[A] Quel cielo color cobalto
Inviato: martedì 14 aprile 2015, 0:43
QUEL CIELO COLOR COBALTO
Due minuti ed è fatta. Che succederà dopo?
Mi trovo in questa sala gremita di gente. Odore di sudore e caldo, un'aria irrespirabile.
Si accalcano per entrare in questo museo. Vogliono vederle le opere di questo imbonitore. Come si chiama? Chagall. Puah! Sarà un uomo qualunque, come tutti.
Per gli occidentali è importante andare alle mostre; se divorano ogni evento culturale, se ne ingozzano, non è perché ne capiscono qualcosa, figuriamoci, sono più ignoranti di me, ma vogliono accrescere il loro fascino e con questo il loro potere.
Immagino le persone che vedendo il mio volto sui giornali ne proveranno disgusto. Penseranno che ho agito in nome della mia fede; ma in realtà è tutta una facciata. La religione è una copertura, che nasconde il mio odio verso gli umani.
Un odio primitivo, che risale a quando ero bambino. Allora ero minuto, quasi strabico, qualche chilo di troppo e per giunta un secchione. A scuola andavo bene solo per suggerire le risposte durante i compiti in classe, ma sempre emarginato se si trattava di qualche attività ludica.
Tutto è continuato così fino all'università. Poi ho incontrato quella gente, mi hanno coinvolto nei loro progetti, per una volta gratificato. E' stata dura la strada, ma adesso è fatta, ed è arrivata l'ora tanto attesa.
Basta azionare il dispositivo. Pigerò il tasto e salteremo in aria tutti quanti. Come sarà eccitante la carneficina.
1,2,3... Il cuore mi batte. In fondo ho paura, il sudore mi cola sulla fronte e...
Qualcosa non va. Non succede niente. Ci dev'essere un guasto.
Cosa faccio adesso?
Guardo il cellulare. E' spento, scarico. Maledizione. Mai fidarsi delle tecnologie degli occidentali.
E ora? Panico.
Per calmare la mia ansia mi alzo. Giro per le sale. L'unica cosa è distrarsi, poi qualcosa verrà in mente.
Guardo i dipinti sulle pareti. In effetti il signor Chagall ci sapeva fare con i colori. Ammetto che la loro intensità ha il potere di calmarmi. E le scene, come sono strampalate! Vedo un uomo con la testa capovolta. Poi galli che oscillano in quel cielo cobalto, capre che suonano violini, orologi con le ali.
“Signore, signore, si sente bene?”
La voce del custode della sala mi risveglia. Devo essermi assopito, abbacinato da tutte quelle immagini.
Seggo su una panca davanti al ritratto “dell'ebreo errante”. L'ho guardato per ore.
Ho passato il tempo a combattere la vita, a ostacolarla; invece, è così semplice. Chagall l'aveva intuito. Basta lasciarsi andare, seguire il flusso degli eventi, provare a gioire di ogni piccola cosa.
L'arte e l'innocenza possono redimere le colpe dell'umanità, per la prima volta lo intravedo, più che la violenza.
Adesso anche io sarò come l'ebreo errante. Probabilmente, se andrà bene, passerò il resto della mia vita a vagare da un luogo all'altro. Mi inseguiranno, cercheranno di catturarmi. Ma io voglio vivere. Avere ancora una possibilità. La mia scelta non è saggia, ma non ho più scampo; ho sempre ascoltato la ragione, adesso darò retta al cuore. Costi quel che costi.
Alessandra Corrà
Due minuti ed è fatta. Che succederà dopo?
Mi trovo in questa sala gremita di gente. Odore di sudore e caldo, un'aria irrespirabile.
Si accalcano per entrare in questo museo. Vogliono vederle le opere di questo imbonitore. Come si chiama? Chagall. Puah! Sarà un uomo qualunque, come tutti.
Per gli occidentali è importante andare alle mostre; se divorano ogni evento culturale, se ne ingozzano, non è perché ne capiscono qualcosa, figuriamoci, sono più ignoranti di me, ma vogliono accrescere il loro fascino e con questo il loro potere.
Immagino le persone che vedendo il mio volto sui giornali ne proveranno disgusto. Penseranno che ho agito in nome della mia fede; ma in realtà è tutta una facciata. La religione è una copertura, che nasconde il mio odio verso gli umani.
Un odio primitivo, che risale a quando ero bambino. Allora ero minuto, quasi strabico, qualche chilo di troppo e per giunta un secchione. A scuola andavo bene solo per suggerire le risposte durante i compiti in classe, ma sempre emarginato se si trattava di qualche attività ludica.
Tutto è continuato così fino all'università. Poi ho incontrato quella gente, mi hanno coinvolto nei loro progetti, per una volta gratificato. E' stata dura la strada, ma adesso è fatta, ed è arrivata l'ora tanto attesa.
Basta azionare il dispositivo. Pigerò il tasto e salteremo in aria tutti quanti. Come sarà eccitante la carneficina.
1,2,3... Il cuore mi batte. In fondo ho paura, il sudore mi cola sulla fronte e...
Qualcosa non va. Non succede niente. Ci dev'essere un guasto.
Cosa faccio adesso?
Guardo il cellulare. E' spento, scarico. Maledizione. Mai fidarsi delle tecnologie degli occidentali.
E ora? Panico.
Per calmare la mia ansia mi alzo. Giro per le sale. L'unica cosa è distrarsi, poi qualcosa verrà in mente.
Guardo i dipinti sulle pareti. In effetti il signor Chagall ci sapeva fare con i colori. Ammetto che la loro intensità ha il potere di calmarmi. E le scene, come sono strampalate! Vedo un uomo con la testa capovolta. Poi galli che oscillano in quel cielo cobalto, capre che suonano violini, orologi con le ali.
“Signore, signore, si sente bene?”
La voce del custode della sala mi risveglia. Devo essermi assopito, abbacinato da tutte quelle immagini.
Seggo su una panca davanti al ritratto “dell'ebreo errante”. L'ho guardato per ore.
Ho passato il tempo a combattere la vita, a ostacolarla; invece, è così semplice. Chagall l'aveva intuito. Basta lasciarsi andare, seguire il flusso degli eventi, provare a gioire di ogni piccola cosa.
L'arte e l'innocenza possono redimere le colpe dell'umanità, per la prima volta lo intravedo, più che la violenza.
Adesso anche io sarò come l'ebreo errante. Probabilmente, se andrà bene, passerò il resto della mia vita a vagare da un luogo all'altro. Mi inseguiranno, cercheranno di catturarmi. Ma io voglio vivere. Avere ancora una possibilità. La mia scelta non è saggia, ma non ho più scampo; ho sempre ascoltato la ragione, adesso darò retta al cuore. Costi quel che costi.
Alessandra Corrà