Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
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giancarmine trotta
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Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 16:23

Democrazia verticale
di Giancarmine Trotta

A noi del Mediocris, il primo giorno di scuola, i maestri ci accompagnarono sul belvedere più caratteristico della città invece di scrivere lettere alla lavagna. Scoprii anni dopo che non fu una loro iniziativa legata a una didattica moderna e più vicina alle esigenze di noi piccoli scolaretti.
No.
Era previsto nel piano comunale così come gli approfondimenti periodici sul modo di vivere degli “altri”. E noi, che rispetto a quegli altri eravamo sogno o incubo, scalata o precipizio, imparammo immediatamente una delle lezioni più importanti della vita. A distanza di tanto tempo e da qui dove mi trovo, mi riesce difficile distinguere le emozioni del momento da quelle elaborate pian piano a distanza di anni. Alcune cose, però, rimasero ben impresse nella mia mente di scolaro mediocris, come le parole del signor maestro appena giunti sul posto.
“Ora due per volta vi avvicinate e guardate nel super-cannocchiale. Guardate in basso prima di alzare gli occhi al cielo”. Così facemmo tutti assieme, sincronizzati nello sguardo verso ciò che i più scaltri avevano intuito a casa o nei cortili dei nostri palazzi. Io l’avevo saputo da mio cugino più grande che la nostra bella città era in realtà una parte di una struttura cittadina più estesa in senso verticale. Non avevo capito molto e forse il racconto della vita degli abitanti sottostanti mi aveva turbato talmente tanto che la mia mente preferì adagiarsi al pensiero che fosse tutta un’invenzione per sfottermi e provocare la pipì a letto. Ma anche queste cose, tipo la struttura verticale, le capii in seguito. Allora era una cosa alta e lunga in cui noi stavamo in mezzo. Dal belvedere, a occhio nudo, si potevano scorgere solo fumi, puntini, valli dai colori tetri. Poi fummo chiamati ai cannocchiali io e un bimbo dall’aspetto grassoccio, con delle guance molli che il vento spostava di lato.
Fu lì che scoprii le case e le fabbriche, popolate da persone come i nostri genitori. Da alcune zone salivano lenti dei vapori densi e tutto intorno gli uomini faticavano come schiavi. Non potevamo sentire i loro lamenti, ma i visi che la lente del cannocchiale ci restituiva non lasciarono dubbi nemmeno a noi mocciosi: sotto di noi l’Abruptum, come imparammo a chiamarlo da quel giorno, esisteva veramente e faceva paura.
Il ciclo scolastico aveva come obiettivo finale quello di rendere tutti consapevoli della fine che avremmo fatto nel caso non avessimo svolto i nostri compiti con solerzia e rettitudine, producendo più del richiesto, dimostrando capacità di risoluzione dei problemi e non provocandone mai.
La nostra era (e lo è ancora, per chi ci crede) una Democrazia Verticale. Ogni anno il Gran Ministro delle Sviluppo della città di Pyramos, coadiuvato dagli assessori delegati sul territorio, individua i soggetti meritevoli del gran salto verso la Lux, la parte alta della città, quella sopra le nuvole. Nulla, nella vita di noi abitanti mediocrosini, è più importante di un salto verso l’alto. Perché, come ci è stato detto sin dall’inizio, è solo nella Lux che si ha il tempo di vivere appieno le gioie della vita, con i suoi agi e i vantaggi.
La Lux è felicità, benessere, comando.
La Lux è punto d’arrivo.
La Lux è tutto.
Anche a casa, poco dopo, iniziammo a ricevere istruzioni ben precise.
“Mirko la Lux si conquista insieme e quindi solo le famiglie totalmente meritevoli potranno sperare nel salto”.
“Papà ma che succede se uno della famiglia non fa i compiti o non lavora?”
“Che prima o poi, tutta quella famiglia maledetta, finirà giù, nell’abisso dell’Abruptum”.
Forse da quel giorno o forse dopo, negli anni subito a seguire, mi resi conto di quanto mio padre lavorasse, di quanto mia madre facesse per la nostra famiglia e delle giornate sui libri di mia sorella.
In questo modo la nostra Democrazia Verticale è riuscita ad aumentare la produttività fino a cento volte in due secoli. Nel mondo delle città comandiamo noi. La nostra ricchezza ci rende forti, invincibili. Qualcuno finito nel buio dell’abruptum e ritornato tra noi in base alla Grazia concessa del nostro Presidente Illuminato, risponde che è la schiavitù della posizione più in basso a rendere la città ricca e forte.
Ma i perdenti non fanno la storia e il loro giudizio non conta.
E non conterà mai.

Ogni anno, i giorni precedenti alla decisione del Gran Ministro delle Sviluppo sono frenetici: gli adulti lavorano almeno venti ore al giorno, gli studenti si dedicano in toto allo studio. Gli assessori ricevono regalie e richieste di raccomandazioni che difficilmente potranno soddisfare per il basso numero di posti; d’altra parte, non fare un piccolo pensiero è segno di debolezza ed è visto da tutti come una candidatura all’abisso. Perché contemporaneamente alla selezione per la Lux vengono individuate anche le famiglie che passeranno gli anni a venire lavorando come schiavi senza la possibilità di veder premiati gli sforzi; questi maledetti guarderanno la città dal basso, produrranno per il benessere dei pochi in cima a Pyramos.
Ero studente del liceo quando iniziarono a girare strane voci. I professori dicevano che una o più famiglie tra quelle di noi ragazzi sarebbe stata scelta. Io e Diego, il mio migliore amico dai tempi del super-cannocchiale al belvedere, provammo a incrementare le ore di studio arrivando a dieci-dodici al giorno. Ci restammo male quando scelsero la famiglia di Adele: papà assicuratore, mamma dottoressa e lei tra le prime della classe. Ci salutò guardandoci con la superiorità tipica di chi viene scelto per la Lux.

All’università scelsi giurisprudenza, sempre insieme a Diego. Fu in quel periodo che, per prima volta, vidi una famiglia che conoscevo scendere nell’abisso.
E fu uno shock.
I signori Ressa avevano lavorato tutta la vita, ma non era bastato. Il signor Luigi Ressa, ammalatosi qualche mese prima di un male curabile anche con il riposo, aveva dovuto diminuire il lavoro di operaio presso la ditta del padre di Diego.
Nemmeno un’ora di straordinario in una settimana.
Una condizione impossibile da giustificare, nemmeno per loro, stimati e benvoluti dai titolari.
Noi amici di’infanzia quel giorno piangemmo. Il regolamento prevedeva che tutti i conoscenti dovessero guardare la discesa dal belvedere. Zoppicante, il signor Luigi ci salutò con lo sguardo disperato di chi sapeva di essere il colpevole. La signora Ines non riusciva a guardarci dalla vergogna e anche i due figli, ancora minorenni, strusciavano le scarpe in terra e piangevano afflitti. Poi la botola si aprì e di loro non si seppe più nulla per molti anni.
Quel fatto mi turbò.

Oggi vedo il futuro difficile. Cerco di fare il possibile per salire, ma non so se basterà. Probabilmente è colpa mia se siamo qui e se Diego è nella Lux da anni. Però l’altro giorno, pur distrutto dalla fatica di studiare e lavorare, ho trovato il modo di aiutare una persona in difficoltà.
Per la Democrazia Verticale non conta.
Ma io mi tengo stretto il sorriso di ringraziamento del signor Luigi.



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antico
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 17:00

Ciao Giancarmine! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Pisa Live Edition!

PS: puoi modificare il racconto fino alla chiusura (ore 18.00). Ovviamente, in quel caso, procederò a ricontrollare orario di consegna e caratteri!

marcocioni
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#3 » lunedì 11 dicembre 2017, 19:41

un’interessante rappresentazione che potrei definire “quadridimensionale” di una città che oltre a riempire il consueto e rassicurante spazio tridimensionale noto a tutti presenta anche l’originale dimensione “destino sociale” proiettata nella verticalità. M’immagino astronavi, ascensori di cristallo che trasportano velocissimi ai posti loro i vincitori e i perdenti della battaglia per “emergere” o per non “affondare”. Quasi beffarda la parola “democrazia” nel titolo. Buona l’idea, feroce e largamente condivisibile la critica sociale che ci sta dietro, lo stile narrativo invece è quello che personalmente mi sembra l’elemento debole di un lavoro che, altrimenti, avrebbe vinto a mio parere il raggruppamento.

andrea.carbone
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#4 » giovedì 14 dicembre 2017, 15:36

Ci vuole un po' per entrare nel mondo che hai immaginato, è un processo graduale che delinea alla fine un'immagine futuristica di una città che ciascuno di noi può immaginare in modo diverso, collocandola in contesti e universi diversi. Il tema del controllo sociale alla 1984 è sempre attualissimo e qua è ben descritto. Mi è piaciuto il contrasto che hai creato tra l'ambiente circostante, fatto di monti, fiumi e vallate, e il contesto quasi da "prigione" della città verticale. Sono due cose che stonano e che per questo danno originalità alla città che hai inventato. Originale anche il finale, dove non abbiamo il classico eroe che decide di ribellarsi, ma un uomo come tanti che cerca di fare del suo meglio per essere a posto con la coscienza.

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Piscu
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#5 » giovedì 14 dicembre 2017, 18:02

Distopia abbastanza tipica, con la popolazione suddivisa in classi, in questo caso il meccanismo sociale è conosciuto e condiviso da tutti, che lo considerano naturale e partecipano attivamente al gioco. La città inesistente è quella in cui vivono i protagonisti, letteralmente separata in zone cresceti di prestigio. Sarebbe interessante approfondire il sistema per cui i più "produttivi" vengono elevati di grado, assomiglia molto come idea alla serie 3% ma è un sistema sociale che non può funzionare senza qualche magagna dietro. È comunque plausibile che i protagonisti non se ne rendano conto e rimangono convinti. Il finale offre un sottile spiraglio di speranza, e può bastare per chiudere la storia. La scrittura scorre abbastanza con qualche inceppamento qua e là, un paio di frasi un po' didascaliche che si potrebbero togliere per alleggerire.

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giancarmine trotta
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#6 » giovedì 14 dicembre 2017, 18:43

Ciao a tutti,
le vostre osservazioni sono tutte interessanti e mi ritrovo: la parola democrazia che appare beffarda (Marco), il processo graduale con cui ho provato a spiegare la città (Andrea), la speranza finale che ci offre il protagonista, pur vivendo nell'abisso (Piscu).
Mi ritrovo anche in alcune frasi didascaliche che potevo semplificare e nell'effetto surreale tra ambiente circostante e prigione reale che la società impone; proprio rispetto a questo, ho cercato di estremizzare la nostra società.
Grazie e alla prossima,
G.

Pantaleo Cassatella
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#7 » sabato 16 dicembre 2017, 16:13

Ciao GIancarmine!
Secondo me hai reso perfettamente l'idea di quel mondo che volevi, forse neanche troppo velatamente, criticare sin dal titolo. Mi è piaciuta davvero la resa della distopia, la resa di tutta la società attraverso gli occhi della città. Non posso che farti i miei complimenti, perchè il racconto non fa staccar gli occhi dallo schermo neanche un istante.

Zince Zotti
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#8 » sabato 16 dicembre 2017, 16:43

Ciao Giancarmine,
Il racconto mi è piaciuto e ne ho apprezzato l’adesione al tema proposto. Visto che hai scelto un'ambientazione distopica a mio parere potevi calcare di più la mano , dato che il talento sembra non mancarti, sulle situazioni più svincolate da quelli che sono un po' i topos del genere. Racconti una storia ruvida con timidezza a mio avviso, ma questa non è una critica,è giusto una considerazione dettata dal mio gusto personale, sia chiaro. Un'immagine che mi è piaciuta molto è quella dei conoscenti costretti a vedere la discesa dei signori Ressa, ecco quel cinismo potevi svilupparlo di più, mi sarebbe piaciuto tu avessi insistito di più su questa vena. Ovviamente nella valutazione non terrò conto del fatto che a parer mio il racconto poteva prendere risvolti ancora più cruenti, ripeto è solo una questione di gusto personale, però qui in chat volevo chiederti se ci avevi pensato ad incupire ancor di più la storia, sempre con la sottile acredine che di fondo permea dalla pagina.

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giancarmine trotta
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#9 » sabato 16 dicembre 2017, 18:12

Ciao anche a voi (Agnese, Pantaleo e Zince) e grazie di aver letto e apprezzato il racconto.
Mi fa molto piacere poter rispondere ai vs commenti.
Zince: sì! assolutamente sì, sì sì sì! Avrei voluto calcare eccome quella scena: un saluto struggente tra amichetti o il tentativo di uno di restare scappando, ecc... però alla prima stesura ero a 7200 caratteri e ho dovuto tagliare qualcosa, ma non potevo aggiungere dove avrei voluto, cioè lì! Grazie del commento.
Agnese: il buonismo e la speranza finale nascono dal turbamento del vedere la famiglia scendere nell'abisso. Fino a quel punto anche lui è indottrinato e crede in quella società. Grazie anche a te.
Pantaleo: Posso solo ringraziarti per quello che hai scritto.
Alla prossima,
G.

Filippo
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#10 » domenica 17 dicembre 2017, 22:12

Caro Giancarmine, come ti avevo promesso , un breve e tardivo commento. Bel racconto, molto evocativo. Hai sfruttato bene ed anche in maniera originale il tema della città distopica. Mi ha colpito il fatto che non ci sia speranza di una ribellione. L'unica ribellione è nel gesto d'aiuto finale, fatto comunque da un protagonista che ancora spera di salire; è addentro alla logica del sistema, non si ribella neanche dopo aver visto la bruttura del salto nell'abisso.
In questa struttura triadica non ho letto soltanto una critica al sistema umano, ma anche a quello divino. Lavorare per arrivare alla luce, secondo un'interpretazione luterana del cristianesimo. Molto bello.
Buono anche lo stile, solo a tratti un po' didattico. Ma complimenti!

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catalina.pintilie
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#11 » domenica 17 dicembre 2017, 22:35

è il racconto che ritengo sia il meglio scritto tra quelli del suo gruppo. C'è una storia e la narrazione che scorre bene, un racconto ricco di dettagli e mi pare rispetti bene le regole le contesto. Mi pare manchino le emozioni, mi trasmette la freddezza di Matrix.

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Kei
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#12 » domenica 17 dicembre 2017, 23:12

La Distopia è una sfida sempre succosa e piacevole e tu, per me, l’hai vinta.
Eccome se l’hai vinta! La resa di questo tiranno, questa città-stato di crudeltà e indifferenza. La catena di montaggio perfetta di un’Utopia in un mondo di spietata meccanicità distopica: la tua resa di questa città è permeata benissimo. Quasi Dantesca la struttura ascendente di Pyramos, dove rischi di venire mandato all’Inferno e non vedere mai più il Paradiso per un nulla.
Il finale dolce-amaro è stata una ciliegina sulla torta. Non so onestamente cos’altro dire, se non un “bravo” e che mi piacerebbe leggere altro, tanto altro, di questa Pyramos di Trotta.

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iago.menichetti
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#13 » lunedì 18 dicembre 2017, 1:35

Ciao Giancarmine, lo hai mai letto Sette piani di Buzzati? Il tuo racconto me lo ha ricordato molto e, per quel che mi riguarda, è un complimento. ^^
Sensata e coerente la costruzione distopica del mondo; fredda e asciutta l'esecuzione formale.
Forse avrei aggiunto qualche dialogo o qualche scorcio o descrizione di un momento più intimo, di una particolare scena esemplare, per massimizzare il senso di inquietudine insito nello scenario che racconti.

In ogni caso, complimenti, bel racconto.

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giancarmine trotta
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#14 » martedì 19 dicembre 2017, 1:06

Ciao a tutti e grazie.
Ho appena letto i vostri commenti e non posso che essere felice.
Per chi l'ha fatto senza l'obbligo della classifica il ringraziamento vale doppio.
Alla prossima,
G.

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giancarmine trotta
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#15 » martedì 19 dicembre 2017, 20:03

iago.menichetti ha scritto:Ciao Giancarmine, lo hai mai letto Sette piani di Buzzati? Il tuo racconto me lo ha ricordato molto e, per quel che mi riguarda, è un complimento. ^^
Sensata e coerente la costruzione distopica del mondo; fredda e asciutta l'esecuzione formale.
Forse avrei aggiunto qualche dialogo o qualche scorcio o descrizione di un momento più intimo, di una particolare scena esemplare, per massimizzare il senso di inquietudine insito nello scenario che racconti.

In ogni caso, complimenti, bel racconto.


Non l'ho letto, ma a questo punto cercherò di farlo!
Grazie e ciao!

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antico
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Re: Democrazia verticale - di Giancarmine Trotta

Messaggio#16 » mercoledì 20 dicembre 2017, 14:34

Non mi ha convinto il finale. Tutto quanto precede è equilibrato, ben dosato. Poi tronchi suggerendo che in qualche modo abbia aiutato proprio quel signor Luigi di cui avevi parlato solo il paragrafo precedente. E chiudi. Gli manca qualcosa, insomma. Per me un pollice tendente all'alto perché la lettura è molto piacevole e il concept ottimo, però rimane un po' di amarezza per quel finale.

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