La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Sfida il BOSS Matteo Di Giulio, l'autore di La congiura delle tre pergamene, e i suoi due SPONSOR: Adriano Barone e G.L. Barone
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ceranu
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La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#1 » domenica 24 settembre 2017, 22:50

1«Non ti piacerebbe vedere il mondo?» Gloria guardava in direzione di un gruppo di turisti, intenti a fotografarsi davanti alla riproduzione di Lionel Messi, ma aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Cristiano si passò la mano destra sul braccio opposto, in un abbraccio confortante. Non voleva abbandonare il rione Adidas. L'ultima volta che era uscito con i suoi, quando aveva cinque anni, era andato a una convention nel quartiere Prada e si era ripromesso che non avrebbe più lasciato quel posto.
«Certo, mi piacerebbe molto» mentì.
«Lo sapevo. Io e te siamo uguali.» Gloria sorrise, allungò la mano e gliela poggiò sulla guancia. «Partiamo insieme…» propose, sistemandosi meglio sulla panchina.
«In che senso?» chiese Cristiano, massaggiandosi il collo nel tentativo di far scendere il groppo alla gola.
«Passiamo dal “Palazzo Natura”, recuperiamo l'attrezzatura e scappiamo.» Gli occhi di Gloria si illuminarono, come quando da bambini sognavano di salire sul tetto della direzione generale per guardare dall'alto Milano-Medio Banca e magari scorgere la “Piramide Sony”.
Cristiano spalancò la bocca, nel tentativo di fare entrare l'aria. «Ma… cosa dirà il direttore? Devo ancora finire di etichettare la frutta in scatola e tra una settimana inizieranno i saldi. Non credo mi dia il permesso…»
Gloria sorrise e scosse la testa. Le ciocche bionde si mossero leggere nell'aria e una le rimase impigliata nell'angolo della bocca. «Non hai capito: ce ne andiamo per sempre!»
«No, non possiamo. Noi dobbiamo lavorare qui!» La voce di Cristiano tremò.
«Non “dobbiamo”. Ho conosciuto una persona, dice che possiamo scegliere…»
Cristiano inspirò e cercò di recuperare la calma, quella discussione lo stava agitando. «Se il problema è questo, puoi lasciare il recupero crediti e farti spostare alla “Fondazione Adidas per i senza lavoro”. Lo so che desideri da sempre dedicarti al sociale.»
Gloria fece per rispondere, ma si bloccò. Il labbro inferiore le tremò leggermente e un'ombra passò nei suoi occhi. «Forse è troppo per te…» si sporse e lo baciò sulla guancia.
Il gong, che indicava la fine della pausa pranzo, interruppe quella conversazione assurda.
Sollevato, Cristiano guardò Gloria attraversare la strada per tornare a lavorare. Non capiva cosa le fosse preso, ultimamente era strana, ma non credeva potesse arrivare a chiedergli di cambiare lavoro. Al giorno d'oggi era già tanto averne uno: loro erano fortunati. E poi lì c'era tutta la sua vita. Era andato a scuola al -6 e aveva giocato a calcio nei campetti dietro ai Magazzini di Smistamento. Non era nemmeno riuscito a cambiare strada; aveva convinto Gloria a prendere casa nello stesso condominio in cui era nato, nella periferia sud del rione, e dalla finestra poteva vedere la “Parrocchia Ibrahimovic”, dove si erano dati il primo bacio.
Guardò in alto e cercò i fari che illuminavano a giorno le vie commerciali del rione. Quella era casa sua, non aveva nessun motivo per lasciarla, doveva convincere Gloria a restare.
«Che fai lì impalato?»
La voce di Pablo, il capo reparto, lo scosse.
Cristiano fissò l'uomo dalla pelle olivastra e sorrise. «Scusami!» disse, scattando in piedi e correndo dentro il negozio di alimentari a lunga conservazione. Lavorare avrebbe allontanato quei cattivi pensieri e probabilmente avrebbe fatto lo stesso con Gloria.

2

A passo spedito, Gloria passò sotto le gambe della statua di Jonah Lomu e si infilò nel “All Blacs Parck”. Intravide una coppia di ragazzi, che si baciava su una panchina, e le lacrime che stava trattenendo iniziarono a scorrere. Cristiano non l'avrebbe seguita, non sarebbe mai stato pronto.
L'aveva sempre sospettato ma, quell'ultima conversazione, le aveva dato la conferma.
Raggiunse il portone di casa, infilò la mano in borsa e frugò alla ricerca della “Carta Vita”. Non la trovò al primo tentativo, ma era tranquilla: ricordava di averla usata per pagare il pranzo. Finalmente la sfiorò con le dita, l'afferrò e la passò sul lettore posto sotto la maniglia. Un led verde si illuminò e il portone si aprì.
L'androne era deserto: a quell'ora erano tutti a lavorare. Salì di corsa fino al terzo piano e ripeté le stesse azioni per entrare nell'appartamento.
Il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Ormai era tutto deciso, solo una risposta diversa di Cristiano avrebbe potuto cambiare le carte in tavola, ma lui si era dimostrato la persona “semplice” di sempre. Ci stava bene, ma non avrebbe buttato via la propria esistenza per star solo “bene”. Lei voleva essere felice.
Entrò in casa e la luce si accese.
«Bentornata Gloria. Come mai già di rientro?»
«Ciao Irma, non stavo tanto bene. Prendo due cose e vado dal dottore.»
«Posso aiutarti?»
«No, grazie. Faccio da sola.»
«Vuoi che avvisi il dottore del tuo arrivo? Bruno, il suo Assistente Elettronico, è sempre molto cortese. Magari riesco a farti inserire in un buco tra gli appuntamenti.»
Gloria sorrise, a volte Irma sembrava una persona vera: le sarebbe mancata.
«No, veramente. Prendo la valigia che ho preparato in camera ed esco subito.»
«Quindi ha deciso di…» Irma non finì la frase. La luce nella casa si spense e tutto divenne buio.
Immersa nell'oscurità, Gloria cercò di raggiungere la finestra. Era tranquilla, la corrente veniva spesso tagliata dai quartieri residenziali per convogliarla nell'aria commerciale.
A tentoni raggiunse l'interruttore delle tapparelle, schiacciò il tasto ma non successe nulla: anche l'impianto ausiliario era andato.
La porta d'ingresso cigolò, Gloria si voltò e vide la sagoma di un uomo, illuminata dalla luce che proveniva dal corridoio esterno.
«Chi sei?» chiese, indietreggiando.
L'uomo richiuse la porta. Tutto tornò a essere buio e nella stanza rimbombarono dei passi di corsa.
Gloria percepì lo spostamento d'aria davanti a sé; un intenso odore di muffa le invase le narici. Cercò una via di fuga alle sue spalle, ma trovò solo il muro: non aveva vie di scampo.

3

Fischiettando, Cristiano salì le scale. La bottiglia di BonAdidas tintinnò cozzando contro l'ultimo gradino. La estrasse dal sacchetto di cartone e sospirò vedendo che era intatta. L'aveva comprato per far vivere una serata particolare a Gloria e costava quasi un mese di stipendio. Quei crediti “Vita” li aveva messi via per comprare la Play Station 30X al mercato nero ma era giunto alla conclusione che un bel vino rosso avrebbe potuto risollevare le sorti del rapporto.
Raggiunse la porta di casa e accostò la Carta Vita al lettore sotto la maniglia. Attese un attimo, ma il led non si accese. Rigirò la tessera in mano, la sfregò sui pantaloni e ci riprovò: ancora nulla.
Poggiò a terra la bottiglia, impugnò la maniglia e provò ad aprire la porta ma non successe nulla. Imprecò e picchiò il pugno contro il muro: una placca di metallo, dello stesso colore della parete, cadde a terra. Fece un passo indietro e fissò l'incavo scoperto da cui sbucavano dei fili: uno di questi era tagliato a metà e del nastro nero pendeva da uno dei due moncherini. Facendo attenzione, li riunì utilizzando lo stesso nastro. Sorrise: l'aveva riparato da solo, poteva dire d'aver risparmiato dei crediti.
Raccolse la bottiglia, entrò in casa e notò subito un foglio ingiallito poggiato sul tavolo.
«Ciao Irma, sai se Gloria è ancora a lavoro?» chiese, avanzando.
L'Assistente Domestica non rispose.
Cristiano si bloccò e sollevò gli occhi al soffitto. «Certo che se non ti riattivo, difficilmente funzionerai!»
Tornò sui suoi passi, passo la Tessere Vita accanto a una tastiera numerica e digitò il codice a sei cifre.
«…partire» disse la voce di Irma.
Cristiano strabuzzò gli occhi. «Anche tu con questa storia?» Si trattenne per non urlare. «Perché parlate tutti di andare via?»
«Scusa, ero rimasta appesa all'ultimo discorso con Gloria.»
Cristiano corrugò la fronte. «Ti sbagli, stamattina siamo usciti insieme e ti abbiamo salutata; non stavamo parlando di nulla.»
«Gloria è rientrata prima da lavoro, non stava bene e voleva andare dal dottore.»
Cristiano ripensò al foglio sul tavolo: non c'era quando era uscito la mattina. Corse a recuperarlo.
Sembrava una pergamena, di quelle che aveva visto nei vecchi film senza marca di inizio secolo. Aveva i bordi corrosi dal tempo ed era giallognola. Stampato in alto c'era l'intestazione.
«Lo stat…to dei lavo…ri» lesse ad alta voce. Non aveva la minima idea di cosa fosse e la stampa sbiadita non l'aiutava a comprendere. Il resto del foglio era completamente illeggibile, se non per un “Art.1” e qualche lettera qui e là.
Lo sollevò e da sotto sbucò un foglio bianco con una frase, laconica ma significativa, scritta a mano da Gloria.

So che non capirai, ma questo non è più il mio posto. Io voglio di più!

Cristiano, con il foglio in mano, barcollò fino al divano e si lasciò cadere. Ripensò alla conversazione del pomeriggio, ma solo una frase tornava prepotente: “Ho conosciuto una persona, dice che possiamo scegliere…”.
«Ho chiesto a Bruno, un vecchio amico, Gloria non è andata dal dottore e dall'armadio mancano le sue cose.»
Per Cristiano fu una sentenza senza appello. Affossò la faccia tra i cuscini del divano. “Dice che possiamo scegliere…” continuava a sentire e ora ne era certo: Gloria aveva scelto di non stare più con lui.

4

Cristiano si svegliò di soprassalto. Gli occhi incrostati dal pianto e la bocca riarsa. Per una frazione di secondo sperò che fosse tutto un incubo, ma tra le dita stringeva ancora il messaggio d'addio di Gloria.
Fissò lo sguardo sull'incrostazione sul soffitto, aveva promesso di toglierla l'estate prima ma era ancora lì a ricordargli tutte le cose che non aveva fatto e che avevano spinto Gloria nelle braccia di chissà chi.
Erano da poco passate le otto di sera, non aveva fame e a dire la verità non aveva voglia di fare nulla, nemmeno di vivere.
Si mise a sedere sul divano, piedi a terra, gomiti piantati sulle ginocchia e le dita affossate tra i capelli. Doveva fare qualcosa che lo distraesse.
Gettò un'occhiata alla BonAdidas; quella avrebbe potuto dargli conforto.
Si alzò e strisciò i piedi fino al tavolo, l'afferrò per il collo e impugnò il tappo a vite. Come aveva potuto credere di comprare l'amore di Gloria con quella bottiglia?
La lasciò andare e si mise a sedere. Se lei non gli avesse fatto il discorso quel pomeriggio, lui avrebbe usato quei crediti per la nuova Play e l'avrebbe trascurata come sempre, perché lei era la parte sicura della sua vita, quella scontata.
Scosse la testa, sperando di riuscire ad allontanare la tristezza. Fissò nuovamente la bottiglia, indeciso sul da farsi: valeva la pena bersi un mese di lavoro per posticipare la sofferenza di qualche ora?
Doveva reagire e c'era un solo modo per farlo.
Afferrò la carta ingiallita, sotto la quale aveva trovato il messaggio di Gloria, e l'arrotolò attorno alla bottiglia, che infilò nel sacchetto. Dove stava andando era meglio non mettere in mostra oggetti di valore!
Si alzò e andò verso la porta.
«Vai a cercare Gloria?» chiese Irma, che fino a quel momento aveva assecondato il suo dolore in silenzio.
«No, devo andare avanti!»

5

Cristiano picchiò i piedi a terra, nel tentativo di non farli addormentare, soffiò nelle mani chiuse a conca e si guardò attorno. Le vetrate rotte dei capannoni rendevano quel luogo spettrale. All'apparenza sembrava deserto, ma sapeva che qualcuno lo stava osservando.
Raggiunse la vecchia guardiola dei magazzini di smistamento, si chinò e impilò tre mattoni che, all'apparenza, sembravano lì per caso. Tornò sui suoi passi e attese.
«Guarda chi si rivede!»
Cristiano si voltò e si trovò davanti un uomo, dal volto coperto da un cappuccio scuro, che brandiva un tubo di metallo dalla punta affilata. Era una spanna più basso di lui ma le spalle larghe gli conferivano un aspetto imponente.
«Non mi riconosci?» Con un movimento della mano, l'uomo si fece cadere il cappuccio sulle spalle. Lunghi capelli rossi gli cadevano sulle spalle, folti baffi dello stesso colore gli coprivano il labbro superiore e gli occhi azzurri avevano un'espressione beffarda.
«Alain?» chiese Cristiano.
L'uomo sorrise, si sporse in avanti e gli diede una pacca sulla spalla. Cristiano rovinò a terra. Non incontrava l'amico da quasi vent'anni, da quando Gloria aveva scelto lui.
«Quindi, la nostra bella sta ancora con te?»
«È una storia lunga. Diciamo di sì.»
«Come vuoi tu. Ho letto il tuo messaggio, cosa posso fare per te?»
Cristiano si guardò attorno, come per dire che quel posto non sembrava il luogo adatto per parlare d'affari ma l'amico, con un cenno della mano, lo invitò a rispondere.
«Ne voglio una.»
«Bene, era ora che dessi una svolta alla tua vita!»
«La mia vita è fin troppo movimentata» protestò Cristiano.
«Se etichettare frutta negli alimentari Adidas ti sembra una “vita movimentata”, quello che mi chiedi potrebbe ucciderti.» L'amico scoppiò a ridere e spostò la mano per tirargli un'altra pacca. Questa volta, Cristiano fu leso a spostarsi.
Alain si incamminò verso la guardiola. «Hai con te i crediti?»
«Pensavo di barattarla…»
Il ricettatore si bloccò, strinse la radice del naso tra l'indice e il medio e serrò la mascella. «Cosa non ti è chiaro in: seicento Crediti Vita?»
«Nulla.» Cristiano estrasse dalla giacca il sacchetto, con dentro la BonAdidas, e glielo porse. «Ho qualcosa che vale anche di più!»
Alain sollevò le spalle, quasi sconsolato. «Non ti prendo a calci solo perché avevi il destro migliore del campionato.» Afferrò il sacchetto, estrasse la bottiglia e iniziò a scartarla. «Vediamo se vale più di seicento crediti oppure ti hanno fregato. Ma…» Strabuzzò gli occhi e si bloccò. «Questa dove l'hai presa?»
L'espressione stupita di Alain lo rinfrancò, la bottiglia doveva valere molto. «Nell'enoteca di via Matthaus.»
«Non questo schifo!» Il ricettatore gli sbatté in mano la bottiglia. «Intendo questo!» Sventolò il foglio ingiallito che Cristiano aveva usato per l'imballaggio.
«In casa, sul tavolo.»
«E tu sai cos'è?»
Cristiano scosse la testa.
«Qualcuno in casa tua si è rivolto ai “Sindacati” e ora è in pericolo.»
Cristiano pensò a Gloria e alla sua fuga.
«Che pericolo?»
«I Sindacalisti sono degli invasati che predicano i “diritti dei lavoratori”. Sono una vecchia setta, che molti credono estinta da mezzo secolo, ma che invece lavora nell'ombra per destabilizzare la Repubblica Corporativa. Di per sé non sono pericolosi, ma predicano la libertà d'impiego e quasi nessuno è dalla loro parte. Fanno una grande Assemblea, una volta all'anno, e lì danno il benvenuto ai nuovi adepti.»
Cristiano cercò di elaborare le informazioni, eppure non capiva dove fosse il pericolo.
«Quindi anche Gloria diventerà una Sindacalista?»
«Cazzo!» imprecò Alain. «Come hai fatto a mettere in questo casino Gloria? Sei un cretino!»
«Io non ho fatto nulla, è lei che è diventata strana. Ma non è in pericolo, vero?»
«Certo che è in pericolo, il Sindacato è una facciata. Lavorano tutti per le corporazioni…» Si guardò attorno e abbassò il tono di voce. «…come me!»
A quel punto, Cristino si perse completamente. Alain procurava prodotti dalle altre corporazioni, quelli vietatati da Adidas, non poteva lavorare per loro.
«Capisco il tuo turbamento. Ma si tratta di equilibrio. Prendi il tuo caso: tu sei qui per la Play Station e per poter giocare a Fifa 76. Ufficialmente, da quando Nike ha stretto una partnership con la Sony, Adidas ha bloccato la vendita, ma sanno benissimo che i giocatori accaniti avrebbero fatto di tutto per averla. Ecco, la soluzione sono io.»
«E cosa c'entra Gloria?»
«Gloria si è avvicinata al Sindacato perché voleva cambiare lavoro, ma sai benissimo che nessuno può passare da una corporazione a un'altra. I Sindalisti servono per individuare questi rivoltosi e farli sparire.»
Cristiano sentì un vuoto al petto. «Devo aiutarla!»
«Non possiamo. L'assemblea sta per iniziare.»
Cristiano afferrò l'amico per una spalla. «Non posso abbandonarla, lei è tutta la mia vita!»
Alain inarcò un sopracciglio. «Ma se stavi per comprarti la Play… non sembravi così affranto!»
«Tu non capisci, io farei di tutto per lei.»
«Già, non capisco. Però per quella bottiglia potrei venderti l'informazione.»
Cedergli la bottiglia voleva dire non poter prendere la Play, ma Gloria valeva molto di più di un gioco.
«Ve bene, tieniti la bottiglia. Però mi farai lo sconto sul prossimo acquisto!»

6

Cristiano mostrò la pergamena all'uomo all'ingresso del Adidas Arena. Questi lo squadrò di sottecchi.
«Chi ti ha contattato?»
«Alain Bianchi.»
L'uomo annuì e si spostò, lasciando l'ibero l'accesso.
«È iniziata da pochi minuti. Buona serata, Compagno!»
Cristiano guadò meglio l'uomo, nel tentativo di capire se l'avesse già incontrato da qualche parte, ma il suo viso non gli diceva nulla: di cos'erano stati compagni?
Dubbioso, si fece largo tra la folla e, a fatica, riuscì a raggiungere una delle gradinate del palazzetto. Salì alcuni gradini e si guardò attorno. C'erano centinaia di persone, sarebbe stato impossibile trovare Gloria.
Una donna, dal palco, parlava di diritti che nessuno rispettava e a intervalli regolari ripeteva la parola Compagno, tanto che Cristiano iniziò a pensare di trovarsi a una festa tra ex studenti di qualche scuola.
Raggiunse il centro del palazzetto, continuando a guardarsi attorno, ma ancora nulla. All'improvviso qualcuno l'afferrò per la spalla. Si voltò con il cuore ricolmo di speranza.
«Ciao!» Una ragazza, all'incirca della sua età, lo salutò.
«Ciao…» rispose lui, titubante.
«Tu sei il compagno di Gloria?»
Quella domanda gli ridiede fiducia. «Sì, dov'è?»
«Seguimi.»
Cristiano le rimase appiccicato fino a un ingresso laterale. Sorrise notando la custodia di Fifa 76 che le usciva dalla tasca della giacca. Questi Sindacalisti non sembravano poi così diversi da lui.
«Non è con gli altri in assemblea?» chiese, imboccando un corridoio deserto.
«No.»
Continuò a seguirla fino a quando non si fermarono davanti a una porta.
«Entra qui e aspettala!»
Titubante, Cristiano afferrò la maniglia della porta, inspirò profondamente ed entrò.
Qualcuno lo afferrò per il polso e glielo torse. Il dolore lo costrinse a voltarsi. Si ritrovò con la faccia schiacciata contro la parete.
«È uno di loro?» chiese una voce maschile.
«Uno dei più convinti» rispose l'accompagnatrice.
«No, io cerco solo la mia…»
Un colpo alla nuca non gli fece finire la frase. Divenne tutto buio e cadde sulle ginocchia.
«Bravissima, portami anche gli altri insoddisfatti. Questa feccia merita di andare a cucire i palloni in India.»
Mentre sveniva, Cristiano pensò che non gli sarebbe poi andata così male, in fondo avrebbe continuato ad avere un lavoro fisso.

7

«Sei stato provvidenziale. Non avevo idea che fosse una trappola.» Gloria, in piedi davanti alla porta di casa, strinse tra le sue mani quelle di Alain.
«Per me è stato un piacere.»
«Certo che è stato un caso veramente fortunato.»
«Già…»
«Dai, entra in casa, così saluti Cristiano.»
«Va bene, è parecchio che volevo passare a trovarlo.»
Gloria aprì la porta ed entrò, seguita dall'amico che le aveva appena salvato la vita. Quando la polizia aveva fatto irruzione nell'Arena, lui era comparso dal nulla e l'aveva trascinata fuori.
«Ciao Irma, non c'è nessuno in casa?»
«Bentornata Gloria. Che gioia rivederti. Dal messaggio che hai scritto sembrava non volessi più stare con noi.»
«Hai ragione cara, vi devo spiegare tante cose. Cristiano non c'è?»
«È uscito. L'ultima cosa che mi ha detto è che doveva “andare avanti”.»
«Ci sono problemi?» chiese Alain.
Gloria sorrise. «No, Cristiano è un pigro, al massimo sarà andato a uno store a comprarsi la nuova Nintendo. Si lamenta che preferiva la Play, ma anche quella gli va bene. Lo conosco troppo bene: quello è il suo modo per andare avanti!»
«Allora questa può andare bene per aspettarlo?» Alain tirò fuori dallo zaino,che aveva in spalla, una bottiglia di BonAdidas e gliela porse.
Gloria ammiccò, compiaciuta. Desiderava da sempre un uomo che la sera si fosse presentato a casa con del buon vino.
«Non potrei chiederti di meglio. A proposito, tu che lavoro fai?»
«Non posso dirtelo, ma sappi che ho parecchie conoscenze altolocate, se il tuo lavoro non ti soddisfa, non devi che chiedermelo…»



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Sonia Lippi
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#2 » martedì 26 settembre 2017, 11:18

Buongiorno Francesco!

Come ogni tuo racconto, anche questo è scritto bene, scorre ed è godibile!
la storia mi è piaciuta, e in alcuni tratti mi ha fatto anche sorridere! ma da Sindacalista non posso che chiederti: "che ti hanno fatto sti sindacalisti per descriverli così marci e aziendalisti?!"

Ottima storia, se proprio devo trovare una pecca avrei preferito un pò più di descrizione nell'ambientazione.

Buona giornata

Sonia

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ceranu
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#3 » martedì 26 settembre 2017, 11:52

ma da Sindacalista non posso che chiederti: "che ti hanno fatto sti sindacalisti per descriverli così marci e aziendalisti?!"

Nulla, e se vuoi saperlo io sono il referente sindacale dell'azienda in cui lavoro e ho un ottimo rapporto con la segretaria della CIGL che mi segue. :)
Però ho immaginato un futuro in cui le aziende hanno vinto, tanto da rendere "Lo statuto dei lavoratori" una pergamena dimenticata. Di conseguenza il sindacato è diventato il loro strumento di controllo.
Voleva essere una distopia, quindi ho calcato la mano.

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Sonia Lippi
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#4 » martedì 26 settembre 2017, 12:03

Ora capisco!!!
siamo dello stesso sindacato e ti assicuro che mi ha fatto soffrire il vederlo connivente con l'azienda!
Grazie della spiegazione e speriamo che il futuro del sindacato da te ipotizzato non si realizzi mai!!! :-)

Buona giornata

Sonia

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Wladimiro Borchi
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#5 » mercoledì 27 settembre 2017, 7:52

Ma bellooooooooooooo!
Bello, bello, bello davvero!
Ambientazione originalissima, personaggi perfetti, trama intrigante e stile davvero scorrevole e divertente.
Davvero! Mi inchino a cotanto racconto.
Se proprio dobbiamo trovargli una pecca, ma mi devo sforzare davvero, da quando Cristiano viene acciuffato ci si immagina il finale.
Bravo abbestia!
W
IMBUTO!!!

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ceranu
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#6 » mercoledì 27 settembre 2017, 9:34

@Wladimiro, posso solo ringraziarti per i complimenti. :D

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Spartaco
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#7 » giovedì 28 settembre 2017, 23:31

Primo Lettore Anonimo

Complimenti, bellissimo racconto!
Il lettore viene catapultato in un futuro distopico e nonostante non venga mai espressamente descritta la civiltà che lo popola, riesci a inserire abbastanza elementi per far si che chi legga possa capire la situazione e la dimensionalità del racconto.
Tecnicamente non ho notato sbavature, il racconto fila, ha un buon ritmo, la trama si svolge bene e si risolve in modo del tutto inaspettato, complimenti.
L’unica critica che ti muovo e che come thriller lo vedo molto soft rispetto magari a quello che mi aspettavo dalla sfida.

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Spartaco
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#8 » venerdì 29 settembre 2017, 23:43

Secondo Lettore Anonimo

Grottesco e surreale, almeno per ora. Mi ricorda Benni. Mi immagino il racconto inserito in un libro che narra Le-vite-sospese-in-uno-spot magari con un finale di rivalsa di tutta l'umanità che ritrova finalmente se stessa.

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ceranu
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#9 » sabato 30 settembre 2017, 0:07

Ecco i bonus a cui aspiro:

1) UN MANOSCRITTO, UNA PERGAMENA, UN DIARIO, UNA LETTERA O UN DATTILOSCRITTO: La stampa che Cristiano trova sul tavolo.
3) UN PERSONAGGIO (STORICO O ATTUALE) REALMENTE ESISTITO/ESISTENTE - ANCHE COME RIFERIMENTO E NON NECESSARIAMENTE COME PERSONAGGIO DEL RACCONTO: qui ne ho messi un po. Uno su tutti: Messi!

Roberto Masini
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#10 » sabato 30 settembre 2017, 12:43

Ciao,Francesco.
Premetto che non mi faccio condizionare dalle classifiche che già ci sono. Quindi se, nel tuo caso, esprimo critiche, non lo faccio per contrastare un sentire comune a molti commentatori.Leggendo i commenti, ho scoperto che ci sono due sindacalisti, tu e Sonia, con me tre. Non mi faccio influenzare da ciò, altrimenti avrei preferito che quella setta non fosse diventata connivente con il potere. Ma questo è ciò che avrei scritto io. Il futuro potrebbe essere quello che hai descritto tu! Una critica seria non si può basare su ciò che avrei scritto io: il racconto è il tuo, frutto della tua fantasia. Allora cosa c'è che non va. Dunque io mi accodo all'azzeccata definizione di distopia data da altri commentatori; ho apprezzato l'originalità dell'ambientazione descritta con pochi tratti ed evocativa con nomi ad hoc. Insomma il racconto mi è piaciuto molto.
Solo che, secondo me, questo è un bellissimo racconto di fantascienza. Possiamo discutere a lungo sui generi e sottogeneri ma il bando diceva, mi sembra, un grande thriller non una grande science fiction. Come diceva il mio professore: "Fuori tema".

Roberto Masini
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#11 » sabato 30 settembre 2017, 13:10

Ciao Francesco.
Ho apprezzato che almeno tu non dici di togliere il racconto del racconto che secondo me è funzionale quando c'è un manoscritto. Alternare lettura e azione, come dici tu, potrebbe essere una buona variazione. Grazie del suggerimento.

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ceranu
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#12 » sabato 30 settembre 2017, 14:37

Ciao Roberto, come da te auspicato non voglio parlare di generi. Quando affronto questo argomento entro in uno stato confusionale non indifferente, quindi accetto la critica (io stesso non so se ho scritto un thriller).
Però gioco la carta "suggerimento dell'autore". Questo è quello che ha scritto Di Giulio:
1) Un thriller può essere anche storico, rosa, fantastico, fantasy, bellico, spionistico, avventuroso, ecc: non ponetevi limiti sul genere, l'importante è il colpo di scena.

Al tuo buon cuore la decisione se è o non è a tema. :)

Ciao e alla prossima.

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DavidG
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Re: La classe commerciale va in paradiso, di Francesco Nucera

Messaggio#13 » mercoledì 4 ottobre 2017, 20:27

Ciao Francesco,
il tuo racconto mi è piaciuto, è ben strutturato, tutto torna e ha un senso ai fini della storia.
Forse a volte avrebbe bisogno di piú brio in qualche punto e anche i dialoghi a volte suonano un po' artificiosi, ma credo che nel suo complesso sia il pezzo migliore del girone.

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