La camicia
Inviato: domenica 18 marzo 2018, 21:51
Certo, stretta tra le sue forti braccia, lei non aveva nessuna paura: lui avrebbe combattuto per lei e sconfitto ogni male proveniente da uomini o bestie. Sì, suo marito era davvero invincibile; lo dicevano tutti: era un eroe!
Forse non era molto fedele ma, dopo le sue scappatelle, tornava sempre da lei. Lei, perciò, gli perdonava tutto o quasi; c’era un’unica cosa che non sopportava: continuava a mangiare voracemente come un maiale.
* * *
Mancava da casa ormai da molto tempo e lei, preoccupata per la lunga assenza del marito, inviò il figlio a cercarlo. Poco dopo la partenza del giovane, però, giunse un messaggero che annunciava il suo ritorno. Con il cuore sollevato uscì dal palazzo reale per raggiungere la porta della città, quando incontrò l’araldo ufficiale:
«Mia signora, il mio signore è salvo; secondo il decreto dell’oracolo la città è stata conquistata. Ora è fuori dalle mura della città per compiere i sacrifici dovuti agli dei.»
Quando il marito entrò trionfante, lei gli corse incontro per abbracciarlo; lui la sollevò sul capo come fosse una bambina e la condusse nella sala del trono. Quella notte lei contò, esausta cinquanta amplessi.
Il giorno successivo volle recarsi nella prigione, dove erano tenute prigioniere le prede di guerra.
La vide: era una vecchia fiamma del marito:
«Che ci fai qui?»
«Sono la figlia del re e il re è morto!» rispose la giovane.
Sporca e rivestita di stracci non poteva che impietosirla. La fece liberare e la condusse a palazzo. Qui fu lavata e rivestita di abiti confacenti il suo rango: era nuovamente una bellissima fanciulla.
«Perché hai liberato la prigioniera?» domandò il marito con fare aggressivo. «I soldati avevano l’ordine non solo che nessuno potesse liberare i prigionieri ma anche che nessuno potesse rivolgere loro la parola!»
«Ma io sono la regina e questa tua vecchia amica e figlia del re meritava un trattamento migliore!»
«E sia come tu vuoi!»
I giorni si susseguirono lenti e noiosi perché il marito non aveva in mente di conquistare altre città. S’immalinconì e a nulla valsero gli sforzi della moglie. L’uomo non riscaldava più il talamo coniugale. Lei lo seguì una notte, certa che avrebbe fatto visita alla giovane amante. Invece lo seguì vagare per le stanze buie del palazzo; si teneva la testa tra le mani e invocava l’aiuto del padre. Si pentì di aver pensato che lui la tradisse e tornò a dormire.
Ma il giorno dopo il messaggero del re le chiese udienza:
«Mia regina questa notte ho fatto uno strano sogno. Mi trovavo in una stanza di questo palazzo e stavo origliando i discorsi di due persone attraverso una porta chiusa; non riuscivo a capire che cosa dicessero ma dopo un po’ capii che uno era tuo marito e l’altro era l’araldo ufficiale. Poi la scena scomparve. Mi trovavo ora a casa mia. Su un tavolo c’era uno scrigno ermeticamente chiuso che io dovevo assolutamente aprire; se non lo avessi fatto, ero certo che sarei morto. Finalmente, dopo vari sforzi, con la punta di un coltello riuscivo a forzarlo; madido di sudore contemplavo lo scrigno completamente vuoto e mi sentivo sollevato. Ho consultato l’indovino che mi ha spiegato il sogno: mi ha detto che gli dei mi hanno fatto capire che io sono depositario di un segreto che deve essere però rivelato. Ho pensato a lungo e ora so qual è.»
«Siccome sei venuto da me, penso che mi riguardi. Perciò, dimmi, su, parla!»
«Non è facile: non vorrei che la tua giusta ira cadesse su di me!»
«Non avere alcuna paura. Giuro che nulla accadrà a te e tutto quello che mi scoprirai io non lo riferirò a nessuno.»
«Mia regina, devi sapere che non solo tuo marito si è invaghito di nuovo della figlia del re ma che ha espugnato quella città che ben conosci solo per averla. E devi pure sapere che egli intende introdurla nella reggia per averla come concubina.»
«Va’, mio fidato messaggero: ora so cosa debbo fare.»
L’uomo si prostrò indietreggiando e uscì dalla sala.
La donna non provava rancore né per il marito che aveva ceduto all’incanto della giovinezza né per quella ragazza perché costretta con la violenza a seguire il marito. Però nel contempo era angosciata e impaziente di riguadagnarne l’amore.
Certo non solo il messaggero ma anche lei custodiva un segreto,
Contemplava l’ampolla ripiena di quel sangue scuro. Ripensava, rabbrividendo, a come se l’era procurato. Suo marito l’aveva difesa fulmineamente, come solo lui sapeva fare, da quel tentativo di stupro. Quel mostro immondo, colpito dalle sue frecce, non aveva avuto scampo ma prima di morire le aveva rivelato un segreto che era contenuto proprio in quell’ampolla, un segreto che forse un giorno le sarebbe tornato utile per tenere stretto a sé quel marito fedifrago.
Lui stava compiendo sacrifici alle porte della città e così lei versò su una tunica il contenuto di quell’ampolla. Il messaggero, che gli aveva rivelato l’infatuazione per la figlia del re, fu convocato e gli fu affidato il compito di consegnarla.
Pensava che tutto sarebbe tornato come prima.
* * *
Dopo la partenza del messo, la donna ebbe un cattivo presagio: il fiocco di lana con cui aveva tinto con quel sangue la tunica inviata al marito si era dissolto una volta esposto ai raggi del sole.
Mentre era testimone dell’insolito fenomeno, si precipitò nella stanza il figlio:
«Madre, vorrei che tu fossi morta!»
«Perché mi dici questo? Che ti ho mai fatto!»
«Tu hai ucciso mio padre!»
«Ma che dici?»
Il figlio con lo sguardo allucinato gli raccontò una storia pazzesca dalla quale capì di essere stata ingannata e di essere stata la causa involontaria della morte del marito.
Mentre stringeva il pugnale, pensò che non fosse vero quello che le diceva suo padre Oineo:Eros anikate maxan, l’Amore vince tutto. Quello che vince tutto è l’Ananke, il Destino.
Morendo, Nesso aveva detto a Deianira, mentendo, che il sangue avrebbe sortito l'effetto di filtro d'amore, garantendole l'amore di Eracle per sempre.
Forse non era molto fedele ma, dopo le sue scappatelle, tornava sempre da lei. Lei, perciò, gli perdonava tutto o quasi; c’era un’unica cosa che non sopportava: continuava a mangiare voracemente come un maiale.
* * *
Mancava da casa ormai da molto tempo e lei, preoccupata per la lunga assenza del marito, inviò il figlio a cercarlo. Poco dopo la partenza del giovane, però, giunse un messaggero che annunciava il suo ritorno. Con il cuore sollevato uscì dal palazzo reale per raggiungere la porta della città, quando incontrò l’araldo ufficiale:
«Mia signora, il mio signore è salvo; secondo il decreto dell’oracolo la città è stata conquistata. Ora è fuori dalle mura della città per compiere i sacrifici dovuti agli dei.»
Quando il marito entrò trionfante, lei gli corse incontro per abbracciarlo; lui la sollevò sul capo come fosse una bambina e la condusse nella sala del trono. Quella notte lei contò, esausta cinquanta amplessi.
Il giorno successivo volle recarsi nella prigione, dove erano tenute prigioniere le prede di guerra.
La vide: era una vecchia fiamma del marito:
«Che ci fai qui?»
«Sono la figlia del re e il re è morto!» rispose la giovane.
Sporca e rivestita di stracci non poteva che impietosirla. La fece liberare e la condusse a palazzo. Qui fu lavata e rivestita di abiti confacenti il suo rango: era nuovamente una bellissima fanciulla.
«Perché hai liberato la prigioniera?» domandò il marito con fare aggressivo. «I soldati avevano l’ordine non solo che nessuno potesse liberare i prigionieri ma anche che nessuno potesse rivolgere loro la parola!»
«Ma io sono la regina e questa tua vecchia amica e figlia del re meritava un trattamento migliore!»
«E sia come tu vuoi!»
I giorni si susseguirono lenti e noiosi perché il marito non aveva in mente di conquistare altre città. S’immalinconì e a nulla valsero gli sforzi della moglie. L’uomo non riscaldava più il talamo coniugale. Lei lo seguì una notte, certa che avrebbe fatto visita alla giovane amante. Invece lo seguì vagare per le stanze buie del palazzo; si teneva la testa tra le mani e invocava l’aiuto del padre. Si pentì di aver pensato che lui la tradisse e tornò a dormire.
Ma il giorno dopo il messaggero del re le chiese udienza:
«Mia regina questa notte ho fatto uno strano sogno. Mi trovavo in una stanza di questo palazzo e stavo origliando i discorsi di due persone attraverso una porta chiusa; non riuscivo a capire che cosa dicessero ma dopo un po’ capii che uno era tuo marito e l’altro era l’araldo ufficiale. Poi la scena scomparve. Mi trovavo ora a casa mia. Su un tavolo c’era uno scrigno ermeticamente chiuso che io dovevo assolutamente aprire; se non lo avessi fatto, ero certo che sarei morto. Finalmente, dopo vari sforzi, con la punta di un coltello riuscivo a forzarlo; madido di sudore contemplavo lo scrigno completamente vuoto e mi sentivo sollevato. Ho consultato l’indovino che mi ha spiegato il sogno: mi ha detto che gli dei mi hanno fatto capire che io sono depositario di un segreto che deve essere però rivelato. Ho pensato a lungo e ora so qual è.»
«Siccome sei venuto da me, penso che mi riguardi. Perciò, dimmi, su, parla!»
«Non è facile: non vorrei che la tua giusta ira cadesse su di me!»
«Non avere alcuna paura. Giuro che nulla accadrà a te e tutto quello che mi scoprirai io non lo riferirò a nessuno.»
«Mia regina, devi sapere che non solo tuo marito si è invaghito di nuovo della figlia del re ma che ha espugnato quella città che ben conosci solo per averla. E devi pure sapere che egli intende introdurla nella reggia per averla come concubina.»
«Va’, mio fidato messaggero: ora so cosa debbo fare.»
L’uomo si prostrò indietreggiando e uscì dalla sala.
La donna non provava rancore né per il marito che aveva ceduto all’incanto della giovinezza né per quella ragazza perché costretta con la violenza a seguire il marito. Però nel contempo era angosciata e impaziente di riguadagnarne l’amore.
Certo non solo il messaggero ma anche lei custodiva un segreto,
Contemplava l’ampolla ripiena di quel sangue scuro. Ripensava, rabbrividendo, a come se l’era procurato. Suo marito l’aveva difesa fulmineamente, come solo lui sapeva fare, da quel tentativo di stupro. Quel mostro immondo, colpito dalle sue frecce, non aveva avuto scampo ma prima di morire le aveva rivelato un segreto che era contenuto proprio in quell’ampolla, un segreto che forse un giorno le sarebbe tornato utile per tenere stretto a sé quel marito fedifrago.
Lui stava compiendo sacrifici alle porte della città e così lei versò su una tunica il contenuto di quell’ampolla. Il messaggero, che gli aveva rivelato l’infatuazione per la figlia del re, fu convocato e gli fu affidato il compito di consegnarla.
Pensava che tutto sarebbe tornato come prima.
* * *
Dopo la partenza del messo, la donna ebbe un cattivo presagio: il fiocco di lana con cui aveva tinto con quel sangue la tunica inviata al marito si era dissolto una volta esposto ai raggi del sole.
Mentre era testimone dell’insolito fenomeno, si precipitò nella stanza il figlio:
«Madre, vorrei che tu fossi morta!»
«Perché mi dici questo? Che ti ho mai fatto!»
«Tu hai ucciso mio padre!»
«Ma che dici?»
Il figlio con lo sguardo allucinato gli raccontò una storia pazzesca dalla quale capì di essere stata ingannata e di essere stata la causa involontaria della morte del marito.
Mentre stringeva il pugnale, pensò che non fosse vero quello che le diceva suo padre Oineo:Eros anikate maxan, l’Amore vince tutto. Quello che vince tutto è l’Ananke, il Destino.
Morendo, Nesso aveva detto a Deianira, mentendo, che il sangue avrebbe sortito l'effetto di filtro d'amore, garantendole l'amore di Eracle per sempre.