Classifica1.
Troppa trippa stroppia di Fernando Nappo
2.
Dettagli di Zebratigrata
3.
Il cacciatore di sguardi di Raffaele Marra
4.
C'è ancora tempo? di Valter Carignano
5.
Delusa di Giancarmine Trotta
6.
Non sgarro mai di DandEion
7.
Il segretario di Alessio Terribile
Commenti1.
Troppa trippa stroppia di Fernando Nappo
Bel pezzo, e non solo perché sono un gattaro. Vivi e immediatamente riconoscibili i personaggi, semplice la trama, e soprattutto hai usato il tema in modo originale, e tra quelli che ho letto finora sei l'unico. Il racconto è autenticamente allegro, anche se la forma talvolta lo rende un po' "telefonato" ( l'effetto "Ehi, vuoi spiegare cos'abbiamo fatto al lettore?" "D'accordo, amico personaggio!" non è stato del tutto eliminato).
Mi piace, mi piace, complimenti.
2.
Dettagli di Giancarmine Trotta
Ciao e complimenti.
Ben scritto lo spaccato che proponi, lo stile "da sceneggiatura" ora scorre e ora appesantisce, ma tutto sommato si difende benissimo, così come il finale che strappa un mezzo sorriso e le riflessioni centrali, amare e incisive. Ottimo il tempismo e la precisione dei "blocchi" in cui è diviso il racconto (il rasta, la tapparella, la lucertola...). Strutturalmente, una piccola perla.
3.
Il cacciatore di sguardi di Raffaele Marra
Abbiamo avuto idee molto simili per cui inevitabilmente non mi dispiace dove hai portato il tuo racconto - anche se io ho parlato di cose da fare, tu di attenzione concessa. La forma, nella sua semplicità priva di guizzi particolari, scorre bene, e il tema è centrato. Il finale è abbastanza amaro da sollevare di un'altra tacca il pezzo, complimenti.
4.
C'è ancora tempo? di Valter Carignano
Ciao e complimenti.
Descrittivamente il tuo racconto riesce a dar vita con una manciata di caratteri a personaggi subito visibili, familiari, veri: “Il redattore capo si tolse gli occhiali e si guardò intorno con occhi da talpa”, “chiese di nuovo il direttore, i pollici nelle tasche del panciotto, ben teso sulla pancia prominente", “disse con voce da topo la responbsabile della sezione Economia”... Tratti semplici, classici, che dipingono però una scena animata.
E qui sta il problema: per quanto classici e semplici, i personaggi lasciano presagire una storia viva in cui affondare con tutte le scarpe, mentre il finale ha più il ritmo della barzelletta (il che non è un difetto in sé, anzi). L'impressione è che si acceleri improvvisamente, perdendo per strada la vitalità del racconto. Qualcosa del tipo: "bim, bum, bam, veloce, dai, che c'è da chiudere il racconto, via."
– Il Tempo – sussurrò il redattore capo, sempre con gli occhi persi nel vuoto. - Non è che oggi non sia successo niente, è che si è fermato il Tempo.
In qualche modo, tutti si resero conto che era vero, anche se nessuno capiva bene il come e il perché. Dovete comprenderli, per loro era tutto nuovo.
– Un momento. Se il Tempo si è fermato, allora domani non arriverà mai – disse il direttore.
– Beh, in effetti... – ammisero tutti.
[…] E tutti tornarono a casa, cercando di capire come avrebbero occupato il tempo, ora che non c'era più Tempo.
Inoltre “Dovete comprenderli, per loro era tutto nuovo” non l'avrei inserito nel bel mezzo della narrazione, come un commento qualunque. Introduce la globalità e la gravità della situazione ampliando la prospettiva del lettore, e io l'avrei eliminato o piazzato più verso il finale, per sottolinearlo.
Dal punto di vista formale:
Il direttore stette qualche istante immobile. O forse ben più di qualche istante. Sapete, in
quella situazione non si sarebbe potuto davvero definire cosa fosse, un istante. Comunque, giusto per dare un'idea, dDiciamo che stette immobile per un po', più di quanto ci volesse per tirare un bel sospiro e meno di quanto ci si metterebbe a contare fino a cento.
Poi - se così si può dire - pigiò l'interfono e convocò tutti i capisezione.
Avrei eliminato le parti sbarrate, non fanno altro che attorcigliare – il che andrebbe bene se non ci fossero
altre interruzioni del genere nel testo, ma visto che ci sono...
- Io credo che... voglio dire, ci sono sempre le dichiarazioni del premier, no? – proclamò il decano della sezione Politica […] – No, mi confondo, sono fogli di ieri. È che dice sempre le stesse cose e allora...
La prima parte della battuta è incerta quanto la seconda, eppure il verbo è “proclamò”, che stona decisamente con la vacillante timidezza dei puntini di sospensione, del “voglio dire” e del “no?” finale.
Ci sta il sorriso se il tono cambia quando il decano si rende conto di essersi confuso, ad esempio così...
- Ma ci sono sempre le dichiarazioni del premier! - proclamò il decano della sezione Politica […] - No, mi confondo, sono fogli di ieri. È che dice sempre le stesse cose e allora...
Ma in alternativa va cambiato il verbo.
Hai usato il tema con arguzia e la lettura, con qualche difetto già descritto, mi è piaciuta. Complimenti di nuovo.
5. Delusa - di Giancarmine TrottaCiao e complimenti.
Un racconto con un bel tono e la buona trovata di alternare le notizie televisive alla delusione della protagonista.
La forma scorre bene, al di là di qualche scivolone tipo
“Buonasera signora Tilde” senza punteggiatura, e l'unica critica che posso muovere è che il racconto, nel tentativo di partire dalla "giornata di nulla" più comune possibile, finisce per non assomigliare alla giornata di nessuno: sembra più basarsi su un servizio televisivo riguardo "gli anziani" che non su una persona, per quanto fittizia e generica, viva e presente agli occhi del lettore. Un pizzico di caratterizzazione farebbe bene secondo me.
Resta una buona prova, ancora complimenti.
6.
Non sgarro mai di DandEion
Non mi dispiace l'idea dello spaccato di vita ambivalente alla fine e all'inizio della nottata di lavoro, anche se la sottotrama romantica credo lasci il tempo che trova, ma penso che sia possibile articolarlo meglio. Soprattutto la forma, anche volendo ignorare uno o due piccoli errori, è troppo zoppicante per non distrarre dalla lettura.
“Sono le 7 del mattino finalmente la mia giornata è finita.”
Manca la punteggiatura dopo "mattino".
Una noiosa successione di medesimi attimi, ordinati e composti, sempre uguali a se stessi è tutto ciò che chiamo “vita”.
"Medesimi" di solito non si usa così ("una serie di stessi attimi" non è esattamente di uso comune), senza contare che è seguito quasi immediatamente dal ridondante "sempre uguali a se stessi".
Fossi almeno un piedipiatti porterei un arma con me, indurendo i muscoli toccandola nella fondina: pronto, proteso al momento in cui tendendo i nervi in un fascio la userò, e invece niente: sono solo un guardiano.
Manca l'apostrofo in "un arma", e i due gerundi di fila ("indurendo i muscoli toccandola") sono un po' cacofonici.
Giro la curva, il palazzo si leva, smette di essermi schermo e sempre alle 7:35 mi ferisce puntuale gli occhi.
In questa frase il soggetto tecnicamente è il palazzo anziché il sole.
Vorrei convincermi che tornerà, disegnare il suo profilo con le mie dita sotto le lenzuola, vorrei.. Non mi aspetto nemmeno più che mi scriva, mi chiami..
Tre puntini di sospensione, non due...
In generale, la duplicità emotiva è una gran bella idea, complimenti, ma vorrei leggerla in una forma più coerente e corretta (al di là del contest, anche ampliarla non sarebbe male).
7.
Il segretario di Alessio Terribile
Dunque, mi trovo un po' in difficoltà perché la forma confusa e qualche errore di troppo rendono il testo di difficile comprensione. La struttura circolare è chiara e così le immagini caustiche sul quotidiano, come quella della signora che smette di respirare e viene rianimata alla bell'e meglio in tempo per il suo appuntamento, ma consiglierei una revisione generale dello stile con più tempo per chiarire storia, intento, emozioni che si vogliono trasmettere e per eliminare i piccoli sbagli.