La fine di un giorno
Inviato: giovedì 15 giugno 2017, 0:46
Mario varcò la porta dell'enorme villa, fece un cenno di saluto al maggiordomo e gli gettò tra le braccia la valigetta.
L'ampio ingresso era illuminato a giorno, per la prima volta fu infastidito dallo spreco di corrente, si buttò sul divano e accese il televisore. Una birra fresca apparve sul tavolino, i ragazzi della servitù sapevano fare il loro lavoro.
“Amore, mi hai portato un regalo?”
La voce di Anna lo distrasse per un istante dalla partita che stava per iniziare.
“Mi sono dimenticato” ribatté l'uomo.
“Vuoi dire che oggi non mi hai pensato neanche un istante?”
L'arbitro fischiò il calcio d'inizio.
“Si si”
“Come si? Ti puoi staccare un secondo da quella partita?” ribattè Anna con i lacrimoni agli occhi.
Mario voltò la testa infastidito, neanche vedere sua moglie con una minuscola vestaglietta gli risollevò l'umore.
“È stata una giornata pesante. Per favore lasciami stare.”
“Ho capito ma il mio regalo? Me lo fai sempre.”
“Appunto, oggi no. Non è giornata.”
“Sei il direttore di una multinazionale, passi le tue giornate a giocare a solitario e bere caffè, un minuto per tua moglie potevi trovarlo o delegavi una delle tue segretarie.”
Un ovazione arrivò dal maxi schermo al plasma, avevano subito un goal.
“Oggi non ne va bene una” borbottò sconsolato.
“Mario” insistette Anna, posizionandosi davanti al televisore con le mani sui fianchi accorciando, come se fosse possibile, ancora di più la vestaglietta.
“Mi avevi promesso una vita da principessa, non puoi trattarmi come l'ultima delle sguattere.”
“Senti Cenerentola” la schernì “voglio solo vedermi la partita perché non vai a parlare con gli uccellini? Ma non con quello del giardiniere come l'altra volta.”
La donna scoppiò in lacrime.
“Ma cosa stai insinuando? Io non ho mai...”
“Per favore, almeno smettila. Lo so da mesi e in verità poco importa: tu sei giovane e io non posso certo stare dietro a certi ritmi.”
“Sapevo che sapevi” rispose asciugandosi gli occhi “l'ho fatto per farti ingelosire.”
“Certo certo. Ora se vuoi scusarmi vorrei vedermi il derby” concluse, bevendo un lungo sorso di birra.
Mario colse di sfuggita i ticchettio dei tacchi di Anna che si allontanavano.
“Intendi licenziarlo?”chiese la donna titubante.
“Chi?”
“Alfonsito.”
“Chi'?”
“Il giardiniere.”
“Certo, domani mattina.”
“Ma avevi detto..”
“...che non importava” concluse Mario “infatti è cosi”
“Ma..”
“Vedi non ho un regalo per te, ma in compenso ho una sorpresa: ho perso tutto. Dobbiamo lasciare casa e tutto il resto.”
“Ma com'è possibile?”
“La concorrenza cinese è spietata, ho venduto tutto per saldare i debiti. Ma una cosa ci rimane.”
“Cosa?” chiese Anna sull'orlo di una crisi isterica.
“Il nostro grande ed eterno amore.”
Mario si voltò proprio mentre la sua squadra segnava il goal del pareggio.
“Forse non andrà poi cosi male.”
L'ampio ingresso era illuminato a giorno, per la prima volta fu infastidito dallo spreco di corrente, si buttò sul divano e accese il televisore. Una birra fresca apparve sul tavolino, i ragazzi della servitù sapevano fare il loro lavoro.
“Amore, mi hai portato un regalo?”
La voce di Anna lo distrasse per un istante dalla partita che stava per iniziare.
“Mi sono dimenticato” ribatté l'uomo.
“Vuoi dire che oggi non mi hai pensato neanche un istante?”
L'arbitro fischiò il calcio d'inizio.
“Si si”
“Come si? Ti puoi staccare un secondo da quella partita?” ribattè Anna con i lacrimoni agli occhi.
Mario voltò la testa infastidito, neanche vedere sua moglie con una minuscola vestaglietta gli risollevò l'umore.
“È stata una giornata pesante. Per favore lasciami stare.”
“Ho capito ma il mio regalo? Me lo fai sempre.”
“Appunto, oggi no. Non è giornata.”
“Sei il direttore di una multinazionale, passi le tue giornate a giocare a solitario e bere caffè, un minuto per tua moglie potevi trovarlo o delegavi una delle tue segretarie.”
Un ovazione arrivò dal maxi schermo al plasma, avevano subito un goal.
“Oggi non ne va bene una” borbottò sconsolato.
“Mario” insistette Anna, posizionandosi davanti al televisore con le mani sui fianchi accorciando, come se fosse possibile, ancora di più la vestaglietta.
“Mi avevi promesso una vita da principessa, non puoi trattarmi come l'ultima delle sguattere.”
“Senti Cenerentola” la schernì “voglio solo vedermi la partita perché non vai a parlare con gli uccellini? Ma non con quello del giardiniere come l'altra volta.”
La donna scoppiò in lacrime.
“Ma cosa stai insinuando? Io non ho mai...”
“Per favore, almeno smettila. Lo so da mesi e in verità poco importa: tu sei giovane e io non posso certo stare dietro a certi ritmi.”
“Sapevo che sapevi” rispose asciugandosi gli occhi “l'ho fatto per farti ingelosire.”
“Certo certo. Ora se vuoi scusarmi vorrei vedermi il derby” concluse, bevendo un lungo sorso di birra.
Mario colse di sfuggita i ticchettio dei tacchi di Anna che si allontanavano.
“Intendi licenziarlo?”chiese la donna titubante.
“Chi?”
“Alfonsito.”
“Chi'?”
“Il giardiniere.”
“Certo, domani mattina.”
“Ma avevi detto..”
“...che non importava” concluse Mario “infatti è cosi”
“Ma..”
“Vedi non ho un regalo per te, ma in compenso ho una sorpresa: ho perso tutto. Dobbiamo lasciare casa e tutto il resto.”
“Ma com'è possibile?”
“La concorrenza cinese è spietata, ho venduto tutto per saldare i debiti. Ma una cosa ci rimane.”
“Cosa?” chiese Anna sull'orlo di una crisi isterica.
“Il nostro grande ed eterno amore.”
Mario si voltò proprio mentre la sua squadra segnava il goal del pareggio.
“Forse non andrà poi cosi male.”