Un taglio

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
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Filippo
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Un taglio

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 16:28

Un taglio

-Che altro dovèmo sopportare ancora, Franco? Ci hanno sbarrato l’accesso al mare pe’ costruì ir porto, c’hanno messo le ciminiere sur confine, sapendo bene che ir vento soffia sempre verso ir mare e ce lo butta tutto dalla parte nostra, ir fumo. C’hanno spianato metà dell’arbori pe’ costruì ir parcheggio della stronza delle loro mamme, hanno messo l’aeroporto sulla piana, che ogni volta che decolla un aereo la notte uno di noi mòre d’infarto. Le vibrazioni delle ruspe ieri hanno spaccato il servizio da tre della Pina-
-Hanno menàto a terra u’ casolare di Antonio pe’ fa’ passà l’autostrada. Gli hanno detto che c’era il risarcimento ma io penso ca’ unn’è la stessa cosa avere dei soldi e averci un tetto sulla testa. L’hanno fatto l’altro novembre, che u’ sapimu quanto chiove! Chiove e basta!
-Franco, l’hai viso pure tu che scaricano ner mare! Se fanno l’affari loro, magnano a schifo e tutta la merda che producono ce lo sai dove la buttano. Er mare dieci anni fa’ era azzurro, mo’ è arancione!
-Je so’ d’accord!- disse Silvano, soprannominato “Sì sì”, perché era sempre d’accordo su tutto.
Ritornò il silenzio. Sopra di loro oscillava l’unica lampada accesa, che poco prima Rosario aveva colpito con la testa alzandosi di scatto, incazzato nero. Più stavano zitti più il ticchettio del ventilatore si prendeva il tempo. Guardavano tutti e cinque il sindaco Franco, chi se lo sarebbe mangiato vivo in quel momento e chi ancora ci sperava, che dicesse di sì.
-Ma pensate che io non le sappia tutte queste cose? Che non sia d’accordo con voi? Sono delle bestie-
Anche i più diffidenti lo guardarono sbalorditi, perché non aveva mai detto, in anni di carriera politica, un insulto così forte ai cittadini di Brachia.
-Ma quello che dite voi non si può fare. Non è contro la legge, è contro la logica!-
-Je so’ d’accord!- disse Silvano e tutti lo guardarono male.
-E che altro vorresti fa’? I ricorsi individuali li avemo fatti e c’hanno detto… Com’era Antò?
-“Sussistono giustificati motivi d’interesse generale alla rimozione degli impedimenti per i lavori pubblici”-
-I ricorsi collettivi li avemo fatti pure e ci hanno risposto che non siamo una comunità, non c’avemo diritto d’accampare pretese perché siamo in quaranta in tutto il paese. Dicci tu, che ci resta?
-Ci resta di sopportare, di continuare a fare la nostra vita. Se siamo qua, è perché il Signore ci ha voluti qua. E qualsiasi fumo, rumore e malattia arrivi, lo dobbiamo sopportare, perché è quello che il Signore ha deciso per noi. Chi vuole resta, chi non vuole parte, se ne va dove gli pare-
-Dove je pare? La città sta dovunque, Franco. Non si può scappare dalla città-
-E poi perché io me n’aggia scappà? Io sono nato qua, loro no!
-E allora mi dite come? Come sopravvivremmo alla deriva, con quale cibo? Per non dire che la Pina soffre di mal di mare-
-La Pina s’attacca ar cazzo, Franco! E per mangiare lo sai: ci portiamo dietro la terra da coltivare, ci portiamo dietro l’animali e l’acqua ce l’avremmo sempre a portata di mano col ruscello!-
-E le medicine per il primo soccorso? E la polizia se Michelone ammazza Vanni? Questi servizi ce li offre Brachia, lo sapete no?
Di nuovo silenzio. Era vero: che avrebbero fatto se Michelone avesse ammazzato Vanni?
-Guarda che una vera barca ogni tanto approda! Io so’ medico, le medicine che c’abbiamo ce le portiamo dietro. Quelle che ci serviranno ce le prendiamo le volte che approdiamo. E poi fidati, Franco: senza l’industria ad un palmo di naso, ci ammaliamo di meno-
-E Michelone non spara a nessuno se gli levi dalle recchie il casino che fanno in città coi lavori di ristrutturazione. Sono quelli che lo fanno diventà matto-
-Non se ne parla. La città è odiosa ma ci serve, è un dato di fatto- disse Franco, senza riuscire a guardarli negli occhi. -Mettete nel cassetto quest’idea balzana una volta per tutte. Non si può sognare ad occhi aperti tutta la vita. Così ho deciso, la riunione è terminata-
-Je so’ d’accord!-
Rosario tirò un pugno sul tavolo, si alzò e di nuovo colpì il lampadario con la testa. -Te non sei il mio sindaco-
Uscirono silenziosamente e si dimenticarono di spegnere la luce. Così nel sottoscala rimasero, come frammenti di rabbia, sette sedie intorno ad un tavolo e la sedia di Rosario rovesciata per terra, sotto la luce indecisa di un pendolo.
Fuori erano le due di notte, in paese non esisteva anima viva. Il sindaco s’incamminò senza salutare gli altri. Conosceva la persona che in quel momento dormiva dietro ognuna delle finestre, sapeva quali mondi stava sognando al di là di esse. Come facevano a non capire? Se in quegli anni avesse deciso di combattere una battaglia per ogni questione che tiravano fuori, il paese sarebbe stato abbattuto dalle macchine di Brachia.
Guardò verso la minuscola piazza. Cos’è? C’era una macchia scura, grande, che stava immobile proprio al centro. Qualcuno dei ragazzi avrà fatto una bravata, toccherà chiamare la protezione civile. Si avvicinò per controllare. Ci vedo male o…
-E’ il cavallo di Salvo. Era dieci giorni che stava male- disse Rosario alle sue spalle.
Il sindaco si chinò. La bestia si era accasciata su un fianco. Nell’occhio che aveva ancora aperto e spalancato in alto si riflettevano i palazzi di tutta la piazza, la strada si apriva come un ventaglio sulla pupilla e l’iride era trapuntato delle luci dei lampioni. Sul fondo, nero come un rondone, si vedeva l’ultimo cielo.
La notte stessa il sindaco chiamò a sé tutti gli uomini, i giovani, i vecchi, i contadini e i dottori e pure le donne e i bambini, gli inabili al lavoro e i ciechi e i mendicanti. Ciascuno prese quello che aveva, una zappa, un piccone, il mestolo da cucina, la paletta del figlio.
Il sindaco li portò fino al cartello che segnava la fine della frazione di Arachia e l’inizio della città metropolitana di Brachia. Lì, seguendo una linea virtuale, cominciarono a scavare. E scavarono fino all’alba. La notte successiva tornarono, ciascuno nella propria postazione, e continuarono a scavare. E ritornarono la notte dopo e quella dopo ancora.
Scavavano senza sosta e sentivano la terra inumidirsi pian piano sotto i colpi.
Finchè una notte Rosario grido: “Ir mare!”
Allora tutti cominciarono a colpire più forte, più forte fino a che la lingua di terra su cui si adagiavano le venti case di Arachia non si staccò dal resto della costa e, come una barca, cominciò a galleggiare.
Il giorno dopo, i giornali di Brachia parlarono del mistero della frazione scomparsa. Si trattava di venti case di contadini e pescatori, forse un medico ed il loro sindaco. Era stato il primo nucleo abitato della costa, da lì si era sviluppata la grande città di Brachia. Nessuno seppe spiegare come mai, quella mattina, un pezzo di terra apparisse divelto come da un colpo di ghigliottina, né dove fosse finito il paese.
Qualche anziano marinaio ogni tanto giura di aver visto, di notte, un intero paese viaggiante approdare nel porto della sua città. Ma nessuno gli crede.

F. De Bellis.



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antico
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Re: Un taglio

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 17:02

Ciao Filippo e benvenuto su Minuti Contati! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Pisa Live Edition!

PS: puoi modificare il racconto fino alla chiusura (ore 18.00). Ovviamente, in quel caso, procederò a ricontrollare orario di consegna e caratteri!

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giancarmine trotta
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Re: Un taglio

Messaggio#3 » mercoledì 13 dicembre 2017, 19:38

Ciao Filippo,
il tuo è il racconto con più potenzialità tra quelli che ho letto finora. C'è una bella storia, dei personaggi ben caratterizzati (forse troppo!) e un bel finale. L'uso del dialetto, che mi pare anche corretto nelle sue sfumature, mi è da subito piaciuto; solo che, secondo me, ne hai fatto un uso leggermente sopra le righe. Forse potevi "far parlare" in dialetto un solo personaggio o farli esprimere meno: avresti ottenuto, per me, un racconto comunque di spessore, a vantaggio della fluidità. Ma è un giudizio personale, non un errore che ho voluto evidenziare.
Ti confermo quindi la bontà generale del racconto.
Alla prossima,
G.

Filippo
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Re: Un taglio

Messaggio#4 » giovedì 14 dicembre 2017, 1:33

Caro Giancarmine, ti ringrazio moltissimo per il commento. Mi è utilissimo e centra il problema dell'asciuttezza: mi rendo conto che i personaggi a volte parlano troppo, spesso vorrei che si esprimessero più per gesti che per verbi. Sul dialetto: l'ho usato tanto perchè mi piaceva che da un mosaico di dialetti di diverse parti d'Italia, da nord a sud, emergesse un'idea generale di paese, contrapposta alla città. A prestissimo un commento sul tuo racconto, che ho già letto e trovato molto interessante. Ma voglio avere tempo per elaborare un commento sensato. Grazie ancora e buonanotte!

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Andrea Partiti
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Re: Un taglio

Messaggio#5 » giovedì 14 dicembre 2017, 10:55

Il punto di forza del tuo racconto è il senso di immersione che crei. I dialoghi sono naturali e "tirano dentro" un sacco di vicende e dinamiche da paese di cui i personaggi sanno i dettagli e che ci lasciano intravedere. Dai davvero l'idea che ci sia una struttura complessa dietro che dirige la discussione e i ragionamenti in modo non banale e allo stesso tempo da uno spessore all'ambientazione.
Il finale surreale col distacco è splendido.
Il dialetto è pesante, è simpatico per le prime due battute, poi no. Forse l'idea di Giancarmine di avere solo un "vecchino incallito" di scelta che si ostina a non parlare italiano manterrebbe l'effetto che cerchi alleggerendo il compito al lettore. (E ammetto di non essere riuscito a localizzare la provienienza del dialetto che usano).

Filippo
Messaggi: 23

Re: Un taglio

Messaggio#6 » giovedì 14 dicembre 2017, 20:17

Caro Andrea, ringrazio anche te per il commento prezioso. Provo ad immaginare il racconto con una sola voce dialettale, magari di un anziano, e devo dire che lo sento funzionare. Magari (appena avrò un po' di tempo) lo rimaneggerò per aggiustarlo. Quanto al dialetto, non ha una provenienza precisa. Mischia il romano, il napoletano ed il toscano. Non volevo dare l'idea di un paese preciso, dato che la città doveva essere "inesistente". Ho pensato ad un pasticcio di dialetti che restituisse un'idea universale di paese, contrapposta (perdona la semplificazione infantile) al parlare omologato d'una grande città. Grazie ancora!

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Linda De Santi
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Re: Un taglio

Messaggio#7 » venerdì 15 dicembre 2017, 22:42

Molto bello.
Buona la scrittura, bella la situazione tratteggiata dalle voci dei personaggi che sfocia nel finale onirico.
La città vista nel riflesso dell’occhio del cavallo morto è splendida, soprattutto per la descrizione ricca di particolari: di questo racconto mi piace proprio l’attenzione ai dettagli, che lo caratterizza in maniera forte.
Sul dialetto, sono combattuta. Da una parte adoro i dialoghi in dialetto, dall’altra, ammetto che qui alla lunga sono un po’ pesanti: forse troppe battute di dialogo in dialetto una dopo l’altra.
In ogni caso mi è piaciuto davvero tanto, bravo.

Raffaella
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Re: Un taglio

Messaggio#8 » sabato 16 dicembre 2017, 22:54

Mi è piaciuto moltissimo! Dialetto perfettamente caratterizzato e personaggi molto ben equilibrati rispetto alla descrizione della città eppure... ben descritti. Ottimo il ritmo e ho apprezzato la completezza delle trama. Io, scrivendo il mio racconto, non sono riuscita ad equilibrare in così poche battute l'incipit e la conclusione. Davvero complimenti!

Filippo
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Re: Un taglio

Messaggio#9 » sabato 16 dicembre 2017, 23:17

Ringrazio tanto Linda e Raffaella per i commenti. Quello di Linda mi pare di averlo letto ieri e di averci lasciato un breve commento. Molto bello! Quello di Raffaella non l'ho ancora letto, lo faccio tra oggi e domani!

TizianaDF
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Re: Un taglio

Messaggio#10 » domenica 17 dicembre 2017, 12:01

Sinceramente al momento è quello che mi è piaciuto di più. Mi piacciono i dialoghi realistici di un mondo possibile, mi piace l'asciuttezza della narrazione e mi piace moltissimo il finale.!

Filippo
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Re: Un taglio

Messaggio#11 » domenica 17 dicembre 2017, 14:53

Cara Tiziana,
Ti ringrazio tanto per il commento troppo buono. Stasera leggo anche il tuo!

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raffaele.palumbo
Messaggi: 53

Re: Un taglio

Messaggio#12 » lunedì 18 dicembre 2017, 16:44

Il racconto ha il tono di una favola. La scrittura non è male, anche se avrebbe bisogno di essere revisionata in più punti – ma è chiaro che quando uno scrive in poche ore non ha tempo per curare i dettagli, quindi sospendo il giudizio. Azzeccato e divertente l’uso del dialetto. Ben descritti i personaggi, ciascuno ben caratterizzato. L’idea è carina e originale, la trama ben congegnata.

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antico
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Re: Un taglio

Messaggio#13 » sabato 23 dicembre 2017, 9:35

Un buon racconto dalle potenzialità massime ancora non raggiunte. Mi allineo ai più nel sottolinearti come i dialoghi in dialetto siano quanto meno da asciugare. Ho letto della tua idea di mischiarne molti e l'avevo percepita in fase di lettura, ma devi contestualizzare meglio, suggerire il motivo perché in una frazione da quaranta anime debbano convergere così tante regioni, cosa che al momento è assente in toto. Aggiungo anche che va detto qualcosa di più sulla malattia del cavallo. In base alla reazione del sindaco si presume che sia per via dell'inquinamento dalla città, ma per come l'hai scritto potrebbe essere morto anche solo di vecchiaia. E se un solo indizio non fa una prova, due sì pertanto occhio a quello che ti rimane in testa senza scorrere fino alla penna.
Detto questo, il racconto mi è piaciuto e la mia valutazione è un pollice tendente all'alto.

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