in ultimo, fa quadrare le cose nel modo giusto, insinuando persino un sottile brivido lungo la schiena. La forma è buona, lo stile semplice ma adeguato alla storia, c'è la giusta gestione del ritmo, dando al lettore la sensazione di navigare in acque calme ma che, di punto in bianco, potrebbero travolgerti. Nel poco spazio a disposizione il racconto riesce a reggersi sulle sue gambe.

Il grande inquisitore, di Giuseppe De Micheli
Racconto abbastanza netto, che ha una direzione ben precisa e vi arriva senza indugio. Forma da migliorare, in alcuni punti, stile sornione che poi sferza in frasi più aggressive, un po' come la stessa frusta. Resta da vedere se sia coerente, ovvero se una persona possa davvero autoflagellarsi fino alla morte in questo modo, in ciò emerge l'ombra del dubbio, a mio parere. Credo che, a un certo punto, il dolore privi dei sensi impedendo un suicidio sotto auto-tortura. Se l'intenzione era di virare invece verso il grottesco, giustificando l'irrealizzabilità della cosa, ritengo che si sarebbe dovuto dare altri cenni in questa direzione durante lo svolgimento, cosa che non avviene. Nel complesso discreto, ma con riserve.

Non dovevi farlo, di Giancarmine Trotta
Racconto che mi fa storcere il naso. La violenza fine a se stessa non è esattamente tra i contenuti che preferisco e, non trovando un finale a chiave – che lei è in cinta viene detto nel penultimo blocco, lasciando l'ultima parte un po' inutile, giacché ripete quando già appreso – la chiusura della vicenda non lascia di che riflettere. Lì serviva qualcosa di più, occorreva se non altro far capire perché il soggetto ne “parla” ora, dopo che sono passati anni. Poteva essere qualsiasi cosa, un permesso di uscita, la fine dell'ergastolo, una finta redenzione, qualsiasi cosa avrebbe potuto dare una chiusura sia nel male che nel bene, mentre ci ritroviamo a dire: ok, è un pazzo assassino, e...? Nel complesso, manca qualcosa.

Non Safe For Witches, di Mario Pacchiarotti
Questo racconto funziona, ha una prima parte solida, forte, che imposta il lettore a pensare in un certo modo dandogli le prospettive su faccia cosa e perché, ma, nella seconda, ecco la sorpresa, la svolta che cambia quel pensiero che ormai aveva preso forma. Le gambe caprine sono tutto, basta poco a far funzionare una storia. Forma da migliorare, specie sulla punteggiatura, stile buono. Nel complesso un racconto che sta in piedi.

Il male assoluto, di Marco Roncaccia
No, direi che non ci siamo. Innanzitutto lo stile così frammentario – praticamente una frase ogni riga – rende la lettura fastidiosa. Bisogna sapere centellinare l'uso di frasi brevi – e ancor di più quelle brevissime, e ancor di più se, oltre che brevissime, reiterano gli stessi concetti – per dare il giusto ritmo al racconto, e dare il giusto peso a quella brevità, altrimenti è come il tic tac di un orologio, dopo un po' non si sopporta. Il finale chiude il cerchio, ma il problema qui è che si fatica a fare tutto il giro, ragion per cui ritengo sia un lavoro da revisionare. La forma patisce qualche virgola nel posto sbagliato.

Un nuovo inizio, di Roberto Romanelli
Non male, buona l'idea della trasposizione della favola di Peter Pan nel futuro, una commistione interessante che merita una menzione. La forma mi sembra discreta, stile e ritmo gestiti nel modo giusto, unico neo il fatto che di Peter Pan, alla fine, non vi sia neanche l'ombra. Se ne parla ma non si vede mai, e non è chiaro neppure se alla fine il Capitano l'abbia affrontato o debba ancora farlo; capisco che sia una scelta esplicita dell'autore, ma lascia un tantino con l'acquolina in bocca, come quando si sta guardando la foto di un buon piatto senza avercelo realmente a portata. Ritengo comunque che sia un buon lavoro.

CLASSIFICA

1) ASSENZA
2) NOT SAFE FOR WITCHES
3) UN NUOVO INIZIO
4) IL CACCIATORE DI SGUARDI
5) CAMERA 303
6) LAG
7) VERSIONI
8) IL GRANDE INQUISITORE
9) DETTAGLI
10) TROPPO VISIBILE
11) SUL GRADINO
12) IL GENERALE IN BARCA
13) LA VITA NONOSTANTE
14) NON DOVEVI FARLO
15) IL MALE ASSOLUTO



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