La classifica e i commenti di Francesco Troccoli

Regole speciali per la CENTESIMA di Minuti Contati!
Lunedì 12 giugno: DELLA ROSSA NIGHT
Mercoledì 14 giugno: FRASCELLA NIGHT
Lunedì 19 giugno: BERTINO NIGHT
Una serata per ogni Campione di MC (manca Bommarito causa impegni). Si potrà decidere di partecipare a una sola serata, a due o a tutte tre. Ogni Campione potrà partecipare alle serate degli altri Campioni. Ogni serata sarà trattata come edizione a se stante (quindi i racconti non verranno mischiati) e i partecipanti di ogni serata avranno una settimana di tempo per consegnare commenti e classifica. Ogni serata avrà divisione in gruppi in caso di superamento dei 13 partecipanti. Al termine della settimana di commenti e classifiche, a qualle degli autori si aggiungerà quella del Campione della serata e i migliori di ogni serata verranno raggruppati in un gruppone finale e commentati dagli autori (volontari) che non avranno ottenuto l'accesso alla finale e da guest (volontarie, tra quelle che hanno dato vita alla Quarta e alla Quinta Era). Sarà possibile accedere al Gruppo Finale con più di un racconto. Il vincitore del Gruppo Finale sarà dichiarato CAMPIONE DELLA CENTESIMA EDIZIONE.

Questa CENTESIMA EDIZIONE non sarà considerata come tappa della Quinta Era, bensì come PRIMA TAPPA del circuito de LO SCRITTORE DELL'ESTATE 2017.
Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

La classifica e i commenti di Francesco Troccoli

Messaggio#1 » martedì 18 luglio 2017, 12:17

Immagine

Francesco Troccoli è stato guest star della NOVANTUNESIMA Edizione di Minuti Contati.

"Dopo tanti anni da dirigente in una multinazionale, era ora di smettere. Durante la mia vita “precedente” ho imparato molto, ho conosciuto molti amici e soprattutto ho potuto viaggiare, cosa che adoro. Ma con gli anni sono cambiato, e continuare a dedicare la maggior parte del mio tempo a una struttura orientata esclusivamente al profitto, in un sistema caratterizzato da una pressione commerciale e da una competizione in vorticosa accelerazione, non mi avrebbe permesso di restare me stesso.
E così, me ne sono andato.
Dal duemilaotto traduco scienza (e narrativa, ogni volta che posso) e, soprattutto, scrivo.
Il mio romanzo d’esordio, “Ferro Sette” (2012), è ambientato in un mondo in cui gli esseri umani hanno dimenticato cosa sia il Sonno. Perché nel loro mondo il Sonno, e i sogni, non esistono più. Di giorno, come di notte, l’obiettivo dell’esistenza è uno solo: lavorare senza sosta, produrre il più possibile, sfruttare ogni risorsa disponibile, fino all’ultimo grammo.
Ti sembra fantascienza?
Secondo me è una storia che, a ben guardare, potrebbe interessare chiunque. Se pensi che sia anche la tua, forse sei arrivato nel posto giusto.
Nel mio “universo immaginario” l’essere umano si è evoluto (o involuto?) in una direzione che ha privilegiato la razionalità, la tecnologia e l’economia. Tutto ciò che non è utile alla declinazione di queste dimensioni è stato penalizzato, se non soppresso. Fantasia, cultura, letteratura, immaginazione, sono parole estinte oppure sono diventate orfane del loro significato d’origine. Lo stesso vale per il Sonno, e per i sogni. Il corteggiamento avviene solo fra pianeti, l’arte è il mestiere dei minatori o dei fabbricanti d’armi; sogno è sinonimo di utopia e… il Sonno non serve più a nulla.
Ma un gruppo di donne e uomini coraggiosi, al seguito di un Uomo forte, appassionato, che conosce la storia umana, si decide a ribellarsi. È una piccola comunità e popola una delle dozzine di miniere che costellano il sottosuolo di un lontano pianeta sfruttato in modo intensivo, depredato di ogni risorsa. Le Donne e gli Uomini di Ferro Sette hanno imparato a dormire, a sognare, a vivere. E sono diventati più forti. L’uomo alla guida dei minatori rivoltosi diventa presto il nemico numero uno del Governo che, per stanarlo dal covo, invia sulle sue tracce un cacciatore di taglie.
Ma i due, un tempo, erano amici.
I romanzi “Ferro Sette” e “Falsi dèi”, pubblicati nel 2012 e 2013, hanno avuto un successo tale da trovare oggi nuova pubblicazione come e-book.
Il terzo romanzo, “Mondi senza tempo”, capitolo finale della storia, è stato pubblicato a maggio del 2016.
Benvenuti nella saga dell’Universo Insonne." (tratto dal suo SITO)

QUI potete trovare l'intervista che ha rilasciato a Spartaco in occasione dell'edizione che l'ha visto come guest star.

QUI potete trovare un'altra sua recente intervista.

A seguire, i suoi commenti ai finalisti della CENTESIMA e a chiudere la sua classifica.


COMMENTI

Sul gradino, di Ambra Stancampiano
Una storia che dura una vita, in cui sembra che la sola cosa a cambiare, ad accadere, sia quella che, nel finale, l'autore non rivela. L'ho trovato un po' ermetico; va bene che il lettore ci deve mettere del suo, ma qui gli si chiede di metterci un po' troppo. Buoni l'atmosfera di attesa e il ritmo "calmo".

Il generale in barca, di Andrea Partiti
Scritto molto bene, ti porta in barca con sé, fra onde lente e ombre lunghe, e una sua poesia, con echi di Hemingway.

Dettagli, di Sara Tirabassi
...che però non si compongono (o si fatica a comporre) in un quadro d'insieme, e restano "autonomi". Tratteggi, pennellate, che però restano uno schizzo e non raggiungono la completezza del racconto. Sperimentale.

Il cacciatore di sguardi, di Raffaele Marra
Il riscatto del sorriso finale di una donna che, senza saperlo, salva dal gesto estremo viene ridotto a dettaglio, o poco più. Se la vita vale così poco per chi la vive, il pensiero del suicidio è un capriccio freddo, così come rinunciarvi. Trovo "poco narrante" una storia di malattia mentale, anche se questa lo è più di altre. Cupo.

La vita nonostante, di Maurizio Bertino
Rappresentazione della freddezza esistenziale di un padre amorevole che fa però sua la disumanità della società intorno: l'ambivalenza della borghesia di un Reich. Trovo un po' debole il modo in cui è sviluppato il nesso fra questo futuro distopico e la malattia della piccola protagonista, e di riflesso fra la prima e la seconda parte della storia.

Troppo visibile, di Fernando Nappo
Un paradosso giocato bene, ruotando intorno alla citazione di H. G. Wells. Si diventa visibili solo quando ci si sottrae alla massa, quando si ha il coraggio di ribellarsi con un sano annullamento del proprio aspetto esteriore. E poi, per ritrovare l'equilibrio, si finge la resa tornando ad "apparire", come gli altri ci vogliono. Acuto.

Versioni, di Riccardo Rossi
Gli echi de "La falce dei cieli" di Ursula Le Guin sembrano uscire dalle righe di un racconto che ripropone in chiave fantastica il potere modificatore insito nel rapporto di psicoterapia, qui ridotto (come purtroppo accade spesso,nella realtà) a un soliloquio con scarso interesse dell'operatore (giusto chiamarlo così perché ha evidentemente abdicato alla funzione di medico) per gli esiti della paziente. A mio parere l'idea è buona, lo sviluppo espressivo lo è meno.

Lag, di Eleonora Rossetti

Una buona capacità di tenere la tensione narrativa pur in così poche righe viene però risolta in una vicenda di morte in differita, che alla fine dei conti nuoce all'originalità trasformando tutto in un facile dramma, anche se in quei dodici minuti di viaggio delle parole nello spazio è racchiusa una gioia effimera. Doloroso.

Camera 303, di Erika Adale
Confesso: non l'ho capito. Come lettore ho bisogno di chiarezza e non riesco a trovare nessi narrativi fra le due parti, per cui mi sfugge il senso d'insieme, al di là di un sentore di fallimento esistenziale che serpeggia minaccioso attraverso il racconto. L'immagine nel finale, se non fosse sintomo di malattia mentale, sarebbe bella.

Assenza, di Viviana Tenga
L'assenza fisica che non diventa interiore e viene quindi declinata come dimensione che scatena la riappropriazione di un rapporto del passato, una reazione di rifiuto sana con una separazione e un nuovo inizio. Pochi istanti per cambiare una vita. Bella anche l'idea dell'appello in classe, a scandire le fasi della narrazione. Sospetto che l'autore sia un'autrice e, se non è così, ha a maggior ragione il mio plauso.

Il grande inquisitore, di Giuseppe De Micheli
Lo stile sfarzoso della narrazione suona un po' troppo celebrativo, ridondante, rispetto a una vicenda che ha quasi un tono comico, che però dubito fosse nelle intenzioni dell'autore. Un linguaggio aulico intonato al periodo ma non alla sostanza della storia. Non mi convince.

Non dovevi farlo, di Giancarmine Trotta
È facile tramortire il lettore con colpi bassi, a forza di sangue, odio, violenza. Visto e rivisto, nessuna storia. Nella malattia mentale non c'è narrazione. Basta guardare il telegiornale in questi giorni traboccanti di femminicidi. Francamente mi lascia perplesso.

Not safe for witches, di Mario Pacchiarotti

Non molto originale, ha però il merito di evidenziare il plurimillenariodoppiopesismo della morale cattolica. Salvo citazioni che non siano non di mia conoscenza stona, a mio avviso, il titolo in inglese, poco adatto all'epoca e al contesto.

Il male assoluto, di Marco Roncaccia
Per questa rappresentazione della follia il titolo corretto sarebbe stato "malattia mentale ormai incurabile". Anche in questo caso l'(ab)uso della violenza è facile strumento per colpire il lettore, ma a mio avviso senza raccontargli nulla.

Un nuovo inizio, di Roberto Romanelli
Francamente, di questa versione dark fantasy di Peter Pan ho capito poco... mi appello al primo diritto del lettore, ovvero, alla chiarezza. Non amo lo splatter, anche se solo adombrato.

CLASSIFICA

1 ASSENZA
2 IL GENERALE IN BARCA
3 TROPPO VISIBILE
4 SUL GRADINO
5 VERSIONI
6 LAG
7 NOT SAFE FOR WITCHES
8 LA VITA NONOSTANTE
9 CAMERA 303
10 DETTAGLI
11 IL GRANDE INQUISITORE
12 IL CACCIATORE DI SGUARDI
13 UN NUOVO INIZIO
14 IL MALE ASSOLUTO
15 NON DOVEVI FARLO



Torna a “100° Edizione - LA CENTESIMA EDIZIONE”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite