IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Partecipa al live di Minuti Contati all'interno della programmazione del Terni Horror Fest.
Guest Star dell'evento: Daniele Picciuti
Airali
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IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#1 » sabato 28 ottobre 2017, 15:46

IL DIAVOLO PAGA DI PIÙ

Beppe guardava inorridito quelli che avrebbero dovuto essere i suoi dolcetti nel forno. Cazzo, ci vorrà un’eternità a pulire tutto ‘sto casino, pensò guardando la viscosa poltiglia liquefarsi e insozzare il pianale. Nell’attimo che seguì si rese conto che avrebbe dovuto avere ben altra reazione scoprendo veri bulbi oculari al posto dei suoi famosi “che te ciechi” (per non discostarsi dalla tradizione ternana), pasticcini a forma di occhi, disgustosi a vedersi, deliziosi a mangiarsi. Quelli che cuocevano ad alta temperatura erano occhi veri. Ed erano nel suo forno. Non aveva idea di chi fosse stato, né di come avevano fatto ad entrare, ma non importava. Avrebbero dato la colpa a lui. Sarebbe andato fallito. E questo fu l’unico pensiero che riuscì finalmente a causargli i conati di vomito.

Paolo non sapeva cosa pensare. Cinque paia di occhi, disposti in maniera precisa, circolare, lo fissavano ormai secchi. Ebbe l’irresistibile impulso di scoppiare in fragorose risate pensando a tutte le volte che aveva maledetto qualcuno con l’espressione “Pozzi ciecatte!”, e nonostante Beppe, il suo capo, stesse singhiozzando talmente tanto che la sua richiesta d’aiuto si capiva a stento, a Paolo veniva solo tanto da ridere. C’era una sottile ironia in quel fatto strano. Per un minuto provò rabbia nei confronti di Beppe. Quei poveracci erano stati ammazzati, erano stati cavati loro gli occhi, cazzo! E quel vecchio frignone si preoccupava della sua attività. Egoista di merda che non lo pagava abbastanza per il suo lavoro e che dopo cinque anni ancora gli faceva i contratti a tempo determinato. Ma poi a Paolo venne in mente che almeno lo pagava, e ad altri suoi amici ultratrentenni non era andata così bene. L’impercettibile sorriso divertito sulle sue labbra si spense. C’era dentro fino al collo anche lui. Merda.

Come Beppe aveva previsto, ci volle un’eternità a pulire tutto. Lui e Paolo chiamarono Claudia, (assunta con lavoro part-time, ma obbligata di fatto a correre ogni volta che Beppe la chiamava) a gestire il negozio, mentre loro non trafficavano nel retrobottega. A Beppe non interessava quali malcapitati avessero perso gli occhi, e nemmeno quale fosse lo stronzo che aveva scelto proprio il suo negozio per cuocere quello schifo: queste erano domande da Paolo. L’unica cosa veramente importante per Beppe era non farsi scoprire e mantenere il suo esercizio commerciale. Il commissario Ciacone gli piombò in negozio comunque un paio di giorni più tardi. “Ho un caso raccapricciante tra le mani. Cinque morti senza occhi. Pare che l’assassino segua uno schema preciso. Crediamo di avere a che fare con un serial killer, i criminologi di Narni ci stanno dando una mano.”
“Un serial killer!? A Derni!? Ma daje ‘m po’!” esclamò Beppe con la tipica pronuncia locale. Il commissario lo ignorò: “Tutto fa pensare che prima o poi l’assassino verrà qui, dato che questa pasticceria è al centro dello schema degli omicidi. Se le viene in mente qualcosa, se vede qualcosa di strano o sospetto, ci chiami immediatamente.” Beppe deglutì a fatica quando questi chiuse la porta alle sue spalle.

Paolo iniziò a sudare freddo quando Beppe gli spiegò la situazione. Era più informato del suo capo. Sapeva degli omicidi delle ultime settimane, al contrario del suo datore di lavoro. Le reti locali avevano ipotizzato addirittura una setta satanica. Ma quelli pure devono campare, che ne sai quante stronzate sparano per fare audience?, aveva pensato Paolo cambiando distrattamente canale. Terni era un posto troppo tranquillo, un grande paese travestito da città. Nessuno avrebbe mai sospettato nulla del genere; ma se fosse stato vero? Per sicurezza, Paolo se ne tirò fuori il prima possibile. Si prese dei giorni di malattia e alle proteste del capo rispose che se non l’avesse pagato in quei giorni sarebbe andato a denunciarlo, e a quel punto Beppe aveva desistito: non poteva più licenziarlo; Paolo aveva vinto il contratto a tempo indeterminato. Mentre sprofondava nella poltrona di casa sua si disse che forse il Diavolo lo aveva aiutato più di quanto non avesse fatto Dio in tutta la sua vita.

Beppe era sprofondato nella disperazione quando Paolo se n’era andato. Si maledisse per aver scelto proprio quel locale per la sua pasticceria, ma era all’incrocio tra la scuola, il campo sportivo e il parco cittadino. La sua clientela era formata perlopiù da ragazzi, ed erano i clienti migliori. Sempre affamati, i giovani, che si trattasse di cibo, sesso, gloria o chissà che altro non aveva importanza. L’importante era che mangiassero. I ragazzi non smettevano di mangiare nemmeno con la crisi. E ora, tutto questo gli si ritorceva contro! Un cigolio sinistro provenne dal negozio. Ormai era notte fonda, una di quelle senza luna. Beppe scattò in piedi al suono della serranda forzata. Si nascose nel mobile sotto al lavello, maledicendo la sua pancia ingombrante che non gli permise di chiudere del tutto lo sportello. Vide dei ragazzi entrare nel retrobottega. Tra loro c’era Claudia. Beppe la vide impugnare un coltello affilato, e gli uscì un singulto di troppo mentre nascondeva il viso tra le braccia: un occhio esaltato spuntò dalla sottile fessura dello sportello. Il “bu!” divertito e sadico di una giovane donna fu seguito dai possenti strattoni di un ragazzone che trascinarono Beppe fuori dal suo nascondiglio. Il pasticcere si lasciò andare ad un pianto disperato. “Perché fate questo!? Claudia, chi sono!?”
Claudia lo guardò con aria di sufficienza, poi si rivolse agli altri, ricevendo cenni di assenso. Mentre quello grosso teneva Beppe fermo, gli altri iniziarono a fare un disegno col gesso a terra.
“Sono quelli che sfruttate tu e i tuoi compari. Quelli a cui date solo merdosi contratti part-time, che sgobbano per rendervi la vita più facile, quelli a cui avete lasciato solo un mondo senza possibilità. E dato che le vostre chiese e i vostri santi del cazzo non ci aiutano, abbiamo deciso di rivolgerci a un escluso come noi: Satana. Vedi Beppe, il tuo negozio si trova proprio al centro di una stella a cinque punte fatta da linee convergenti di energia. Cinque sacrifici per ogni punta. Abbiamo dovuto cavare gli occhi alle vittime perché è a quelli che si lega l’anima. Li abbiamo dovuti cuocere per farla staccare da lì e spedirla dritta nelle fauci di Lucifero, e quale posto migliore di questo? Non te ne sei nemmeno accorto, all’inizio, pensando che fossero i tuoi dolcetti del cazzo. Con l’ultimo sacrificio, il tuo, Terni sprofonderà nell’Inferno, e verrà sacrificata al Demonio, che sarà generoso: potremo chiedergli ciò che vogliamo.”
“Non serve! Vi assumerò tutti! Vi lascio il negozio!” piagnucolò il pasticcere mentre veniva trascinato al centro del disegno satanico in terra.
“Mi dispiace, Beppe …”, la frase fu interrotta dalla prima coltellata. Una voragine iniziò ad aprirsi sotto le ginocchia di Beppe e Terni iniziò a sprofondare nell’abisso accompagnata dall’eco della disperazione: “Il Diavolo paga più di te.”



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antico
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#2 » sabato 28 ottobre 2017, 15:47

Benvenuta a Minuti Contati! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Terni Live Edition!

paola roela
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#3 » venerdì 3 novembre 2017, 17:44

Non so come tu abbia fatto a ordire una trama così fitta nel pochissimo tempo che avevamo a disposizione, bravissima!
Ho trovato nel tuo racconto un mix di generi diversi, horror, thriller, giallo e commedia.
Nonostante l'elemento cruciale horror della storia siano gli occhi cavati alle vittime, hai saputo sdrammatizzare inserendo alcune frasi in ternano che ho trovato davvero divertenti.
Originale l'idea che per ottenere quello che vogliono, i ragazzi debbano sacrificare l'intera città e farla sprofondare all'inferno e mi è piaciuta anche la denuncia sociale della mancanza di lavoro, di quello sottopagato e dello sfruttamento dei giovani.
Complimenti e in bocca al lupo per il contest!

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Monica Patrizi
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#4 » sabato 4 novembre 2017, 16:03

Ciao Airali!
Caspita, un ottimo racconto, con una struttura narrativa molto solida, capace di contenere aspetti esilaranti, uniti al tema dell'horror e a tematiche sociali...complimenti! Inoltre, cosa non facile con i caratteri e il tempo a disposizione, sei riuscita anche a tratteggiare, in pochi passaggi, il profilo psicologico dei protagonisti, dal primo all'ultimo.
Originale il finale amaro, che da anche il titolo al racconto e lo chiude in un cerchio perfetto: il Diavolo paga di più.
Qualche refuso nella punteggiatura, ma insomma, si tratta di inezie, virgole... Complimenti e in bocca al lupo per il contest!

Francesco.F
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#5 » sabato 4 novembre 2017, 19:57

Ciao Airali! Di sicuro il racconto non manca di originalità! Mi piace il tuo stile di scrittura, paragrafi definiti, il tutto risulta molto chiaro. Non è un racconto “fotografia”, ma qualcosa di articolato nel tempo, con una trama definita, una caratterizzazione psicologica dei protagonisti, persone normali con lavori normali e problematiche normali, una scelta rischiosa per un racconto di settemila battute, ma che nel tuo caso ha premiato. Anche usare Terni come ambientazione è una scelta originale, sfruttare la conoscenza dei luoghi di appartenenza e dei relativi usi e costumi è un’arma non sottovalutata neanche dai più grandi scrittori del genere (chi ha detto King? xD). Purtroppo, io ho sempre trovato il dialetto ternano molto buffo, e dopo le prime battute di Beppe mi sono trovato a sorridere, la tensione se n’è andata ed è tornata solo a un attimo dalla fine, ma non prenderla assolutamente come una critica negativa, è la mia esperienza! Per il resto: il tema del lavoro sottopagato, del precariato, dei datori di lavoro sfruttatori è descritto minuziosamente, ed è ben inserito nel racconto, avverti davvero l’indignazione di Claudia, un po’ la fai tua! Questo tema, tuttavia, sebbene descritto magistralmente, almeno secondo me, ha un po’ eclissato il tema del contest, che non sono riuscito a percepire. Un racconto molto buono, complimenti, e in bocca al lupo!

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beppe.roncari
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#6 » domenica 5 novembre 2017, 10:09

Ciao Airali, ben trovata!
Un po’ straniante leggere un racconto dove uno dei personaggi principali, che in più fa anche una figura un po’ barbina, porta il mio nome, ma senz’altro un buon racconto, lo devo ammettere. ;-)
Il tuo racconto ha un punto di partenza, un mistero, una trama, uno sviluppo, personaggi, motivazione, un finale e un colpo di scena. Tutti gli elementi chiave di una buona storia, con in più un bonus: un riferimento alla realtà attuale e al mercato del lavoro: il vero orrore nell’orrore.
Brava, una buona prova.

Airali
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#7 » domenica 5 novembre 2017, 15:38

Grazie Beppe. Fatti e riferimenti a cose e persone sono puramente casuali ahahahahah ti ringrazio, non è stato facile costruire questa storia in così poco tempo e in così pochi caratteri per una persona prolissa nella scrittura come me! Sono felice che tu e gli altri sopra la abbiate apprezzata :)

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marco.roncaccia
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#8 » lunedì 6 novembre 2017, 8:50

Ciao Airali,
un buon racconto, con un plot interessante e ben gestito nei cambi di punto di vista. Alcune cose che per me funzionano poco:
- la spiegazione sui dolcetti ternani, è fuori dal racconto, nel senso che è un intervento dell’autore e non un pensiero del personaggio
- le battute dialettali dei dialoghi. Creano divisione tra italiano e dialetto nei dialoghi senza che ci sia una vera e propria motivazione
- lo spiegone finale di Claudia. Un blocco di testo poco interessante. Forse gli stessi concetti avresti potuto renderli più dinamici
- L’ultima battuta, quel “mi dispiace, Beppe” se è ironico non si capisce, se invece a Claudia dispiace veramente … è in contraddizione con il resto.
In ogni caso una buona prova

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Flavia Imperi
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#9 » lunedì 6 novembre 2017, 14:33

Ciao Airali,
a primo acchitto, leggendo la tua storia, ho faticato un po‘ per via di frasi lunghe e un po‘ complesse che appesantiscono la narrazione. Ho apprezzato molto invece l’ambientazione a Terni e il particolare dei biscotti che da un tocco di colore.
"Occhio" (hihi) al punto di vista, per es. nel secondo paragrafo siano nei panni di Paolo, ma poi scrivi "L’impercettibile sorriso divertito sulle sue labbra si spense“, una frase con cui lo vediamo dall’esterno. Finchè si è nel pdv di un personaggio non bisognerebbe uscirne.
Qualche dubbio sulla trama: se Beppe e gli altri non hanno detto niente a nessuno, come mai gli piomba la polizia in negozio? Come fa Beppe a sapere di essere al centro dello schema dell’assassino? E infine come fa Claudia a sapere la reazione di Beppe se non era presente?
Molto carina e originale la storia di per sè, con elementi interessanti come occhi, satanisti e una forte critica sociale, la narrazione però ha un margine di miglioramento, soprattutto nel dosare gli elementi di trama. La classica spiegazione finale del "cattivo" è un po‘ frettolosa, d'altronde una storia simile forse avrebbe avuto bisogno di molto più spazio.
In bocca al lupo!
Siamo storie di storie

Airali
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#10 » lunedì 6 novembre 2017, 16:11

Scusate il ritardo nelle risposte, ho visto ora tutti i commenti. Per Francesco: ti ringrazio moltissimo per aver anche solo nominato il re in un commento sul mio racconto. Ho visto che anche tu sei di Terni, sicuramente avrai apprezzato la scelta del luogo e i vari riferimenti piú di altri. Avevo anche io questo dubbio sul ternano di Beppe, ma speravo che servisse a dare piú caratterizzazione al personaggio per sottolineare ancora di piú l'attaccamento al "proprio orto", anche nel linguaggio, e con questo rispondo anche a Marco. Dopotutto l'ho usato solo nei dialoghi. Il tema sta proprio nei dolcetti a forma di occhio che sono il "dolcetto" fatto dal pasticcere che nel frattempo non si accorge del macabro "scherzetto", almeno ho cercato di declinarlo così, ma capisco che possa creare disorientamento, ha preso questa piega nell'ultima ora. Ti ringrazio per il commento positivo :)

Per Marco: per quanto riguarda il primo punto, nel racconto io ho adottato sempre il narratore esterno con focalizzazione variabile, dunque i dolcetti non dovevano essere un pensiero del personaggio, ma quello che dava inizio al racconto, il casus belli diciamo. Per quanto riguarda il dialetto ho già spiegato sopra, capisco che era una scelta rischiosa, ma ho voluto provarci. Per lo spiegone di Claudia sono d'accordo con te, avrei potuto fare meglio con piú tempo, è stata la parte che mi ha messo piú in difficoltà, tuttavia penso che in realtà l'ironia si percepisca proprio dallo spiegone sopra, è ovvio che non le dispiace affatto. Comunque ti ringrazio :)


Per Flavia: hai ragione, l'altro giorno ho notato che di tanto in tanto ho omesso dei corsivi per evidenziare i pensieri in fase di revisione, ma come ho spiegato sopra non ho mai adottato la prima persona al di fuori di quelle brevi frasi. La polizia, lo spiego proprio tramite le parole del poliziotto, va a controllare dato che il negozio di Beppe è al centro di uno schema, e quindi due domande il commissario se le fa, ed è proprio così che lo dice a Beppe. Claudia è quella che ha ordito tutto, e in realtà era presente quando Beppe e Paolo trafficavano nel retro, ma chiaramente faceva finta di non sapere. È tutto spiegato nel racconto, certe cose sono lasciate all'intuizione del lettore ma ad una lettura attenta si evincono chiaramente. Come ho detto a Marco, purtroppo il tempo e le battute erano decisamente ristretti per come sono abituata a scrivere, e riconosco le carenze nello spiegone. Grazie del commento :)

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antico
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Re: IL DIAVOLO PAGA DI PIU'

Messaggio#11 » domenica 12 novembre 2017, 11:59

Un racconto decisamente articolato la cui lettura è piacevole con una curiosità del lettore discretamente stuzzicata. Forse sta stretto nei settemila caratteri, è una storia per un'altra size. E ancora, abbisogna di una revisione per pulire certe forme che mi sembrano ancora migliorabili, il tutto per aumentare la fluidità. Inoltre quel finale è un po' un pugno nello stomaco, troppo spiegato, eccessivo... E probabilmente hai dovuto utilizzare una soluzione simile proprio perché, torno a ripeterlo, la storia non è adatta a un settemila (occhio alle edizioni regolari perché in quelle occasioni, e solo da quest'estate, diamo cinquemila caratteri, vai a cercare nell'Albo d'Oro per qualche esempio di racconto in quelle size). Come valutazione mi attesto su un pollice tendente all'alto, anche se penso che abbia bisogno di maggiori interventi rispetto a quello di Polly, da me valutatato con uguale pollice. Ah, sì, è solo l'Antico, qui, che valuta con i pollici (tipo gli imperatori romani quando dovevano decidere sulla sopravviventa o meno dei gladiatori nell'Arena) :D

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