[B] Il disastro - di Pietro Chiappelloni
Inviato: lunedì 13 aprile 2015, 23:28
Dannazione.
Ancora quel rumore. Stavolta non riparte. Mi sa proprio di no.
Me l’aspettavo. Doveva succedere. Era inevitabile.
Ormai sono un esperto. E sì, quel rumore è inequivocabile, i-ne-qui-vo-ca-bi-le. Si è proprio rotto, stavolta.
E già, doveva succedere, ed è successo. Hai un bel dire: “ma no, vedrai, è sempre andato, continuerà anche stavolta”. No, stavolta no. Stavolta si è proprio rotto, te lo garantisco io.
Dico, l’hai sentito quel rumore, o no?
Qui si è rotto tutto, altroché. Del resto, lo dicevo da tempo. “Non dura, non può durare così.” E tutti a dire: “Ma no, non è importante, sono rumorini normali, di assestamento, il rodaggio, la rotazione, i pistoni eccetera eccetera”. Sì, e bla e bla! E adesso che si fa?
Lo dicevo, lo dicevo, io. “Non si può andare avanti così.” Dunque? Chi aveva ragione? Su, ditelo. Io, avevo ragione, altroché.
Quel rumore, l’ho detto, è inequivocabile. No equivocos, amigos. Nada de nada. Niet. Null. Equivocs ziro, altroché.
Ed ora, bye bye baby, baby bau bau. Già, questa è una citazione colta, lo so, come si chiamavano quei cantanti? Schi… Ski… Vabbè, comunque: dov’ero rimasto? Ah, sì, mettetevi tranquilli: non c’è più speranza. Qui si è rotto tutto.
E dunque, la fine è segnata. Del resto, era destino che prima o poi succedesse. Questi pianeti artificiali non mi hanno mai convinto. L’unica cosa che mi dispiace, è che la prima volta capiti proprio al mio.
Ah, sì, proprio bellissimi: titanio, berillio, tungsteno, e qui e là. Ma dai, se erano di latta e di ghisa era tanto uguale, anzi, magari duravano di più! Beh, comunque, era solo per dire che queste sfere di metallo luccicanti – o brunite, a seconda –, enormi, lanciate in orbita, la soluzione ideale al sovrappopolamento terrestre, perpetue, perfette nei millenni, con stabilizzatori propulsori eccetera, a me non mi hanno mai convinto! Ah, no. Ed ora, l’aggiustate voi? No, vero? E allora chi? Io? Ma non ci penso neppure.
Adesso, lo sai cosa succede? Dipende. Se si è rotto uno stabilizzatore, tra un po’ comincia a muoversi tutto. Passami un bicchiere di latte, che dopo un paio di scrolloni ti restituisco un bel panetto di burro! Ahahah! Beh, a parte queste battute, bella vero?: se invece si è rotto un propulsore, tra un po’ iniziamo a rallentare, rallentare, e poi a seconda della nostra fortuna, tre casi: o ci blocchiamo nell’orbita senza ruotare più, quindi metà pianeta ci si congela e l’altra metà fonde, o sennò ci allontaniamo nello spazio, e qua si ghiaccia tutto, oppure pian pianino ci avviciniamo al nostro sole che ci arrostisce ben bene, come uno spiedino. Ahahah! Che buffo. Sono molto gastronomico, oggi, sarà la fine vicina, o non so cosa, ma sono gastronomico.
Beh, nell’attesa della fine, con tutto questo parlar di latte burro e spiedini mi è venuta fame. Vediamo cosa c’è da mangiare. Ma che… ma… nooooooooo! Che sciagura incredibile! Che catastrofe immane! Che disastro tremendo! Dannato frigo, si è bloccata la maniglia!
Ancora quel rumore. Stavolta non riparte. Mi sa proprio di no.
Me l’aspettavo. Doveva succedere. Era inevitabile.
Ormai sono un esperto. E sì, quel rumore è inequivocabile, i-ne-qui-vo-ca-bi-le. Si è proprio rotto, stavolta.
E già, doveva succedere, ed è successo. Hai un bel dire: “ma no, vedrai, è sempre andato, continuerà anche stavolta”. No, stavolta no. Stavolta si è proprio rotto, te lo garantisco io.
Dico, l’hai sentito quel rumore, o no?
Qui si è rotto tutto, altroché. Del resto, lo dicevo da tempo. “Non dura, non può durare così.” E tutti a dire: “Ma no, non è importante, sono rumorini normali, di assestamento, il rodaggio, la rotazione, i pistoni eccetera eccetera”. Sì, e bla e bla! E adesso che si fa?
Lo dicevo, lo dicevo, io. “Non si può andare avanti così.” Dunque? Chi aveva ragione? Su, ditelo. Io, avevo ragione, altroché.
Quel rumore, l’ho detto, è inequivocabile. No equivocos, amigos. Nada de nada. Niet. Null. Equivocs ziro, altroché.
Ed ora, bye bye baby, baby bau bau. Già, questa è una citazione colta, lo so, come si chiamavano quei cantanti? Schi… Ski… Vabbè, comunque: dov’ero rimasto? Ah, sì, mettetevi tranquilli: non c’è più speranza. Qui si è rotto tutto.
E dunque, la fine è segnata. Del resto, era destino che prima o poi succedesse. Questi pianeti artificiali non mi hanno mai convinto. L’unica cosa che mi dispiace, è che la prima volta capiti proprio al mio.
Ah, sì, proprio bellissimi: titanio, berillio, tungsteno, e qui e là. Ma dai, se erano di latta e di ghisa era tanto uguale, anzi, magari duravano di più! Beh, comunque, era solo per dire che queste sfere di metallo luccicanti – o brunite, a seconda –, enormi, lanciate in orbita, la soluzione ideale al sovrappopolamento terrestre, perpetue, perfette nei millenni, con stabilizzatori propulsori eccetera, a me non mi hanno mai convinto! Ah, no. Ed ora, l’aggiustate voi? No, vero? E allora chi? Io? Ma non ci penso neppure.
Adesso, lo sai cosa succede? Dipende. Se si è rotto uno stabilizzatore, tra un po’ comincia a muoversi tutto. Passami un bicchiere di latte, che dopo un paio di scrolloni ti restituisco un bel panetto di burro! Ahahah! Beh, a parte queste battute, bella vero?: se invece si è rotto un propulsore, tra un po’ iniziamo a rallentare, rallentare, e poi a seconda della nostra fortuna, tre casi: o ci blocchiamo nell’orbita senza ruotare più, quindi metà pianeta ci si congela e l’altra metà fonde, o sennò ci allontaniamo nello spazio, e qua si ghiaccia tutto, oppure pian pianino ci avviciniamo al nostro sole che ci arrostisce ben bene, come uno spiedino. Ahahah! Che buffo. Sono molto gastronomico, oggi, sarà la fine vicina, o non so cosa, ma sono gastronomico.
Beh, nell’attesa della fine, con tutto questo parlar di latte burro e spiedini mi è venuta fame. Vediamo cosa c’è da mangiare. Ma che… ma… nooooooooo! Che sciagura incredibile! Che catastrofe immane! Che disastro tremendo! Dannato frigo, si è bloccata la maniglia!