Classifica:
- Non è il mio paradiso - Angelo Frascella
- Logout - Francesco Capozzi
- Elettroshock - Kaipirissima
- L'acchiappasogni - M. R. Del Ciello
- I regali della vita - Francesco Nucera
Commenti:
Non è il mio paradiso
Ciao Angelo,
ho trovato la tua storia originale nel complesso (forse c'è un piccolo omaggio all'episodio San Junipero di Black mirror e a Wall-E?), e bello lo scambio robot/umano. Non sono del tutto sicura che un server di quelle dimensioni, e l'energia necessaria a tenere "in vita" la NR, sia del tutto compatibile con l'intento ecologista dell'apparato, ma qui ci vorrebbero dei tecnici, perciò prendila come una riflessione personale.
Il racconto avrebbe bisogno di una riscrittura per colmare quei problemi segnalati dagli altri (la fretta di chiudere; il personaggio del terrorista così cedevole...).
Ti segnalo alcuni typo:
Sbuffando, andò ad aprire: gli umani erano riusciti a eliminare gli scocciatori neanche quando avevano provato a costruire il paradiso
qui ci va una negazione: gli umani NON erano riusciti.
Non è che non vogliamo accontentarsi.
Colui che aveva parlato indossava le sembianze di Hannibal The Cannibal.
"indossare le sembianze" non mi suona benissimo
Quel gruppo di teppisti aveva manomesso, in quella zona, le regole di base.
Fribot di sfruttare quelle modifiche a proprio vantaggio.
qui manca un pezzo.
Inoltre, sempre nello stesso punto, mi permetto di suggerirti di ripensare alla trasformazione di Fribot: si trova in sorta di quartiere del "cinema criminale", con vere e proprie icone del genere. Quando ha cominciato a "mutare" mi sarei aspettata un Robocop potenziato piuttosto che un drago. Ma qui, c'è da dire, è anche questione di gusto personale. E probabilmente presupporrebbe un background che forse Fribot non ha (come nel caso del David di Prometheus. Anche se, dal momento che ne riconosce la derivazione, magari così digiuno di vecchie pellicole proprio non è).
In conclusione: storia originale e con belle immagini, da approfondire e limare.
Logout
Ciao Francesco,
Allora, a parte i riferimenti kinghiani (e, forse, quelli dickiani), ti dico che il racconto è gradevole e il twist finale divertente.
Il racconto ha bisogno di un editing approfondito e di una buona "sbozzata" (mancano più accenti, alcuni punti si bissano, un ciocco si tramuta in coccio...).
Non mi è chiaro il frammento dedicato alla ragazza morta: chi è? Perché ce la presenti?
Ho avuto l'impressione che all'inizio volessi puntare ad altro e poi, scrivendo, siano sopraggiunte altre idee che ti hanno portato nella direzione finale. In questo caso, poiché quel pezzo non aggiunge proprio nulla al racconto, lo toglierei senza troppi drammi.
Personaggi: ho faticato un po' a districarmi fra i vari Simon, Mario/Marco, Mike e Jasper nei passaggi dall'uno all'altro.
Anche in questo caso, poi, i riferimenti ai padri della psicanalisi sembrano puntare verso un certo sviluppo (o desiderio di) della trama, ma non è così. Il che mi porta a domandarmi (di nuovo) se non ci fosse una storia che stavi narrando prima di arrivare a questa.
Ho trovato la caratterizzazione dei pg un po' debole. A mio avviso, Simon ha bisogno di un approfondimento caratteriale. Poi vorrei farti notare una cosa: con Mike fai quello che non hai fatto con Jasper. Mi spiego. Il novellino ce lo presenti attraverso atteggiamenti, pensieri e dialoghi. Intervieni poco per dirci, come narratore, chi è. E va bene così: perché da lettore riesco a figurarmi abbastanza bene il tipo.
Su Mike, invece, intervieni a gamba tesa. Dici:
"Mike è un omone alto e pelato, piuttosto in gamba ma sempre con la testa tra le nuvole e molto spesso commette errori grossolani. Aveva l’abitudine, ad esempio, di chiudere la porta della sala controllo a chiave e più di una volta l’aveva persa, lasciando Simon bloccato dentro."
Ora, perché invece di raccontarci quello che Mike ha fatto in passato e dirci che ha "la testa tra le nuvole" (che vuol dire poco e nulla), non provi a mostrarci la poca cura che mette nel suo lavoro?
Per esempio, dato che il racconto si chiude anche grazie alla sua inettitudine, potresti iniziare la storia con un Simon imprigionato nella sala di controllo, e un Mike con un mezzo hamburger in bocca che si cerca la chiave in tasca. E quando, alla fine, la ritrova e libera Simon, questo lo affronta imbestialito, domandandogli cosa pensa di fare e magari lo minaccia pure di fare rapporto, dato che è la terza volta in un mese che perde la stramaledetta chiave.
Elettroshock
Ciao Kai,
Pollici alti per i racconti brevissimi.
Dunque, l'influenza di senpai Murakami si sente, ma non è un problema. Il problema è capire cosa vuoi tu dal racconto.
Sara ha paura di perdere Marco? Perfetto. Sara ha qualche difetto fisico (magari che lei percepisce come tale), che potrebbe metterla in "competizione" con la cliente? Mostralo.
Sara è attaccata a Marco? Faccelo vedere con quel bacio appassionato (e se una frase ti sembra già sentita, non usarla ;) ), e, nella scena successiva, con una telefonata di lui che le dice che tarderà (meglio ancora un sms, o un messaggio su WA che non deve neppure pagare). Dalle il tormento e poi scaraventala nell'incubo della cliente.
La poltrona è perfetta: usala nel sogno. Niente volte del cielo. La cliente sogna di sbirciare in un tunnel oltre il quale c'è... che cosa? Che cosa vede Sara che la sta fissando dai fori della poltrona?
Il twist reale/follia (in questo caso: ossessione) è un bel twist. Usalo fino in fondo.
L'acchiappasogni
Tema interessante, che mi ha ricordato un po' Linea di confine. Ma ho trovato il racconto, in generale, confuso:
Cosa sono gli acchiappasogni?
Cosa se ne fanno i pusher di sogni dei minuti sottratti?
La tecnica dà l'idea di essere avallata dal governo, dato l'interesse degli scienziati e per beneficio comune, ma non è così.
Insomma: c'è tanto, molto, forse troppo nell'economia di un racconto tanto breve.
Gli infodump, a mio avviso, appesantiscono la storia senza dare granché a chi legge. Chiariamoci: è nell'interesse del lettore sapere alcune cose, ma le ho trovate messe un po' a "cucchiaio" (della serie: tieni lettore, mangia questa informazione che ti devo).
Credo che si sarebbero potute approfondire le relazioni di Sonia con i genitori (le cui morti mi sono sembrate un po' a servizio di trama), e concentrarsi sul conflitto di Anna. In quanto amica del cuore di Sonia, e concausa della morte di suo padre (a proposito: la madre di Sonia muore quando e perché?), immagino che Anna provi nei confronti dell'amica una serie di sentimenti che vanno dal desiderio di punirla, per il suo abbandono immotivato, a quello di proteggerla; dal senso di colpa al bisogno di riscatto.
In effetti, tra le due Anna è il personaggio più forte del racconto, quello che mostra un background più sviluppato e solido rispetto a quello indicato come protagonista.
Sullo stile non ho molto da dire, se non che alcune frasi (es. "La luce accecante del sole all’esterno la rese cieca"), andrebbero riviste e smussate; ci sarebbe anche da fare un passo in più verso lo show, soprattutto quando descrivi gli stati d'animo e i caratteri dei tuoi personaggi.
In conclusione:
Racconto interessante, che merita una buona revisione.
I regali della vita
Ciao Ceranu, comincio da te.
Cosa mi è piaciuto: il passaggio dal Mario idealizzato nel sogno al Mario reale. Quel capovolgimento di personalità, secondo me, dà al racconto una bella dose di veridicità.
Cosa mi è piaciuto meno: i dialoghi, che ho trovato legnosi e, in un paio di occasioni appesantiti dal ricorso a una certa fraseologia stereotipata (es. "Ti stai rivolgendo alla dottoressa o all'amica?").
In generale ho provato poco, leggendo il racconto. Giorgio non è riuscito a trasmettermi il suo disagio interiore: è come se non lo vivesse davvero, il suo "dramma". È tutto molto piano, lineare: manca il vero conflitto, che è solo di facciata e narrato, ma non provato.
Riflessione assolutamente personale: hai provato a considerare un ribaltamento tra il sogno e la vita di Giorgio?