lo scriba

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Andrea Atzori. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Andrea Atzori assegnerà la vittoria.
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Sonia Lippi
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lo scriba

Messaggio#1 » domenica 18 marzo 2018, 14:25

<<Nonno raccontaci ancora la storia dello scriba, ti prego!>>
<<E va bene, ve la racconto. Ma non voglio sentire nessuno che piagnucola perché ha paura intesi?>>
<<Non abbiamo più paura nonno!>> esclamarono in coro i cinque bambini.
<<E dopo, tutti a letto senza fare storie. Promesso?>>
<<Promesso nonno>> dissero i bambini stringendosi fra loro.
***
C’era una volta uno scriba di nome Sef, che era al servizio del faraone Mernepta.
Un giorno uscì dal palazzo reale molto presto.
A casa la moglie stava attingendo l’acqua dal pozzo quando lo vide arrivare, sembrava sconvolto.
La donna vedendo l’uomo così incupito si preoccupò molto, lasciò quindi il secchio a terra ed entrò con lui in casa.
<< Marito mio, cos’è che ti rende triste e preoccupato?>> chiese la donna.
L’uomo sospirò.
<< Oggi è tornato a palazzo Moseh con suo fratello Aronne.>>
<<Oh mia Bastet proteggici. Con la loro oscura magia ci hanno trasformato l’acqua in sangue, hanno mandato le rane, le zanzare, le mosche, ci hanno ucciso il bestiame e riempito di ulcere, hanno distrutto il raccolto con la grandine e le locuste, e per finire hanno fatto venire le tenebre per tre giorni. Oh Sef ti prego, parla con il Faraone. Perché non rende la libertà a questa popolazione di maghi e stregoni? Portano solo sventure.>>
L’uomo abbracciò la donna.
<<Lo sai mia dolce luce di Hator, un semplice scriba non può dare consigli al Faraone, ma appena Mernepta è uscito dalla stanza, mi sono precipitato dietro ai due uomini e li ho pregati di ritirare la maledizione. Mi hanno risposto che non possono perchè questo è il volere del loro Dio che è grande e potente.>>
<<Se il loro Dio è così potente perché non li aiuta a fuggire, invece di mandare sventure a tutto l’Egitto?>>Disse la donna con voce rabbiosa.
<<A questa domanda non so risponderti, mi sento così inutile.>>
Sef si sedette sui cuscini e iniziò a singhiozzare.
Nailah al principio rimase stupita da quella reazione, non aveva mai visto piangere suo marito,poi gli sedette accanto e gli posò una mano sulla gamba.
<<Amore, quale sventura ci dobbiamo aspettare? Ti prego dimmela. Vedrai che possiamo provare a contenere i danni, come abbiamo fatto con le mosche e le zanzare.>>
Sef prese la mano della moglie fra le sue e la baciò, << questa volta amore mio, la maledizione è terribile. A mezzanotte moriranno i primogeniti in tutto l’Egitto. Uomini e animali, tutti Nailah, nessuno escluso.>>
La donna impallidì, poi con gli occhi sgranati e i pugni stretti urlò con quanto fiato aveva in gola, <<noooooooo, non nostro figlio, noooooo>> e svenne.
Sef l’afferrò per le braccia e la scosse, finché non riprese conoscenza.
<<Nailah tesoro, in questo momento ho bisogno di te, ti prego fatti forza e cerchiamo di trovare una soluzione.>>
<< Oh Sef fuggiamo, partiamo subito. Non possiamo permettere che il nostro unico figlio muoia. Andiamo via ti prego.>> Disse la donna con un fil di voce.
<<Anche se partissimo ora, ci vorrebbero tre giorni per raggiungere i confini dell’Egitto. Non abbiamo tempo di fuggire. Dobbiamo trovare un'altra soluzione, calmiamoci e cerchiamo di riflettere.>>
Si abbracciarono.
Era un giorno assolato di inizio estate, e sotto un albero di sicomoro giocava il piccolo Jahi ignaro del suo prossimo destino.
Vide il padre uscire di casa e gli corse incontro.
<< Padre, che bello che sei tornato presto. >> Disse buttandogli le braccia al collo.
Sef l’abbracciò, <<Jahi dobbiamo andare.>>
<<Andare dove padre?>>
<< lo vedrai. Aiutami a preparare il cammello.>>
Jahi era felice, perché era raro che suo padre lo portasse con lui.
Dopo più di un ora di viaggio comparve davanti ai loro occhi un grande accampamento.
Scesero dal cammello e dopo averlo legato ad un cespuglio, si avviarono a piedi.
<< Sono uno scriba reale e vorrei conferire con il vostro capo.>> disse Sef, mostrando l’anello col sigillo dei funzionari reali, ad un uomo che stava intrecciando una cesta.
L’uomo lo guardò intensamente, poi distese il braccio e indicò una grande tenda bianca, e senza dire una parola riprese il suo lavoro.
Centinaia di uomini e donne lavoravano, parlavano, ridevano.
I bambini giocavano felici mentre le loro madri macinavano il grano per fare il pane, conciavano pelli o distendevano strisce di carne ad essiccare al sole. Alcuni uomini erano intenti ad intrecciare ceste o a tagliare legna, altri invece a cuocere vasi di terracotta in forni di fango.
Insomma tutto era in movimento, come se fosse un immenso formicaio.
Giunti davanti la grande tenda, Sef fu costretto a ripetere agli uomini di guardia chi fosse e con chi voleva parlare.
Dopo qualche minuto fu invitato ad entrare.
Il pavimento della tenda era coperto di tappeti e cuscini, e al centro, seduto sopra uno scranno di legno, c’era un uomo robusto vestito con una tunica bianca e uno sguardo accigliato.
Sef e Jahi abbassarono il capo in segno di saluto.
<<Ancora tu? >> Disse l’uomo toccandosi la barba, <<ti ho già detto questa mattina che non è in mio potere ritirare la maledizione, vattene.>>
<<Signore mi ascolti la prego, questo è Jahi il mio unico figlio.>> Disse Sef implorante.
<<Lui non ha fatto nulla contro il vostro popolo, nessuno della nostra famiglia è un vostro nemico. Eppure abbiamo subìto, inermi, tutte le vostre maledizioni. Perché ve la prendete con tutto l’Egitto quando l’unico che ha colpa della vostra condizione è il Faraone? Aiutateci! Pregate il vostro Dio di risparmiare degli innocenti.>>
L’uomo si alzò, sbattendo un pugno sul bracciolo di legno. <<Durante lo sterminio dei nostri neonati, decretato dal vostro Faraone, nessuno di voi ci ha aiutato a fermare quello scempio. Che colpa avevano quei piccoli se non quella di essere nati ebrei? Erano proprio le vostre levatrici che li uccidevano appena nati, senza pietà. Quante madri hanno pianto i loro figli! Io stesso sono salvo per miracolo e voi, avete forse implorato i vostri Dei di aiutarci? No! Anzi! Usate le nostre donne come serve, i nostri uomini lavorano fango e paglia per costruire le vostre case, e nessuno di voi si è mai chiesto quale fosse la nostra condizione. Occhio per occhio, dente per dente. Questa è una delle leggi dettate dal mio unico Dio, e questo è il suo volere. A mezzanotte moriranno tutti i primogeniti d’Egitto, a meno che il tuo Faraone non acconsenta a liberarci. E ora va, non sono io che posso aiutarti.>>
Sef cercò di replicare ma fu preso sotto braccio e scortato, insieme al figlio, fino ai margini dell’accampamento.
Jahi era sconvolto, aveva appena appreso che quella notte a mezzanotte sarebbe morto.
Sef aveva le mascelle serrate e gli occhi umidi quando prima di salire sul cammello, abbracciò suo figlio, << non ti preoccupare tesoro. Troverò un modo per annullare la maledizione, te lo prometto. >>
<<Cosa facciamo ora, padre?>> chiese Jahi un po' rincuorato.
<<Andare dal Faraone è inutile, non ci riceverà mai. Quindi torneremo a casa. Tua madre è andata al tempio a parlare con il gran sacerdote. Il Dio Anubi ci aiuterà vedrai.>>
Arrivarono un ora dopo il tramonto.
Entrando in casa furono avvolti da un forte odore di incenso.
Trovarono Nailah nella sala principale intenta ad ornare di fiori e candele un grande altare con l’effige di Anubi.
<<Marito mio, dimmi che porti buone notizie.>>disse abbracciando il figlio.
<<Purtroppo nessuna. La maledizione non sarà tolta a meno che il faraone non accetti di liberare gli ebrei, cosa del tutto improbabile tra l’altro. E tu moglie mia, sei riuscita ad avere risposte?>>
La donna indicò l’altare.
<< Anubi ha parlato tramite il gran sacerdote. Dice che la maledizione è molto potente e non si può sconfiggere. Non si può vincere contro l’angelo della morte, ma possiamo provare a ingannarlo.>>
<<E come potremmo ingannarlo?>> chiese Sef pensieroso.
Nailah sollevò un panno, scoprendo un pupazzo di paglia vestito con gli abiti di Jahi.
<<Secondo il sacerdote, se noi inseriamo in questo pupazzo un cuore immerso nel sangue di nostro figlio, l’angelo della morte dovrebbe essere ingannato. Abbiamo eseguito il rito di presentazione agli Dei come se fosse il fratello gemello di Jahi, lo abbiamo chiamato Imap e abbiamo dichiarato che è nato qualche minuto prima di nostro figlio. Se tu lo alzi sopra la testa e fai il rito di riconoscimento sarà lui il primogenito.>>
Sef e Jahi si guardarono increduli.
<<Oh Nailah credi che funzionerà?>> chiese Sef con voce ansiosa.
<<Marito mio lo spero, non ci resta che fare ciò che ha detto il sacerdote e aspettare. Al mercato ho comprato un cuore di agnello, ora dobbiamo intingerlo nel sangue di Jahi. Scusa figlio mio ma dobbiamo inciderti una mano per prendere il tuo sangue.>>
Jahi si sottopose con coraggio al taglio del palmo sinistro, facendo poi colare il sangue nella ciotola che conteneva il cuore del piccolo animale che fu poi posizionato dentro il fantoccio di paglia.
Mancava poco a mezzanotte e i tre abbracciati, continuavano a gettare grani di incenso sui carboni ardenti, ad accedere candele sull’altare e a cantare un’antica litania al Dio Anubi invocando la sua protezione.
Si accorsero che era giunta mezzanotte dalle grida strazianti e dai pianti che venivano dal vicinato.
Non c’era una casa dove non si piangesse un morto.
I tre si strinsero ancora di più, pregando e tremando.
Nailah aveva gli occhi chiusi, se l’inganno non avesse funzionato non voleva vedere suo figlio morire.
Aspettò un tempo che a lei parve infinito, poi riaprì gli occhi e vide con gioia che Jahi era ancora vivo.
<<Sef, ha funzionato! Disse con un filo di voce rotta dall’emozione.>>
Jahi non poteva credere di essere ancora vivo e si inginocchiò insieme a suo padre davanti l’altare di Anubi.
<<Oh grande Anubi, ti ringraziamo per l’aiuto ricevuto, saremo sempre i tuoi fedeli servitori, giuriamo nel nome di Amon Ra.>>
Nailah si avvicinò all’altare, la videro buttare sul braciere una manciata di grani d’incenso.
Poi, con gesto repentino e con un urlo disumano prese il pugnale dall’altare e si scagliò verso Jahi, trafiggendogli una guancia.
Sef reagì all’istante, bloccandole le braccia e allontanandola dal figlio.
<<Nailah, che ti succede? Nailah torna in te!>> gridava Sef, mentre Jahi sotto shock cercava di fermare il sangue che gli usciva copioso dal taglio.
Nailah sembrava colta da un attacco epilettico.
Pur stando in piedi il suo corpo era scosso da violenti tremiti, le sue mascelle erano serrate, mentre mostrava i denti come un cane rabbioso.
<<Non si può ingannare l’angelo di Dio il vendicatore.>> Tuonò Nailah con voce cavernosa.
Brandendo il coltello si avventò nuovamente su Jahi che non riusciva a muoversi dal terrore.
Sef riuscì nuovamente a bloccarla, ma l’entità che si era impossessata di Nailah era potente, non sapeva per quanto tempo avrebbe potuto contrastarla.
Tentò il tutto per tutto.
<<Sei tu l‘angelo della morte?>> Chiese Sef all’entità, e senza aspettare risposta aggiunse << chiedi al Dio degli Ebrei di prendere la mia anima al posto dell’anima di mio figlio. Sono pronto a sacrificarmi.>>
L’entità scoppiò in una risata gutturale.
<<Uomo, che cosa ti fa pensare che lo scambio sia equo? Hai provato ad ingannarmi. Meriti una punizione. E non c’è punizione più grande che quella di sopravvivere ai propri figli.>>
Così dicendo, Nailah comandata dall’angelo della morte, spinse Sef lontano e con un balzo si avventò sul figlio.
Jahi non si mosse, il terrore lo aveva paralizzato.
Aspettava la morte con gli occhi sgranati e il cuore in tumulto.
Vide la scena a rallentatore.
Sua Madre che si buttava in avanti spingendo Sef di lato.
La mano con il coltello avvicinarsi sempre di più.
Gli occhi selvaggi iniettati di sangue.
I denti serrati, la bocca ghignante e una schiuma densa e biancastra che gli usciva dagli angoli della bocca.
Poi, mentre pensava che fosse tutto perduto, vide suo padre rialzarsi e con un balzo mettersi fra lui e sua madre.
Il coltello affondò dritto nel petto di Sef, che cadde in terra, e in un ultimo rantolo disse:<< accetta il mio sacrificio, Dio degli ebrei >> e morì.
In quel momento Nailah svenne e Jahi capì che grazie a suo padre aveva salva la vita.
Quella notte furono in migliaia a morire, tra cui anche il figlio del Faraone, che preso dall’angoscia concesse agli Ebrei la libertà.
Loro in tutta fretta lasciarono l’Egitto per vagare quaranta anni nel deserto.
Ma questa è un'altra storia.
***
<<Ora bambini miei tutti a letto!>>
<<Nooo nonnoooo, dicci se Nailah si riprese, dicci che fine ha fatto Jahi>> Cantilenarono i bimbi in coro.
<<Un'altra sera, ora tutti a letto altrimenti chiederò al fantasma di Sef di venire a farvi visita.>>
I bambini si alzarono e si diressero ognuno alle proprie stuoie vicino al fuoco.
L’uomo aspettò ancora un poco che si addormentassero, poi uscì per prendere un po' d’aria.
Raccontare quella storia lo sfiniva.
Quella notte la luna era alta nel cielo, guardandola si toccò la cicatrice sulla guancia.
<<Buona notte padre >> disse commosso.
Sonia Lippi



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Wladimiro Borchi
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Re: lo scriba

Messaggio#2 » lunedì 19 marzo 2018, 10:07

Sonia ha fatto centro! Sonia ha fatto centro! Sonia ha fatto centro!
Veramente un bellissimo racconto, curato in ogni suo aspetto, ivi compreso il linguaggio, che trasmette il gusto dei tempi trattati e aiuta a immergersi nell'ambientazione prescelta.
Geniale l'idea di aver preso una storia che tutti conosciamo, donandoci un originalissimo punto di vista e, alla fine, raccontandoci qualcosa di assolutamente nuovo.
Estasiato!
IMBUTO!!!

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Sonia Lippi
Messaggi: 137

Re: lo scriba

Messaggio#3 » lunedì 19 marzo 2018, 14:23

Grazie Wladimiro
Il tuo commento mi ha emozionato.
Sono felicissima che il mio racconto ti sia piaciuto.
Grazie davvero.

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SalvatoreStefanelli
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Re: lo scriba

Messaggio#4 » lunedì 19 marzo 2018, 15:18

Una storia buona e una buona storia. Come ha detto Wladimiro, hai raccontato una storia biblica da un nuovo punto di vista e l'hai raccontata davvero bene. Non posso dirti quanto siano accurati i dialoghi secondo il periodo storico trattato, ma ritengo sia plausibile. Non ho trovato refusi o altro da segnalarti. Non è la storia che mi è piaciuta di più, ma hai fatto un buon lavoro. Brava.

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Giovanni Gianni Del Giudice
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Re: lo scriba

Messaggio#5 » lunedì 19 marzo 2018, 22:48

Un buon racconto. Ci sono momenti che mi piacciono di più e momenti meno. In generale credo sia un rischio utilizzare eventi conosciuti da tutti come ambientazione di racconti. E' una cosa che può funzionare, e allora tutto è bellissimo, o può generare una certa perplessità nel lettore, un'aspettativa sempre più alta, commisurata alla 'grandezza' dell'evento che fa da scenario. In questo caso a me lo scenario ha dato un pò fastidio, ma poi come racconti la storia ha in parte scemato questo fastidio, e il finale ci sta tutto e lascia un buon sapore.

Roberto Masini
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Re: lo scriba

Messaggio#6 » sabato 24 marzo 2018, 14:50

Un racconto che mi è piaciuto moltissimo. La cornice storico-religiosa che tutti conoscono indurrebbe a pensare che Jahi non può sopravvivere alla piaga divina: tutti i primogeniti non ebrei sono morti quella notte. Come può quindi sopravvivere un egizio? Ce lo spiega esaurientemente la storia con risvolti orrorifici che ho molto apprezzato.
Il racconto mi ha consentito di verificare che è tornata di nuovo in auge (grazie a studi recenti) l'identificazione di Merenptah come il faraone dell'Esodo, contrapposto a Ramses II.
Interessante è dunque un racconto che ti induce ad affrontare e studiare altri argomenti!

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