MADRE di Stefano Pastor
Inviato: martedì 20 febbraio 2018, 0:25
Mina lo spiò, prima di entrare nella cella. L’avevano già preparato, legandolo alla sedia. Le catene lo bloccavano, non aveva modo di muoversi. Anche se era solo un ragazzo poteva dimostrarsi un pericolo. Persino per lei.
Si fece avanti e chiuse la porta dietro di sé.
Il ragazzo la riconobbe. “Mamma!”
“Ciao, Altan.”
Lui la fissò a lungo e alla fine si arrese all’evidenza. “Sei anche tu con loro?”
Le sfuggì un sorriso. “Non c’è nessun loro. Certo che sono con il mio popolo. Non dovrebbe sorprenderti.”
“Ti hanno mandata a uccidermi?”
Mina scosse il capo. “Non capisci. Pensi che mi stiano sottoponendo a una prova? Ti sbagli, credo fermamente in quello che faccio.”
“Quindi mi ucciderai.”
“Certo che no.”
“Menti! Ne avete già uccisi a migliaia, credi che non lo sappia?”
“Ci sono state alcune perdite”, ammise. “Tante. Ma devi capire che l’indagine è solo all’inizio, deve essere perfezionata.”
“Sei mia madre! Hai sempre detto di amarmi!”
“È vero. È così. Ma non si tratta più di cosa provo io, è in gioco la sopravvivenza della specie.”
“Non vi avremmo mai fatto del male!”
Mina sospirò. “Non si tratta di volontà. Quando una specie è superiore è inevitabile che quelle inferiori vengano annientate. Prima o poi ci cancellerete dalla faccia del pianeta, che lo vogliate o no.”
“Noi siamo come voi!”
“No, mi dispiace. Non lo siete più.”
Si sedette di fronte a lui. “È quasi ironico che a estinguerci debbano essere proprio i nostri figli. Che il passo successivo dell’evoluzione sia stato generato proprio da noi stessi. Però è così: voi siete migliori. Ci siete superiori in tutto.”
“Ma noi siamo voi! Non è estinzione, solo evoluzione!”
“Forse. Non importa come vuoi chiamarla, il fatto è che noi non vogliamo estinguerci. Anche se saranno i nostri figli a ereditare la terra”.
“È puro egoismo e basta!”.
“Forse. Sicuramente. Però non ci basta”.
“Ci annienterete tutti, allora? Cosa potreste risolvere così? Ci estingueremo tutti quanti”.
“Chi ha mai parlato di annientarvi? Sarebbe dissennato, non credi? Non è questo che ci interessa.” Gli accarezzò una guancia. “Davvero credi che possa desiderare la tua morte?”
La guardò dubbioso. “Perché sono qui, allora? Perché ci state sequestrando?”
“Siete un passo avanti nell’evoluzione. Ormai è accertato: ogni nuovo nato ha qualcosa in più dei suoi genitori, capacità mai viste prima. Bisogna accettarlo, è successo anche a me”.
“Questo ha cambiato tutto, anche ciò che provi?”
“Chi può dirsi felice di essere lasciato indietro? Di sentirsi inferiore ai propri figli? Neppure io ci riesco. Sì, ha cambiato tutto. Lo so, voi siete diversi, costruirete un nuovo mondo. Però in quel nuovo mondo vogliamo esserci anche noi”.
“Nessuno vi farà mai del male! Quello che state facendo è inutile!”.
“Vogliamo esserci, ma non in condizione di inferiorità. Vogliamo essere come voi. Evolverci nello stesso modo!”
“Ma noi non sappiamo come è successo! Come potremmo aiutarvi?”
“Voi non potete, è ovvio, ma possiamo farlo noi. Comprendere cosa è accaduto, replicarlo. Salvare l’intera razza.”
Il ragazzo s’irrigidì. “Siamo cavie, allora?”
Mina si rialzò, annuendo. “È una necessità, voglio che tu capisca.”
“Ci fate cose orribili!”, urlò il figlio. “Ci uccidete!”
“Tentiamo!”, ribatté lei. “È un terreno sconosciuto anche per noi. Dobbiamo comprendere cos’avete di diverso. Replicarlo su di noi. Lo trovi tanto assurdo?”
“Moriamo.”
Lei chinò il capo. “Lo so, talvolta succede. Ma a te no, lo prometto. Farò in modo che non si arrivi a tanto”.
“Bugiarda!”
“Temevo che non avresti capito. Già, come potreste? Voi siete già convinti di aver ereditato il mondo. Credete che basti essere migliori di noi per proclamarsi vincitori. Ma noi non siamo così, non ci arrendiamo mai. Se dovremo sacrificare i nostri figli lo faremo. In quel nuovo mondo dovremo esserci anche noi, oppure non esisterà del tutto.”
Gli sorrise. “Forse questo è il capolinea per la nostra specie, oppure un nuovo inizio.”
“Maledetta!”, urlò il ragazzo.
Mina tirò un gran sospiro, poi prese i suoi strumenti e iniziò l’esplorazione.
Si fece avanti e chiuse la porta dietro di sé.
Il ragazzo la riconobbe. “Mamma!”
“Ciao, Altan.”
Lui la fissò a lungo e alla fine si arrese all’evidenza. “Sei anche tu con loro?”
Le sfuggì un sorriso. “Non c’è nessun loro. Certo che sono con il mio popolo. Non dovrebbe sorprenderti.”
“Ti hanno mandata a uccidermi?”
Mina scosse il capo. “Non capisci. Pensi che mi stiano sottoponendo a una prova? Ti sbagli, credo fermamente in quello che faccio.”
“Quindi mi ucciderai.”
“Certo che no.”
“Menti! Ne avete già uccisi a migliaia, credi che non lo sappia?”
“Ci sono state alcune perdite”, ammise. “Tante. Ma devi capire che l’indagine è solo all’inizio, deve essere perfezionata.”
“Sei mia madre! Hai sempre detto di amarmi!”
“È vero. È così. Ma non si tratta più di cosa provo io, è in gioco la sopravvivenza della specie.”
“Non vi avremmo mai fatto del male!”
Mina sospirò. “Non si tratta di volontà. Quando una specie è superiore è inevitabile che quelle inferiori vengano annientate. Prima o poi ci cancellerete dalla faccia del pianeta, che lo vogliate o no.”
“Noi siamo come voi!”
“No, mi dispiace. Non lo siete più.”
Si sedette di fronte a lui. “È quasi ironico che a estinguerci debbano essere proprio i nostri figli. Che il passo successivo dell’evoluzione sia stato generato proprio da noi stessi. Però è così: voi siete migliori. Ci siete superiori in tutto.”
“Ma noi siamo voi! Non è estinzione, solo evoluzione!”
“Forse. Non importa come vuoi chiamarla, il fatto è che noi non vogliamo estinguerci. Anche se saranno i nostri figli a ereditare la terra”.
“È puro egoismo e basta!”.
“Forse. Sicuramente. Però non ci basta”.
“Ci annienterete tutti, allora? Cosa potreste risolvere così? Ci estingueremo tutti quanti”.
“Chi ha mai parlato di annientarvi? Sarebbe dissennato, non credi? Non è questo che ci interessa.” Gli accarezzò una guancia. “Davvero credi che possa desiderare la tua morte?”
La guardò dubbioso. “Perché sono qui, allora? Perché ci state sequestrando?”
“Siete un passo avanti nell’evoluzione. Ormai è accertato: ogni nuovo nato ha qualcosa in più dei suoi genitori, capacità mai viste prima. Bisogna accettarlo, è successo anche a me”.
“Questo ha cambiato tutto, anche ciò che provi?”
“Chi può dirsi felice di essere lasciato indietro? Di sentirsi inferiore ai propri figli? Neppure io ci riesco. Sì, ha cambiato tutto. Lo so, voi siete diversi, costruirete un nuovo mondo. Però in quel nuovo mondo vogliamo esserci anche noi”.
“Nessuno vi farà mai del male! Quello che state facendo è inutile!”.
“Vogliamo esserci, ma non in condizione di inferiorità. Vogliamo essere come voi. Evolverci nello stesso modo!”
“Ma noi non sappiamo come è successo! Come potremmo aiutarvi?”
“Voi non potete, è ovvio, ma possiamo farlo noi. Comprendere cosa è accaduto, replicarlo. Salvare l’intera razza.”
Il ragazzo s’irrigidì. “Siamo cavie, allora?”
Mina si rialzò, annuendo. “È una necessità, voglio che tu capisca.”
“Ci fate cose orribili!”, urlò il figlio. “Ci uccidete!”
“Tentiamo!”, ribatté lei. “È un terreno sconosciuto anche per noi. Dobbiamo comprendere cos’avete di diverso. Replicarlo su di noi. Lo trovi tanto assurdo?”
“Moriamo.”
Lei chinò il capo. “Lo so, talvolta succede. Ma a te no, lo prometto. Farò in modo che non si arrivi a tanto”.
“Bugiarda!”
“Temevo che non avresti capito. Già, come potreste? Voi siete già convinti di aver ereditato il mondo. Credete che basti essere migliori di noi per proclamarsi vincitori. Ma noi non siamo così, non ci arrendiamo mai. Se dovremo sacrificare i nostri figli lo faremo. In quel nuovo mondo dovremo esserci anche noi, oppure non esisterà del tutto.”
Gli sorrise. “Forse questo è il capolinea per la nostra specie, oppure un nuovo inizio.”
“Maledetta!”, urlò il ragazzo.
Mina tirò un gran sospiro, poi prese i suoi strumenti e iniziò l’esplorazione.