Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
NECESSARIA ISCRIZIONE!
Pantaleo Cassatella
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Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 12:57

L’odore fortissimo di muffa consumava i muri e s’espandeva per strada con una consistenza quasi palpabile. Mura marce, bagnate, macchiate di verde fra le pennellate color fango del marciume incrostato sulle pareti. Il coprifuoco lasciava che, a quell’ora, il silenzio fosse padrone della città, abitasse ogni angolo con una pressante pesantezza, con una consistenza così fitta da sembrare nebbia.
Solo uno scalpiccio di passi osava distruggere l’immensa quiete in equilibrio su un filo di luce, passi leggeri e simili a quelli di una ballerina.
Una ballerina silenziosa, immersa nelle ombre e nell’acqua.
Una figura così sfuggente che sarebbe stato difficile vederla anche di giorno, nascosta fra gli anfratti delle vecchie strade, incasellata nelle insenature degli edifici diroccati, silenti. - Da quanto tempo? -
Un sussurro al limite dell’udibile, una domanda lanciata al cielo come un dardo rapidissimo. Cadde sul taccuino stretto fra le sue mani, trasformandosi in parole pesanti e scure.
Da quando ci sono loro tutto è diverso. La città lentamente muore, la sua agonia è più rumorosa del pianto di un bambino. Eppure...
L’indice si staccò rapidamente dalla carta, gli occhi completamente bianchi scattarono verso il cielo in un moto di disperata ricerca. Era guardare in alto, forse, l’unico modo per osservare quel posto senza che una pesante malinconia più compatta del diamante schiacciasse la coscienza.
Le sue mani nude finirono per poggiarsi sulle pareti scivolose della gigantesca cattedrale in marmo nero, ne percorsero la sua superficie accompagnate da passi di gatto. Così riusciva a percepirla perfettamente, con i polpastrelli bagnati che piano piano si sporcavano, s’infradiciavano, rivivevano lentamente quel posto.
Suppongo sia la benedizione di qualcuno, non poter soffrire dello scempio. Ma non ho bisogno degli... altre rapidissime parole lanciate sul foglio di quel taccuino in uno slancio isterico, parole interrotte dall’insinuarsi di un rumore lontano, ovattato. Nonostante tutto, le sue mani erano ancora forti e sostennero il suo peso quando lentamente andò a staccarsi da terra per aderire alla parete, per lanciarsi in una finestra di quella sacra costruzione longeva più di qualsiasi altro essere abitasse in quel posto, più di quanto chiunque altro potesse anche solo immaginare. Si sentiva il sole riscaldare la pelle, probabilmente accentuato dalla rifrazione delle vetrate che ricoprivano il soffitto, che ne erano parte integrante.
- Laura… - parole d’un vecchio, leggere nel tono e condite d’aglio.
- Non mi stupisce trovarla ancora qui.
Continuò a camminare in silenzio fino a raggiungere l’altare, il palmo poté percepire chiaramente il merletto marcio del tessuto che lo ricopriva, così come riuscì chiaramente a distinguere la consistenza delle pagine di antichi libri lasciati lì, aperti, forse senza uno scopo.
- Volevo… Cercavo di capire come fosse successo.
Ma lei rimase in silenzio, continuando a danzare con leggiadria per ogni centimetro di quel posto, lasciando che i polpastrelli tastassero la carta, percorressero quelle parole con il semplice ausilio dei rilievi. Chi li aveva scritti, di sicuro, non aveva affatto una mano leggera.
- Perdi sangue, ferma. Ferma, vieni qui.
- È l’unico modo che ho per scrivere.
Non obiettò un istante, lasciando la ragazza alla sua lettura silenziosa, osservando semplicemente come gli occhi perfettamente glaciali dell’altra vagassero oltre le volte di quel posto, penetrassero il marmo fino a distruggerlo in centinaia di frammenti invisibili e sofferenti. Sorrise in maniera amara, ricordando perfettamente ogni singolo minuto.
- “Chiunque osi desiderare la luce del sole ne verrà privato per sempre”. Ricordo quel giorno come fosse ieri. Quanti anni sono passati?
- Importa?
- Suppongo di no. Ma sai, certe volte mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere tutto questo tempo, come tu abbia ancora il coraggio di ritornare qui. Ti hanno tolto tutto, anche…
Non riuscì a terminare la frase, scosse il capo e si avvicinò alla ragazza, poggiando la mano ossuta sulla sua spalla, scostando i capelli di fuoco. Non poteva fare a meno di osservare quello sguardo così perso, così glaciale, eppure allo stesso tempo vivo.
- Ho viaggiato per il mondo per anni, ma nessun posto sarà mai bello come questo. La risposta risuona nel vento ogni volta che provo ad allontanarmici, si armonizza col mio respiro fino a quando non sono i miei stessi piedi a ricondurmi qui. Non posso rinunciare a tutto questo.
L’uomo rimase in silenzio, scosse il capo e si lasciò cadere sulla sedia, quasi sconfitto da una forza invisibile che marchiava la sua pelle, scoloriva i suoi capelli lentamente, con una violenza sorda e gentile.
- In quanti abbiamo provato a sfilare sotto la luce del sole, quel giorno? Da quanto tempo avevano proibito che qui, a Barletta, gli uomini potessero godere della luce del sole? Da quanto tempo era stato istituito il coprifuoco?
- “Chiunque osi desiderare la luce del sole ne verrà privato per sempre”.
- Ma io sono viva, Isaac.
- Non puoi comunque vederla, Laura!
- Non credevo che fossi così impaurito da loro, dalla tua stessa vita. Sai che prima o poi questo finirà, perché hai smesso di lottare, Isaac? Perdere la voce è una maledizione peggiore di perdere la vista.
Il gigantesco portone di legno della cattedrale si aprì con uno schianto poderoso, una nube di polvere scappò rapidamente negli angoli dell’edificio. Nessuno, se non un piccolissimo uomo, proiettava la sua ombra lungo la lunga navata decorata da quel vecchio tappeto rosso, consunto.
- Articolo due, versetto tre. Quarta edizione della Costituzione Indipendente di Barletta, anno 2030. “Chiunque osi desiderare la luce del sole ne verrà privato per sempre. Chiunque osi sfidare l’autorità del Cenacolo…” - ma fu la ragazza ad intercettarlo: sinuosa, serpentina, spettrale.
- “Ne pagherà con la vita” - concluse lei, in silenzio, rimanendo voltata in direzione dei tomi, con il volto puntato sull’immagine invisibile e gigantesca del tabernacolo mangiato dalla ruggine.
Il rumore di passi riprese, e questa volta erano diretti verso di lei, attenuati dal tappeto, passi familiari e conosciuti da sempre. Passi che, in ogni anfratto della città, avevano significato il buio per chiunque li udisse. Avevano significato la muffa sulle pareti, avevano significato silenzio, avevano significato un ordine pesante sui mattoni delle strade.
Un brivido gelido percorse la schiena della ragazza quando le mani nodose ed asciutte dell’uomo si poggiarono sulla sua spalla, senza rumore, un brivido che s’attenuò e morì nello stesso momento in cui quelle stesse si strinsero attorno al suo collo con forza e gentilezza al contempo.
- C’è un motivo, per il quale qui vigono certe regole, e tu le hai infrante troppe volte. Spero che, stanotte, il tuo cadavere sia d’esempio a chiunque la pensi come te.
Il corpo della giovane cadde ai suoi piedi, con lo stesso silenzio con il quale era arrivato lì.
- C’è un motivo.
Ultima modifica di Pantaleo Cassatella il sabato 9 dicembre 2017, 13:38, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Passi di Danza

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 13:19

Ciao Pantaleo e benvenuto su Minuti Contati! Tutto ok con i paramentri, buona Pisa Live Edition!

PS: puoi modificare il racconto fino alla chiusura (ore 18.00). Ovviamente, in quel caso, procederò a ricontrollare orario di consegna e caratteri!

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iago.menichetti
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#3 » mercoledì 13 dicembre 2017, 18:36

Ciao Pantaleo, per prima cosa vorrei farti i complimenti per l’atmosfera che si respira nel racconto: opprimente, soffocante, priva di speranza. La tua cattedrale è gotica ma al contempo ti trasporta in un futuro quasi post-apocalittico. A livello di ambientazione mi ha ricordato Brendon, la serie a fumetti della Bonelli.
In certi passi, però, avrei preferito uno stile più snello, anche a livello di aggettivazione: ho avvertito come l’urgenza di voler quasi “iperdescrivere” e questo rischia di costringere il lettore a dovere tornare più volte su una riga, magari poco chiara, o porta all’impiego di espressioni un po’ cacofoniche (come “pressante pesantezza”).
Secondo me, asciugando un po’ la forma, il racconto ne guadagnerebbe.
In ogni caso, complimenti.

Filippo
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#4 » giovedì 14 dicembre 2017, 23:08

Il punto forte del racconto è lo scenario in cui si consuma. Sei riuscito ad evocarmi le immagini di buio, pietra, cattedrali. Un alone di mistero pervade l’intero racconto che non si lascia mai scoprire del tutto nella trama, il chè secondo me non è un male. Suggestivo il legame profondo che sembra crearsi tra città, danza e parola.
Tuttavia non sono riuscito (ma questo è davvero solo un fatto di gusto) ad emozionarmi. Non sono riuscito a sentire la rivoluzione della protagonista come la mia. E’ un personaggio che fa chiaramente parte del mondo della luce, ma in modo un po’ asettico.
Sullo stile (e anche questo rimane soltanto un fatto di gusto personalissimo): scrivi bene, questo è sicuro, ma a volte la tua prosa può dare l’impressione di specchiarsi. Ho notato una certa tendenza alla verbosità, alla descrizione analitica, che tuttavia non si finalizza nella trama, ma rimane fine a sé stessa (solo a tratti).
Ti faccio comunque i miei complimenti perché sei riuscito ad essere molto originale, pur muovendoti in un genere in cui molto è stato detto.

Filippo
Messaggi: 23

Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#5 » giovedì 14 dicembre 2017, 23:08

Il punto forte del racconto è lo scenario in cui si consuma. Sei riuscito ad evocarmi le immagini di buio, pietra, cattedrali. Un alone di mistero pervade l’intero racconto che non si lascia mai scoprire del tutto nella trama, il chè secondo me non è un male. Suggestivo il legame profondo che sembra crearsi tra città, danza e parola.
Tuttavia non sono riuscito (ma questo è davvero solo un fatto di gusto) ad emozionarmi. Non sono riuscito a sentire la rivoluzione della protagonista come la mia. E’ un personaggio che fa chiaramente parte del mondo della luce, ma in modo un po’ asettico.
Sullo stile (e anche questo rimane soltanto un fatto di gusto personalissimo): scrivi bene, questo è sicuro, ma a volte la tua prosa può dare l’impressione di specchiarsi. Ho notato una certa tendenza alla verbosità, alla descrizione analitica, che tuttavia non si finalizza nella trama, ma rimane fine a sé stessa (solo a tratti).
Ti faccio comunque i miei complimenti perché sei riuscito ad essere molto originale, pur muovendoti in un genere in cui molto è stato detto.

MinuticontatiYo
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#6 » sabato 16 dicembre 2017, 23:58

Ciao Pantaleo,
Ho apprezzato molto come hai descritto le sensazioni provate dalla protagonista. Usare il tatto anzichè la vista come senso principale, in un tema come questo, poteva essere molto limitativo ma tu hai saputo sfruttarlo bene, complimenti. Tuttavia, la cosa che ha fatto scalare il tuo racconto fra i posti della mia classifica sono state le parole di Laura rivolte ad Isaac:
"Ho viaggiato per il mondo per anni, ma nessun posto sarà mai bello come questo. La risposta risuona nel vento ogni volta che provo ad allontanarmici, si armonizza col mio respiro fino a quando non sono i miei stessi piedi a ricondurmi qui. Non posso rinunciare a tutto questo."
Queste parole, a mia libera interpretazione, rendono la città che tu descrivi un luogo oltremodo opprimente. Non solo (se ho capito bene) Barletta si è presa la vista di Laura, ma le ha concesso una libertà unicamente fittizia visto che inconsciamente la ragazza si costringe sempre a tornare sui suoi passi. In questo ho visto la presenza, apparentemente di poco conto ma assai incidente, della città. Peccato per il finale, che lascia l'amaro in bocca e forse troppo mistero. Ottimo racconto, complimenti!

Zebratigrata
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#7 » domenica 17 dicembre 2017, 19:59

Ciao Pantaleo,
del tuo racconto ho apprezzato molto il fatto che inizi parlandoci di muffa, umidità, silenzio e coprifuoco portandoci a immaginare che tutto avvenga di notte e al buio, mentre poi scopriamo che la luce del sole c'è ma questa città ha deciso di privarsene, o in qualche modo è considerata un tabù. Ho apprezzato anche alcune espressioni particolarmente evocative anche se a volte non del tutto naturali (ma nulla che non si aggiusti) e il fatto che giochi molto sui sensi pur creando un'ambientazione abbastanza onirica: anche se sembra un controsenso mi sembra ti sia riuscito bene.
Una cosa che si può migliorare secondo me è la chiarezza della scena: ho dovuto rileggere alcune volte è aggiungendo qualche riga vuota puoi rendere il tutto più chiaro. I salti di punto di vista da esterno, in cui ci racconti la scena, a interno, in cui ci racconti come la ragazza percepisce le cose, mi hanno un po' confuso inizialmente. Un altro punto che non mi ha soddisfatto è che questo tuo racconto si inserisce in un'ambientazione che sembra complessa e risente forse del limite di caratteri, perciò rimangono comunque molte domande in sospeso per il lettore e questo limita un po' la fruibilità del racconto in questo formato ridotto. Probabilmente la scena che descrivi sarebbe un buon inizio per un testo più lungo in cui approfondire col giusto spazio le origini e i tabù di questa strana Barletta.

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alex.coman
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#8 » domenica 17 dicembre 2017, 23:22

Ciao :)

Molto bella l'idea, secondo me, forse non originale. Nonostante le regole che lo vietano, si va comunque incontro alle proprie passioni (almeno, è una delle mie interpretazioni, questa). Credo anche che tu scriva molto bene, però in molti tratti ho trovato lo stile un po' troppo soffocante (forse era questo che volevi, non lo so: a me personalmente ha dato un po' fastidio).
C'è qualcosa che non mi convince, non ti saprei dire cosa, però. Forse appunto lo stile (anche se, ripeto, in molti tratti mi è piaciuti, in molti altri no); magari (sempre una mia opinione personale) basta imparare a dosarlo un po' meglio.

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antico
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Re: Passi di Danza - Pantaleo Cassatella

Messaggio#9 » lunedì 18 dicembre 2017, 21:43

Hai dei numeri niente male, ma qui eccedi andando a riempire di aggettivi sulle orme di una forma ricercata che, però, ti si ritorce contro rallentando oltre modo la lettura e, di conseguenza, le possibilità di empatizzare con la tua protagonista. A mio avviso, qui è davvero necessario asciugare, semplificare, fare uscire la bellezza dell'atmosfera che insegui non tanto dalla sua minuziosa descrizione quanto, per sottrazione, proprio dalla semplicità. Capisco che questo ridurrebbe il senso di claustrofobia, ma quello che è certo è che l'attuale equilibrio che gli hai dato non gli è funzionale. Una ricalibratura non potrebbe che fargli bene. Per il momento il mio giudizio si attesta su un pollice ni che però vira verso il positivo.

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