Polvere nel Vento

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due maggio sveleremo il tema deciso da Lorenzo Crescentini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Lorenzo Crescentini assegnerà la vittoria.
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Eugene Fitzherbert
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Polvere nel Vento

Messaggio#1 » domenica 20 maggio 2018, 23:00

Polvere nel Vento
di Eugene Fitzherbert


1.
Eric Drugal si alzò dal tronco su cui si era seduto, mentre intorno a lui la foresta pluviale gocciolava insistentemente. A pochi metri, gli altri membri della spedizione erano seduti intorno alla fornacetta chimica cercando di mitigare il senso di fradicio di cui erano intrisi.
«Domani mattina ci addentreremo nella grotta.» commentò il Prof Sandro Simoncini. «Forse laggiù ci sarà il più grande giacimento di Polvere di sempre.»
«Polvere di primissima qualità!» osservò l’ingegnere Oliver Stance.
L’ultimo membro della spedizione, la dottoressa Maru Landa, si limitò a bere un sorso di acqua e si passò le mani sui tatuaggi sul volto e la fronte.
Eric si avvicinò alla compagnia: «Signori, vi consiglio di riposare. Domani sarà una giornata dura.»
I due uomini storsero la bocca infastiditi, ma alla fine si diressero nelle loro tende. La dottoressa Landa si trattenne ancora un po’, bevendo qualche sorso d’acqua. «Cosa pensi che succederà domani?»
«Dimmelo tu.» rispose Eric, sorridendo.
Lei ricambiò, mentre si alzava e si avvicinava a lui.
Finirono in tenda insieme, con il timore che gli altri sentissero, ma senza che la cosa fosse poi così importante.

«Questa potrebbe essere l’ultima notte che passiamo insieme, Eric. Ci hai pensato?»
«Sì, mi è passato per la mente. Dopo che avrete fatto i prelievi dalla vena minerale, installerete la facility qui e mi scaricherete. Pazienza.»
«Pazienza? È quello che riesci a dire?» disse lei alzandosi su un gomito per guardarlo negli occhi. I suoi tatuaggi giallastri spiccavano alla luce appena accennata.
«Senti, dottoressa…»
«Puoi chiamarmi con il mio nome.» disse lei giocherellando con il ciondolo di ambra sul torace di lui.
«Ok, Maru – è che mi sembra il nome di un gatto!»
«A me piacciono i gatti.» Lui le sfilò il ciondolo dalle mani e le baciò le dita.
«Va bene, la pianto. La verità è che vorrei che questa spedizione non finisse mai. Ho pensato di portarvi da un’altra parte solo per stare un po’ di più con te. Però lo sapevamo fin dall’inizio come sarebbe andata a finire, no?»
Lei si appoggiò su di lui.

Molti anni fa, come ben sapete, fu estratta la prima oncia di Polvere, sostanza dal potere taumaturgico. […] L’agente all’interno della Polvere, isolato successivamente, è stato denominato Dusteria. Dopo numerosi fallimenti, si arrivò a capire che l’unico modo per sfruttare la Povere era l’inoculazione sottocutanea permanente, meglio conosciuta come tatuaggio. Nacque così l’Enhancing Tattooing , l’arte di creare disegni con la Polvere per migliorare le performance dell’uomo, accelerare la guarigione e addirittura impedire la degenerazione cancerosa delle cellule. […]

2.
Il mattino dopo, di buon’ora, i quattro della spedizione si rimisero in marcia. Eric si fermò a guardare i suoi compagni di viaggio e i loro glifi decorativi, di colore giallo. Maru ne aveva qualcuno sul volto, e un altro tra i seni che si estendeva fino all’ombelico. Il professore ne aveva uno molto elaborato sul lato destro del collo, mentre l’ingegnere Stance aveva il braccio destro intriso di formule alchemiche. Eric dal canto suo aveva una riga che correva lungo il volto, gli toccava gli angoli delle labbra e gli contornava le braccia e le gambe fino alle ginocchia.
«Forse finalmente passeremo in una zona un po’ più asciutta.» Simoncini si fermò accanto a lui tracannando un po’ di acqua dalla borraccia. «Non esistono le grotte pluviali, no?»
«Chi può dirlo?»
Il professore grugnì e si rimise in marcia.
Eric attese che tutti passassero, e poi li seguì, controllando con la mano che la sua pistola fosse ben assicurata nella busta di plastica incastrata dietro i pantaloni.

Eric si affacciò nell’imboccatura del tunnel che portava alla grotta e diede il via libera. Un rivolo d’acqua scorreva indolente sul fondo del cunicolo.
«Credo che il sogno di rimanere all’asciutto sia un po’ remoto, vero, Prof?» sentì Stance ridacchiare qualche passo dietro di lui.
L’aria era ancora più umida di quella che si respirava nella foresta. Drugal controllò come se la cavavano i suoi compagni, cercando con lo sguardo Maru Landa. Stavano sempre attaccati a quelle borracce, ma pareva che l’eccitazione li avesse infusi di nuova vivacità.
Il gruppo proseguì per un bel po’ e più si addentravano, più Eric era perplesso: si aspettava che la roccia si snudasse lasciando spazio al granito e al basalto, e invece le pareti e il soffitto del tunnel continuavano a riempirsi di rampicanti e liane tanto rigogliose che, in un paio di occasioni, Maru era inciampata addosso al Professore. Eric le aveva imposto di venire avanti e stare vicino a lui.
«Sai cosa mi lascia perplesso, Stance?» stava dicendo il professore tra un respiro ansimante e l’altro. «Riesco a capire come mai ci siano i Vergini, tra noi, ma quello che non mi va giù è che si comportino come degli invasati terroristi! Perché cercano di condizionare il nostro modo di vivere?»
«È sempre stato così, Prof. In ogni epoca di cambiamenti, c’è una corrente di pensiero riluttante ad andare oltre.»
«La cosa migliore di tutto questo è che riesci a dire riluttante anche in una grotta nel bel mezzo della foresta pluviale.»
«Un vero uomo non deve perdere il suo aplomb.» si intromise Landa.
«Un vero uomo deve conservare il fiato, soprattutto quando non sa quanto scenderà ancora questo tunnel!» li zittì tutti Eric con un grugnito.

Esiste una fetta di popolazione refrattaria all’Enhancing Tatooing, a causa di una mutazione del gene Tlc24 […].
La Polvere in questi soggetti viene rigettata. […] È noto come questi individui, insoddisfatti e sofferenti, tendano a isolarsi dal resto della popolazione, coltivando il culto della loro pelle intonsa, dandosi il nome di Vergini.
Il loro atteggiamento è stato ostile nei confronti dei Tatuati Migliorati ma nonostante tutto si è sempre sempre cercata una cura per evitare che fossero sopraffatti da questa frustrazione sociale.


3.
Il cunicolo si addentrò nelle profondità della terra in un serpeggiare senza sosta.
«Sbaglio o sento del vento arrivare da più avanti?» gli chiese Maru.
«Mi pare di sì. Lasciami dare un’occhiata.» Si girò indietro per dire a tutti di fermarsi, ma Simoncini e Stance partirono a razzo. Sbuffando per la loro idiozia, Eric li seguì, afferrando la mano di Maru.
Superata la curva, Drugal rimase impietrito da quello che vedeva: al termine del tunnel si apriva una grotta naturale enorme, alta centinaia di metri e larga altrettanto. C’erano piante ovunque: alberi che si protendevano verso l’alto, rampicanti che si aggrovigliavano sulle pareti, erbe e gramigne che infestavano il terreno, e fiori arancioni che sbocciavano carnosi e umidi, in un florilegio di vita vegetale.
Da un buco sul tetto filtrava una lama umida di luce, circoscrivendo un ecosistema all’interno dell’ecosistema: tronchi ritorti, liane pendule, rami nodosi e tralci sottili si intersecavano in un groviglio grande quanto un palazzo da tre piani. Fiori arancione punteggiavano quel cespuglio gigante scosso da continui tremiti, come un nido di serpenti frondosi. Tutta la matassa di costruzioni vegetali, che si facevano e si disfacevano senza sosta, era avviluppata da una nube giallastra.
«Qualcuno di voi sa che razza di roba è questa? Non mi pare una miniera.» Eric temeva che quello fosse l’inizio di un gran casino.
«Wow!» fu la sola cosa che riuscì a dire Maru Landa, completamente assorbita dalla contemplazione di quello spettacolo.
Il professor Simoncini buttò giù un lungo sorso di acqua. Quell’uomo beveva sempre! «Vado a vedere di cosa si tratta. Stance, prepara i contenitori per i campioni.»
«Prof, non facciamo cazzate. Fin quando non abbiamo capito cos’è, non ci avviciniamo a quella cosa.» gli intimò Drugal con tono fermo.
«Non credo che sia pericoloso.» intervenne Maru, alle sue spalle.
Eric si voltò verso di lei, quando una forma alta tre metri emerse dalle liane dietro di loro, ruggendo e scricchiolando. Drugal si lanciò verso Maru e la spinse via, mentre quell’essere gigante si avventava contro di loro. Il Professore e l’Ingegnere furono sbalzati via.
Eric si alzò e si mise a correre, trascinando la dottoressa, e si fermò dietro un grosso tronco.
Poco lontano dall’ingresso del tunnel, un animale che somigliava paurosamente a un dinosauro annusava l’aria. Ma c’era qualcosa di sbagliato in quel dinosauro, ben più sbagliato dell’idea stessa di dinosauro: era verde, dalla pelle piena di crepe e venature profonde che sembravano cangiare e muoversi sinuose, gli artigli anteriori erano lunghi e frastagliati e con piccole foglie alle estremità. Le zampe scricchiolavano a ogni passo come legno vecchio e i denti erano marroni e polverosi.
«Maru, riesci a vedere il Professore e Stance?»
La ragazza si sporse sopra il tronco. «Eccoli! Lì in fondo.»
Eric li vide. Il professore era tutto stropicciato per il volo, e accanto a lui c’era Stance: la gestualità del loro corpo non mostrava paura, ma urgenza e un po’ di disappunto. Eric si rimise al riparo e notò che i suoi vestiti e le mani erano coperti da una polverina giallastra, dello stesso colore tenue dei tatuaggi. ‘Beh, alla fine l’hanno trovata questa dannata Polvere!’, pensò tra sé e sé, senza farci troppo caso.
«Maru, seguimi, cerchiamo di aggirare il bestione. Non fare niente di avventato. Ok?»
Lei annuì, e bevve un sorso d’acqua dalla borraccia.
«Ma perché continuate a bere?»
«La guida di sopravvivenza dice di bere tanto nella foresta pluviale.»
«Parla anche di dinosauri?»
Si lanciarono di corsa verso un cespuglio di fiori gialli: il dinosauro non si era accorto di niente. Il Professore e l’Ingegnere si trovavano una ventina di metri più in là. Eric aggrottò le sopracciglia, perché aveva l’impressione che stessero discutendo anche piuttosto animatamente. ‘State zitti, dannazione! Volete attirare tutta la foresta?’ cercò di esortarli con il pensiero, ma non servì a niente. Dopo qualche secondo, li vide muoversi con atteggiamento spazientito verso il groviglio ciclopico.
«Ma che cazzo fan-» lasciò la frase a metà, quando vide che dietro i due uomini zampettavano, caracollanti come se avessero delle articolazioni appena abbozzate, due ominidi, ricoperti di foglie e liane. Non capiva chi tra i quattro avesse il controllo della situazione, ma nel dubbio, sapeva che doveva proteggere i membri della sua spedizione.

I Vergini […] hanno sempre alimentato il loro vittimismo con una continua critica nei confronti dell’Enhancing Tatooing, in cui vedevano un modo per strappare il concetto di umanità come era sempre stato inteso. […]
Molti di loro sono arrivati a creare delle frange violente, fondamentalisti della biologia umana, addestrati all’uso delle armi, facili al martirio con attentati dinamitardi, mimetizzati in mezzo ai tatuati.


4.
«I tuoi colleghi sono dei cretini. E che razza di animali ci sono in questo posto?» Drugal non si aspettava alcuna risposta, le sue erano chiacchiere per stemperare la tensione, per tamponare l’eccesso di adrenalina. «Il dinosauro si è allontanato, stammi dietro.»
Simoncini, Stance e gli ominidi di foglie si stavano avvicinando sempre più alla struttura centrale. Eric tirò fuori la busta di plastica impermeabile dove conservava la sua Desert Eagle e scattò verso i suoi compagni a testa bassa, passando tra i fiori arancioni e riempiendosi di Polvere, cercando di essere allo stesso tempo veloce e silenzioso. Quando si trovò a una distanza adeguata piantò i piedi per prendere la mira. «Ehi, voi, nanerottoli dal pollice verde, lasciate stare la mia spedizione!»
Il professore si voltò verso di lui, l’espressione sorpresa e attonita allo stesso tempo.
Eric stava per premere il grilletto, quando l’aria fu lacerata dall’urlo di Maru. Si voltò in tempo per vedere il dinosauro aprire le fauci verso di lui. «NON ORA!» urlò Maru e spintonò l’uomo, alzando il braccio per difendersi: le mandibole secche e lignee del dinosauro si chiusero intorno al gomito della donna.
«No, no!» Drugal alzò la pistola e sparò tre colpi in rapida successione alla testa del mostro. Sentì i proiettili grattare sulla pelle, far saltare via piccoli pezzi della cotenna, ma non stillò neanche una goccia di sangue.
Il dinosauro staccò di netto il braccio di Maru e l’arto volò via e cadde a pochi metri da Eric ormai terrorizzato. Lui alzò la pistola e sparò ancora in bocca al sauro. Mentre si spingeva con i talloni lontano dall’animale, cercò con lo sguardo il corpo di Maru, ormai certo che fosse morta in mezzo alla Polvere, in barba a tutti gli enhancing tattoo.
La scorse che si alzava, lo sguardo incazzato e i capelli scarmigliati. Si teneva una mano sul moncherino, e tuttavia non era il sangue a scorrere tra le dita della ragazza, ma una specie di linfa densa del colore del miele, in grossi rivoli filamentosi. «Rimandalo indietro!» disse rivolta verso il cumulo di liane aggrovigliate. Poco dopo, il dinosauro cominciò ad allontanarsi, mentre pian piano si disfaceva in una serie di pezzi di tronco e liane e radici.
«Eric, caro, scusami per questa scenata. Siamo stati un po’ troppo plateali, lo ammetto.» Era l’ingegnere che parlava, mentre si avvicinava a lui. Accanto c’era Simoncini, gli occhi divertiti mentre beveva ancora dalla borraccia. Nel frattempo, gli ominidi si stavano disfacendo come il dinosauro.
Maru non lo guardò nemmeno, ma andò a prendere il suo braccio da terra e lo puntò, grigio ed esanime, verso di lui. Eric constatò che il moncherino si stava ricomponendo un po’ alla volta e i tatuaggi sul volto brillavano intensamente: dalle volute dei glifi decorativi partivano delle venature che serpeggiavano sotto la pelle fino alla ferita, ricomponendo l’osso e i tessuti.
Il professore si accorse della sua curiosità: «Sorprendente, vero? Io l’ho chiamata osteosintesi clorofilliana. Un portento!»
Eric deglutì: «E questo getta nuovi significati sul termine orto-pedia, immagino.»
«Sei proprio divertente, Drugal.»
«C’è poco da ridere. Se voi siete quasi degli alberi, questa Polvere che ho addosso è…»
«Bravo! È Polline! Impolliniamo la gente. E qui vicino c’è la Madre, l’unica genitrice e progenitrice. Dovresti esserne affascinato.»
«Affascinato un cazzo! Noi vergini abbiamo ragione: ci state avvelenando tutti!»
Simoncini scoppiò a ridere.
«Andiamo, Prof, diamoci un taglio, siamo qui per un motivo, no? Sbrighiamoci.» si intromise Stance. «Non è il momento di chiacchierare.»
Eric approfittò di quel battibecco per sollevare la pistola verso Simoncini e sparare l’ultimo proiettile: metà testa del professore, dalla bocca in su, volò via in un mare di schegge e bava dorata. In quello stesso istante, il corpo di Eric fu avvolto da una serie di liane che partivano dalla mano monca di Maru, immobilizzandolo.
«Eric, che cazzo! Ci vorrà una settimana buona per riavere la mia faccia. Sei un Vergine di merda, non ti smentisci!»
«Come fate a…»
Maru diede uno strattone alla mano per metterlo in ginocchio. «Certo che lo sapevamo, e ho spinto io per averti in squadra con noi. Loro volevano semplicemente tramortirti e portarti qui in catene. Io un po’ credevo in te: speravo che capissi la magnificenza di questa creazione che vive qui da tempo immemore, in attesa di essere ripristinata.»
«Magnificenza? Siete solo dei pazzi che stanno avvelenando gli umani! Li state trasformando!»
«Hai visto quello che possiamo fare? Quanto siamo potenti? Voi Vergini siete deboli, inefficaci e fragili. Il vostro errore genetico vi rende dei disabili inadatti ad avanzare nell’evoluzione. Ma siamo qui per porre rimedio e tu ci aiuterai.»
«Andate a farvi fottere!»
Le liane si tesero ancora, stringendogli i polsi e l’inguine, mentre un capo lo imbavagliava, trascinandogli in bocca il suo ciondolo di ambra.
«Vedi, Eric,» stava dicendo Stance. «Il Polline, o Polvere che dir si voglia, è versatile, facile da usare e molto potente, ma non abbastanza per far fronte alla vostra mutazione. Abbiamo bisogno di un altro veicolo, più profondo, e che raggiunga tutti.»
Eric ne aveva abbastanza di questo delirio naturalista e doveva porvi fine, prima che gli umani non fossero spazzati via in favore di questi ibridi di legno e linfa. Aveva un asso nella manica, ma doveva guadagnare tempo.
Mugolò e sputacchiò per attirare l’attenzione.
«Vuoi parlare?» Maru gli liberò la bocca, mentre lui spostò il ciondolo tra la guancia e la gengiva.
«Perché continuate a dire che queste… piante sono primordiali? Per via del dinosauro e degli ominidi? Mi sembra tanto che siano il frutto di qualche esperimento andato a male.»
«Non dire cazzate. Il Vegesauro e i Raminidi sono delle forme primitive e facili da riprodurre per la Mente-Albero. Vengono creati perché sono funzionali.»

Gli uomini-albero camminano su questa terra da tempo immemore, come raccontano molte leggente. Nel finale di Tristano e Isotta, il caprifoglio si intreccia indissolubilmente al nocciolo, riferimento all’unione tra uomo e vegetale. […] Tolkien descrive un’intera popolazione di alberi dalle sembianze umane.
[…] Nella Bibbia si fa riferimento al mistico Giardino dell’Eden, che non è altro che la vecchia Terra prima dell’arrivo dell’uomo, prima che la mutazione non comparisse e la carne si riempisse di sangue. Fino ad allora, il mondo vegetale era il padrone e l’Albero della Conoscenza non era altri che la primeva Mente-Albero, primo groviglio di circonvoluzioni vegetali.


5.
Erano quasi arrivati nei pressi della Mente-Albero, parodia del cervello umano fatta di rami e liane… o forse era il contrario?
«E adesso, Vergine Drugal, abbiamo bisogno del tuo corpo, della tua carne e del tuo sangue, per riuscire a crackare l’ultimo pezzo del puzzle genetico che ti compone: la Madre-Albero guarderà dentro di te e capirà come aggirare questo problema genetico.»
«Ma che ve ne fate se la Polvere non attecchisce sulla pelle di quelli come me?»
«Vogliamo qualcosa di più di un nuovo polline: grazie a te fabbricheremo spore! Piccoli, indistruttibili gusci di materiale organico-vegetale, che attecchiranno ovunque, a prescindere dalle mutazioni genetiche, perché conosceranno ogni modo per raggirarle»
Eric cominciò a contorcersi e a strattonare le liane, quando vide un ramo di bambù flessibile muoversi dal cervello vegetale e dirigersi verso di lui, l’estremità appuntita verso il suo torace: l’avrebbero punzecchiato, aspirato e probabilmente assorbito.
Come tutti gli adepti del culto dei Vergini, aveva un tatuaggio finto che serviva a mascherare la sua natura, fatto con una particolare sostanza altamente reattiva, che esplodeva se entrava in contatto con il cloruro di potassio: Drugal era una bomba umana.
Il tubo di legno affondò senza preavviso nel suo torace. Eric sputò il suo ciondolo, mentre avvertiva una sensazione di risucchio al centro del petto. Con la vista annebbiata osservò il suo sangue scorrere verso la Madre, che diventava sempre più frenetica mentre assorbiva e analizzava il suo sangue.
“Ora o mai più!” Eric flesse al massimo il collo e afferrò il ciondolo con le labbra, mentre la trepidazione del Cervello-Albero diventava incontenibile. Eric fu scosso da conati di vomito, abbassò lo sguardo verso il tubo di legno e si acquose che il flusso si era invertito: ora stava pompando dentro di lui un materiale arancione. Si sentì gonfiare: non voleva diventare il ricettacolo di quell’abominio. Con le ultime forze rimaste, strinse i denti intorno al ciondolo: il cloruro di potassio fece il resto.
L’esplosione lo dilaniò, lasciando che il terribile regalo della Madre-Albero si disperdesse nell’aria surriscaldata.

Epilogo
Eric Drugal si è fatto martire perché il nostro sogno diventasse realtà. Levate gli occhi al cielo e ringraziatelo per aver reso possibile questo momento. Eric ci ha fatto capire con il suo gesto di massimo altruismo quanto sia importante la vita e cosa bisogna fare per preservarla a tutti i costi. Le fiamme l’hanno bruciato, si è dissolto nell’aria, sprigionando per tutto il mondo il frutto della sua offerta.
Ringraziamolo ora e sempre perché finalmente questa terra appartiene a chi di diritto.
A NOI, GLI UOMINI ALBERO!
*Dal discorso del Professor Simoncini ai suoi simili, cinque mesi dopo la Sporificazione Totale.



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Sonia Lippi
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#2 » mercoledì 23 maggio 2018, 5:50

Ciao Eugene
Ho letto questo racconto tutto di un fiato...
Mi piace perché si scopre piano piano sia la missione sia l intenzione dei professori.
Mi piace tantissimo l idea dei tatuaggi che curano ... e anche il rimando agli uomini albero di Tolkien.
Finale crudo ... dove il sacrificio del vergine alla fine aiuta gli uomini albero invece di bloccarli.
E poi ti dirò...magari se fossimo tutti dei super uomini albero ci sarebbe un mondo migliore chi lo sa?
Ti segnalo un refuso ... si acquose invece di si accorse ..per il resto tutto fila liscio.
Complimenti bellissimo racconto pieno di suspance.
Mi è davvero piaciuto.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#3 » mercoledì 23 maggio 2018, 8:10

Sonia, grazie per i complimenti, ché scaldano il cuore.

Ti faccio una sola domanda: ma che ci fai in piedi alle cinque del mattino? :D

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Sonia Lippi
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#4 » mercoledì 23 maggio 2018, 14:10

Ehehehe in realtà ero in piedi dalle 03.30 ...
Alcune volte mi sveglio nel cuore della notte e non ho più sonno... allora leggo ... e questa mattina ho letto i racconti e li ho commentati... me ne manca solo uno... magari lo leggo questa notte ....
Bacio

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Pretorian
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#5 » giovedì 24 maggio 2018, 0:39

Ciao Eugene.
Premessa: due o tre anni fa scrissi un racconto che si intitolava, guarda un po', "Come polvere nel vento". Quindi parti avvantaggiato ;-)
Niente da dire, il racconto si basa su una premessa molto interessante e viene sviluppato in modo altrettanto efficace, almeno fino alla parte finale, dove forse hai cominciato a correre un pochino troppo. Da quando entrano nella caverna le cose cominciano a farsi leggermente confuse: insomma, qual'è lo scopo del comparire dei vegetali e dei pigmei? Sembrerebbe una sorta di prova, ma non si capisce in che modo Eric dovrebbe comportarsi.
Poi, giusto un suggerimento: l'dea di inserire degli "stralci" che forniscano background è efficace, anche perché fa si che non ci siano infodump, però sarebbe ancora più efficace se questi stralci avessero una motivazione. Ad esempio, potrebbe essere utile inserire una provenienza fittizia (qualcosa del tipo "estratto dalle testimonianze di Dart Plagueis il Saggio").

Per il resto, solo complimenti.

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Sonia Lippi
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#6 » giovedì 24 maggio 2018, 5:49

Scusa Eugene mi Sonia cordata di citare i bonus nel commento... i tuoi sono tutti presenti .
Baci.
Sonia

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Eugene Fitzherbert
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#7 » giovedì 24 maggio 2018, 15:48

Pretorian ha scritto:Ciao Eugene.
Premessa: due o tre anni fa scrissi un racconto che si intitolava, guarda un po', "Come polvere nel vento". Quindi parti avvantaggiato ;-)
Niente da dire, il racconto si basa su una premessa molto interessante e viene sviluppato in modo altrettanto efficace, almeno fino alla parte finale, dove forse hai cominciato a correre un pochino troppo. Da quando entrano nella caverna le cose cominciano a farsi leggermente confuse: insomma, qual'è lo scopo del comparire dei vegetali e dei pigmei? Sembrerebbe una sorta di prova, ma non si capisce in che modo Eric dovrebbe comportarsi.
Poi, giusto un suggerimento: l'dea di inserire degli "stralci" che forniscano background è efficace, anche perché fa si che non ci siano infodump, però sarebbe ancora più efficace se questi stralci avessero una motivazione. Ad esempio, potrebbe essere utile inserire una provenienza fittizia (qualcosa del tipo "estratto dalle testimonianze di Dart Plagueis il Saggio").

Per il resto, solo complimenti.


Ciao, pretorian!
Due cose prima di tutto:
1 massimo rispetto per la tua immagine del profilo. Ash sempre mitico.
2 grazie per i complimenti, fanno bene al colesterolo.

Venendo a noi.
Nella grotta, Eric deve fare i conti con il cervello Albero che cerca di catturarlo, di farlo suo, e per questo, dalle liane, compare il dinosauro con le fauci spalancate.
Solo che i suoi compagni di viaggio non sono d'accordo con questo approccio, e discutono con una emanazione più umanizzata del cervello stesso (I due ominidi), come si vede in una sequenza a tre quarti del racconto.
Il motivo sta nel fatto che vogliono comunque spiegare il perché di tutto quel viaggio, proprio come spiega Maru poco più avanti.

Per quanto riguarda le parole in corsivo, ti invito a leggere l'ultimissima frase in grassetto che recita :

Dal discorso del professor Simoncini ai suoi simili, cinque mesi dopo la Sporificazione totale.

Si riferisce a un discorso ovviamente celebrativo, pronunciato dopo che tutte le spore hanno attecchito sugli umani rimasti e a pronunciarlo è il professore stesso, davanti alla nuova popolazione di uomini albero.

Mi spiace che non fosse così evidente!

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Pretorian
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#8 » giovedì 24 maggio 2018, 16:46

Ciao Eugene.

Ho letto la tua spiegazione, ma devo confermare: quello che avviene nella "mente albero" resta terribilmente confuso e le reazioni dei personaggi comunque sembrano poco credibili. Anche la scena del colloquio con i due pigmei è problematica e lo dico perché anch'io mi ero chiesto cosa significasse, ma non ero riuscito a capire che loro e i due ricercatori si stessero parlando.

Comunque, il bonus della mutazione genetica c'è, ma quello della creatura estinta no.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#9 » giovedì 24 maggio 2018, 16:59

Eh? Ma come? Gli stessi uomini alberi sono delle creature prima sparite dalla faccia della terra e poi ritornate grazie alla Polvere...

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Pretorian
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#10 » venerdì 25 maggio 2018, 22:51

Ok, allora rettifico.

Mario Mardirossian
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Re: Polvere nel Vento

Messaggio#11 » lunedì 28 maggio 2018, 22:31

Ciao Eugene,
complimenti per il racconto, mi è piaciuto sia per l'ambientazione sia per lo stile. :) l'idea dei tatuaggi di potenziamento poi è una cosa che mi è sempre piaciuta.
Mi aggrego a pretorian riguardo alla parte con il dinosauro e con gli ominidi... non era molto chiara e non si capiva bene cosa stesse succedendo. Sono sicuro però che con un piccolo aggiustamento verrà fuori davvero un bel racconto.
Mi permetto di dire però che il termine "la polvere" ricorda molto "La polvere" de "La bussola d'oro". E' perfettamente chiaro che è solo un'omonimia, in quanto la tua è molto diversa, ma forse potresti chiamarla da subito "polline".
A risentirci
Mario

Fabio84
Messaggi: 170

Re: Polvere nel Vento

Messaggio#12 » giovedì 31 maggio 2018, 9:46

Ciao Eugene,
Ho letto il racconto tutto d’un fiato.
Mi è piaciuto per lo stile è le belle descrizioni che fai.
Sono rimasto un po’ spaesato per la parte dell’arrivo del dinosauro e del rapporto con gli ominidi. Ti riporto qua sotto un passo che mi aveva dato questa sensazione:
“la gestualità del loro corpo non mostrava paura, ma urgenza e un po’ di disappunto.”
Mi piace la storia dei tatuaggi potenzianti e delle formule alchemiche!
Ci sono entrambi i bonus!

Ciao

Fabio

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