L'albero primordiale e la notte di Halloween
Inviato: sabato 28 ottobre 2017, 15:58
Anche quest’anno la natura vince la scommessa con gli abitanti di Praga, che si dimostrano prevedibili e di scarsa creatività come sempre. Addobbata con le solite zucche più o meno illuminate, streghe di evidente malumore e zombie mille piaghe, sgualciti perchè da anni accartocciati e chiusi in scattole appesse in soffita sotto la polvere che pesa quanto il piombo. Il tempo che loro - gli zombie di cartone - rimangono in attesa di prendere vita nella notte di Haloween, la lentezza con la quale la polvere del tempo cade e accarezzando il loro rifuggio, pesa su di loro e la loro oprimente solitudine tanto quanto il piombo. Ed è questa attesa che li fa incattivire, ed è questa breve vita che hanno che fa loro sembrare da sempre morti.
Questa scena di Haloween vista e rivista ormai non sorprende più. Ma è la nebbia che stasera ha iniziato ad avvolgere piano piano la città appena qualche ora dopo il tramonto del sole che riesce a far rabbrividire e tremare George, e anche quelle due ragazze che vestite di nero li passano accanto sul marciapiede, a testa bassa fissando le candelle accese che tenevano nelle mani, sussurando parole inventate o in una lingua che lui non aveva mai sentito. Un altro brivvido lungo la schiena e si scuote come per farsi cadere dalle spalle la neve o uno scarafaggio. Sarà il freddo umido e la stanchezza - si dice e prossegue a piedi verso casa. Mancano giusto qualche centinaia di metri. Ma poi una mela inseccolita in un albero bene illuminato lungo la via in periferia attira la sua attenzione. Stasera la via verso casa è più ricca di un quadro di natura morta e lui non può che soffermarsi su ogni dettaglio. Solitamente è troppo distratto nel organizzare mentalmente il lavoro del giorno dopo. Questa mela - immagina, è sola quanto me, avrà freddo quanto me e sarà spaventata quanto me. Si avvicina per raccogliere la mela e gli occhi li si gelano nel vedere come le delicate ragnatele appesantite dalla nebbia e gelate dal freddo si muovono lentamete per fasciare i rami dell’albero che sanguinano per la perdità della mela. Mette la mela in tasca velocemente, ignora il grido acuto che traffigge la notte e a gambe levate corre verso casa. Le fusa del gatto rosso e la doccia dopo la cena sono sufficienti per aiute il più rispettato pasticcere della città a dimenticare gli strani eventi accaduti nella fitta nebbia.
“buongiorno george”
“oh, buongiorno a te Alma!”
“come va?” – chiede Alma guadando con premura e insistenza la sciarpa intorno alla gola di George.
“ah, non ti preoccupare Alma, tutto bene solo un leggero mal di gola, ieri sera quella nebbia fitta zuppa di virus di tutti i tipi mi ha colto impreparato”.
“oh, ma la sai l’ultima? Indovina chi è tornata in città per Halloween: Helen, la bellissima sorella di Luisa, la ragazzina anoressica morta anni fa! Te la ricordi?”
“oh si, certo”
“ecco io sono qui perche le volevo regalare una torta speciale”
“ma come fa a sapere che ho appena sfornato delle torte con la mela e cannella che sono davvero speciali?!”
“eh, mi sono lasciata guidare dall’istinto.” Alma prende la torta di mele e se ne va.
“Pronto, Helen? Sono Alma mia cara, l’altroieri ho visto che sei tornata in città e volevo invitarti a cena. Mi dispiace saperti sola in questa notte così difficile per te.”
“beh, si Alma, ti ringrazio, quest’anno sono 7 anni che mia sorella è morta. Ma non sono di compagnia perciò preferisco rimanere da sola. Ti prego di non insistere Alma ti ringrazio”.
“va bene mia cara, capisco, anche se mi dispiace. Sono sola anche io e mi farebbe piacere la tua compagnia. Ma come vuoi. Comunque ti lascio fuori dalla porta una torta che ho preso da George stamattina, sono certa è squisita.”
“grazie Alma, accetto volentieri.”
La sera la fitta nebbia torna. George chiude il suo negozio e cammina velocemente verso casa senza guardarsi intorno. L’aria è tagliente, umida e sa di muffa, quasi irrespirabile. Si sentono le urla di spavento e le risate di colloro che aspettavano in piazza l’arrivo dell’ora esatta quando dal cuore dell’orologio in cima alla torre, invece che uscire un uccellino, appare uno scheletro. Per gli abitanti è un deja vu, ma per i turisti il momento è quasi magico.
Ad ogni porta lungo le vie nella città si sente il chiasso dei bambini che bussano alle porte per chiedere ai padroni di casa “dolcetto o scherzzetto?”.
A casa di Helen pure si sentono i leggeri colpi dei bambini, solo che aprendo non trova nessuno, soltanto la torta che Alma ha lasciato sullo zerbino. Sicura che i ragazzini hanno bussato alla porta ma non hanno aspettato che lei aprisse, prende la torta e chiude la porta. Passando nel corridoio della casa verso la cucina le sembra di vedere allo specchio, un’altra sagoma oltre la sua, ritorna per guardare ma nulla. E’ quasi ora di cena, Helen va a fare la doccia prima di cenare. Apre lo sportello dell’armadietto del bagno, prendo lo smalto e va nel budoir nella camera di sua sorella. Si siede e aprendo gli occhi, vede nello specchio la sagoma di sua sorella, uno scheletro, così com’era prima di morire “dolcetto o scherzzetto sorella?” Helen grida spaventata ma le sue grida si mescolano al chiasso dei bambini e a quello dei film nelle case dei vivici.
“volevo essere bella come te” – si sente una voce, era la voce della sorella.
“mangia quella torta, voglio che la mangi tutta in un morso, brutta maiala!”
Helen prende la torta e terrorizzata mangia su bocconi interi, praticamente si strozza. Cade per terra e spaventata com’era non trova la forza per tossire e si spegne. Insieme all’ultimo fiato va via la sua bellezza, carne e spirito, diventa un cadavere, una mummia.
Nella via illuminata dove camminavano le due ragazze vestite di nero, si vede apparire nuovamente nell’albero la mela. Le due ragazze vedono quello che è accaduto, si guardano complici e spengono le candele.
La nebbia se ne va insieme al fumo delle candele.
Questa scena di Haloween vista e rivista ormai non sorprende più. Ma è la nebbia che stasera ha iniziato ad avvolgere piano piano la città appena qualche ora dopo il tramonto del sole che riesce a far rabbrividire e tremare George, e anche quelle due ragazze che vestite di nero li passano accanto sul marciapiede, a testa bassa fissando le candelle accese che tenevano nelle mani, sussurando parole inventate o in una lingua che lui non aveva mai sentito. Un altro brivvido lungo la schiena e si scuote come per farsi cadere dalle spalle la neve o uno scarafaggio. Sarà il freddo umido e la stanchezza - si dice e prossegue a piedi verso casa. Mancano giusto qualche centinaia di metri. Ma poi una mela inseccolita in un albero bene illuminato lungo la via in periferia attira la sua attenzione. Stasera la via verso casa è più ricca di un quadro di natura morta e lui non può che soffermarsi su ogni dettaglio. Solitamente è troppo distratto nel organizzare mentalmente il lavoro del giorno dopo. Questa mela - immagina, è sola quanto me, avrà freddo quanto me e sarà spaventata quanto me. Si avvicina per raccogliere la mela e gli occhi li si gelano nel vedere come le delicate ragnatele appesantite dalla nebbia e gelate dal freddo si muovono lentamete per fasciare i rami dell’albero che sanguinano per la perdità della mela. Mette la mela in tasca velocemente, ignora il grido acuto che traffigge la notte e a gambe levate corre verso casa. Le fusa del gatto rosso e la doccia dopo la cena sono sufficienti per aiute il più rispettato pasticcere della città a dimenticare gli strani eventi accaduti nella fitta nebbia.
“buongiorno george”
“oh, buongiorno a te Alma!”
“come va?” – chiede Alma guadando con premura e insistenza la sciarpa intorno alla gola di George.
“ah, non ti preoccupare Alma, tutto bene solo un leggero mal di gola, ieri sera quella nebbia fitta zuppa di virus di tutti i tipi mi ha colto impreparato”.
“oh, ma la sai l’ultima? Indovina chi è tornata in città per Halloween: Helen, la bellissima sorella di Luisa, la ragazzina anoressica morta anni fa! Te la ricordi?”
“oh si, certo”
“ecco io sono qui perche le volevo regalare una torta speciale”
“ma come fa a sapere che ho appena sfornato delle torte con la mela e cannella che sono davvero speciali?!”
“eh, mi sono lasciata guidare dall’istinto.” Alma prende la torta di mele e se ne va.
“Pronto, Helen? Sono Alma mia cara, l’altroieri ho visto che sei tornata in città e volevo invitarti a cena. Mi dispiace saperti sola in questa notte così difficile per te.”
“beh, si Alma, ti ringrazio, quest’anno sono 7 anni che mia sorella è morta. Ma non sono di compagnia perciò preferisco rimanere da sola. Ti prego di non insistere Alma ti ringrazio”.
“va bene mia cara, capisco, anche se mi dispiace. Sono sola anche io e mi farebbe piacere la tua compagnia. Ma come vuoi. Comunque ti lascio fuori dalla porta una torta che ho preso da George stamattina, sono certa è squisita.”
“grazie Alma, accetto volentieri.”
La sera la fitta nebbia torna. George chiude il suo negozio e cammina velocemente verso casa senza guardarsi intorno. L’aria è tagliente, umida e sa di muffa, quasi irrespirabile. Si sentono le urla di spavento e le risate di colloro che aspettavano in piazza l’arrivo dell’ora esatta quando dal cuore dell’orologio in cima alla torre, invece che uscire un uccellino, appare uno scheletro. Per gli abitanti è un deja vu, ma per i turisti il momento è quasi magico.
Ad ogni porta lungo le vie nella città si sente il chiasso dei bambini che bussano alle porte per chiedere ai padroni di casa “dolcetto o scherzzetto?”.
A casa di Helen pure si sentono i leggeri colpi dei bambini, solo che aprendo non trova nessuno, soltanto la torta che Alma ha lasciato sullo zerbino. Sicura che i ragazzini hanno bussato alla porta ma non hanno aspettato che lei aprisse, prende la torta e chiude la porta. Passando nel corridoio della casa verso la cucina le sembra di vedere allo specchio, un’altra sagoma oltre la sua, ritorna per guardare ma nulla. E’ quasi ora di cena, Helen va a fare la doccia prima di cenare. Apre lo sportello dell’armadietto del bagno, prendo lo smalto e va nel budoir nella camera di sua sorella. Si siede e aprendo gli occhi, vede nello specchio la sagoma di sua sorella, uno scheletro, così com’era prima di morire “dolcetto o scherzzetto sorella?” Helen grida spaventata ma le sue grida si mescolano al chiasso dei bambini e a quello dei film nelle case dei vivici.
“volevo essere bella come te” – si sente una voce, era la voce della sorella.
“mangia quella torta, voglio che la mangi tutta in un morso, brutta maiala!”
Helen prende la torta e terrorizzata mangia su bocconi interi, praticamente si strozza. Cade per terra e spaventata com’era non trova la forza per tossire e si spegne. Insieme all’ultimo fiato va via la sua bellezza, carne e spirito, diventa un cadavere, una mummia.
Nella via illuminata dove camminavano le due ragazze vestite di nero, si vede apparire nuovamente nell’albero la mela. Le due ragazze vedono quello che è accaduto, si guardano complici e spengono le candele.
La nebbia se ne va insieme al fumo delle candele.