ANCHE LA TUA CITTÀ

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
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Zince Zotti
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ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 17:46

Chissà se è in casa, quale sarà il suo nome?
Attendevo con un po’ d’eccitazione che si aprisse la porta di casa del signor Cavi.
Molti della nuova Arda lo conoscevano, nessuno sapeva descriverne il volto. Lo chiamavano tutti “l’ultimo”.
Da una vita il sig. Cavi, a sua insaputa, gestiva l’ultima stazione di osservazione degli abitanti del mondo e faceva ciò essendo oramai anche l’ultimo abitante della vecchia Arda. Io amavo figurarmelo come un viaggiatore immobile.
Alle mie spalle si consumava l’ennesimo scempio sul molo del porto.
Arrivavano in grandi navi, sbarcavano a vagonate, inconsapevoli protagonisti della catastrofe del mondo occidentale. La nostra classe politica li aveva voluti, e da quando il flusso era divenuto inarrestabile non riusciva più a gestirlo. Li guardavo: stranieri, disorientati, a famiglie intere, coppie, fratelli, tutti insieme, stipati come conigli in gabbia, in quei fottuti barconi delle compagnie Crociere Valiti, con le loro Canon di ultima generazione, gli occhiali da sole a specchio, i depliant turistici dozzinali, gli zainetti da vacanzieri sereni e le loro dannate infradito a Gennaio.

Oggi li ho rivisti dopo molto tempo, e mi chiedo come si sia giunti a tanto, che senso abbia avuto la Bonifica se poi Arda è stata concessa sposa a questi delinquenti delle compagnie vacanze, con le loro navi in massa, il loro turismo di massa. Tornare ad Arda dal mare mi disturba un po’, vi sono pochi modi per raggiungere Arda, sicuramente il mare è il più comodo, ma gli unici mezzi che arrivano dal mare sono le navi da crociera. Mi son sempre chiesto l’effetto che faccia vedere Arda la prima volta, e per di più da quel piccolo pertugio di un oblò, ma a ben pensarci, anche per me ogni volta è come la prima, la città si plasma diversamente ogni giorno in base ai suoi nuovi frequentatori. Generalmente chi arriva in città vecchia lo fa per starci poco, oramai è diventata come un qualcosa da consumare voracemente, da apprezzare al volo, un luogo di passaggio dovuto, selfie e via. Da quando lavoro per la Rivista è la prima volta che devo scrivere un articolo su una città che conosco già, a ciò si aggiunga che io ad Arda ci sono cresciuto, immaginate voi il mio stato d’animo all’apertura dei portelloni della nave, sentire il boato di meraviglia tra la comitiva di Giapponesi di fronte al molo, con i palazzi del centro appena visibili sullo sfondo. Immaginate cosa si provi a dover affrontare un viaggio ricco di narratori improvvisati con storie sulla mia città, senza poter intervenire per non essere poi sommerso di domande, in quanto uno dei pochissimi abitanti di Arda presente in nave.

Il signor Cavi del porto non sembrava essere in casa, o comunque non sembrava gradire visite inaspettate.
Chissà quanti di questi turisti sanno che Arda non ha avuto cielo fino a cinquant’anni fa, così occupata a inquinarsi con i fumi del suo progresso, della sua strabiliante occupazione, da non accorgersi che si stava avvelenando con le sue polveri.
D’un tratto il ruggito di una nave mi ridestò da questi pensieri, la realtà del molo restaurato e ripulito del suo storico vociare strideva con i miei ricordi d’infanzia, non reggevo, mi rigettai nella memoria e, quasi come un tic, cercai con lo sguardo la vecchia bastarda. Non la vedevo, ovvio era morta da chissà quanto. L’ultima statua della vera Arda era stata abbattuta come una vergogna da estirpare.
Di Arda nessuno conosce più la vera storia, essendo una città senza abitanti, essendo una città specchio del presente. Così grande, così ingestibile e aperta acriticamente ai cambiamenti, che ha perso tutte le sue storie, cercando sempre di inghiottirne di nuove.
Arda è stata spolpata e nemmeno se ne è accorta.

Suono, ancora nulla, forse che non sia morto il sig. Cavi, non sembra, le piante del giardino sono ancora verdi.
Dopo il grande esodo Arda è rimasta per grandi zone completamente vuota, disabitata, ogni antica casa è oggi un ostello, un hotel, un airbnb, un fittacamere, come una fisarmonica che il giorno si riempie delle voci dei turisti, la sera si svuota per fare posto ad altri viaggiatori, e così da decenni ormai. L’unico sopravvissuto della vecchia Arda è il signor Cavi del molo. Già da quando ero piccolo io, della vocazione industriale di Arda rimaneva ben poco, solo la grande ciminiera dell’acciaieria comunale, la vecchia bastarda. Tutti avevamo almeno un morto in sospeso con la bastarda.
Ho sempre immaginato il signor Cavi pescare su questo molo per tutta la vita, intento a vedere il mondo sfrecciargli di fianco, restando immobile con le sue sigarette di contrabbando, spettatore non accetto di tutti i flussi che ci son stati in questo porto, dalle navi mercantili fino a quelle da crociera, e trovarsi schiacciato tra il mondo intero che arrivava per mare e ciò che di esso Arda era pronta ad accettare, filtrare o riflettere. Ora che ho capito che Arda ha sempre e solo accettato tutto, cerco l’unico uomo che in questi anni ha voluto invece osservare, il signor Cavi aveva viaggiato per infinite città restandosene fermo al suo posto, interrogandosi su queste città d’acciaio mobili che per tutta la vita gli sono venute incontro. Volevo conoscere le sue risposte. Perché, dopo la Bonifica e la conversione da città industriale a città turistica, tutti abbiamo abbandonato Arda? Perché ne abbiamo fatto commercio così spudoratamente se la amavamo tanto?

Mi fingo anch’io straniero, in una città oramai fatta solo di stranieri, le ragazze dell’ufficio turistico del porto non sanno dirmi se il signor Cavi sia a casa, però hanno tanti coupon per il centro commerciale, declino l’offerta con garbo.
Non ho voglia di sapere domani cosa sarà Arda, quale trasformazione l’avvolgerà, quasi ne ho paura. E se il signor Cavi fosse andato via? L’ultimo frammento autentico della città avrà retto a tutta questa mercificazione? Inizio ad aver paura di scoprirlo. Forse l’ho sempre immaginato più romantico e riflessivo di quanto non fosse realmente, in fin dei conti è pur sempre un vecchio pescatore con la prima elementare, quasi quasi torno via.
Poi mio padre m’ha sempre detto che il Cavi del porto è un coglione.



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antico
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 17:52

Ciao Zince e benvenuto su Minuti Contati! Parametri rispettati, buona pisa Live Edition!

PS: puoi modificare il racconto fino alla chiusura (ore 18.00). Ovviamente, in quel caso, procederò a ricontrollare orario di consegna e caratteri!

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iago.menichetti
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#3 » mercoledì 13 dicembre 2017, 18:36

Ciao Zince, il modo in cui descrivi la tua Arda è molto chiaro; la scrittura è felice e devo dire che il brano si legge tutto di un fiato, senza problemi. Anche i diversi sottotesti, disseminati qua e là nella narrazione, si integrano in maniera coerente e, in generale, ne esce fuori una visione limpida di quello che stavi cercando di dire. Forse avresti potuto inserire qualche “guizzo” in più, oltre alla riga finale. Qualcosa che contraddicesse o mettesse in crisi la voce narrante che, per tutto il brano, risulta sempre abbastanza tranchant nelle sue valutazioni.

Filippo
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#4 » giovedì 14 dicembre 2017, 22:57

Forse non si tratta del racconto stilisticamente più equilibrato, ma, a mio parere, è il più autentico. Ci ho ritrovato una scrittura senza fronzoli, senza sovrastrutture, sincera come può essere il flusso dei pensieri del protagonista che ritorna nella sua città dopo aver visto il mondo. Utilizzi un tòpos più volte esplorato, eppure riesci ad essere originale grazie all’autenticità. Sei riuscito, a mio parere, a diventare il tuo protagonista, a pensare come lui. Mi ha ricordato, nell’andamento della scrittura, che pare quello di un pensiero alla continua ricerca di se stesso, il Pavese della Luna e i Falò. Bello pure il fatto che la città sia grande protagonista, come era richiesto dal tema. Parli della città nell’unico modo possibile, ovverosia guardandola attraverso gli occhi di un vero uomo. Rendi bene l’idea di come ci si possa affezionare ad un posto quandanche questo non sia propriamente “bello”. Sei riuscito a restituire plasticamente l’immagine dell’arrivo dal mare. Infine, su tutto, ho apprezzato il fatto che il racconto ruoti intorno ad un grande assente: il fantomatico signor Cavi, oggetto dell’abile ribaltamento finale, non compare mai, eppure percepisco la sua presenza con forza.

MinuticontatiYo
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#5 » domenica 17 dicembre 2017, 13:22

Ciao Zince,
Il tuo racconto non mi ha trasmesso molto, sebbene lo abbia letto diverse volte. Sicuramente mi sarà sfuggito (e di questo ti chiedo scusa) quel dettaglio che ti fa intuire la lunghezza d'onda di un racconto e te lo fa apprezzare di più, anche per questo non sono riuscito a capire di preciso quale fossero le emozioni che volevi suscitare nel lettore. In ogni caso, resta uno scritto ben costruito.
Ultima modifica di MinuticontatiYo il domenica 17 dicembre 2017, 21:44, modificato 1 volta in totale.

Zince Zotti
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#6 » domenica 17 dicembre 2017, 14:46

Ciao MinuticontatiYo,
penso che tu non debba scusarti perchè se non arriva un racconto, io son sempre del parere che la responsabilità sia di chi l'ha scritto. Non sono partito con l'intento di voler suscitare determinte emozioni nel lettore, non rientra nel mio modo di operare. Ho lavorato per immagini cercando di collegare con il filo conduttore dell'attesa, della sospensione, i destino di un uomo e una città. Ammetto che mi sarebbe stato utile rileggere il brano a mente fredda con qualche giorno di distanza, per poter renderlo più fluido.
In fin dei conti è una riflessione sul tema del cambiamento di una città,(e potrebbe essere una qualsiasi città del mondo, così come qualcos'altro ), visto con gli occhi di un uomo che lo ha accettato ma non lo ha sopportato e ne è quindi scappato via da ragazzo, e che ora vi fa ritorno, con l'esperienza dell'adulto, per capire meglio la bontà della sua scelta passata e ciò che è la nuova città.

Zebratigrata
Messaggi: 308

Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#7 » domenica 17 dicembre 2017, 20:16

Ciao Zince!
Il tuo racconto mi ha fatto riflettere. È un po' uno ‘spiegone’ nel senso che ci racconti tutto e di fatto la scena è in realtà una fotografia più che una storia, un giornalista fermo che aspetta davanti alla porta di casa di un abitante, anche lui fermo però nel tempo. In genere questa struttura non funziona bene ma qui non pesa. Ci rendi partecipi del flusso di coscienza dell'intervistatore e improvvisamente il racconto è finito. In poco spazio tiri fuori un sacco di temi complessi, in primis l'identità di un luogo (a cui è inevitabilmente legata l'identità di chi ci vive… forse per questo alla fine il sig. Cavi non c'è, perché Arda è sparita definitivamente), e poi le trasformazioni dovute al progresso e alla globalizzazione che trasformano e forse erodono la cultura locale. Perfino il turismo che parte dalla valorizzazione di un territorio e poi finisce per distruggerlo per confermarlo a quello che i turisti vogliono vedere. Impossibile per me non pensare ai dintorni della Torre, che per compiacere gli americani di passaggio si sono trasformati in una caricatura stereotipata dell'Italia, con tovaglie a quadri bianche e rosse e pizze di plastica in ogni dove. Non ho particolari critiche o consigli, forse in effetti solo sulla struttura: pur essendo bello potrebbe migliorare ulteriormente se utilizzassi qualche stratagemma come, per esempio, raccontarci la città attraverso il giornalista che cammina dalla nave alla casa del sig. Cavi e lungo la strada vede cose e persone. In questo modo potresti mantenere questo stile a flusso di coscienza ma animarlo un po'.

Giovanni Cola
Messaggi: 33

Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#8 » domenica 17 dicembre 2017, 22:11

Ciao, come promesso ho letto ;) Bel racconto. Una città assolutamente protagonista e dalla storia camaleontica, sempre pronta a vendere il proprio volto, a mettersi una maschera sopra l'altra, e così via fino a svanire, divenendo soltanto uno spettacolo allestito per i turisti. Persino il suo passato industriale viene visto con nostalgia, perché se non altro la rendeva autentica.
Emblematica, in tal senso, la figura del Cavi: un uomo comune privo di particolari prerogative, ma che soltanto per il fatto di essere rimasto “l'ultimo dei vecchi” per poco non diviene un eroe, l'ultimo a resistere, custode delle memorie dei bei tempi andati (quelli delle ciminiere e delle fabbriche!). E invece è solo un ometto un po' coglione, che pensa solo a pescare e a fumarsi quelle sue sigarette: forse nemmeno si è reso appieno conto di tutti quei cambiamenti. In ogni caso, probabilmente, gliene importa poco.
I nostri racconti, come hai detto, hanno degli elementi in comune: entrambe le nostre città (oltre ad essere, credo, pienamente protagoniste) credo che possiedano un'identità sfuggente, che tende a sottrarsi allo sguardo del lettore, anche se in modo diverso. Ti ringrazio ancora per il commento sull'introduzione del mio, molto utile. Ciao!

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alex.coman
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#9 » lunedì 18 dicembre 2017, 0:44

Ciao :)
Piacevole. La lettura (almeno la mia) è andata avanti per la curiosità di scoprire che fine abbia fatto il sig. Cavi: una risposta che non ho avuto però. Finale aperto, il che ci sta benissimo.
Non sono inciampato in nessun punto, quindi ottimo anche per lo stile.
Tuttavia, mi sembri che manchi qualcosa. So che è una bruttissima critica la mia e ti chiedo perdono: manca qualcosa, ma non saprei cosa. Critica brutta e inutile. Forse non ho ben capito la città di cui parli o non ho ben capito la trasformazione di cui narri. Non saprei.
In ogni caso, mi è piaciuto il modo di scrivere, il che è un grosso punto a favore.

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antico
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Re: ANCHE LA TUA CITTÀ

Messaggio#10 » lunedì 18 dicembre 2017, 23:37

Una scelta ben precisa, la tua, che però, a mio avviso, depotenzia il racconto non permettendogli di svilupparsi. Il tell costante del protagonista non è mai accompagnato a alcuno show. Lui stesso non fa altro che rimane fermo e pensare, raccontando e raccontando ancora. E questo mi ha portanto a non empatizzare con la città tenendomene, invece, ben lontano. Nulla da dire sulle riflessioni che suggerisci, ma anche quelle sono imposte al lettore, o almeno mi è sembrato. Pollice ni che tende verso l'alto perché la mano ce l'hai, dissento solo con la strategia.

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