I commenti di Maurizio Bertino

Appuntamento a lunedì 19 giugno alle ore 21 con il tema di Maurizio Bertino, Campione della Prima Era di Minuti Contati. Chi vorrà partecipare avrà tempo fino all'una di notte per postare un racconto di massimo 3000 caratteri spazi inclusi incentrato su quel tema.

NB: la partecipazione alla Bertino Night non preclude la partecipazione alla Frascella Night e alla Della Rossa Night. Volendo, si può partecipare anche a tutte e tre!
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I commenti di Maurizio Bertino

Messaggio#1 » domenica 2 luglio 2017, 18:37

Ecco i commenti di Maurizio Bertino ai racconti semifinalisti! QUI potete trovare la news con tanto di classifica e ammessi alla grande finale!

Ho apprezzato tantissimo i primi due racconti, ho premiato il terzo per la sua voglia di osare sul tema, ho faticato tantissimo nell'individuare il quarto e il quinto. Il racconto di Roncaccia e quello di Fitzherbert sono molto simili, li ho visti entrambi come esercizi di stile senza chissà quale riflessione sul tema e tra i due ho premiato il primo perché più attento al contesto. Anche il racconto di Romanelli e quello di Carigano avevano, nella mia testolina, caratteristiche simili basandosi entrambi su qualcosa d'altro che era necessario conoscere, per il lettore, per apprezzarli in pieno. Tra i due ho premiato Romanelli perché mi sembra abbia osato laddove invece, Valter ha subito un pelo il racconto soprattutto nell'ultimo terzo. In ogni caso, bravi tutti anche se... Devo ammetterlo... Il racconto che vinse, sullo stesso tema, la Prima Edizione continua a rimanere il mio preferito. Se volete dargli una lettura, ECCOLO.

Non dovevi farlo, di Giancarmine Trotta
Racconto molto forte. Ti sei calato in pieno nella mente perversamente egoistica del tuo protagonista e sei riuscito a non fare trapelare altro che i suoi pensieri. Il racconto va esattamente dove volevi che andassi ed è anche perfettamente in tema. Non vedo come potrebbe essere migliorato, un ottimo lavoro.
Il grande Inquisitore, di Giuseppe De Micheli
Bello, molto. Decisamente in tema e assolutamente determinato nel raggiungere il suo scopo, ottimamente controllato, con un finale che definire perfetto è poco. La tua è una parabola sull’uomo e sulla sua maledizione. Il male che nasce in contrapposizione al bene, entrambi costruzioni atte a determinare e controllare un sistema e che, portati alle loro estreme conseguenze, non fanno che annullarsi rendendo inutile la loro stessa, originaria, funzione. Ottimo lavoro.
Not safe for witches, di Mario Pacchiarotti.
Racconto molto duro, ben scritto. L’attacco finale all’ipocrisia della Chiesa mi è piaciuto, un po’ meno la confusione in cui mi ha portato lo scoprire la “serialità” degli atti, tutti rivolti verso prostitute. Molto meglio sarebbe stato, a mio parere, se tu avessi disgiunto le cose. Lui, il male che agisce secondo i propri peccaminosi scopi e che poi colpisce ovunque, a random, non solo le puttane. Ma questo hai scritto e questo giudico. Il tema c’è, ben rappresentato nella sua valenza storica. La lettura è piacevole (per quanto possa esserlo, considerati i temi). I finale è a impatto, ma a quel punto ci si chiede, tanto per citare una domanda che mi ha sollevato, come mai la torturata non avesse provato a chiedere all’Inquisitore di mostrare le gambe, caprine. Vero, il malefico le aveva probabilmente tramutate in umane per l’occasione, ma in quella situazione si tenta il tutto per tutto. Insomma, racconto buono, molto buono, ma con quel finale inciampa un po’.
Il male assoluto, di Marco Roncaccia
Il talento del narratore di razza c’è, semmai manca un livello due di lettura, sembra tutto molto fine a se stesso, quasi un esercizio di barbarie. Detto questo, sta davanti a un racconto che ho valutato con le stesse problematiche (quello di Eugene) perché qui fila tutto più liscio e meno forzato (pur essendo anche quello di Eugene un buon raccconto, sia chiaro). Qui c’è maggiore interesse verso il background, fornisci più indizi sul contesto generale, cerchi di dare più profondità al protagonista, anche se poi quel deus ex machina della frase di Nietzsche che gli capita sul primo libro che prende e probabilmente alla prima pagina che apre (queste “coincidenze” forzate non mi piacciono mai). In conclusione, un buon racconto, molto duro, ma se in qualche modo hai cercato di dargli più profondità tematica, non mi è arrivato.
Un nuovo inizio, di Roberto Romanelli
Un racconto decisamente affascinante. In prima lettura è complesso, in seconda si apprezza maggiormente soprattutto perché si è compreso dove i due protagonisti stanno cercando di entrare. Vero, se non si conosce Peter Pan non si va da nessuna parte, ma è vero anche che è talmente fondante della nostra cultura che non conoscerlo equivale quasi a non far parte di detta cultura… Insomma, gli elementi li abbiamo. Lo premio con il quinto posto a discapito di “ORA E MAI PIU’” perché più coerente con se stesso, anche a costo di rischiare di essere frainteso o non capito in prima lettura. E poi trovo che la forma con cui hai narrato sia estremamente solida, decisamente matura. E in ultimo: l’ambientazione… Anche qui non fai sconti, ma riesci, contrariamente al tuo solito, a non mettere così tanta roba da fare confusione.
Ora e mai più, di Valter Carignano
Di solito non apprezzo i racconti pieni di simbolismo, ma qui byepassi il problema e spieghi tutto nel finale, cosa che ho apprezzato. Il problema, semmai, sta nel come ci arrivi. Carestia convince Malattia dandole quello che sta dando all’umanità: un effimero piacere, attraverso la voce, lodandola. Però poi respinge Guerra e Morte quasi di default, no contest, è così e basta. Il “è così e basta” che viene confermato dai reiterati messaggi pubblicitari. In pratica, non c’è una crescita e un reale conflitto, tutto è già deciso. Ecco, per me questo è un problema. So che l’impresa che ti sei prefisso era notevole e non fraintendere, il racconto mi è piaciuto, ma i Cavalieri dovevano essere convinti, tutti, attraverso ciò che ha reso Carestia tanto potente e non alzando un dito per bloccare una pallottola o scuotendo le spalle per respingere un’onda. Ultima cosa: introduci Carestia con “L'uomo entra, deciso ma calmo.” e no, non è un uomo. Avrei cercato di mantenermi il più possibile misterioso.
La mia Isa, di Eugene Fritzherbert
Il racconto è buono, mi è piaciuto. Un unico, piccolo (ma grande in un contesto in cui va valutato con altri racconti tutti di spessore) appunto: sembra un po’ fine a se stesso, quasi un esercizio di scrittura, ben riuscito. Mi manca profondità, questo protagonista tanto malefico è anche terribilmente piatto, manca di chiaroscuri, di profondità, tutto preso com’è nella sua missione, tanto da non fare trapelare nulla sul suo contesto. Poi ci sono tutta una serie di piccole sbavature: non si capisce perché la ragazza sia difesa così male, perché dopo sei mesi lo attendessero proprio in quel momento (tanto da rintanarsi nello scantinato), perché non si sia cercata una soluzione diversa per proteggerla e sfuggire a tale persecutore. Insomma, si legge e bene, ma va approfondito.
Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
Gran finale, perfetto. Prima, un po’ di disequilibrio. Tutta la prima parte è troppo lunga rispetto a quanto segue e questo non permette al lettore di entrare nel personaggio bene quanto lo fai entrare nel contesto. E come strategia potrebbe anche starci, se dopo avessi spazio a sufficienza per lavorare anche sul protagonista e, soprattutto, meglio sulla madre. Inoltre, il tema sembri volerlo infilare a forza e non arriva perché lui non è il male, è solo brutto e sbagliato (parole che gli inculca la madre). Non ci mostri mai qualcosa che lo avvicini al tema, lui non è il male, ma solo una vittima.
Solo pezzi unici, di Angelo Frascella
Un buon lavoro, ma troppo normale, lineare, una buona prima stesura delle tue. Mia impressione, si nota tanto la fretta: l’idea c’è, ma non è rifinita. Alcuni passaggi sono stesi di fretta e prendendo la via più semplice. In più, ti dirò… Non è poi così diavolesca questa Serena… Non l’avessi saputo a priori avrei faticato a individuare il tema ne IO, IL MALE. E poi, sparsi, alcuni refusi che non sono da te, primo tra tutti quel “Miagola, ma la sembra abbia detto mamma” che proprio non si capisce. Ripeto che il giudizio è sostanzialmente positivo, ma qui non hai potuto rendere al tuo meglio ed, almeno per me, è evidente.
Io e la luna, di Raffaele Marra
Questo racconto è un potenziale capolavoro, ma in questa attuale sua formulazione non mi ha convinto. Che sia chiaro, il giudizio è positivo, ma qui mi tocca commentarlo insieme ad altri racconti tutti usciti brillantemente dai proprio gruppi e quindi anche il più piccolo problema è un problemone, ai fini della classifica. Avrei voluto sapere di più su di lui, sul perché è additato in quel modo, sul suo rapporto con la comunità, sul perché utilizza un linguaggio che sembra decontestualizzato dal luogo. Molto bella l’immagine di lui che canta alla luna, ma ci arrivo pieno di domande. Certo, rimane una prosa incantevole, una lettura davvero piacevole, un messaggio importante, ma a che pro se non riesco a ricondurre il protagonista alla storia da te raccontata?
Messaggio consegnato, di Andrea Partiti
Tutto bello, si legge alla grande, rifinito… Poi il finale e un grande punto interrogativo. Fin dall’inizio ho pensato al Vietnam, poi sono passato a immaginarmi la nostra resistenza, poi quel Colonnello e il sapore da Apocalypse Now, infine mi sono perso. Non capisco il perché del gesto del ragazzino (che solo a quel punto scopro essere tale), non comprendo la connessione con il tema (a meno di astrazioni, ma il fatto è che in questi casi la domanda è sempre “non l’avessi saputo prima, ci sarei arrivato? No). Quindi bella lettura, ma insoddisfazione finale per il contesto che mi è mancato e la difficoltà nel trovare il perché del racconto.
Depakin Story
L’idea del racconto è molto bella, lo sviluppo presenta (a mio avviso) qualche problema. Parti mettendo stabilendo da subito una correlazione tra la narratrice e la ragazza, però poi non porti il lettore dentro questa relazione. Non dici nulla della narratrice e non porti a comprendere quali siano questi motivi d’incontro tra anime affini. In verità ci tieni anche un po’ fuori dal contrasto tra la ragazza e le istituzioni limitando il tutto al fatto che deve dimagrire. Vero, non ha avuto sorrisi dalla vita, ma il messaggio passa attraverso tu che lo esponi invece di farlo “vivere” al lettore: troppo tell, poco show. Più dialoghi, più profondità di approccio, meno medicine (che invece di creare l’effetto di ridondanza funzionale che volevi creare finisce tende a perdere l’effetto nel lettore).



valter_carignano
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Re: I commenti di Maurizio Bertino

Messaggio#2 » domenica 2 luglio 2017, 21:47

Personalmente, appunti molto giusti sul mio racconto.
Lo aggiusto, perché alla fine mi piace e voglio dedicargli un altro po' di tempo.

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