Evoluzione

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due maggio sveleremo il tema deciso da Lorenzo Crescentini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Lorenzo Crescentini assegnerà la vittoria.
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fabiogimignani
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Evoluzione

Messaggio#1 » giovedì 17 maggio 2018, 16:35

«Detesto Westminster» bisbigliò Voltaire girando appena la testa verso Alexander Pope, in piedi accanto a lui «E non solo per il puzzo d'incenso stomachevole: ogni volta che entro qua dentro è per seppellire qualcuno, e poi si aspettano che cristallizzi il tutto con una frase da ricordare nei secoli a venire».
«Stessa cosa» sussurrò l'altro di rimando «Solo che stavolta li frego tutti: è un mese e più che ho già pronto un sonetto per celebrare la sua memoria».
«Come cazzo ti è venuto in mente di scriverlo prima che morisse?»
«François» disse Pope in un soffio assumendo improvvisamente l'aria grave che si suppone di trovare dipinta sulla faccia di chi presenzia a un funerale «Devo parlarti. Quando finisce questa pagliacciata, defilati e raggiungimi qui dietro al Rose & Crown. Con discrezione, mi raccomando!»
«Pagliacciata? Ma ti ascolti, Alexander?» ribatté Voltaire alzando appena la voce e attirando su di sé gli sguardi truci dei vicini «Stiamo dando l'estremo saluto a una delle menti più brillanti del secolo» riprese con un filo di voce «e tu dici che è una pagliacciata? Ma lo sai chi c'è in quel feretro? O credi che ci abbiano scolpito su il nome di Isaac Newton tanto per fare?!»
«Non so chi ci possa essere in quel catafalco, amico mio» rispose Pope scuotendo la testa con mestizia «Quello che posso assicurarti, però, è che non si tratta di Isaac Newton!»

***

Il Rose & Crown possedeva due volti: quello di una comune taverna, da mostrare agli avventori occasionali, e quello di ritrovo per intellettuali scomodi, ben nascosto nell'inaccessibile locale posteriore, separato dall'altro spazio con una robusta porta di quercia la cui chiave era posseduta solo da “Ironarm” Jack: l'ex Yeoman Warder che aveva rilevato la locanda per godersi pensione e birra. E non esattamente in quest'ordine.
Voltaire entrò nel locale chiudendo la porta alle sue spalle e bloccando il refolo gelato che lo seguiva dall'esterno.
«Isola del cazzo!» bofonchiò tra sé alitandosi sulle mani per scaldarle mentre si voltava intorno cercando di incrociare lo sguardo dell'ex guardia della Regina «Parigi a gennaio è più mite!»
«Monsieur!» trillò una voce poco distante «Anche lei qui per rinfrancare lo spirito dopo una così triste perdita?»
Seguì con gli occhi quella voce e scorse, con uno stramaledetto bicchiere di sherry sollevato in un improbabile brindisi, una delle dame che gli avevano dato il tormento all'uscita della cattedrale, chiedendogli cosa pensasse del defunto Newton.
«Ahimé no, milady» rispose rapido sfoderando un gran sorriso e indicando il retrobottega, subito intercettato da Jack «Sono qui per rinfrancare il corpo svuotando la vescica: il rigido clima di Albione mi impone di farlo al chiuso per scongiurare il congelamento di estremità che amo pensare ancora di una qualche utilità. Compermesso!»
Scivolò velocemente attraverso i tavoli lasciando indietro l'indispettita dama e, coperto dalla mole del locandiere che si pose immediatamente alle sue spalle, entrò nella stanza privata dove Alexander Pope lo attendeva sorseggiando un gran boccale di birra scura.
«Eccoti finalmente» esordì sorridendo dietro a due occhietti furbi e lucidi, tali da far supporre che il boccale non fosse il primo «Siediti e bevi qualcosa, che devo metterti al corrente di un fatto a dir poco singolare».
Voltaire sedette su uno sgabello facendo cenno a Jack di portare un boccale anche per lui, poi fissò Pope dritto negli occhi: «Dimmi chi cazzo c'è in quella bara!» ringhiò.
«Non ne ho la minima idea, come ti ho già detto» rispose l'altro allargando le braccia «Ma volevo rassicurarti circa il fatto che Isaac è vivo e vegeto!»
«Dove sta?»
«Conosci Richmond Park?»
«No! Detesto questa città di merda e se posso evitare di visitarla me ne ingegno!»
«A sud» sospirò Pope consolandosi con un lungo sorso «Ti basti sapere che è a sud e che è un bellissimo parco».
«E cosa ci fa un ottantaquattrenne rincoglionito e artritico in un bellissimo parco?» abbaiò il filosofo d'oltremanica sgretolando la propria immagine di uomo pacato «Negli ultimi tempi aveva problemi anche a cercare la tabacchiera in tasca! Non mi prendere per il culo, Alex!»
«Buono» lo tranquillizzò Pope mentre il locandiere posava un boccale di Porter Ale davanti a Voltaire e si ritirava con discrezione «Bevi e ascolta. Isaac mi ha raccontato tutto circa tre mesi fa, prima che... come dire... cambiasse».
«Questa roba che vi ostinate a chiamare birra sa sempre più di piscio di cavallo» mugugnò l'altro pulendosi la bocca col dorso della mano «Vai avanti. Ti ascolto».
«Ricordi la faccenda della mela?»
«Se la ricordano tutti. Io ci ho addirittura scritto un pippone sopra, che se ci penso mi torna il malditesta».
«Ricordi anche in che anno eravamo?»
«Intorno alla metà del secolo passato» rispose Voltaire evidentemente infastidito «È importante?»
«Secondo molti sì; e tra questi c'era anche Isaac... almeno quella parte del suo cervello che si occupava attivamente di alchimia ed esoterismo. Era il 1666, François; quello che hanno chiamato annus mirabilis per esorcizzate il numero della Bestia».
«Stronzate!» esclamò Voltaire sbattendo con violenza il boccale sul tavolo «Queste sono solo stronzate!»
«No, amico mio» sospirò Pope tornato improvvisamente sobrio «Non sono stronzate. Bevi e ascolta, ti ho detto».

***

«Evolviamoci?» chiese Norbert arcuando l'esoscheletro quasi a formare un punto interrogativo «Cosa significa?!»
«Non rompere i coglioni come al solito e muovi le zampe!» gli gridò di sfuggita uno del suo branco sfilandogli accanto mentre puntava a cephalon basso verso la terraferma.
«Zampe? E quest'altra roba che cazzo è?»
«EVOLVIAMOCI!!!» gridavano tutti in preda a una frenesia incontenibile agitando spine, tubercoli, rostri e appendici per darsi maggior slancio in acqua.
Norbert riuscì a schivare la folla di trilobiti festanti e rimase fermo a guardarli, mentre si allontanavano facendo ribollire le acque oceaniche, diretti verso quell'unico agglomerato di terre emerse al grido di “Evolviamoci!”.
Si lasciò scivolare sul fondo senza riuscire a capire cosa stesse accadendo, ma quasi totalmente disinteressato alla cosa. Il Paleozoico era già abbastanza complicato senza che una massa di esaltati ti rincretinisse parlando di evoluzione e zampe.
D'improvviso una luce abbagliante lo avvolse facendogli rimpiangere di non essersi unito agli altri per evolversi.

***

«Quel melo davanti alla casa di Isaac, a Woolsthorpe, non mi è mai piaciuto» prese a ricordare Pope con lo sguardo perso nel passato «Gli avevo suggerito non so più quante volte di abbatterlo. La gente racconta che fosse stato piantato lì per imprigionare le ceneri di una strega arsa sul rogo proprio in quel punto».
«Ma non si usano i noci per questo?»
«Cazzo! Si vede che avevano a disposizione solo un melo, François! Mi fai raccontare o vuoi dire tutto tu come al solito?»
Voltaire alzò una mano in segno di scusa e trangugiò un'altra sorsata di birra calda.
«Mi dava una sensazione di disagio» riprese Pope «e non solo a me: tutti evitavano di passarci sotto, e i frutti venivano regolarmente fatti marcire a terra dopo che erano caduti. Pensa che una volta provarono a darli ai maiali, ma anche quelli non ne vollero sapere e strillarono finché non tolsero le mele dai truogoli.
Insomma, per fartela breve, un pomeriggio quel testone di Isaac decise come al solito di fare un pisolino proprio sotto a quel melo del cazzo!
Lo conosci, no? Bastava dirgli di non fare qualcosa per avere la certezza che avrebbe dato anche l'anima pur di farla. Quindi a poco valsero le raccomandazioni dei contadini: li liquidò con il suo solito fare sprezzante e si sedette appoggiando la schiena al tronco, russando rumorosamente dopo una manciata di minuti».
«Solo russando?» chiese Voltaire con un accenno di sorriso.
«Lo sai bene: con la sua solita aerofagia iniziò a scorreggiare contro il tronco con la violenza di una batteria di spingarde caricate a chiodi, tant'è che anche i più audaci tra i villici decisero di non disturbarlo oltre e si spostarono dove l'aria era di nuovo respirabile».
«E cadde la mela!»
Pope grugnì annuendo mentre scolava l'ultimo sorso dal suo boccale.
«Non solamente “la” mela» esclamò il poeta «Alla prima ne seguì una seconda; e una terza... e ancora, e ancora. Isaac mi raccontò di essere stato bersagliato con tutte le mele dell'albero, riportando anche una serie di grossi bernoccoli in testa.
Quando la grandinata di frutta terminò lui riuscì a sollevare lo sguardo appena in tempo per intravedere un coso che spariva tra i rami».
«Un coso?»
«Giurami che non ti metterai a ridere».
«Non ne ho alcuna voglia».
«Isaac vide un trilobita preistorico che si nascondeva nella chioma del melo dopo avergli tirato addosso tutti i frutti che i rami offrivano».
«Un che?!»
«Un trilobita, François... un cazzo di trilobita del Paleozoico. Vivo, vegeto e incazzato a causa dei peti pestilenziali di Newton!»

***

Quando Norbert riprese conoscenza tutta l'acqua intorno a lui era sparita, esattamente come i suoi compagni: nemmeno uno dei trilobiti esagitati che lo avevano travolto pochi istanti prima si vedeva nei dintorni. Dintorni che erano cambiati. Cazzo se erano cambiati!
Le alghe non puntavano più verso l'alto, ma ricadevano in direzione del terreno che si trovava un paio di metri sotto di lui.
Era evidente che quella cosa in cui si trovava adesso fosse l'aria di cui parlavano i suoi amici.
Quindi si era evoluto senza accorgersene.
Solo che in acqua non c'era tutto questo chiasso, le alghe ti accarezzavano dolcemente anziché sbatterti contro e soprattutto, nelle profondità oceaniche, non aveva mai percepito un odore tanto nauseante.
Mosse goffamente le escrescenze laterali sulla superficie ruvida, puntellandosi con le spine dell'esoscheletro per evitare di capitombolare a terra. Sai che bell'inizio di evoluzione fare un volo di due metri?
Si affacciò tra quelle che una memoria collettiva gli suggeriva si chiamassero foglie e guardò in basso.
Un essere mai visto prima, brutto come poche menti brillanti riuscirebbero a immaginare, stazionava sotto di lui intento a rumoreggiare attraverso due orifizi, il primo dei quali era visibile, mentre per identificare il secondo Norbert dovette fare uno sforzo di immaginazione.
E dal secondo orifizio, oltre a provenire un chiasso assordante e decisamente sgradevole, fuoriusciva un tanfo che gli avrebbe rovesciato lo stomaco, se mai ne avesse avuto uno.
Era troppo!
Afferrò con gli uncini del carapace la prima cosa che fu alla sua portata e la scagliò con violenza verso la creatura puzzolente. E un'altra. E un'altra ancora.
Ma non c'era niente da fare: più colpiva quella cosa là sotto, più la cosa rumoreggiava e puzzava, emettendo in più dei fastidiosissimi vocalizzi e agitando i due lunghi tentacoli mollicci che partivano dai lati di quella che si supponeva fosse la testa.
Improvvisamente sentì una voce farsi strada nella sua mente. Proveniva dalla base della struttura sulla quale si trovava ed era gracchiante e stridula, ma al tempo stesso suadente e ipnotica: «Mordilo! Saltagli addosso e mordilo! Non ne posso più di respirare le sue scorregge! Mordilo!!!»
Senza capire cosa volesse dire mordere e cosa fossero in realtà le scorregge (anche se lo intuiva), Norbert spalancò quella cosa nuova piena di zanne portatagli in dono dall'evoluzione si lasciò cadere sfruttando la... già: che cosa cazzo sfruttava per cadere così?

***

«Quindi mi stai dicendo che un trilobita estinto fin dal Paleozoico è saltato giù dall'albero stregato dopo aver bersagliato Newton con le mele, e lo ha morso con una bocca della quale i fossili non presentano traccia?»
«Esatto!» esclamò Pope raggiante.
«Mi hai preso per un imbecille?»
«No, François» si affrettò a rispondere l'altro tendendo le mani in avanti mentre Voltaire brandiva uno sgabello per una zampa a mo' di clava «Aspetta! Ti giuro che è tutto vero: ho con me le lettere di Isaac; quelle che mi ha scritto affinché te le mostrassi prima di... partire».
«Ma partire per dove, perdìo?!» esplose il grande commediografo sfracellando lo sgabello sul pavimento di pietra grezza e puntando la zampa superstite verso l'amico con fare minaccioso «E di che lettere parli?»
Pope si affrettò a cacciarsi entrambe le mani nelle tasche per estrarne subito dei fogli piegati, che porse a Voltaire.
Questi smise per un istante di schiumare come un lupo mannaro e posò a terra il rudimentale manganello, poi dispiegò uno dei fogli e si volse verso la luce per leggere.

“Kensington, 5 febbraio 1727.

Mio caro amico,
da quel lontano giorno del 1666 ho imparato ad accettare il mio destino e, ti dirò, forse anche ad apprezzarlo.
Sì, perché il morso di quella strana cosa proveniente dal passato non mi ha solo contagiato con un morbo di cui continuo a ignorare finanche il nome, ma mi ha, a modo suo, regalato una seconda giovinezza.
Tu hai assistito alla metamorfosi che il mio corpo subisce sempre più spesso, e tu stesso hai notato come le mie fattezze si trasformino in quelle di un australopiteco in tutto e per tutto simile alle riproduzioni viste in alcuni tomi degli avversatori di Linneo.
È fastidioso, lo so: in quei momenti perdo l'uso della mia mente scientifica e mi scopro a ragionare per diagrammi elementari... ma ti assicuro che scrollarsi di dosso tanta responsabilità sentendosi liberi di agire solo secondo i dettami dell'istinto, giunto all'età di ottantaquattro anni, rappresenta un'evasione che nessuno si è mai potuto permettere.
Ogni volta che la scimmia compare, l'uomo è sempre più offuscato, e immagino che tra non molto si compirà la metamorfosi definitiva dalla quale il vecchio Isaac Newton non tornerà più, a beneficio del giovane e vitale primate.
Fino a oggi sei riuscito a mantenere il segreto su questo mio inconveniente, anche quando ho rischiato di impazzire, intorno alla fine del secolo... ti chiedo un ultimo favore: continua a far sì che nessuno sappia.
Informa Françoise, se puoi: quel pallone gonfiato francese mi ha sempre voluto bene e merita di sapere la verità, così si divertirà come un matto a prendere per il culo mezzo mondo con quello che scriverà su di me. Lo conosco e so che lo farà.
Io ho trovato un posticino dove trasferirmi quando lo Scienziato cederà il posto alla Bestia: Richmond Park. Anche se in futuro costruiranno molto, quella sarà sempre un'area verde dove troverò asilo per vivere la mia nuova giovane vita.
E un'ultima cosa: fai tagliare il melo di Woolsthorpe e preoccupati che espiantino le radici.
È un favore che devo a quella vecchia bagascia imprigionata là sotto per ringraziarla di aver trascinato qui il trilobita... Sì, non ti meravigliare: dopo una vita da scienziato mi ha regalato un'altra vita da essere primordiale. Sinceramente non so quale delle due sia meglio, ma ho tempo di viverle entrambe per fare una classifica.
Circa la Gravità ti rivelo un altro segreto: il nome me lo ha suggerito proprio il trilobita mentre mi azzannava trasmettendomi il gene della mutazione. Non so come gli sia venuto in mente, ma sembra che lo abbia elaborato cadendo.
Noi però portiamo avanti la storia della mela, che al fossile vivente non ci crederebbe nessuno!
Grazie di quello che hai fatto per me fino a oggi, amico mio, e se qualche volta ti capiterà di passare dalle parti di Richmond Park, porta della frutta fresca e lasciala dove la gente non possa vederla: io la troverò.
Nelle mie nuove vesti di primate amo molto la frutta.
Ti abbraccio, finché ho braccia non troppo pelose per farlo.

Tuo Isaac Newton”


Voltaire lasciò cadere il foglio sul tavolo e rimase a fissarlo con la bocca aperta, poi si voltò verso Pope: «Non mi stavi prendendo per il culo».
«Nemmeno un po'» rispose l'amico con gli occhi lucidi.

***

La bruma di marzo si sollevava lentamente dai vasti prati che costellavano Richmond Park, tra boschetti ben curati e veri stralci di antica foresta inglese.
Voltaire e Pope camminavano lentamente trasportando una grande cesta di vimini che reggevano un manico per ciascuno.
«Pensi che quel boschetto vada bene?» chiese il francese indicando un agglomerato di querce poco più avanti.
«Penso che Isaac lo troverà ovunque lo lasceremo. È uno scimmione, ma il cervello è sempre quello di un genio».
Depositarono la grande cesta nel folto bel boschetto e sollevarono appena il canovaccio che la copriva affinché il trionfo di frutta fresca potesse spargere tutto il proprio aroma e richiamare chi di dovere.
Poi si allontanarono senza parlare.
Una volta risaliti sulla carrozza che li aveva accompagnati si sbottonarono i soprabiti e rimasero in silenzio per un po'.
«Tornaci ogni volta che puoi» disse Voltaire asciugandosi distrattamente una lacrima.
«Stanne certo» rispose Pope tirando su col naso «La frutta non gli mancherà mai. Vorrei solo essere sicuro che riesca a trovarla».

«OUCH!» il grido proveniente dalla cassetta del vetturino li fece trasalire.
Voltaire scese a terra mentre l'uomo alle redini si massaggiava la nuca con un'espressione sofferente dipinta sul volto.
«Che succede?» chiese il francese.
«Mi hanno colpito, mylord!» rispose l'uomo raccattando la tuba che gli era rotolata tra i piedi e rimettendosela in capo «Qui, alla testa... con qualcosa che poi è schizzato via».
«Stai bene?» si sincerò Voltaire.
«Sì, certo, mylord» lo tranquillizzò l'altro «Anzi, se volete risalire in carrozza vi riporto subito a Londra».
Il grande drammaturgo si chinò a raccogliere qualcosa, poi scoppiò in una fragorosa risata e riprese posto a bordo, seguito dallo sguardo di disappunto del cocchiere dolorante.
«Cos'hai da ridere?» chiese Pope.
«Volevi sapere se Isaac è in grado di trovare la nostra frutta?» chiese ridendo tra le lacrime e mostrando all'amico ciò che aveva appena colpito il malcapitato vetturino.
Una mela.



Mario Mardirossian
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Re: Evoluzione

Messaggio#2 » lunedì 21 maggio 2018, 23:07

Ciao Fabio,
ho letto con interesse il tuo racconto. In tutta sincerità lo stile un po' farsesco e paradossale non è molto nelle mie corde, ma forse proprio per questo sono contento di aver letto qualcosa che esca dai miei canoni. Preciso che l'osservazione sullo stile è una pura questione di gusto personale, quindi un mio parere, non una critica oggettiva.
Una cosa che però ho notato è che ad occhio le date e le vite dei personaggi indicati non corrispondono perfettamente. Certo, mi si potrà dire che a fronte di trilobiti teletrasportati, le date assumono un ruolo poco rilevante... ;) ed è vero, ma siccome lo avevo notato, tanto vale dirtelo.

a risentirci

Mario

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Pretorian
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Re: Evoluzione

Messaggio#3 » mercoledì 23 maggio 2018, 19:31

Ma salute, Fabio.
Dunque, essendo io terribilmente negato per i racconti umoristici, apprezzo chiunque sia in grado di produrne uno che non sia solo una collezione di battute e gag scontate. E direi che questo è decisamente il caso. La storia rovescia personaggi celebri ed even ti ancor più celebri senza far perdere il senso originale. Si può dire che, nonostante la parodia, il tuo racconto sarebbe abbastanza "plausibile", almeno per lo spirito e la ricostruzione (non ho verificato le date e i dettagli storici, ma il racconto è sufficientemente buffo da spingermi a lasciarti il beneficio del dubbio). Unico neo, è la storia del trilobita Norbert, che sembra effettivamente messa lì solo per fare colore e per inserire la specifica dell'animale estinto: se ci fai caso, la storia gira ugualmente bene anche eliminandolo e attribuendo tutte la responsabilità dello stato di Newton alla strega. Casomai dovessi rivedere il racconto con più spazio, ti consiglio di allungare i paragrafi di Norbert, oppure di eliminarli del tutto.
Per il resto, direi che non ci sono altri problemi.

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Sonia Lippi
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Re: Evoluzione

Messaggio#4 » giovedì 24 maggio 2018, 5:18

Ciao Fabio
Piacere di conoscerti ...
Quando ho letto che parlavi di Pope e Voltaire le mie rimembranze scolastiche mi hanno fatto pensare "che palle!" Poi superato lo scoglio dei nomi mi sono divertita.
Il racconto è divertente e scorre bene non ho trovato errori o refusi, la storia del trilobita è un pochino striminzita non si capisce bene perché la strega lo trasporta in quel periodo e come...
ecco questo secondo me è un punto da ampliare ma per il resto ottimo Lavoro bravo!
I bonus ci sono tutti.
A rileggerci presto.
Sonia

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Pretorian
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Re: Evoluzione

Messaggio#5 » giovedì 24 maggio 2018, 16:52

Dimenticavo: i bonus sono presenti entrambi.

Fabio84
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Re: Evoluzione

Messaggio#6 » giovedì 31 maggio 2018, 9:06

Ciao Fabio,
Mi piace lo stile spiritoso del racconto e la sua paradossalità. Finalmente si spiega cosa ci sta dietro la gravità (ho apprezzato molto la frase a riguardo quando il trilobita era sull’albero). Stile molto ricco che permette di calartii nei diversi personaggi.
L’unico con cui mi sono sentito meno in sintonia è il trilobita e il suo rapporto con la strega. Se posso chiedere come mai proprio questo animale?
Finale divertente!
Ciao e complimenti

Fabio

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