Mica dovrebbero andare così le cose
Inviato: martedì 19 settembre 2017, 0:29
“Amore, io vado” disse Eva, prendendo le chiavi.
Luca le fece una carezza. “Buona giornata, cara.”
Restò a guardare l’auto della moglie che si allontanava, poi rientrò in casa.
Si sedette sul divano e riprese la lettura della rivista di gastronomia che aveva lasciato a metà. Cominciava ad abituarsi a stare lì a quell’ora del giorno. Durante le prime settimane di disoccupazione si era sentito come se casa sua non gli appartenesse del tutto, adesso, invece, si sentiva più a suo agio. Era felice di avere finalmente il tempo per dedicarsi al cibo, che era da sempre la sua passione: ogni giorno faceva trovare a Eva pasti di tre portate, si era scoperto fantasioso e amava stupirla con nuove salse e intingoli. Andava al supermercato con gioia e sceglieva ogni alimento con cura, organizzando mentalmente tutti i pasti della settimana.
Una fila di notifiche comparve sullo schermo del telefono. Gli amici del gruppo di calcetto lo invitavano a un’amichevole quella sera stessa.
Rispose che ci sarebbe stato e andò a cucinare. Preparò lasagne agli asparagi e maiale in crosta, li avvolse con cura nella carta d’alluminio e li ripose in frigo.
Prima di uscire lesse qualche pagina di un romanzo, poi pulì il bagno e il soggiorno.
Arrivò al campo alle otto in punto.
“Come va, Luca?” Lo salutò il suo amico Nico. “Ho una bella notizia per te: mio zio ha bisogno di un aiutante per scaricare la merce dal camion. Se vuoi vi metto in contatto.”
“Grazie, ma per ora non ne ho bisogno.”
“Ma se sei disoccupato!”
“Mi occupo della casa.”
“Della casa?” Rise Nico. “Scherzi?”
“No. Io e Eva abbiamo deciso che va bene così.”
“Come sarebbe? Le va bene che non lavori?”
“Sì. Lei ha avuto una promozione da poco e guadagna bene.”
“E fai lavorare lei al tuo posto? Luca, sei un genio!” Rise Nico. “Ci riuscissi io con Laura! Me ne starei anch’io tutto il giorno a non fare niente!”
“Non è che non faccio niente” obiettò Luca. “Io cucino e pulisco.”
“Quindi non fai niente” ridacchiò Nico.
Luca uscì dallo spogliatoio e andò a scaldarsi in campo. La partita fu divertente, la sua squadra vinse 7 a 4.
Dopo la partita subì con benevolenza qualche presa in giro da parte degli amici, poi se ne tornò a casa. Era impaziente di sapere se a Eva era piaciuta la cena.
Le settimane passarono serene. Luca si abituò del tutto al suo nuovo stile di vita: ormai si era lasciato alle spalle le giornate interminabili passate a fare un lavoro inutile in ufficio che odiava. Finalmente, dopo tutta una vita, aveva capito cosa voleva davvero: cucinare, leggere e prendersi cura della sua famiglia.
Un giorno lo chiamò sua madre, per sapere come stava.
“Ciao caro” lo salutò. “Ci sono problemi?”
“No. Che problemi dovrebbero esserci?”
“Oh, nulla, tesoro. Sai, ieri parlavo con tua suocera e mi ha detto di essere preoccupata per Eva. Una donna non dovrebbe lavorare così tanto.”
Luca sospirò. “Eva ama il suo lavoro” disse. “Lavora molto, ma ci sono io a darle una mano.”
“E come, se non lavori?”
“Qui a casa faccio tutto io.”
“Perché non fate a metà, invece? Lavorate e fate le faccende tutti e due: così è più equilibrato, no?”
“Eva non ha tempo per le faccende, si sta impegnando in un grosso progetto. A me invece piace cucinare. Ne abbiamo parlato, l’equilibrio che abbiamo trovato va benissimo.”
“Mi spiace davvero per voi” disse sua madre, in tono mesto.
“Ti spiace per cosa?”
“Mica dovrebbero andare così le cose.”
“Devo andare.”
Luca mise giù la cornetta. Andò in cucina e tentò di rilassarsi preparando uno sformato di verdure.
Mentre affettava una carota, qualcuno scrisse sul gruppo di calcetto che quella sera ci sarebbe stata un’altra amichevole. Luca voleva passare la serata con Eva e scrisse che non sarebbe andato. Più tardi, però, Eva gli scrisse che avrebbe fatto tardi e non ce l’avrebbe fatta a rientrare per cena.
Luca allora si cambiò, prese la borsa e uscì. Un po’ di movimento gli avrebbe fatto bene. Arrivato al campo, si fermò al bar e ordinò un caffè. Dalla porta aperta gli arrivarono le voci di due ragazze sedute sulle panchine davanti ai campetti. Le riconobbe: erano le fidanzate di due suoi compagni di squadra. Si affacciò sulla soglia per salutarle.
“Ti dico di sì” stava dicendo una. “Fa lavorare la moglie tutto il giorno e lui sta a casa a fare niente.”
“Non lavora?”
“Dice che fa il casalingo.”
“Seh, figurati.”
Proprio in quel momento Nico uscì dallo spogliatoio. “Di chi parlate? Di quel finocchio di Luca?”
Le ragazze annuirono. “Sì, dell’infame.”
“È un mito, invece” rise Nico. “Ha trovato una che si sottomette e ne approfitta. Fossi lui, farei la stessa cosa!”
Le ragazze protestarono, ridendo.
Luca girò sui tacchi e si allontanò.
Mentre tornava verso la macchina, pensò che mai avrebbe immaginato che il suo licenziamento avrebbe portato così tanti cambiamenti nella sua vita. Tanto per cominciare, avrebbe dovuto smetterla di dedicare del tempo ad attività che non fossero legate alla sua più grande passione.
In secondo luogo, avrebbe dovuto rivalutare seriamente le sue amicizie…
Luca le fece una carezza. “Buona giornata, cara.”
Restò a guardare l’auto della moglie che si allontanava, poi rientrò in casa.
Si sedette sul divano e riprese la lettura della rivista di gastronomia che aveva lasciato a metà. Cominciava ad abituarsi a stare lì a quell’ora del giorno. Durante le prime settimane di disoccupazione si era sentito come se casa sua non gli appartenesse del tutto, adesso, invece, si sentiva più a suo agio. Era felice di avere finalmente il tempo per dedicarsi al cibo, che era da sempre la sua passione: ogni giorno faceva trovare a Eva pasti di tre portate, si era scoperto fantasioso e amava stupirla con nuove salse e intingoli. Andava al supermercato con gioia e sceglieva ogni alimento con cura, organizzando mentalmente tutti i pasti della settimana.
Una fila di notifiche comparve sullo schermo del telefono. Gli amici del gruppo di calcetto lo invitavano a un’amichevole quella sera stessa.
Rispose che ci sarebbe stato e andò a cucinare. Preparò lasagne agli asparagi e maiale in crosta, li avvolse con cura nella carta d’alluminio e li ripose in frigo.
Prima di uscire lesse qualche pagina di un romanzo, poi pulì il bagno e il soggiorno.
Arrivò al campo alle otto in punto.
“Come va, Luca?” Lo salutò il suo amico Nico. “Ho una bella notizia per te: mio zio ha bisogno di un aiutante per scaricare la merce dal camion. Se vuoi vi metto in contatto.”
“Grazie, ma per ora non ne ho bisogno.”
“Ma se sei disoccupato!”
“Mi occupo della casa.”
“Della casa?” Rise Nico. “Scherzi?”
“No. Io e Eva abbiamo deciso che va bene così.”
“Come sarebbe? Le va bene che non lavori?”
“Sì. Lei ha avuto una promozione da poco e guadagna bene.”
“E fai lavorare lei al tuo posto? Luca, sei un genio!” Rise Nico. “Ci riuscissi io con Laura! Me ne starei anch’io tutto il giorno a non fare niente!”
“Non è che non faccio niente” obiettò Luca. “Io cucino e pulisco.”
“Quindi non fai niente” ridacchiò Nico.
Luca uscì dallo spogliatoio e andò a scaldarsi in campo. La partita fu divertente, la sua squadra vinse 7 a 4.
Dopo la partita subì con benevolenza qualche presa in giro da parte degli amici, poi se ne tornò a casa. Era impaziente di sapere se a Eva era piaciuta la cena.
Le settimane passarono serene. Luca si abituò del tutto al suo nuovo stile di vita: ormai si era lasciato alle spalle le giornate interminabili passate a fare un lavoro inutile in ufficio che odiava. Finalmente, dopo tutta una vita, aveva capito cosa voleva davvero: cucinare, leggere e prendersi cura della sua famiglia.
Un giorno lo chiamò sua madre, per sapere come stava.
“Ciao caro” lo salutò. “Ci sono problemi?”
“No. Che problemi dovrebbero esserci?”
“Oh, nulla, tesoro. Sai, ieri parlavo con tua suocera e mi ha detto di essere preoccupata per Eva. Una donna non dovrebbe lavorare così tanto.”
Luca sospirò. “Eva ama il suo lavoro” disse. “Lavora molto, ma ci sono io a darle una mano.”
“E come, se non lavori?”
“Qui a casa faccio tutto io.”
“Perché non fate a metà, invece? Lavorate e fate le faccende tutti e due: così è più equilibrato, no?”
“Eva non ha tempo per le faccende, si sta impegnando in un grosso progetto. A me invece piace cucinare. Ne abbiamo parlato, l’equilibrio che abbiamo trovato va benissimo.”
“Mi spiace davvero per voi” disse sua madre, in tono mesto.
“Ti spiace per cosa?”
“Mica dovrebbero andare così le cose.”
“Devo andare.”
Luca mise giù la cornetta. Andò in cucina e tentò di rilassarsi preparando uno sformato di verdure.
Mentre affettava una carota, qualcuno scrisse sul gruppo di calcetto che quella sera ci sarebbe stata un’altra amichevole. Luca voleva passare la serata con Eva e scrisse che non sarebbe andato. Più tardi, però, Eva gli scrisse che avrebbe fatto tardi e non ce l’avrebbe fatta a rientrare per cena.
Luca allora si cambiò, prese la borsa e uscì. Un po’ di movimento gli avrebbe fatto bene. Arrivato al campo, si fermò al bar e ordinò un caffè. Dalla porta aperta gli arrivarono le voci di due ragazze sedute sulle panchine davanti ai campetti. Le riconobbe: erano le fidanzate di due suoi compagni di squadra. Si affacciò sulla soglia per salutarle.
“Ti dico di sì” stava dicendo una. “Fa lavorare la moglie tutto il giorno e lui sta a casa a fare niente.”
“Non lavora?”
“Dice che fa il casalingo.”
“Seh, figurati.”
Proprio in quel momento Nico uscì dallo spogliatoio. “Di chi parlate? Di quel finocchio di Luca?”
Le ragazze annuirono. “Sì, dell’infame.”
“È un mito, invece” rise Nico. “Ha trovato una che si sottomette e ne approfitta. Fossi lui, farei la stessa cosa!”
Le ragazze protestarono, ridendo.
Luca girò sui tacchi e si allontanò.
Mentre tornava verso la macchina, pensò che mai avrebbe immaginato che il suo licenziamento avrebbe portato così tanti cambiamenti nella sua vita. Tanto per cominciare, avrebbe dovuto smetterla di dedicare del tempo ad attività che non fossero legate alla sua più grande passione.
In secondo luogo, avrebbe dovuto rivalutare seriamente le sue amicizie…