A caccia - di Maurizio Bertino
Inviato: martedì 23 gennaio 2018, 0:19
A caccia
di Maurizio Bertino
La ragazza urla, le braccia verso il cielo, sembra affogare a una decina di metri dalla riva.
«Beh, è stato un piacere.» dice Fabry voltandosi verso il fuoristrada.
«Dove pensi di andare?» la voce della ragazza ha cambiato tono. Non urla più, è imperiosa. E si tiene perfettamente a galla, immobile.
«L’abbiamo smessa con la recita della fanciulla disperata? Eri patetica.» Fabry si ferma e la osserva. «Indovino: se adesso faccio un altro passo verso la macchina, dall’acqua usce un luuungo tentacolo che mi afferra e mi strizza per bene.»
La ragazza lo fissa incuriosita, inclina leggermente la testa.
«Come l’hai capito?» Gli risponde.
«Gabry non si sarebbe mai buttato in acqua a quest'ora di notte per una maiala come te.»
La ragazza sorride.
«L’hai incantato, vero? Devi averlo fatto quando gli hai staccato quel pompino.»
«È per questo che non mi hai voluta? È per questo che non ti sei lasciato toccare?»
«Non sono uno stupido e tu eri strana.»
«E così sarei strana?»
«Sei una maga, vero? Mi correggo: una strega. Una strega dell’acqua magari. O magari non proprio una strega. Cioè, qualche incantamento lo sai fare, ma quello che ti viene davvero bene sono le evocazioni: evocazioni di creature acquatiche.»
«Sono stupita.» La ragazza sorride. «Credi ancora a tutte queste cazzate?»
«Mi ci diletto.» Fabry sorride.
«Sai tutte queste cose e tra un attimo sarai poltiglia proprio come il tuo amico.»
«Non me ne fregava un cazzo di lui. Fra un’ora sarò a farmi una birra e a ridere pensando al fesso che s’è buttato in acqua sperando in un bis del pompino.»
«Sei un’ottimista.»
«Con una pistola in mano.» Fabry estrae da sotto la giacca una pistola.
«Viaggi con una pistola?» La ragazza si mette a ridere.
«In verità ne ho due.»
«Due! Addirittura!»
«Sai, quando siamo entrati in quel locale, Gabry voleva solo trombare.»
«E io stasera avevo tanta voglia di uccidere, desideri convergenti che hanno portato soddisfazione a entrambi.»
«Però io non volevo scopare.»
«E che cosa volevi fare? Parlare?»
«Volevo cacciare. E avevo deciso di ucciderti ancora prima che tu cominciassi con gli effetti speciali.»
«Le mie creature le chiami effetti speciali?»
«Sai perché ne ho due, di pistole?»
«Sentiamo.»
«L’altra l’ho lasciata in macchina, non mi serviva, non stasera.»
«Ah sì?»
«Di solito uso quella. Esco, scelgo una ragazza che mi sembra una strega e la porto in un luogo isolato.»
«Interessante.»
«E poi le sparo con la pistola numero uno.»
«Abbiamo un assassino! Ma che bella preda che ho catturato stasera!»
«Se muore subito mi convinco che non è una strega.»
«Intelligente!»
«Ma se non muore, tiro fuori la numero due, questa.» Fabry alza la pistola che ha in mano.
«E che avrebbe di diverso la numero due?» La ragazza s’è fatta guardinga, i quattro tentacoli che avevano stritolato Gabry solo pochi minuti prima sono tornati a ergersi al di sopra della superficie dell’acqua.
«Una strega è un mostro, giusto?»
«Non mi piace la definizione, ma mettiamo che lo sia.»
«Io leggo libri, guardo film, gioco a videogiochi sui mostri e ho trovato una costante che si ripete, sempre.»
«E sarebbe? Stai cominciando a infastidirmi.»
«Vuoi sapere la costante?»
«M’incuriosisce da morire.»
«L’argento.»
«L’argento?»
«Tutti i mostri hanno tipo quest’allergia all’argento. Spade d’argento, frecce con le punte d’argento, proiettili d’argento, come quelli che ho usato per caricare questa.» Fabry indica la pistola che ha in mano e sorride.
«Brutto bastardo! Mi stai minacciando? Non riuscirai mai a colpirmi, sono troppo veloce per te!»
Dall’acqua emerge la testa di una piovra gigante, la ragazza ci si arrampica sopra.
«Sottovaluti la mia esperienza!» Urla Fabry prendendo la mira.
«E che esperienza può avere uno stupido vigliacco che spara a ragazze indifese da pochi metri?» La piovra gigante si lancia verso la riva.
«Non sono un cretino, a volte le faccio scappare e prendo la mira da distante!» Fabry si lancia a terra per evitare la sferzata di un tentacolo, compie una mezza capriola, prende la mira. «Adios, strega!» e le scarica addosso l’intero caricatore.
È un attimo, nel momento in cui la strega viene colpita in testa la piovra gigante scompare nel nulla. Il corpo della ragazza ricade sulla riva, la testa in poltiglia, il corpo maciullato, non un singolo colpo aveva mancato il suo bersaglio.
Fabry si rialza, porta la canna della pistola alla bocca e ci soffia sopra, infila il dito nel vano del grilletto e la fa girare, gli cade.
«Ma vaffanculo, non mi riesce mai.» Impreca raccogliendola.
La superficie dell’acqua è tornata alla sua immobilità. Un granchio si è arrampicato sulla testa di Gabry.
«Pronto, Giuly?» Fabry è al telefono. «Dove sei? Da Gianni? Ci facciamo una birra e andiamo a fare un giro in città, ti va? Arrivo.»
Il rombo del motore disturba il granchio facendolo saltare in acqua. Un gabbiano atterra vicino alla testa di Gabry e, mentre il fuoristrada scompare nel bosco le strappa un occhio e inizia il banchetto.
di Maurizio Bertino
La ragazza urla, le braccia verso il cielo, sembra affogare a una decina di metri dalla riva.
«Beh, è stato un piacere.» dice Fabry voltandosi verso il fuoristrada.
«Dove pensi di andare?» la voce della ragazza ha cambiato tono. Non urla più, è imperiosa. E si tiene perfettamente a galla, immobile.
«L’abbiamo smessa con la recita della fanciulla disperata? Eri patetica.» Fabry si ferma e la osserva. «Indovino: se adesso faccio un altro passo verso la macchina, dall’acqua usce un luuungo tentacolo che mi afferra e mi strizza per bene.»
La ragazza lo fissa incuriosita, inclina leggermente la testa.
«Come l’hai capito?» Gli risponde.
«Gabry non si sarebbe mai buttato in acqua a quest'ora di notte per una maiala come te.»
La ragazza sorride.
«L’hai incantato, vero? Devi averlo fatto quando gli hai staccato quel pompino.»
«È per questo che non mi hai voluta? È per questo che non ti sei lasciato toccare?»
«Non sono uno stupido e tu eri strana.»
«E così sarei strana?»
«Sei una maga, vero? Mi correggo: una strega. Una strega dell’acqua magari. O magari non proprio una strega. Cioè, qualche incantamento lo sai fare, ma quello che ti viene davvero bene sono le evocazioni: evocazioni di creature acquatiche.»
«Sono stupita.» La ragazza sorride. «Credi ancora a tutte queste cazzate?»
«Mi ci diletto.» Fabry sorride.
«Sai tutte queste cose e tra un attimo sarai poltiglia proprio come il tuo amico.»
«Non me ne fregava un cazzo di lui. Fra un’ora sarò a farmi una birra e a ridere pensando al fesso che s’è buttato in acqua sperando in un bis del pompino.»
«Sei un’ottimista.»
«Con una pistola in mano.» Fabry estrae da sotto la giacca una pistola.
«Viaggi con una pistola?» La ragazza si mette a ridere.
«In verità ne ho due.»
«Due! Addirittura!»
«Sai, quando siamo entrati in quel locale, Gabry voleva solo trombare.»
«E io stasera avevo tanta voglia di uccidere, desideri convergenti che hanno portato soddisfazione a entrambi.»
«Però io non volevo scopare.»
«E che cosa volevi fare? Parlare?»
«Volevo cacciare. E avevo deciso di ucciderti ancora prima che tu cominciassi con gli effetti speciali.»
«Le mie creature le chiami effetti speciali?»
«Sai perché ne ho due, di pistole?»
«Sentiamo.»
«L’altra l’ho lasciata in macchina, non mi serviva, non stasera.»
«Ah sì?»
«Di solito uso quella. Esco, scelgo una ragazza che mi sembra una strega e la porto in un luogo isolato.»
«Interessante.»
«E poi le sparo con la pistola numero uno.»
«Abbiamo un assassino! Ma che bella preda che ho catturato stasera!»
«Se muore subito mi convinco che non è una strega.»
«Intelligente!»
«Ma se non muore, tiro fuori la numero due, questa.» Fabry alza la pistola che ha in mano.
«E che avrebbe di diverso la numero due?» La ragazza s’è fatta guardinga, i quattro tentacoli che avevano stritolato Gabry solo pochi minuti prima sono tornati a ergersi al di sopra della superficie dell’acqua.
«Una strega è un mostro, giusto?»
«Non mi piace la definizione, ma mettiamo che lo sia.»
«Io leggo libri, guardo film, gioco a videogiochi sui mostri e ho trovato una costante che si ripete, sempre.»
«E sarebbe? Stai cominciando a infastidirmi.»
«Vuoi sapere la costante?»
«M’incuriosisce da morire.»
«L’argento.»
«L’argento?»
«Tutti i mostri hanno tipo quest’allergia all’argento. Spade d’argento, frecce con le punte d’argento, proiettili d’argento, come quelli che ho usato per caricare questa.» Fabry indica la pistola che ha in mano e sorride.
«Brutto bastardo! Mi stai minacciando? Non riuscirai mai a colpirmi, sono troppo veloce per te!»
Dall’acqua emerge la testa di una piovra gigante, la ragazza ci si arrampica sopra.
«Sottovaluti la mia esperienza!» Urla Fabry prendendo la mira.
«E che esperienza può avere uno stupido vigliacco che spara a ragazze indifese da pochi metri?» La piovra gigante si lancia verso la riva.
«Non sono un cretino, a volte le faccio scappare e prendo la mira da distante!» Fabry si lancia a terra per evitare la sferzata di un tentacolo, compie una mezza capriola, prende la mira. «Adios, strega!» e le scarica addosso l’intero caricatore.
È un attimo, nel momento in cui la strega viene colpita in testa la piovra gigante scompare nel nulla. Il corpo della ragazza ricade sulla riva, la testa in poltiglia, il corpo maciullato, non un singolo colpo aveva mancato il suo bersaglio.
Fabry si rialza, porta la canna della pistola alla bocca e ci soffia sopra, infila il dito nel vano del grilletto e la fa girare, gli cade.
«Ma vaffanculo, non mi riesce mai.» Impreca raccogliendola.
La superficie dell’acqua è tornata alla sua immobilità. Un granchio si è arrampicato sulla testa di Gabry.
«Pronto, Giuly?» Fabry è al telefono. «Dove sei? Da Gianni? Ci facciamo una birra e andiamo a fare un giro in città, ti va? Arrivo.»
Il rombo del motore disturba il granchio facendolo saltare in acqua. Un gabbiano atterra vicino alla testa di Gabry e, mentre il fuoristrada scompare nel bosco le strappa un occhio e inizia il banchetto.