Il segretario di Alessio Terribile
Inviato: martedì 13 giugno 2017, 1:24
Il segretario
Primo giorno di lavoro. Fulvio si presentò in giacca e cravatta. Era un po' teso. Il suo capo, l'avvocato Salvatore Delpopolo, gli era sembrato piuttosto esigente la prima volta che lo incontrò, riempiendolo di regole. Per paura di dimenticarle le trascrisse: mai interrompere durante una riunione, mai interrrompere durante la visita di un cliente, mai interrompere una telefonata, mai interrompere mentre scrive, mai interrompere quando chiama la mamma, ecc.
Appena suonò al citofono una voce rispose gioviale:
«Salga pure. Le ho preparato tutto.»
Fulvio salì, attraversò la sala d'attesa ed entrò nel suo ufficio. D'un tratto la faccia gli divenne bianca, come le pareti della stanza. Non trovò nulla, eccetto una scrivania 100x60 con tre cassetti, una sedia, un pc di bassa qualità con schermo 17", un telefono fisso e un orologio rotondo al muro.
Pensò che fosse uno scherzo, voleva chiedere spiegazioni ma si ricordò delle regole. Poi pensò che non sapeva cosa il suo capo stesse facendo...avrebbe potuto giustificarsi così ma non lo fece. Quello che fece fu sedersi alla scrivania e accendere il computer. Una volta acceso si accorse che era partito un programma che lo aggiornava tempestivamente delle attività del suo capo: in quel momento stava parlando al cellulare per lavoro.
Passò la prima ora senza fare niente, poi squillò il telefono e rispose.
«Non tornò più, puoi tenerti quella fottuta valigietta» disse una voce e riattaccò.
Fulvio guardò il telefono a lungo, poi scrisse un appunto sul bloc-notes.
Dopo un'altra ora arrivò in ufficio una donna anziana, coi capelli grigi raccolti.
«Salve, sono la signora Scoglio» disse. «Ho un appuntamento con l'avvocato.»
Fulvio guardò il pc e vide che il suo capo era occupato nella compilazione di documenti.
«Si accomodi in sala d'attesa, la faccio entrare il prima possibile.»
Entrarono altre due donne eleganti.
«Salve, sono la signora Delpopolo voglio vedere mio marito.»
Fulvio guardò il pc: stessa prassi, stessa attesa e acconsentirono.
Passò del tempo e i clienti si accumulavano, ma nessuno protestava. Poi a poco a poco l'avvocato cominciò a chiamarli, a partire dall'ultimo. Quando rimase solo la donna anziana, Fulvio si avvicinò per vedere come stava, ma con gelido terrore si accorse che la donna non respirava. Preoccupato andò al pc, ma il capo era sempre occupato. Cercò allora di prestarle soccorso con le sue conoscenze e si rincuorò quando la vide aprire gli occhi, in tempo per essere chiamata dall'avvocato.
Poi venne anche un uomo, vestito di nero, con una valigietta in mano. L'appoggiò sulla scrivania e disse:
«Ringrazia Salvo da parte mia» poi uscì.
Subito dopo arrivarono due poliziotti per vedere l'avvocato e quando videro la valigietta chiesero spiegazioni. Fulvio non sapeva niente, i poliziotti per nulla convinti lo portarono alla centrale per accertamenti. Dopo molte ore, Fulvio chiese di parlare con il suo avvocato ma con disappunto non rispose al telefono. Poi finalmente decisero di lasciarlo andare ammettendo di essersi sbagliati.
Tornò a casa, stremato, si buttò nel letto. Quando si svegliò telefonò all'ufficio e disse:
«Non tornò più, puoi tenerti quella fottuta valigietta.»
Primo giorno di lavoro. Fulvio si presentò in giacca e cravatta. Era un po' teso. Il suo capo, l'avvocato Salvatore Delpopolo, gli era sembrato piuttosto esigente la prima volta che lo incontrò, riempiendolo di regole. Per paura di dimenticarle le trascrisse: mai interrompere durante una riunione, mai interrrompere durante la visita di un cliente, mai interrompere una telefonata, mai interrompere mentre scrive, mai interrompere quando chiama la mamma, ecc.
Appena suonò al citofono una voce rispose gioviale:
«Salga pure. Le ho preparato tutto.»
Fulvio salì, attraversò la sala d'attesa ed entrò nel suo ufficio. D'un tratto la faccia gli divenne bianca, come le pareti della stanza. Non trovò nulla, eccetto una scrivania 100x60 con tre cassetti, una sedia, un pc di bassa qualità con schermo 17", un telefono fisso e un orologio rotondo al muro.
Pensò che fosse uno scherzo, voleva chiedere spiegazioni ma si ricordò delle regole. Poi pensò che non sapeva cosa il suo capo stesse facendo...avrebbe potuto giustificarsi così ma non lo fece. Quello che fece fu sedersi alla scrivania e accendere il computer. Una volta acceso si accorse che era partito un programma che lo aggiornava tempestivamente delle attività del suo capo: in quel momento stava parlando al cellulare per lavoro.
Passò la prima ora senza fare niente, poi squillò il telefono e rispose.
«Non tornò più, puoi tenerti quella fottuta valigietta» disse una voce e riattaccò.
Fulvio guardò il telefono a lungo, poi scrisse un appunto sul bloc-notes.
Dopo un'altra ora arrivò in ufficio una donna anziana, coi capelli grigi raccolti.
«Salve, sono la signora Scoglio» disse. «Ho un appuntamento con l'avvocato.»
Fulvio guardò il pc e vide che il suo capo era occupato nella compilazione di documenti.
«Si accomodi in sala d'attesa, la faccio entrare il prima possibile.»
Entrarono altre due donne eleganti.
«Salve, sono la signora Delpopolo voglio vedere mio marito.»
Fulvio guardò il pc: stessa prassi, stessa attesa e acconsentirono.
Passò del tempo e i clienti si accumulavano, ma nessuno protestava. Poi a poco a poco l'avvocato cominciò a chiamarli, a partire dall'ultimo. Quando rimase solo la donna anziana, Fulvio si avvicinò per vedere come stava, ma con gelido terrore si accorse che la donna non respirava. Preoccupato andò al pc, ma il capo era sempre occupato. Cercò allora di prestarle soccorso con le sue conoscenze e si rincuorò quando la vide aprire gli occhi, in tempo per essere chiamata dall'avvocato.
Poi venne anche un uomo, vestito di nero, con una valigietta in mano. L'appoggiò sulla scrivania e disse:
«Ringrazia Salvo da parte mia» poi uscì.
Subito dopo arrivarono due poliziotti per vedere l'avvocato e quando videro la valigietta chiesero spiegazioni. Fulvio non sapeva niente, i poliziotti per nulla convinti lo portarono alla centrale per accertamenti. Dopo molte ore, Fulvio chiese di parlare con il suo avvocato ma con disappunto non rispose al telefono. Poi finalmente decisero di lasciarlo andare ammettendo di essersi sbagliati.
Tornò a casa, stremato, si buttò nel letto. Quando si svegliò telefonò all'ufficio e disse:
«Non tornò più, puoi tenerti quella fottuta valigietta.»