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Appuntamento a lunedì 19 giugno alle ore 21 con il tema di Maurizio Bertino, Campione della Prima Era di Minuti Contati. Chi vorrà partecipare avrà tempo fino all'una di notte per postare un racconto di massimo 3000 caratteri spazi inclusi incentrato su quel tema.

NB: la partecipazione alla Bertino Night non preclude la partecipazione alla Frascella Night e alla Della Rossa Night. Volendo, si può partecipare anche a tutte e tre!
diego.ducoli
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Fine

Messaggio#1 » martedì 20 giugno 2017, 0:32

Gino strinse i pugni, si osservò le mani, erano forti, forti come non lo erano da tempo.
Riusciva anche a rimanere in piedi e senza barcollare, doveva ammettere che si sentiva finalmente bene.
Si guardò intorno. Bianco, tutto bianco. Come se una coltre di nubi si stendesse a perdita d'occhio e lui vi fosse invischiato.
“C'è qualcuno?” urlò.
“Smettila di urlare, ti sento.”
Girò su se stesso diverse volte cercando l'origine di quella voce.
“Non ti vedo. Dove sei?”
“Dove sono sempre stato. Che domanda stupida.”
Un brivido corse lungo la schiena dell'uomo.
“Fatti vedere!”
Una massa informe di carne, simile ad una palla, ricoperta di un reticolo di vasi sanguigni si fece largo dalla nebbia.
“Eccomi,Soddisfatto?”
“Ma cosa sei?” rispose Gino indietreggiando.
“Sono te, o almeno una parte di te. Mi chiamavi “Lo stronzo”, ma il mio nome è Glioblastoma.”
“Ho capito, sto morendo e questo è un sogno.”
“Mi spiace, in verità sei già morto.”
Gino si portò le mani alla bocca per soffocare un grido.
“Possiamo evitare delle scenate? Tanto lo sapevi già.”
“Mi hai ucciso tu.”
“In verità siamo morti entrambi, siamo legati. Mi sono nutrito di te e ti sono cresciuto dentro. Potresti considerami quasi un figlio.”
“Non lo sei. Non ti ho mai voluto” replicò Gino tra le lacrime.
“Questo non cambia le cose.”
“Sei anche brutto...”
La massa vorticò su se stessa.
“Sono come tu mi immagini, e visto come mi chiamavi poteva andarmi peggio.”
L'uomo sorrise asciugandosi gli occhi.
“Non mi hai mai parlato prima.”
“Forse dovevi imparare ad ascoltare, poi cosa dovevo dirti? Non ho scelto io di essere ...questo”
“Immagino. Quindi che facciamo? Svaniamo nel nulla? Ascendiamo al cielo?”
“Quello che preferisci. Scegli.”
Gino rifletté per qualche istante.
“Voglio vedere cosa succede, al mio corpo intendo.”
“Sicuro?”
L'uomo annuì. Le nebbie si diradarono, un piccola luce crebbe d'intensità fino a formare un immagine.
Il suo corpo giaceva sul letto che aveva costruito per la moglie, suo figlio imbeveva un panno e lo passava sulla pelle togliendo lo sporco accumulatosi.
Gino osservò senza proferire parola, riusciva ad avvertire il dolore nonostante l'espressione impassibile del giovane.
“È un bravo ragazzo.” disse “Lo stronzo”.
“Lo so, sono fiero di lui.”
“Avresti dovuto dirglielo. Non credi?”
“Forse, o forse va bene cosi. Meglio andare” rispose l'uomo agitando una mano e facendo svanire l'immagine.
“Vieni con me?” continuò.
“Non posso fare altrimenti. Mi piacerebbe avere...come dire... un altra forma.”
Gli occhi di Gino si serrarono e quando li riapri un bambino di pochi anni era di fronte a lui.
“Meglio?” chiese.
“Si” replicò il bimbo “gli somiglio vero?”
L'uomo sorrise, gli porse una mano che inghiottì quella più piccola e insieme svanirono nella nebbia.



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antico
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Re: Fine

Messaggio#2 » martedì 20 giugno 2017, 0:38

E tris anche per te, Diego!

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Rionero
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Re: Fine

Messaggio#3 » martedì 20 giugno 2017, 18:17

Ciao Diego è un piacere tornare a leggerti.

Racconto che trovo molto interessante, poetico nell'idea su cui si basa e nel finale, semplice nello svolgimento e nello stile.

Se dovessi lavorare ancora su qualcosa mi concentrerei sulla parte centrale, dove il dialogo - una volta svelato di cosa si sta parlando - perde di mordente. Forse, per esempio, potevi caratterizzare maggiormente il male oppure lavorare sul surrealismo...

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Vastatio
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Re: Fine

Messaggio#4 » giovedì 22 giugno 2017, 14:16

Ciao,

tema preso di petto dal sapore dolceamaro senza troppi slanci. Mi aspettavo prima o poi una rivelazione, un momento di climax ma in realtà scorre tutto relativamente piatto. Che ci sta, se uno parte dal presupposto che ormai si sarà rassegnato. La parte finale mi stona: non riesco a dare una "forma" a questo padre che non ha mai avuto un grande rapporto col figlio (da come ci fai intuire) che poi decide di farne assumere le smbianze al suo cancro (un po' di cattivo gusto). Mi aspettavo quasi una battuta che anche il figlio ne aveva uno. Probabilmente sono troppo "ottimista".

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eleonora.rossetti
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Re: Fine

Messaggio#5 » venerdì 23 giugno 2017, 11:15

Ciao Diego, ben trovato.
L'idea del male inteso in termine medico mi ha ricordato il racconto vincitore della prima Edizione ;)
Al di là delle reminiscenze, il racconto scivola molto bene, ma direi forse troppo. Nel senso, arrivo alla fine senza una particolare rivelazione, un guizzo. Forse dando maggiore risalto al tumore stesso, che mi sembra rassegnato a sua volta (è morto col protagonista), credo sarebbe nato un dialogo più ricco. Anche la parentesi sul figlio pensavo fosse più rivelatoria (concordo con l'osservazione di Vastatio, dare la forma del figlio a cui comunque si era affezionati mi sembra un po' macabro, insomma...).
In definitiva è una storia che si fa leggere bene, ma IMHO manca un poco di mordente.
Alla prossima!
Uccidi scrivendo.

mezzomatto
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Re: Fine

Messaggio#6 » sabato 24 giugno 2017, 16:20

Fine, di Diego Ducoli
Interessante interpretazione del tema: il male fisico, non quello morale. E interessante anche lo svolgimento: un dialogo fra un morto e la causa causante del decesso. C'è un po' di difficoltà a entrare nella prima scena, gli elelementi visivi possono essere applicati a tante situazioni. Poi il dialogo, buono nella prima parte, rivela tutto. Poi però si perde in indeterminatezza quando entra in gioco il figlio. Perchè, infine, il figlio è associato a un tumore? Anche come soprannome. Da rivedere tutta la parte finale.

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luigi.brasili
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Re: Fine

Messaggio#7 » domenica 25 giugno 2017, 1:08

L’idea di base è molto interessante, ma ci sono vari aspetti che meritano di essere rivisti, ovviamente non mi riferisco agli errori o refusi che dir si voglia, di certo determinati dalla fretta. Per esempio tra l’inizio e il momento della rivelazione ho notato una specie di scollamento. In un racconto breve non è che si debba dire per forza tutto subito ma è in genere è utile che il lettore sia incanalato, per così dire. Poi dipende dal racconto, certo, ma in questo caso la parte iniziale è un po’ generica e ti costringe ad aspettare quella rivelazione che seppur potente una volta raggiunta non viene supportata in modo adeguato nello sviluppo successivo.

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Andrea Partiti
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Re: Fine

Messaggio#8 » domenica 25 giugno 2017, 11:29

L'idea è ottima, la forma si potrebbe rifinire un po'.

Dalla rivelazione sull'essere morti entrambi fino alla visione del figlio che prepara il cadavere, la sensazione che ho è che il discorso sia più vuoto di quanto potrebbe. Forse tagliare un po' da lì permetterebbe di espandere il discorso sul figlio e suoi rapporti col figlio, in modo da giustificare meglio il finale.
Non trovo sbagliato che il glioblastoma prenda la forma del figlio, è l'allucinazione di morte del protagonista, potrà vedere un po' quel che gli pare senza doverne giustificare la logica! Però presentando meglio il rimpianto del rapporto mancato o di qualcosa in sospeso, penso che il racconto quadrerebbe meglio agli occhi del lettore.

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Simone Cassia
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Re: Fine

Messaggio#9 » domenica 25 giugno 2017, 17:35

Ciao Diego,
bentrovato. Non so per quale motivo mi è difficile commentare il tuo racconto, sarà per l’argomento delicato suppongo, ad ogni modo cercherò di fare del mio meglio.
Il tema direi che è centrato e anche affrontato in maniera originale rispetto agli altri racconti che ho avuto modo di leggere in giro, bene.
Sullo stile ho poco da dire, sobrio, si legge con piacere. I dubbi più consistenti mi sorgono, come già fatto notare da altri prima di me, circa il poco approfondimento del rapporto col figlio e il dialogo col blastoma che non mette in campo particolari spunti narrativi e, a dirla tutta, mi sento molto in linea con il commento di Eleonora, soprattutto con la parte tra parentesi.
In definitiva, vedo un ampio margine di crescita per questo racconto qualora volessi lavorarci ancora un po’; con il tuo stile e un po’ di tempo in più, sono sicuro che riusciresti a valorizzare molto questo spunto narrativo davvero interessante.
A rileggerci.

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