[A] COME UNA STELLA CHE SORGE di Alberto Priora

UNEDì 13 APRILE ALLE ORE 21:00 TORNA MINUTI CONTATI!!! Siamo orgogliosi di comunicarvi il nome della guest star: DARIO TONANI. Cancellate appuntamenti, mandate i bambini a letto presto, datevi malati, ma non perdete l'edizione di lunedì 13 aprile. Dario Tonani leggerà e commenterà i 10 racconti migliori. Questa è la 66ª Edizione di tutti i tempi di Minuti Contati, e la 1ª della 4ª Era.
alberto.priora
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[A] COME UNA STELLA CHE SORGE di Alberto Priora

Messaggio#1 » martedì 14 aprile 2015, 0:54

Il Guardiano è un gigante di metallo alto venti metri, che da nove generazioni si trova davanti al lago, tra i campi coltivati e le zone boschive. I suoi lineamenti inespressivi puntano verso il canyon che conduce al deserto e i suoi occhi luccicano a ogni calar del sole, facendo scendere come lacrime lunghi scintillii di luce colorata. Chiunque si trovi a percorrere le piste tracciate nella sabbia non può evitare di scorgerlo e temerlo da lontano, fermo nel punto in cui è atterrato dopo il guasto.
Un antico patto lega la famiglia ducale e la popolazione della grande e fertile vallata al pilota originale del Guardiano. Averlo nascosto nel suo esilio di unico sopravvissuto dopo la Guerra Spaventosa, e avergli concesso in sposa la figlia, ha garantito una protezione estesa all’infinito, tramandata dal dna originale, legato in esclusiva con la sua doppia elica a quel cuore meccanico.

Di padre in figlio i segreti del pilota sono stati trasmessi cerimoniosamente in attesa di una minaccia in grado di sconvolgere l’antica colonia isolata dal resto del pianeta. Fin dal principio, ogni giorno di ogni mese di ogni anno, il pilota designato ha mostrato come era occupato a controllare circuiti e meccanismi, ad asportare polvere e lustrare superfici, ripetendo gesti e parole con un misticismo che altrove, o in altri tempi, avrebbe creato religioni. Le promesse di potenza del gigante sono valse mille dimostrazioni.

Così, quando alla nona generazione di pace un esercito avvistato in fuga nel deserto decise che penetrare in quella vallata, di cui i mercanti avevano mormorato riverenti fin oltre il volo degli uccelli più resistenti, fosse un destino preferibile alla morte tra la sabbia, il pilota uscì di casa con calma, passando tra la gente con le mani alzate come in una benedizione.

Raggiunse il Guardiano e, seguito dagli sguardi di tutti, pose la mano sul rivelatore che avrebbe bruciato chiunque non possedesse i suoi tratti genetici. Fece scorrere il portello ed entrò nella cabina.

Lontano, nel deserto oltre il canyon, un’orda di piccole figure in sella a ogni tipo di mezzo meccanico si avvicinava avvolta in un sudario di disperazione, in corsa per scaricare tutte le munizioni ancora disponibili.

Il pilota ripensò a quanto gli aveva rivelato suo padre; le parole dette a sua volta da suo nonno; le frasi ripetute e trasmesse tante volte quante erano state le generazioni.

Poi attese-

Quando l’orda uscì dall’ombra del canyon, turbolenta come un’onda del mare, il pilota spinse un bottone.

Gli occhi del Guardiano si dipinsero di fuoco e sciolsero l’avanguardia in una fusione oscena di carne e metallo.

“Il guasto è irreparabile e non esistono più ricambi. Quando capiterà, avrai un solo e unico colpo, perché un secondo ti farà esplodere assieme a tutta la vallata. La tua arma più potente sarà il segreto di essere l’unico a saperlo.”

Il pilota spinse un altro bottone e il braccio che il Guardiano alzò con un gesto minaccioso.

Bastò a respingere l’invasore.



cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 14 aprile 2015, 11:54

Ciao Alberto, è un piacere leggere il tuo racconto =)

L'idea è senza dubbio originale e in un certo senso mi ricorda i miti nordici e gli antichi guardiani di pietra che si credeva proteggessero le caverne. L'aggiunta del pilota e della trasmissione dell'incarico di padre in figlio rende tutto senza dubbio più umano. Il racconto scorre bene ed è chiaro, ma mi lascia qualche dubbio alla fine: il pilota procura il guasto volontariamente? E la voce alla fine è di un altro uomo o del Guardiano? Nel primo caso non sarebbe più solo il pilota a conoscere il segreto. Mi spiace per il numero di battute che deve aver creato difficoltà, esplorare un mondo così particolare ne avrebbe richieste di più. Complimenti!

lailmil
Messaggi: 62

Messaggio#3 » mercoledì 15 aprile 2015, 10:04

Bellissimo racconto, epico e ricco di immagini vivide. L'ho letto varie volte, un po' per gustarne tutti i particolari, un po' per cercare se ci fossero debolezze, anche se alla fine sono rimasta sempre rapita dalla storia e dalla poesia con cui l'hai raccontata. Mi è piaciuta molto la spiegazione discreta del perché il pilota sia indissolubilmente legato al Guardiano (l'impronta genetica), la spettacolarità e la ritualità nella riparazione dei meccanismi e, soprattutto, la sospensione nella rivelazione del segreto, solo alla fine e non vicino agli accenni che ho ritrovato durante tutta la narrazione. Ho trovato un po' pesanti le frasi molto lunghe, con vari incisi, come questa che magari avrei spezzato:
"Averlo nascosto nel suo esilio di unico sopravvissuto dopo la Guerra Spaventosa, e avergli concesso in sposa la figlia, ha garantito una protezione estesa all’infinito, tramandata dal dna originale, legato in esclusiva con la sua doppia elica a quel cuore meccanico."
O anche questa:
"Così, quando alla nona generazione di pace un esercito avvistato in fuga nel deserto decise che penetrare in quella vallata, di cui i mercanti avevano mormorato riverenti fin oltre il volo degli uccelli più resistenti, fosse un destino preferibile alla morte tra la sabbia, il pilota uscì di casa con calma, passando tra la gente con le mani alzate come in una benedizione."
Però intuisco l'utilità di questo stile nel contribuire a rendere ulteriormente maestosi i gesti del pilota. Insomma, la verità è che mi è piaciuto tutto. Complimenti davvero!

Giulio_Marchese
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Messaggio#4 » mercoledì 15 aprile 2015, 18:30

Ciao Alberto,

Sarò sincero il tuo racconto non mi ha entusiasmato. La nota positiva è che mi ha fatto pensare a evangelion. Però a mio avviso risulta pesante. L'azione è limitata al finale mentre tutto il resto è, secondo me, una serie di info dump. L'idea è buona solo che, sempre secondo me, avresti dovuto dare le informazioni un poco alla volta magari scegliendo il punto di vista del pilota o dell'esercito nemico o entrambi alternati. Invece dai una serie di informazioni che servono per comprendere il finale e basta. Praticamente non ci sono personaggi, mi sembra una specie di articolo di giornale. Mi dispiace.

tina.caramanico
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Messaggio#5 » giovedì 16 aprile 2015, 1:17

In questo racconto c’è un mondo, una situazione ricca e interessante, e una storia con un prologo e un finale degno di questo nome: questa è la buona notizia. La notizia così così è che l’ho dovuto rileggere due volte e comunque certi particolari mi restano un po’ oscuri: che vuol dire esattamente “tramandata dal dna originale, legato in esclusiva con la sua doppia elica a quel cuore meccanico”? Forse vuol dire semplicemente che il pilota attuale è discendente di quello originario? Insomma, alcune espressioni mi paiono inutilmente contorte. A parte questo, il miglior racconto del nostro gruppo, secondo me.

Francesca Nozzolillo
Messaggi: 59

Messaggio#6 » giovedì 16 aprile 2015, 16:12

Ciao!

Molto bello! Hai costruito un mondo di cui mi piacerebbe leggere di più. Mi piace l'antologia, il trucco che porta allo scioglimento e le immagini date dalle descrizioni. Bello. Forse si, alcune frasi sono un po' contorte, ma non mi hanno dato fastidio. Inoltre mi piace il protagonista, questo soldato sperduto che si è fatto una nuova vita e convive con questo segreto. Il gigantesco guardiano guasto non so perchè mi ricorda Miyazaki...  Comunque davvero, anche se è un racconto ti consiglio di non abbandonare l'idea! Riesco a vederci un bellissimo romanzo di fantascienza! :) Complimenti! :)

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Gian de Steja
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Messaggio#7 » domenica 19 aprile 2015, 2:00

Il tema è rispettato. La forma è assolutamente corretta, anche se le alcune frasi ultralunghe rendono la vita parecchio difficile al lettore. Però si intuisce tutta la maestria narrativa, perchè rendere una storia del genere in così pochi caratteri è veramente un bordello. Secondo me merita una riscrittura in un contesto diverso da minuti contati, pensaci! ;)
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

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antico
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Messaggio#8 » domenica 19 aprile 2015, 17:58

Benvenuto Alberto nell'Arena di Minuti Contati. Il tuo è un più che gradito ritorno, spero ti troverai bene a battagliare sulla sabbia rovente insieme a tutti gli altri. Io, di sicuro, mi divertirò nell'osservare le tue gesta.
 
Un racconto che ha richiamato alla mia memoria Myazakiane immagini. Questo gigantesco robot disattivato sembra uno dei giganti di Nausicaa, anche la valle ha qualche richiamo alla quella dei venti. Ma sono solo rimandi e l'intento del mio citarli è di complimentarmi per averli smossi nei miei pensieri. Non c'è dialogo, ma è tutto mirabilmente narrato e lo stesso utilizzo del tema e del piano B permea il testo fin dalle sue fondamenta. Mi ha stonato un po' solo quella frase finale tronca che sembra proseguire quella precedente e quindi non richiederebbe il punto. Pollice su quasi per intero.

Francesca
Messaggi: 15

Messaggio#9 » martedì 21 aprile 2015, 21:54

Ciao Alberto :)

Questo racconto è un mondo, è affascinante e poetico e senza alcun dubbio sei bravo a muoverti con le parole e a trasmettere ciò che hai in mente. Anche a me ha ricordato Miyazaki. Una cosa penso però che manchi (non so se sia voluto o meno, se è voluto tanto di cappello): la capacità di scrivere in maniera semplice e comprensibile. Il testo in toto è davvero, davvero pesante; dopo qualche lettura sono riuscita a comprenderlo chiaramente ma è costato fatica. Ci sono molti periodi lunghi che bloccano un'immediata comprensione e termini astrusi che potevi facilmente sostituire. Inoltre questo è l'unico racconto in cui la natura del guasto è banale, solo legata al macchinario ma, in fondo, sono scelte. Non è un racconto empatico, dopo averlo letto diviene labile, non resta quasi nulla ed è facile ad essere dimenticato. Un po' mi spiace perché mi rendo conto che le intenzioni erano ambiziose e probabilmente la strada è quella giusta, con qualche accorgimento. Fa tesoro di tutte le critiche, puoi solo migliorare. Non vedo l'ora di rileggerti.

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alessandra.corra
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Messaggio#10 » mercoledì 22 aprile 2015, 15:19

Ciao Alberto,

Racconto molto particolare e interessante, soprattutto per l’atmosfera epica che evoca. I pochi caratteri però non hanno giocato a tuo favore, in quanto un testo ricco di così tanti spunti avrebbe avuto bisogno di maggior spazio per essere gestito al meglio.
Proprio per questo motivo la lettura ne risente e, a volte, risulta un pò pesante da seguire.
Sicuramente c'è del buon materiale su cui lavorare.

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