La gioia del Silenzio

Appuntamento a lunedì 12 giugno alle ore 21 con il tema di Alberto Della Rossa, Campione della Quarta Era di Minuti Contati. Chi vorrà partecipare avrà tempo fino all'una di notte per postare un racconto di massimo 3000 caratteri spazi inclusi incentrato su quel tema.

NB: la partecipazione alla Della Rossa Night non preclude la partecipazione alla Frascella Night e alla Bertino Night. Volendo, si può partecipare anche a tutte e tre!
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Eugene Fitzherbert
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La gioia del Silenzio

Messaggio#1 » martedì 13 giugno 2017, 0:54

La gioia del Silenzio
di Eugene Fithzerbert

Fisso il telefono, un modello antico, di quelli a conchiglia, grigio e consumato agli angoli per tutti i mesi che è passato di mano in mano. Ai vostri occhi potrei sembrare un po’ singolare, mentre lo imploro con lo sguardo di non suonare ma il mutismo controllato di questo pezzo di plastica rende il mio pomeriggio quasi passabile, un minuto dopo l’altro. E non potete immaginare di quanto mi piacerebbe avere un pomeriggio passabile!

Ci sono delle volte in cui questo telefono non smette mai di squillare e se ho un bel po’ di capelli bianchi in testa lo devo anche a lui. Il trillo modulato che di solito si inerpica dalla tasca per risalire fino alle orecchie mi ha talmente condizionato che, se lo sento fuori da qui, avverto il mio cuore saltare un battito, per poi riprendere dopo un rimbalzo in gola, come di scuse.
Se sono schiavo di questo rumore elettronico, vintage, c’è un motivo. Da quel telefono può venir fuori ogni sorta di tragedia, al di là di ogni immaginazione. Perché ormai sono convinto che c’è un solo limite alla fantasia ed è la realtà stessa.
Potrei raccontarvi di quella volta che metà scuola superiore saltò in aria per colpa di un pazzo fottuto, armato di bombole del gas e chiodi. Fu una mattinata surreale, con la sensazione straniante di un film di guerra piombatomi addosso lacerando la realtà e scaraventandomi in un incubo da cui speravo di svegliarmi quanto prima. E invece, man mano che realizzavo che tutto era vero e tangibile, cominciavo a sperare di rimanere il più sveglio possibile, perché con il sonno sarebbero arrivate le visite: la ragazza senza un braccio spirata fissandomi mentre le siringavo sacche su sacche di sangue. O quella sospesa tra la vita e la morte in sala operatoria, con uno squarcio dal torace all’inguine. E allora forse era meglio non addormentarsi, perché sapevo che il primo suono che avrebbe tormentato i miei sogni non sarebbero state le urla, le sirene, gli ordini strillati, ma quel maledetto telefono, quel suono così comune trasformato in un preludio di morte.

Adesso guardatemi mentre apro lo sportellino del cellulare per vedere se il display funziona, se c’è campo, se c’è abbastanza batteria. Perché quattro ore senza uno squillo sono troppe, e forse c’è qualcosa che non va, ché tutto questo silenzio è inconcepibile: sono in un ospedale e le cose accadono di continuo.
Ritorno alla prima volta in cui quel telefono mi ha fatto veramente male: la corsa verso il reparto di pediatria e poi tutta la violenza salvifica di un tentativo di rianimazione, la bambina violacea, e il papà disperato che le teneva le manine, l’espressione stravolta, gli occhi spenti.
Ma oggi no.
Per ora il telefono resta muto, silente, testimone auricolare delle mille tragedie che io ho vissuto per conto terzi, delle cicatrici che mi porto dentro, perché una cosa è certa: non sfido la Morte a scacchi, ma la combatto con il sudore e il sangue, di solito non il mio...
Purtroppo, alla fine, chi vince è Lei.



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antico
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#2 » martedì 13 giugno 2017, 0:57

Eugene, benvenuto! Tutto ok con i parametri, buona CENTESIMA anche a te!

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ceranu
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#3 » martedì 13 giugno 2017, 7:05

Ciao Eugene, piacere di conoscerti.
Mi piace il modo in cui hai reso angosciante l'attesa per qualcosa che alla fine non arriva. Immagino che tu sappia di cosa parli perché le sensazioni sono reali.
Personalmente ho apprezzato anche il tuo stile. Hai usato la prima persona, che non adoro, ma l'hai fatto in maniera personale e hai avuto una buona resa.
Detto questo, non capisco una cosa: il medico sta aspettando davanti un telefono, lo contattano tramite il cellulare o entrambe le cose? Può sembrare una banalità, ma il tuo racconto si sviluppa attorno a un trillo che non arriva. All'inizio ci presenti un vecchio telefono, poi aspetti il trillo sala tasca e alla fine controlli se c'è campo. I miei passaggi sono stati: telefono, cercapersone e cellulare.
Magari mi sono perso io, sicuramente manca qualcosa.
Nel complesso è un buon racconto che trasmette le emozioni per cui è nato.
Ciao e buona centesima!

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Eugene Fitzherbert
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#4 » martedì 13 giugno 2017, 17:28

ceranu ha scritto:Ciao Eugene, piacere di conoscerti.
Mi piace il modo in cui hai reso angosciante l'attesa per qualcosa che alla fine non arriva. Immagino che tu sappia di cosa parli perché le sensazioni sono reali.
Personalmente ho apprezzato anche il tuo stile. Hai usato la prima persona, che non adoro, ma l'hai fatto in maniera personale e hai avuto una buona resa.
Detto questo, non capisco una cosa: il medico sta aspettando davanti un telefono, lo contattano tramite il cellulare o entrambe le cose? Può sembrare una banalità, ma il tuo racconto si sviluppa attorno a un trillo che non arriva. All'inizio ci presenti un vecchio telefono, poi aspetti il trillo sala tasca e alla fine controlli se c'è campo. I miei passaggi sono stati: telefono, cercapersone e cellulare.
Magari mi sono perso io, sicuramente manca qualcosa.
Nel complesso è un buon racconto che trasmette le emozioni per cui è nato.
Ciao e buona centesima!


Ciao, Ceranu
innanzitutto, grazie per aver letto il racconto fino alla fine e ancora più grazie per i complimenti, che fanno sempre bene. Ti confesso che ho scelto la prima persona per una questione pragmatica: si usano meno caratteri quando si coniugano i verbi ed è più accettato raccontare al presente...
Veniamo al nodo del discorso: in realtà è sempre lo stesso telefonino descritto a inizio racconto, un vecchio Nokia a conchiglia (il modello precedente a quello in foto!), di quelli di una volta, talmente vintage da essere consumato e scolorito, passato di mano in mano al cambio guardia. Per non ripetere in continuazione 'telefono', mi sono affidato a sineddochi purtroppo non molto riuscite, così da isolare solo il trillo o il display. Mi spiace che la cosa sia risultata poco felice. Sicuramente alla fine di questa sessione, lo correggerò!
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ceranu
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#5 » martedì 13 giugno 2017, 18:23

Svelato l'arcano. Il vero problema è la mia "vecchiaia". Quando parli di antico telefono grigio la mia mente esclude tutto e propone una sola immagine:
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Probabilmente sarebbe bastato chiamarlo telefonino la prima volta per dissipare ogni equivoco.

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patty.barale
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#6 » mercoledì 14 giugno 2017, 16:15

In una vita vissuta sul filo dell’emergenza, quattro ore di calma piatta possono parere talmente surreali da portare a dubitare del funzionamento dei mezzi di comunicazione…
Racconto interessante che rende bene l’angoscia che riempie l’attesa, la pace funestata dai fantasmi del vissuto.
Ammetto che scorrendo il post mi sono saltate agli occhi le immagini dei telefoni che avete postato e quindi mi associo alla vecchiaia di Ceranu: anche io leggendo le prime righe ho pensato al telefono fisso con cui sono cresciuta (mi rendo conto che per le nuove generazioni il telefono è solo uno, il cellulare…)
Bella la citazione cinematografica finale…
In complesso il racconto mi è piaciuto.

Piccola correzione da maestrina cagacazzi:

E non potete immaginare di quanto mi piacerebbe avere un pomeriggio passabile!


quel di... meglio fagocirtarlo!

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Peter7413
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#7 » mercoledì 14 giugno 2017, 16:41

Non ho avuto problemi con il telefonino, ho avuto da subito bene in mente di cosa stessi parlando. E l'idea è buona, molto. C'è qualcosa che però mi stride nel complesso. Il focus qui è sull'attesa di una chiamata che porta con se, indirettamente, morte, quindi quel trillo diventa segnale infausto e nel tempo ha creato una sorta di psicosi nel medico. Però... Perché un telefonino così vecchio? Ok, mi rispondo io stesso mentre scrivo: perché per lui è diventato quasi sacro, un qualcosa di se stesso, ne ha bisogno e allo stesso tempo lo odia. Però questo non viene fuori dal tuo narrato, lo devo desumere concentrandomi su quelle che immagino fossero le tue intenzioni. E non va bene perché proprio quel telefonino è centrale per il tutto e non mi è sufficiente pensare che non sia tecnologico perché a quel punto mi servirebbe un'altra spiegazione sul perché di questa tua scelta e sulla sua funzione ai fini del racconto. Questo è un problema abbastanza rilevante. Poi c'è la tua scelta di concentrarti sul singolo macroevento dell'incidente nella scuola: la morte è già di per se stessa un macroevento per chi la vive, credo che il dare più importanza a tanti piccoli grandi eventi sarebbe stato più funzionale. Insomma, di sicuro una prima buona prova qui su MC perché quanto ti sei prefissato era TANTO, però è tutto ancora molto sfocato, va sistemato.

Canadria
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#8 » mercoledì 14 giugno 2017, 21:04

Ciao!
Come prima cosa, anch’io mi accodo a Francesco e a Patty nel dire che ad una prima lettura ho creduto che parlassimo di “quel” telefono grigio e quindi mi sono un po’ persa nel momento in cui il protagonista cercava campo. Alla seconda lettura, una volta chiarito che si tratta di un telefono cellulare, tutto mi è risultato più chiaro e coerente. Nonostante questo, qualcosa stona. Ogni esperienza raccontata mi sembra “troppo”. Troppo tutto insieme, troppe esperienze negative e neppure una positiva. La vita nell’emergenza è pesante, stressante, avvilente, ma a volte anche lì si riceve qualche gioia inaspettata. Insomma, il racconto è interessante ma avrei provato a spaziare di più tra gli eventi narrati.
Alla prossima!

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Eugene Fitzherbert
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#9 » giovedì 15 giugno 2017, 0:30

Innanzitutto, piacere di conoscervi tutti e grazie per aver letto il racconto. Procedo a rispondere (se posso) a tutti i vostri commenti, uno su tutti: Sto maledetto telefono! Non solo dà fastidio nella realtà, ma anche nella fantasia. Se dovessi riscrivere adesso il racconto, cambierei la parafrasi iniziale con un prosaico: NOKIA grigio a conchiglia, così tutti avrebbero visto la stessa cosa. (e avrei risparmiato caratteri...) Questo vale per tutti coloro che hanno percepito questa imprecisione. My bad, Sorry!

@Patti Barale
Ciao, Patti
Grazie per i complimenti, sono sempre corroboranti! La vita in emergenza è una vita difficile e piena di angosce che non ti lasciano quando smonti, fìdati! Purtroppo, mi sono lasciato prendere dall'ansia da prestazione e dall'incubo dei 3000 caratteri e non ho saputo trasmettere tutto fino in fondo. Mi rifarò!

@Peter
WOW! Non pensavo si potesse tirare fuori tutto questo flusso di idee dal mio racconto, ne sono sorpreso, piacevolmente sorpreso, perché tu ci hai visto cose che effettivamente io non avevo nemmeno immaginato.
In realtà è tutto molto pragmatico: la scelta del telefono è dettata da mera esperienza personale. Il cosiddetto cellulare delle emergenze è una realtà in molti ospedali e questo viene passato di mano in mano dai colleghi che si avvicendano nei turni. Questo spiega il fatto che abbia gli angoli levigati e la plastica consumata. Poi è u modello vecchio perché quello comprano le ASL, sempre in ristrettezze.
Per venire al tuo secondo punto, le memorie del protagonista passano per l'evento tremendo della bomba a scuola e poi in seconda battuta, nel finale, quando forse il turno sta per finire, emerge il ricordo della prima tragedia associata a quel telefonino che coinvolgeva la perdita di un bambino.
Certo ammetto, che evidentemente è sbilanciato verso l'evento bomba e questo mi spiace. Gran parte di questo è conseguente al lavoro di taglio che ho dovuto fare in fase di riscrittura. Sigh...

@Canadria
Capisco bene il tuo punto di vista, ma ti faccio presente una cosa che (MI MALEDICO PER NON ESSERCI RIUSCITO!) emerge dal racconto: il fatto che il telefono non suoni È LA COSA POSITIVA. Perché se non suona, allora vuol dire che NESSUNO è in pericolo di vita! E quindi per creare contrasto tra un silenzio di pace e un trillo di morte (o quasi) ho scelto di descrivere esperienze al limite dell'assurdo.
Insomma, il succo è che nessuno chiama il rianimatore per far sapere che sta bene!

Purtroppo sono consapevole di non essere riuscito ad amalgamare bene questi due elementi così contrapposti e me ne dispiaccio. Con questo, ti rinnovo i ringraziamenti per averlo letto, addirittura più di una volta!

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TinaCaramanico1
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#10 » sabato 17 giugno 2017, 2:01

Ciao Eugene! Devo dire che il tuo racconto mi è piaciuto e mi sembra perfettamente in tema: il telefono che non squilla è inoltre abbastanza surreale, in un pronto soccorso, e hai saputo rendere bene la tensione di questa calma apparente che si può incrinare da un momento all’altro (con tutte le tragiche conseguenze del caso). Mi sembra anche scritto bene, forse solo dà l’idea più di una pagina di diario che di un racconto; diciamo che la struttura narrativa, per forza di cose e di contenuti, è abbastanza labile. Comunque una buona prova, direi.

mezzomatto
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#11 » domenica 18 giugno 2017, 19:36

Il racconto è perfettamente in tema, svolto in buona scrittura, con un crescendo di aspettative che accentua la drammaticità dell'attasa, la fa diventare quasi spasmodica.
Però, effettivamente, ci sono molto cose solo accennate e non perfettamente messe a fuoco. Anzitutto proprio la vetustà del telefonino. perchè non è mai stato cambiato? Proprio perchè il suo uso è funesto? Ma questo non è stato detto.
In sostanza un racconto che ha bisogno di un lungo lavoro di rifinitura, proprio perchè il suo tema è evanescente, come il silenzio che racconta.

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AmbraStancampiano
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#12 » martedì 20 giugno 2017, 14:28

Ciao Eugene, piacere di leggerti :)
Mi piace molto l'angolazione da cui hai affrontato il tema, e lo sviluppo intorno al silenzio del cellulare mi sembra indovinato.
Non ho avuto alcun problema a visualizzare il cellulare, che descrivi come un vecchio modello a conchiglia, lasciando comunque spazio a poche interpretazioni, però forse più che sulla sua vetustà avresti dovuto focalizzare l'attenzione sul suo "passamano", in modo da evitare le legittime perplessità che ti hanno già esposto.
Per ciò che riguarda la cascata di eventi negativi, mi hai un po' ricordato una vecchia puntata di scrubs in cui Turk passa la notte di Natale in ospedale e il suo cercapersone squilla di continuo. il tutto intervallato da una canzoncina/conta. Non credo che l'intenzione narrativa sia sbagliata, ma forse per essere più efficace e meno dispersivo avresti dovuto organizzare diversamente queste immagini, regalando al lettore fulminazioni ancora più piccole disposte a climax. Anche puntare sulla quantità d'incidenti più che sulla loro sensazionalità può essere un buon sistema per rendere l'idea di una routine interrotta dal silenzio.
Ti linko lo spezzone cui faccio riferimento con tanto di canzoncina, per rendere meglio l'idea :)
https://www.youtube.com/watch?v=IYfTF5_68Xk
mi sembra comunque un bel lavoro!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Monica Patrizi
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Re: La gioia del Silenzio

Messaggio#13 » martedì 20 giugno 2017, 23:37

Ciao Eugene!
Un racconto molto ben scritto, che segue la struttura di un diario di bordo.
Hai toccato temi importanti, riuscendo a trasmettere al lettore la fragile allerta del medico di turno, il raro silenzio delle stanze del pronto intervento, presentandoci le drammatiche possibilità che possono presentarsi ogni volta che il telefono squilli. Mi ha colpito il riferimento al sonno del protagonista, indice di una grande cura dei dettagli.
Tuttavia lo trovo un racconto dalle grandi potenzialità e qualità, a cui manca però un quid, a cui non riesco a dare una connotazione: una maggiore potenza strutturale, tale da accorciare le distanze e "avvicinare" il lettore di più al protagonista. A rileggerci.

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