[A] DNA

UNEDì 13 APRILE ALLE ORE 21:00 TORNA MINUTI CONTATI!!! Siamo orgogliosi di comunicarvi il nome della guest star: DARIO TONANI. Cancellate appuntamenti, mandate i bambini a letto presto, datevi malati, ma non perdete l'edizione di lunedì 13 aprile. Dario Tonani leggerà e commenterà i 10 racconti migliori. Questa è la 66ª Edizione di tutti i tempi di Minuti Contati, e la 1ª della 4ª Era.
tina.caramanico
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[A] DNA

Messaggio#1 » lunedì 13 aprile 2015, 23:34

Tornava verso la strada, verso la luce. Camminava con calma, la testa alta, il respiro tranquillo. Tutto bene, tutto sotto controllo. Si immaginava bello, alto, composto nel maglione di lana blu pesante, coi capelli lunghi, biondi, appena arruffati dall’umidità della nebbia e della sera: un eroe senza tempo, il divo di un film che nessuno doveva vedere.
Non era stato difficile: accostarsi a lei con una scusa, sorridere, giocare con i capelli biondi e con le mani larghe, forti, sempre piaciute alle donne. Un brivido inconsueto, uno sguardo persistente oltre la buona educazione, una richiesta che sapeva apparire quasi imbarazzata, ma non timida. Le donne detestano la debolezza.
Sulla macchina c’erano rimasti poco, il tempo di qualche sorso da una bottiglia, qualche bacio ancora sfuggente. Poi le cose erano precipitate, lei aveva cominciato a capire che non ci sarebbe stato un lieto fine, aveva cercato di scappare (stupida), ma dove? Intorno non c’era nessuno e, se anche qualcuno fosse passato, la nebbia e il buio avrebbero fatto la loro parte. Le aveva infilato uno straccio in bocca e con il coltello l’aveva spinta ad avanzare verso l’oscurità e la nebbia fitta oltre la strada.
Ora lui tornava verso la strada, verso la luce, con calma. Tutto bene. Sarebbe morta presto, dissanguata o per il freddo o per la paura. Nessuno l’avrebbe trovata, almeno per quella notte. Era soddisfatto. Ciò che doveva fare l’aveva fatto, lui c’era riuscito, mica come tutti quei cagasotto dei suoi amici. Aveva desiderato una cosa e l’aveva fatta.  Si riempì i polmoni di nebbia, spostò indietro i capelli. Sorrise a se stesso, nel buio.
E poi accadde. Pensò alla ragazza, sdraiata là dietro, nel campo. Anzi non pensò la ragazza davvero, pensò solo i suoi occhi, com’erano diventati morendo. E’ solo una curiosità che mi voglio togliere, si disse, voglio fare tutto stasera. Si girò e ritornò verso il corpo della ragazza, verso il buio, sopra i suoi stessi passi, ma ora camminava più veloce, e il respiro tradiva un’ansia che non sapeva da dove gli era sbucata, all’improvviso.
La intravide in mezzo alle sterpaglie. Gli sembrò che si fosse mossa, appena un po’. A passi lunghi si avvicinò e vide che si era portata una mano sul petto, come a ripararsi, e chissà che fatica le era costato, quel gesto. Intorno c’era tanto sangue, e vide che i piedi erano storti, all’infuori: quel particolare stupido lo colpì, gliela fece rivedere viva, calda, eccitata, e ora era ridotta un burattino, fragile e senza più senso. E così accadde. Le guardò gli occhi. Erano feroci, spalancati. Provò insieme il terrore di essere scrutato e la pietà che non si aspettava. Accadde così: si avvicinò di più agli occhi della ragazza, di più, finché vide che era morta, e gli dispiacque. Non durò più di tre, quattro secondi. Mentre si rialzava un capello biondo, uno solo, restò impigliato nel bottone della giacca di lei: fu uno strappo impercettibile.
Poi si girò, e mentre si allontanava ogni pietà era scomparsa.



cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 14 aprile 2015, 18:49

Ciao Tina =)

Nel tuo racconto si guastano diverse cose: prima l'appuntamento, poi la sicurezza del protagonista (almeno in parte) e infine il piano di omicidio perfetto, quando un capello resta impigliato nei vestiti della ragazza. Purtroppo trovo che la prima parte risulti compressa, probabilmente dal'esigenza di stare nelle 3000 battute, accade tutto troppo in fretta e sembra quasi confuso. Il respiro torna normale, oserei dire vivibile, nella seconda parte, quando oltre alla sequenza dei fatti possiamo entrare nello stato d'animo del protagonista. Sono un po' stupita del finale: mi sembra che dopo il rimorso il protagonista torni all'indifferenza, cosa che mi sembra un po' improbabile dato che ha comunque ucciso una donna.

Complimenti!

lailmil
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Messaggio#3 » mercoledì 15 aprile 2015, 20:04

Molto intrigante questo racconto, Tina. Prende tantissimo sia per l'argomento - è sempre affascinante leggere gli orrori che passano per la testa a noi umani - sia per com'è scritto, in maniera ineccepibile. Il tono dei pensieri, il confrontarsi con gli altri, la curiosità di vederla ancora, dopo il fattaccio, tutto mostrato con dettaglio e molta precisione, complimenti! Due cosette mi hanno lasciata un po' perplessa. La prima è l'aderenza alla traccia, perché è vero che il guasto c'è, un capello che manda a monte un piano perfetto (tra l'altro, ottima la scelta del titolo), però il protagonista non se ne accorge, quindi non vediamo tutte le conseguenze sul suo stato d'animo e sulla sua personalità. Però, ciò non toglie che tolto dal contesto di minuti contati il racconto sia molto godibile.

Il secondo appunto è un po' più sottile. Magari è solo un abbaglio per me che sono una novellina, ma mi è parso che la voce narrante fosse per tutto il tempo nella testa del protagonista. Quindi il mostrare qualcosa di cui lui non si accorge mi è parso stonasse un po'. Però continuo a chiedermi se non ho capito male, spero di leggere una tua risposta, perché DNA mi è piaciuto proprio tanto!

tina.caramanico
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Messaggio#4 » giovedì 16 aprile 2015, 2:11

Ciao Cristina, grazie per la lettura e le osservazioni. Certo una storia, per quanto essenziale, racchiusa in 3000 battute finisce per essere vertiginosamente rapida :-) Confusa però non dovrebbe essere, la cosa mi preoccupa: cosa non si capisce? Per quanto riguarda il ritorno quasi immediato all'indifferenza, proprio perché è un assassino che ha ucciso a sangue freddo e per il piacere di farlo me lo sono immaginato incapace di provare empatia; in questo caso "il guasto" per lui è provare per qualche attimo le emozioni di un essere umano "normale", per poi tornare alle sue modalità di funzionamento consuete.

Ciao lailmil, grazie anche a te per il commento. Per quanto riguarda l'accezione di "guasto" in questo racconto, nelle mie intenzioni era soprattutto l'attimo di pietà ed empatia che si fa strada inspiegabilmente nella mente dell'assassino, a cui normalmente questi sentimenti sono estranei (vedi la risposta che ho dato sopra a Cristina); il fatto che questa breve "anomalia" lo conduca a lasciare la traccia che poi lo inchioderà è un modo di rafforzare l'idea, ma non era per me "il guasto" vero e proprio. Sulla seconda osservazione devo dirti che hai ragione, in effetti in pdv è interno per tutto il racconto tranne che nel punto che hai individuato. Essendo però un pdv interno con un narratore in terza persona, spero che il cambio non sia troppo fastidioso, come lo sarebbe con un narratore in prima persona. Diciamo che trattasi di un narratore esterno con pdv variabile, così salviamo capra e cavoli :-)

Francesca
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Messaggio#5 » giovedì 16 aprile 2015, 11:33

Ciao Tina! Il racconto è scritto bene e l'idea di far comparire il "guasto" nella pietà dell'assassino è assolutamente originale e intrigante. In realtà anch'io inizialmente, come Sara, avevo pensato che il guasto fosse nel capello lasciato sul bottone. Penso però che il limite dei 3000 caratteri ti abbia un po' penalizzata e abbia reso questo tipo di racconto pretenzioso. Molte cose mi rimangono come in sospeso: perché lo stia facendo, chi è lui e chi è lei(se per lui si tratta di una completa sconosciuta o se c'è qualche legame con il protagonista), il perché della frase "lui ci era riuscito, mica come tutti quei cagasotto dei suoi amici". In particolare l'umanizzazione del personaggio, il provare pietà per poi ritornare glaciale, mi sembra troppo repentina, un po' come tutto l'andamento del racconto.

Davvero, mi piacerebbe rileggerlo ma scritto senza la restrizione dei 3000 caratteri.

Una buona giornata :)

Francesca Nozzolillo
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Messaggio#6 » giovedì 16 aprile 2015, 14:55

Ciao Tina :)

Molto bello, è un racconto che ti tiene aggrappata alle parole fino alla fine. Mi piace l'introduzione, come descrivi l'assassino nella sua perfetta sicurezza e soprattutto il linguaggio che usi, impeccabile e travolgente. Ho apprezzato il fatto che sia tornato indietro, ma devo dire che si, forse le motivazioni alla fine mi hanno un po' delusa. Ho capito che l'intenzione fosse quella dell'individuare il guasto proprio in questo, nella pietà, ma da un tipo del genere, così freddo e sicuro di sé, mi sarebbe piaciuto che a guidarlo fosse un motivo diverso. Mi sono immaginata un primo omicidio, un assassino alle prime armi sadico e spietato (altrimenti non sarebbe così sicuro di sé all'inizio) e più che pietà allora mi sarebbe piaciuto di più se fosse tornato indietro forse per vedere cosa succede quando qualcuno muore. Il vedere qualcuno morire (che sarebbe stato poi anche ben sintetizzato con lo scambio di sguardi tra i due). A quel punto la perdita del capello e il probabile sgamo da parte della polizia forse sarebbe stato più forte. Mi immagino un ragazzo che fa un errore, a causa della propria vanità, e per questo viene punito. Però capisco che si allontana totalmente dalle tue intenzioni. Comunque complimenti. Ben scritto. Molto.

tina.caramanico
Messaggi: 43

Messaggio#7 » giovedì 16 aprile 2015, 16:06

Grazie Francesca, in effetti in un racconto così breve le cose si possono solo accennare: io ci avevo provato, ad accennare che la vittima era una sconosciuta abbordata quella sera (Non era stato difficile: accostarsi a lei con una scusa...) e che lui lo fa solo perchè ha voglia di un'emozione speciale, per provare, per sentirsi superiore alla massa (Ciò che doveva fare l’aveva fatto, lui c’era riuscito, mica come tutti quei cagasotto dei suoi amici. Aveva desiderato una cosa e l’aveva fatta.). La pietà è un attimo, solo un "guasto" casuale, appunto.

Grazie Francesca Nozzolillo, in effetti lui torna indietro non perchè prova pietà ma per curiosità, vuole vedere come sono diventati gli occhi della ragazza dopo la morte (o mentre muore): "pensò solo i suoi occhi, com’erano diventati morendo. E’ solo una curiosità che mi voglio togliere, si disse, voglio fare tutto stasera." ; la pietà è un sentimento che si fa strada all'improvviso e lo sorprende.

Comunque se non si capisce nel racconto, non si capisce. Tutte queste spiegazioni a posteriori servono a niente :-)

Giulio_Marchese
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Messaggio#8 » venerdì 17 aprile 2015, 17:23

Ciao Tina,

Questo racconto è semplice e lineare, si pone come una sorta di noir con un protagonista sempre sopra le righe, edonista e in cerca di nuove
<p style="display: inline !important;">emozioni. Da un lato il fatto che sia lineare è positivo perché rende il tutto fluido ed estremamente chiaro, dall'altro però, io personalmente, già dalle battute e più precisamente da "il divo di un film che nessuno doveva vedere"avendo letto il titolo avevo già capito come sarebbero andate le cose. Quindi non mi ha molto colpito, ma resta comunque un buon racconto. Stilisticamente ineccepibile e quadrato.</p>

tina.caramanico
Messaggi: 43

Messaggio#9 » venerdì 17 aprile 2015, 18:49

Ciao Giulio, grazie. La sorpresa in effetti non voleva essere che il tipo lasciasse del DNA sul luogo del delitto (altrimenti non gli avrei dato quel titolo ;-) ), ma come e perchè; insomma "il guasto" al centro della storia è la pietà che lo prende per un attimo, non il fatto che gli cada un capello, però pare che tra i lettori prevalga l'altra lettura (forse perchè è quella più legata al genere e quindi "troviamo l'assassino" prevale su tutte le altre suggestioni). Pensa che invece io la storia del capello non ce la volevo neppure mettere. Se avessi tolto le righe "Mentre si rialzava un capello biondo, uno solo, restò impigliato nel bottone della giacca di lei: fu uno strappo impercettibile." forse si capiva meglio il senso del racconto.

lailmil
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Messaggio#10 » venerdì 17 aprile 2015, 19:09

Grazie mille per il chiarimento, Tina!

Giulio_Marchese
Messaggi: 291

Messaggio#11 » sabato 18 aprile 2015, 15:41

Forse mi sono espresso male. La mia critica alla linearità non riguarda il tema. Ho capito che il guasto è il momento di pietà (e comunque lo avevi già precisato nei commenti) ma l'interesse che il racconto suscita nel lettore. Io personalmente mentre leggevo pensato "ok ora succede questo ora quest'altro..." il che mi ha un po inibito durante la lettura. Mi sapeva di storia già letta insomma. Non so se è chiaro cosa intendo..

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Gian de Steja
Messaggi: 43

Messaggio#12 » domenica 19 aprile 2015, 2:13

Ciao Tina. Il tema secondo me è molto forzato il guasto può anche essere sulla coscienza dell'assassino (ma l'ho capito solo leggendo i commenti, perchè io l'avevo assegnato alla rottura del capello), però non vedo "l'allarme, il panico, il piano B..."

La forma è perfetta e lo trovo scritto molto bene, anche il PDV, tutto sommato, è comprensibile.

La scelta titolo invece non mi è piaciuta, mi sembra un "aiutino" per il lettore, per paura che non capisse il finale. Io avrei osato di più. ;)

 
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

alberto.priora
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Messaggio#13 » lunedì 20 aprile 2015, 22:55

Un saluto da Alberto
Il problema principale è che non trovo il Guasto. O meglio, posso fare delle ipotesi se il concetto del guasto sia la mente del maniaco oppure il momento di ripensamento/pietà nel comportamento da maniaco del maniaco oppure l’errore di lasciare una traccia (di DNA come dice il titolo). Insomma sono un poco confuso su dove sia il tema. Mi aspettavo quasi di scoprire che la vittima (o l’assassino) fosse un qualche androide difettoso. Trovo il racconto scritto bene (uno dei migliori sotto questo punto di vista, tanto che non ho neppure un appunto): fila, ha un ottimo ritmo, visualizza bene quello che accade, anche se in fondo si tratta di una sola scena prolungata e abbastanza inquietante vista la freddezza dell’assassino. Unico passaggio un po’ debole è il fatto che la lei si sia fidata subito di uno sconosciuto: ci sta, ma comunque è una forzatura. Proprio per questa atmosfera gelida e calcolatrice, però, non mi ha dato molta empatia con uno dei due personaggi e mi ha lasciato troppo distaccato.

tina.caramanico
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Messaggio#14 » martedì 21 aprile 2015, 19:05

Ciao Gian, ciao Alberto. Vi ringrazio per la lettura e per le osservazioni. Sul fatto che il tema non sia centrato ovviamente dissento, ma è chiaro che il lettore, come il cliente, ha sempre ragione :-)

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alessandra.corra
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Messaggio#15 » mercoledì 22 aprile 2015, 15:37

Ciao Tina,

mi è piaciuta la descrizione di questo personaggio “disturbato” e incapace di provare empatia.
Molto interessante anche l’interpretazione al tema; ovvero, il guasto per un individuo così alienato è di sentire un sentimento normale, la compassione, verso la sua vittima. Però il problema è che questa resa mi è arrivata leggendo i vari commenti, non subito con la lettura del testo.
Ma l’idea e l’intreccio della storia sono belli e intriganti e potrebbero essere utilizzati per un racconto più corposo.

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antico
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Messaggio#16 » giovedì 23 aprile 2015, 0:30

Ecco una veterana di Minuti Contati. Bentrovata Tina, t'aggrada questa nuova Arena?
 
Un racconto che sa cosa vuol essere e che si esprime bene per tutta la sua durata, Tina riesce a tenerlo sotto controllo, a distribuire le informazioni nel modo corretto e anche a giostrare sul tema del guasto a più livelli: da quello più evidente a quello più metaforico dell'umanità guasta. Non mi convince solo il dettaglio del capello finale. Un omicida alla sua prima esperienza, per giunta dopo essersi scambiato effusioni in macchina, penso che di prove simili ne abbia lasciate in abbondanza. Quel capello va eliminato perché ammanta di amatorialità un impianto narrativo intessuto in modo assolutamente professionale. Il lab ti aspetta. Pollice tendente al su con quel piccolo, grande, difetto.

tina.caramanico
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Messaggio#17 » giovedì 23 aprile 2015, 22:46

Ehm, dov'è il lab?

 

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antico
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Messaggio#18 » giovedì 23 aprile 2015, 23:59

Il lab? Arriva, arriva...

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