La new economy di Ponte a Moriano
Inviato: sabato 9 dicembre 2017, 16:35
Dal lunedì al venerdì pomeriggio un treno parte alle 19:13 da Prato, stazione di Porta al Serraglio, con un fischio acutissimo ed assordante.
Ogni sera dal lunedì al venerdì un treno alle 20:13 si ferma a Ponte a Moriano, nel cuore dell’Appennino più Appennino che c’è, con un fischio stanco e modesto. Non ho idea di cosa accada il sabato e la domenica. La stazione di Ponte a Moriano è piccola, quasi sempre deserta ed a me cara per due ragioni: in primis è sinonimo di “Ok, quaranta minuti e sono a casa” e poi perché è qui che scende l’odioso individuo-scrocchiatorecompulsivodidita-verosimile commesso di outlet che sale a Barberino.
Trenitalia però ama sorprenderci e stasera è in grande spolvero. Il treno non riparte subito. Ma i quindici, poi venti poi quaranta minuti di attesa non si risolvono nel classico “Ci scusiamo, ora ripartiamo ed arriveremo con mezzora di ritardo”, ma in un inatteso “Per guasto tecnico il treno si ferma qua”. Ferrovie dello Stato nello scusarsi per il disagio offrono ai loro passeggeri un servizio di bus navetta. Il primo bus disponibile è tra due ore. Ferrovie dello Stato ne sono terribilmente addolorate.
Stanco di quella stanchezza che ti spoglia anche della reattività emotiva acquisisco le informazioni ed effettuo un ricalcolo estemporaneo: sono le nove. Attesa di due ore del bus (e siamo alle undici) più un’ora che il bus ci mette ad arrivare a Reggio, arrivo a casa mezzanotte. Domattina sveglia alle sei che in redazione c’è la riunione. No, si dorme a Ponte a Moriano stasera. Telefonata a Maria che finge noncuranza e dice ok a domani amore.(...E se fosse noncuranza vera? Scaccio il pensiero).
La serata però è bella, di quelle di maggio fresche e dolci, e senza volere mi nasce quella leggerezza nel cuore di quando ti qualcosa ti cambia i piani e sei libero, di una libertà senza responsabilità né colpa.
Mi prende la voglia di camminare e di ricordarmi che ho fatto il giornalista perché sono curioso ed impiccione. Decido di curiosare ed impicciarmi. Salgo lungo il corso che è semivuoto e mi riempio gli occhi di case e vicoli, leggo le insegne “Da Elsa” e “L’angolino”. Elsa è una merceria e l’angolino non si capisce perché in effetti è proprio in un angolino. Allora mi avvicino e guardo dentro. E’ il negozio di un liutaio.
Da una stradina laterale che parte dall’angolino intravedo una tenda e una luce. Un bar. Vedo un bel bancone in legno massiccio e una barista carina e allora entro e ordino uno Spritz. Attacco bottone, lei si è trasferita in città da qualche mese, non mi spiego bene il perché si possa decidere di trasferirsi a Ponte a Moriano. Dice che era senza lavoro e qua cercavano, che poi si trova bene, che c’è tanta pace. Il modo in cui lo dice non saprei se mi rasserena o mi angoscia. Le chiedo un consiglio su dove cenare, sorride e dice vai da Bruno. Finisco lo Spritz, faccio per tirare fuori il portafoglio ma lei fa cenno di no. Insisto un po’, ma non c’è verso. Esco con l’ego ringalluzzito per aver fatto colpo su una barista carina e dai sorrisi misteriosi. Vado da Bruno perché è evidente che quella barista è intelligente ed ha buon gusto.
Bruno è più giovane di quanto mi aspettassi, si muove con tranquillità tra i tavoli, mi dice che oggi c’è un risotto taleggio e noci che lévati. Mentre mi parla mi dissocio contando i suoi piercing. Quando smette di parlare dico sì senza capire cosa ho ordinato. Felice che arrivi un risotto mangio e scaccio l’immagine di Maria noncurante. Chiedo il conto e Bruno mi risponde:
“Nulla signore, siamo a posto così”
A questo giro suona strano però. Uno Spritz offerto ad uno straniero che ti sta simpatico ok, ma una cena intera? Sono davvero così attraente?
“Io non capisco, ho consumato una cena e mi sembra logico pagare..”
“Nossignore”
“Io non so che dire, non mi ero mai trovato in una situazione...”
“Non si imbarazzi, guardi non le sto regalando niente in realtà. A Ponte a Moriano è attivo un progetto di gestione economica alternativa. E’ patrocinato dall’ Unione Europea, hanno scelto noi ed altri 4 cittadine, due in Francia, una in Lussemburgo ed una in Germania mi pare. Posti piccoli ed isolati. Lei può consumare quel che vuole in città, quando poi se ne va le vengono proposte le modalità di pagamento”
“Ma come mai non ho letto da nessuna parte questa cosa?”
”Gli organizzatori hanno preferito non pubblicizzarlo troppo per evitare che arrivassero giornalisti e curiosi e si falsasse il flusso di consumi, insomma per non rovinare l’esperimento.”
Benedico Trenitalia e riempio Bruno di domande sul perché e il percome, prendo appunti e gongolo pensando all’articolo che ci viene fuori.
Esco e decido di far girare un po’ l’economia di Ponte a Moriano. Mi faccio altri due giri di amaro al Bar il Punto, compro una scatola di sigari e la marmellata fatta in casa che incredibilmente vendono al tabacchi. Sono frastornato, e ci scappa anche una mezzora da Jessica, la tabaccaia. Che scaccia definitivamente l’immagine di Maria noncurante. Domani pagherò il conto.
Mi sveglio alle sei e mezza e sono sopra le righe, credo ancora brillo, esageratamente allegro. Mi avvio alla stazione, raggiungo la biglietteria e quando chiedo all’impiegato un biglietto per Prato, alza lo sguardo e mi dice:
”Sig. Giusti! La stavo aspettando!”
Indica una porta a vetri alla mia sinistra facendomi cenno di attraversarla. Faccio come mi dice e mi trovo dentro la biglietteria con lui, ci sediamo su due poltrone che mi ricordano quelle del terapista da cui andavo quando morì Paola.
“Allora Sig. Giusti, si è trovato bene qua a Ponte?”
“Beh sì, è stata un’ esperienza divertente direi.”
“Bene, allora facciamo un po’ di conti. Dunque: uno Spritz da Barbara; cena da Bruno; due amari al Punto. Sigari e marmellata di more da Nonsolofumo, massaggio da Jessica. Ha dormito all’ Hotel Italia e consumato una bottiglietta d’acqua dal frigobar. Corretto?”
“Si”
“Bene, allora in totale fanno 480 ore ad alta significatività, oppure 1000 ore a bassa. A sua discrezione.
“Prego?”
“Il pagamento. Si paga in frazioni di esistenza, momenti della sua vita. Deve rinunciare a vivere una parte della sua vita e trascorrerla qua da noi. Il prezzo finale è fisso e calcolato dal prodotto tra la significatività e la quantità dei momenti vissuti, Se rinuncia a momenti poco significativi ne serve una quantità maggiore, com’è intuibile.”
“Intuibile è proprio la parola che avevo in mente! Scusi la sorpresa ma quando mi hanno spiegato che c’erano varie tipologie di pagamento ero più preparato ad una scelta del tipo Bancomat o contanti ecco.”
Ed eccovi servita la storia del mio arrivo a Ponte a Moriano, cronista di un paese inesistente.
Voi invece, come volete pagare?
di Agnese Ciberti
Ogni sera dal lunedì al venerdì un treno alle 20:13 si ferma a Ponte a Moriano, nel cuore dell’Appennino più Appennino che c’è, con un fischio stanco e modesto. Non ho idea di cosa accada il sabato e la domenica. La stazione di Ponte a Moriano è piccola, quasi sempre deserta ed a me cara per due ragioni: in primis è sinonimo di “Ok, quaranta minuti e sono a casa” e poi perché è qui che scende l’odioso individuo-scrocchiatorecompulsivodidita-verosimile commesso di outlet che sale a Barberino.
Trenitalia però ama sorprenderci e stasera è in grande spolvero. Il treno non riparte subito. Ma i quindici, poi venti poi quaranta minuti di attesa non si risolvono nel classico “Ci scusiamo, ora ripartiamo ed arriveremo con mezzora di ritardo”, ma in un inatteso “Per guasto tecnico il treno si ferma qua”. Ferrovie dello Stato nello scusarsi per il disagio offrono ai loro passeggeri un servizio di bus navetta. Il primo bus disponibile è tra due ore. Ferrovie dello Stato ne sono terribilmente addolorate.
Stanco di quella stanchezza che ti spoglia anche della reattività emotiva acquisisco le informazioni ed effettuo un ricalcolo estemporaneo: sono le nove. Attesa di due ore del bus (e siamo alle undici) più un’ora che il bus ci mette ad arrivare a Reggio, arrivo a casa mezzanotte. Domattina sveglia alle sei che in redazione c’è la riunione. No, si dorme a Ponte a Moriano stasera. Telefonata a Maria che finge noncuranza e dice ok a domani amore.(...E se fosse noncuranza vera? Scaccio il pensiero).
La serata però è bella, di quelle di maggio fresche e dolci, e senza volere mi nasce quella leggerezza nel cuore di quando ti qualcosa ti cambia i piani e sei libero, di una libertà senza responsabilità né colpa.
Mi prende la voglia di camminare e di ricordarmi che ho fatto il giornalista perché sono curioso ed impiccione. Decido di curiosare ed impicciarmi. Salgo lungo il corso che è semivuoto e mi riempio gli occhi di case e vicoli, leggo le insegne “Da Elsa” e “L’angolino”. Elsa è una merceria e l’angolino non si capisce perché in effetti è proprio in un angolino. Allora mi avvicino e guardo dentro. E’ il negozio di un liutaio.
Da una stradina laterale che parte dall’angolino intravedo una tenda e una luce. Un bar. Vedo un bel bancone in legno massiccio e una barista carina e allora entro e ordino uno Spritz. Attacco bottone, lei si è trasferita in città da qualche mese, non mi spiego bene il perché si possa decidere di trasferirsi a Ponte a Moriano. Dice che era senza lavoro e qua cercavano, che poi si trova bene, che c’è tanta pace. Il modo in cui lo dice non saprei se mi rasserena o mi angoscia. Le chiedo un consiglio su dove cenare, sorride e dice vai da Bruno. Finisco lo Spritz, faccio per tirare fuori il portafoglio ma lei fa cenno di no. Insisto un po’, ma non c’è verso. Esco con l’ego ringalluzzito per aver fatto colpo su una barista carina e dai sorrisi misteriosi. Vado da Bruno perché è evidente che quella barista è intelligente ed ha buon gusto.
Bruno è più giovane di quanto mi aspettassi, si muove con tranquillità tra i tavoli, mi dice che oggi c’è un risotto taleggio e noci che lévati. Mentre mi parla mi dissocio contando i suoi piercing. Quando smette di parlare dico sì senza capire cosa ho ordinato. Felice che arrivi un risotto mangio e scaccio l’immagine di Maria noncurante. Chiedo il conto e Bruno mi risponde:
“Nulla signore, siamo a posto così”
A questo giro suona strano però. Uno Spritz offerto ad uno straniero che ti sta simpatico ok, ma una cena intera? Sono davvero così attraente?
“Io non capisco, ho consumato una cena e mi sembra logico pagare..”
“Nossignore”
“Io non so che dire, non mi ero mai trovato in una situazione...”
“Non si imbarazzi, guardi non le sto regalando niente in realtà. A Ponte a Moriano è attivo un progetto di gestione economica alternativa. E’ patrocinato dall’ Unione Europea, hanno scelto noi ed altri 4 cittadine, due in Francia, una in Lussemburgo ed una in Germania mi pare. Posti piccoli ed isolati. Lei può consumare quel che vuole in città, quando poi se ne va le vengono proposte le modalità di pagamento”
“Ma come mai non ho letto da nessuna parte questa cosa?”
”Gli organizzatori hanno preferito non pubblicizzarlo troppo per evitare che arrivassero giornalisti e curiosi e si falsasse il flusso di consumi, insomma per non rovinare l’esperimento.”
Benedico Trenitalia e riempio Bruno di domande sul perché e il percome, prendo appunti e gongolo pensando all’articolo che ci viene fuori.
Esco e decido di far girare un po’ l’economia di Ponte a Moriano. Mi faccio altri due giri di amaro al Bar il Punto, compro una scatola di sigari e la marmellata fatta in casa che incredibilmente vendono al tabacchi. Sono frastornato, e ci scappa anche una mezzora da Jessica, la tabaccaia. Che scaccia definitivamente l’immagine di Maria noncurante. Domani pagherò il conto.
Mi sveglio alle sei e mezza e sono sopra le righe, credo ancora brillo, esageratamente allegro. Mi avvio alla stazione, raggiungo la biglietteria e quando chiedo all’impiegato un biglietto per Prato, alza lo sguardo e mi dice:
”Sig. Giusti! La stavo aspettando!”
Indica una porta a vetri alla mia sinistra facendomi cenno di attraversarla. Faccio come mi dice e mi trovo dentro la biglietteria con lui, ci sediamo su due poltrone che mi ricordano quelle del terapista da cui andavo quando morì Paola.
“Allora Sig. Giusti, si è trovato bene qua a Ponte?”
“Beh sì, è stata un’ esperienza divertente direi.”
“Bene, allora facciamo un po’ di conti. Dunque: uno Spritz da Barbara; cena da Bruno; due amari al Punto. Sigari e marmellata di more da Nonsolofumo, massaggio da Jessica. Ha dormito all’ Hotel Italia e consumato una bottiglietta d’acqua dal frigobar. Corretto?”
“Si”
“Bene, allora in totale fanno 480 ore ad alta significatività, oppure 1000 ore a bassa. A sua discrezione.
“Prego?”
“Il pagamento. Si paga in frazioni di esistenza, momenti della sua vita. Deve rinunciare a vivere una parte della sua vita e trascorrerla qua da noi. Il prezzo finale è fisso e calcolato dal prodotto tra la significatività e la quantità dei momenti vissuti, Se rinuncia a momenti poco significativi ne serve una quantità maggiore, com’è intuibile.”
“Intuibile è proprio la parola che avevo in mente! Scusi la sorpresa ma quando mi hanno spiegato che c’erano varie tipologie di pagamento ero più preparato ad una scelta del tipo Bancomat o contanti ecco.”
Ed eccovi servita la storia del mio arrivo a Ponte a Moriano, cronista di un paese inesistente.
Voi invece, come volete pagare?
di Agnese Ciberti