Io, il male
Inviato: lunedì 19 giugno 2017, 23:17
19 giugno 2017
Dietro lo stipite della porta non aveva trovato centinaia di ragni zampettanti né insetti di altro tipo. Tirò un sospiro di sollievo. Solo i foratini a vista, impilati ordinatamente uno sull’altro, con i lunghi buchi a sezione quadrata completamente vuoti. Stando a debita distanza, ci aveva guardato dentro con la torcia per essere proprio sicuro che non ci fosse nulla. È così che aveva trovato la mappa. Un foglio di carta gialliccia arrotolato e legato con una striscia di stoffa marrone. Lo aveva infilato nella tasca della tuta da lavoro e aveva ripreso a darsi da fare. Aveva dovuto prendersi le ferie per ristrutturare casa e non aveva intenzione di perdere tempo prezioso. Si era ricordato del foglio soltanto tre giorni dopo, e lo aveva dato per perso. Non che avesse importanza.
Aveva controllato, come sempre, tutte le tasche prima di mettere la roba del marito in lavatrice. Invece dei soliti scontrini, dei fazzolettini di carta appallottolati e della occasionale banconota da 5 euro ci trovò un rotolo di pergamena. Lo aprì: sul lato interno c’era un disegno, una sorta di labirinto con oggetti sistemati in vari punti, e una grossa X sopra al disegno di un libro. Qualche gioco astratto che non conosceva, probabilmente. Quella non era roba per lei, ma Maurizio ci si sarebbe divertito: al peggio avrebbe giocato ai pirati.
Maurizio riconobbe subito la pianta dei piani della casa, rappresentati uno accanto all’altro. I muri erano zeppi di cose, e sua madre senza saperlo gli aveva dato la mappa. C’erano anche dei numeri. Forse avrebbe dovuto recuperare gli oggetti in quell’ordine. Ma, come ogni bambino che si rispetti, decise di iniziare dall’ultimo, quello contrassegnato da una grande X rosso sangue. Corse all’ultimo piano e si mise a tastare i mattoni del muro indicato dalla X, finché ne trovò uno che usciva, proprio come nei film. Senza pensarci due volte infilò la mano nella nicchia e ne estrasse un libro piccino, con la copertina in pelle nera e il titolo che si leggeva a malapena, tanto erano sbiadite le lettere dorate: “Io, il male”. Lo aprì lentamente e lesse la data sulla prima pagina: 19 giugno 1917.
Il suo stomaco brontolò, iniziava ad avere fame. Era rimasto ore a leggere, uno dopo l’altro, decine di racconti. Ne restava uno soltanto prima dell’ultima pagina, che era vuota. Voleva finire prima di cena. Erano tutte storie di bambini che trovavano il libro. Doveva essere un diario vuoto all’inizio, poi ciascuno aveva scritto di sé. Era curioso di leggere chi lo aveva trovato prima di lui. Lesse in fretta, scendendo le scale.
L’Antico scese le scale con il libro in mano, mentre la pergamena si disintegrava sul pavimento della soffitta. Passando davanti a uno specchio guardò un momento il volto di Maurizio. Sedette a tavola e mangiò come fosse digiuno da sempre. Mentre la madre di Maurizio era girata gettò il libro nel camino. Gli ci erano voluti cento anni e cento bambini per uscire da lì, e non aveva alcuna intenzione di rientrarci.
Dietro lo stipite della porta non aveva trovato centinaia di ragni zampettanti né insetti di altro tipo. Tirò un sospiro di sollievo. Solo i foratini a vista, impilati ordinatamente uno sull’altro, con i lunghi buchi a sezione quadrata completamente vuoti. Stando a debita distanza, ci aveva guardato dentro con la torcia per essere proprio sicuro che non ci fosse nulla. È così che aveva trovato la mappa. Un foglio di carta gialliccia arrotolato e legato con una striscia di stoffa marrone. Lo aveva infilato nella tasca della tuta da lavoro e aveva ripreso a darsi da fare. Aveva dovuto prendersi le ferie per ristrutturare casa e non aveva intenzione di perdere tempo prezioso. Si era ricordato del foglio soltanto tre giorni dopo, e lo aveva dato per perso. Non che avesse importanza.
Aveva controllato, come sempre, tutte le tasche prima di mettere la roba del marito in lavatrice. Invece dei soliti scontrini, dei fazzolettini di carta appallottolati e della occasionale banconota da 5 euro ci trovò un rotolo di pergamena. Lo aprì: sul lato interno c’era un disegno, una sorta di labirinto con oggetti sistemati in vari punti, e una grossa X sopra al disegno di un libro. Qualche gioco astratto che non conosceva, probabilmente. Quella non era roba per lei, ma Maurizio ci si sarebbe divertito: al peggio avrebbe giocato ai pirati.
Maurizio riconobbe subito la pianta dei piani della casa, rappresentati uno accanto all’altro. I muri erano zeppi di cose, e sua madre senza saperlo gli aveva dato la mappa. C’erano anche dei numeri. Forse avrebbe dovuto recuperare gli oggetti in quell’ordine. Ma, come ogni bambino che si rispetti, decise di iniziare dall’ultimo, quello contrassegnato da una grande X rosso sangue. Corse all’ultimo piano e si mise a tastare i mattoni del muro indicato dalla X, finché ne trovò uno che usciva, proprio come nei film. Senza pensarci due volte infilò la mano nella nicchia e ne estrasse un libro piccino, con la copertina in pelle nera e il titolo che si leggeva a malapena, tanto erano sbiadite le lettere dorate: “Io, il male”. Lo aprì lentamente e lesse la data sulla prima pagina: 19 giugno 1917.
Il suo stomaco brontolò, iniziava ad avere fame. Era rimasto ore a leggere, uno dopo l’altro, decine di racconti. Ne restava uno soltanto prima dell’ultima pagina, che era vuota. Voleva finire prima di cena. Erano tutte storie di bambini che trovavano il libro. Doveva essere un diario vuoto all’inizio, poi ciascuno aveva scritto di sé. Era curioso di leggere chi lo aveva trovato prima di lui. Lesse in fretta, scendendo le scale.
L’Antico scese le scale con il libro in mano, mentre la pergamena si disintegrava sul pavimento della soffitta. Passando davanti a uno specchio guardò un momento il volto di Maurizio. Sedette a tavola e mangiò come fosse digiuno da sempre. Mentre la madre di Maurizio era girata gettò il libro nel camino. Gli ci erano voluti cento anni e cento bambini per uscire da lì, e non aveva alcuna intenzione di rientrarci.