[B] LA LAVATRICE
Inviato: martedì 14 aprile 2015, 1:02
LA LAVATRICE.
Anna esaminò la macchia di vino sul vestito della mamma. Doveva correre ai ripari: se al rientro dal turno di notte, la dittatrice non l'avesse trovato immacolato nel guardaroba, avrebbe capito che lei era uscita di casa approfittando dell'indisposizione della nonna.
Aveva già quindici anni, ma, per colpa di sua madre, così severa e rigida, con quel mastino di nonna che le metteva sempre alle costole, non poteva certo sperare che Carlo si accorgesse di lei!
Si sfilò il tubino oltraggiato e ballando sui tacchi, entrò in bagno, apri l'oblò della lavatrice e vi lanciò dentro l'abito. Detersivo, ammorbidente, temperatura, avvio e...dolce rumore di acqua che rimette i peccati.
Sollevò lo sguardo allo specchio: bocca a cuoricino, occhi verdi, testa reclinata di lato, mentre i piedi sguazzano nell’acqua...
Acqua?
Oh no! Cazzo! Cazzo! Cazzo!
La giovane donna che ammiccava maliziosa dallo specchio fuggì lasciando il posto a una ragazzina ipnotizzata dalla rotazione del cestello, mentre, da sotto l'infernale aggeggio, l'acqua continuava a fluire sul pavimento.
" Cazzo! Che faccio?"
Come scossa dalla sua stessa voce Stefania si gettò ai piedi della lavatrice, premette il tasto di stop e, rapida, rovesciò a terra il cesto di panni sporchi che stava lì accanto, ma dentro c'erano solo due paia di mutande e un calzino spaiato.
Anche gli asciugamani e i due accappatoi appesi alla parete furono reclutati nella task force di salvataggio.
Seduta a terra, mutande inzuppate, Anna iniziò a piangere. Già vedeva la bocca della mamma spalancata a vomitare parole che possedevano un solo significato: sei finita!
Finiti gli allenamenti di pallavolo, finiti i pomeriggi a casa di Fede, finite le poche ore di libertà da quel lager chiamato casa!
Ma se… I ladri. Si, i ladri avevano narcotizzato i vicini con qualche spray e distrutto tutto...
In un attimo fu in piedi, corse al guardaroba della mamma: lanciò a terra gli abiti, passò a braccio teso sul settimanile facendo cadere i soprammobili, poi prese due camicette, una gonna, due pantaloni, qualche slip e si portò di nuovo davanti alla traditrice: "Tieni, mastica questo, stronza!", esclamò mentre l'acqua si tuffava dall'oblò spalancato.
Passò in salotto e gettò a terra tutti i libri, si accanì con i soprammobili e, aperto il mobile in cui si conservavano le stoviglie belle, iniziò a lanciare i piatti contro le pareti.
E rise, dapprima sommessamente, poi in maniera sempre più sguaiata, posseduta da una furia distruttiva che la inebriava.
La zuppiera del servizio bello?
"Per tutte le volte che non mi hai lasciata andare in discoteca!"
I bicchieri di cristallo?
"Per le volte che mi hai costretta a togliere il trucco prima di uscire!"
E i proiettili esplodevano in mille frammenti. E mentre il cupo ruggito della rabbia le riempiva le orecchie, Anna non sentì le voci concitate sulle scale, il campanello e la voce che gridava: "Carabinieri! Aprite!"
Anna esaminò la macchia di vino sul vestito della mamma. Doveva correre ai ripari: se al rientro dal turno di notte, la dittatrice non l'avesse trovato immacolato nel guardaroba, avrebbe capito che lei era uscita di casa approfittando dell'indisposizione della nonna.
Aveva già quindici anni, ma, per colpa di sua madre, così severa e rigida, con quel mastino di nonna che le metteva sempre alle costole, non poteva certo sperare che Carlo si accorgesse di lei!
Si sfilò il tubino oltraggiato e ballando sui tacchi, entrò in bagno, apri l'oblò della lavatrice e vi lanciò dentro l'abito. Detersivo, ammorbidente, temperatura, avvio e...dolce rumore di acqua che rimette i peccati.
Sollevò lo sguardo allo specchio: bocca a cuoricino, occhi verdi, testa reclinata di lato, mentre i piedi sguazzano nell’acqua...
Acqua?
Oh no! Cazzo! Cazzo! Cazzo!
La giovane donna che ammiccava maliziosa dallo specchio fuggì lasciando il posto a una ragazzina ipnotizzata dalla rotazione del cestello, mentre, da sotto l'infernale aggeggio, l'acqua continuava a fluire sul pavimento.
" Cazzo! Che faccio?"
Come scossa dalla sua stessa voce Stefania si gettò ai piedi della lavatrice, premette il tasto di stop e, rapida, rovesciò a terra il cesto di panni sporchi che stava lì accanto, ma dentro c'erano solo due paia di mutande e un calzino spaiato.
Anche gli asciugamani e i due accappatoi appesi alla parete furono reclutati nella task force di salvataggio.
Seduta a terra, mutande inzuppate, Anna iniziò a piangere. Già vedeva la bocca della mamma spalancata a vomitare parole che possedevano un solo significato: sei finita!
Finiti gli allenamenti di pallavolo, finiti i pomeriggi a casa di Fede, finite le poche ore di libertà da quel lager chiamato casa!
Ma se… I ladri. Si, i ladri avevano narcotizzato i vicini con qualche spray e distrutto tutto...
In un attimo fu in piedi, corse al guardaroba della mamma: lanciò a terra gli abiti, passò a braccio teso sul settimanile facendo cadere i soprammobili, poi prese due camicette, una gonna, due pantaloni, qualche slip e si portò di nuovo davanti alla traditrice: "Tieni, mastica questo, stronza!", esclamò mentre l'acqua si tuffava dall'oblò spalancato.
Passò in salotto e gettò a terra tutti i libri, si accanì con i soprammobili e, aperto il mobile in cui si conservavano le stoviglie belle, iniziò a lanciare i piatti contro le pareti.
E rise, dapprima sommessamente, poi in maniera sempre più sguaiata, posseduta da una furia distruttiva che la inebriava.
La zuppiera del servizio bello?
"Per tutte le volte che non mi hai lasciata andare in discoteca!"
I bicchieri di cristallo?
"Per le volte che mi hai costretta a togliere il trucco prima di uscire!"
E i proiettili esplodevano in mille frammenti. E mentre il cupo ruggito della rabbia le riempiva le orecchie, Anna non sentì le voci concitate sulle scale, il campanello e la voce che gridava: "Carabinieri! Aprite!"