[I] Combattere per morire - Filippo Puddu

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
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Callagan
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[I] Combattere per morire - Filippo Puddu

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 0:06

Combattere per morire
 
Filippo Puddu
 
«E poi promettimi che non lo farai più…» disse Monica, nascondendo un mezzo sorriso.
«Ma come faccio?» sbottò Pietro, che fece sbandare il passeggino sul marciapiede.
«Attento al bambino, deficiente!»
Il bambino, dal canto suo, dormiva tranquillo al riparo dal sole. L’estate era alle porte e la città si godeva la pace della domenica, le lunghe chiacchiere dei suoi abitanti che ciondolavano tra il Parco dell’Avvenire e la Piazza della Democrazia.
«Là, là, guarda come se la dorme Michi. Beato lui. Sei un animale, Pie’!»
«Ma dai, Moni, come posso prometterti di non russare? Mica lo faccio apposta!»
«Potresti metterci un po’ di buona volontà, magari comprando i cerottini!»
«Sai che non funzionano, dai…»
«No che non lo so! Stai sempre a dire che questo non funziona che è solo pubblicità, che quello è una truffa per spillare soldi. Uff! Sai che ti dico? Che se stanotte non mi fai dormire come si deve ti lascio tre mesi in astinenza, ecco!»
Spostò soddisfatta lo sguardo sul marito, sicura di avere colpito nel segno. Ma Pietro non era più al suo fianco. Si voltò e lo vide fermo poco dietro, con le mani sul passeggino e lo sguardo rivolto su di un oratore. Un nugolo di persone ascoltava assorta un piccolo uomo che gracchiava indignato da dietro un banchetto: «… quei porci! Sputano sul sangue versato dai nostri avi! E adesso i nostri compatrioti vivono costretti in terra straniera! Ma l’Italia ha detto basta! Non ci faremo più mettere i piedi in testa da nessuno! Il nostro passato parla per noi! Che si ficchino su per il culo la loro indipendenza, noi andiamo a riprendere la nostra terra! Forza, signori, arruolatevi: patria o morte!»
Pietro lasciò il passeggino e si gettò verso il banchetto. Monica avrebbe voluto fermarlo, ma le parole gli si strozzarono in gola quando il figlio scoppiò in un pianto disperato.
 
Un anno dopo
 
Era quasi ora. Mai come in quel momento, Monica avrebbe incontrato tanti potenziali clienti col giusto umore per spendere soldi. Quando le campane iniziarono a suonare, spinse il carretto fuori dal vicolo e si gettò sull’ampia strada, dietro di lei sventolavano i tricolori che addobbavano il Parco dell’Avvenire. Ignorò il dolore del pietrisco che si infilava nelle scarpe rotte e iniziò a richiamare l’attenzione delle persone che si riversavano per strada.
«Mele! Mele verdi a una lira! Festeggiate il Giorno della Vittoria con una mela a una lira!»
Monica spingeva controcorrente il suo fardello. Ogni tanto prendeva un frutto in mano e cercava di fermare qualche passante. Continuò a dimenarsi e spingere il carretto finché la folla non si dissipò e lei non si ritrovò che con tre monete strette in mano. Abbassò lo sguardo triste sulle sue mele: marce. Un rumore di passi affrettati richiamò la sua attenzione: una ragazza ritardataria correva verso di lei.
«Una mela, una lira…» farfugliò.
La giovane si fermò, la guardò e con un ampio sorriso le disse: «Che fa ancora qui, signora? Venga a festeggiare! Onori i caduti che hanno combattuto per la nostra patria.»
Monica le rivolse un sorriso stanco: «Piccola mia, c’è chi ha combattuto solo per il gusto di morire… e chi, ora costretta nel lutto, deve combatte per sopravvivere.»



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Filippo Santaniello
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Messaggio#2 » mercoledì 20 maggio 2015, 14:39

Ciao omonimo!
Prima di tutto grazie per avere inserito il mio "Karki" al primo posto della tua classifica, sono contento che ti sia piaciuto.
Parlando del tuo racconto la prima cosa che mi viene da pensare è che lo stile è molto buono perché è chiaro, pulito, comprensibile: cosa che non è sempre scontata. Infatti mi capita spesso di leggere racconti il cui maggior difetto è proprio l'artificiosità della prosa. Una cosa che però mi ha confuso è che la prima parte sembra ambientata ai giorni nostri, mentre la seconda si riferisce chiaramente al passato. Questo disturbo credo sia dato dal fatto che nella prima parte parli di passeggino, tappi per le orecchie, anche il battibecco tra i due sembra appartenere a una coppia moderna. Quindi ciò crea un senso di spaesamento che si supera solo dopo una rilettura. Ti saluto, alla prossima!

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Callagan
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Messaggio#3 » mercoledì 20 maggio 2015, 14:53

Ciao, omonimo, e grazie a te per il commento. :)
In realtà ho ambientato il racconto in una sorta di distopia.
Forse fai riferimento alle "lire" per la seconda parte "al passato"?
Tutt'oggi si parla di "ritorno alla lira", cosa che ho messo in atto nella mia distopia.

Alla prossima!

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angelo.frascella
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Messaggio#4 » mercoledì 20 maggio 2015, 22:57

Ciao Filippo.

Un racconto buono e scritto bene, pulito e lineare. C'è però un aspetto che non mi soddisfa nella gestione della trama: il modo troppo repentino in cui Pietro si lascia convincere dal predicatore e decide di arruolarsi. Che un padre di famiglia qualunque si faccia persuadere così facilmente ad abbandonare tutto e gettarsi in una guerra (forse contro il nord che si è separato dall’Italia? Questo non è chiaro) mi convince poco. Forse sarebbe stato il caso di costruire meglio questo evento, mettendo un po’ da parte il battibecco familiare, all’inizio e sostituendolo con una discussione fra i due, a proposito di questa guerra imminente.

PS il titolo vuol richiamare il "morire per vivere" di Scalzi o non c'entra niente?

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Callagan
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Messaggio#5 » mercoledì 20 maggio 2015, 23:38

Ciao, Angelo, grazie per il commento. :)
Ho dato per scontato il fatto che Pietro non sia stato convinto di punto in bianco a partire in guerra dal primo oratore incontrato per strada. L'uomo avrà il suo background, le sue idee politiche e i suoi valori che l'hanno portato a compiere quel passo. Omettere queste informazioni per dar spazio, invece, all'incipit che hai letto è stata una scelta.
Il "battibecco giocoso" va a evidenziare come la guerra si abbatti sulla quotidianità, distruggendola. Questo è uno dei temi che ho voluto toccare nel racconto.
Certo, con più k in più avrei potuto giustificare la decisione di Pietro all'interno di una determinata scena ma, ecco, non l'ho trovato essenziale...
E non ho trovato essenziale né far riferimento a un particolare tempo storico né a un particolare avvenimento. Ho voluto mettere in risalto la guerra associata al concetto di patria e dar un ulteriore spunto di riflessione...

Ps. Non ho mai letto Scalzi, è stata una coincidenza :)

Pps. Grazie per i consigli, ne farò tesoro dovessi ritornare sul racconto per ampliarlo.

alexandra.fischer
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Messaggio#6 » venerdì 22 maggio 2015, 19:21

COMBATTERE PER MORIRE di Filippo Puddu Ben ritrovato, mi piace molto la tua capacità di creare atmosfere quotidiane con pochi tratti. Mi piacciono i coniugi che descrivi e il loro bambino. Ho fremuto di angoscia quando ho visto Pietro avvicinarsi al banco dell’arruolatore. E anche per come hai reso lo strazio di Monica, costretta a vendere mele verdi di qualità scadente per sopravvivere proprio nello stesso parco nel quale è stata felice con il marito morto in guerra.

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ceranu
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Messaggio#7 » domenica 24 maggio 2015, 22:49

Ciao Filippo, quanto tempo :)
Tecnicamente non ho nulla da dirti, sei bravo e si vede. Ho invece dei dubbi sull'ambientazione. Partiamo dalla toponomastica: Piazza della Democrazia e Parco dell'Avvenire mi fanno pensare a una dittatura Cristiana, ma non ce ne sono tracce nel racconto, quindi rimane solo una mia idea. Poi c'è l'uomo con il banchetto che raccoglie adesioni, quindi non siamo in dittatura, ma vicini (non so quanto) a una guerra. Ma contro di chi? C'è stata una secessione, un'invasione straniera?
Alla fine ci ritroviamo nel dopoguerra con la vita di Monica totalmente cambiata che porta rancore al marito morto per la causa.
Dai commenti degli altri credo sia solo un mio problema, ma mi mancano troppe informazioni. Probabilmente le hai omesse apposta, ma io ne sento la mancanza.
Ciao e spero di rivederti presto.

Serena
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Messaggio#8 » lunedì 25 maggio 2015, 12:03

Ciao Filippo! Anche io come Ceranu sento la mancanza di alcuni cardini nella tua storia. La repentina scelta di arruolarsi mi ha un po' fatto storcere il naso... anche se come giustamente hai detto tu, poteva essere una scelta che in lui maturava e fremeva da tempo. Però questo noi non lo sappiamo! Quello che mi è piaciuto invece è che tu rendi bene il senso di combattimento e le sue proporzioni... da una piccola lotta intestina (moglie e marito)  può scatenarsi una guerra che lascerà morti e feriti per molto tempo. Comunque una buona storia!

A presto!

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Callagan
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Messaggio#9 » lunedì 25 maggio 2015, 12:32

Ciao, @Ceranu, grazie per il commento.

Ho invece dei dubbi sull’ambientazione. Partiamo dalla toponomastica: Piazza della Democrazia e Parco dell’Avvenire mi fanno pensare a una dittatura Cristiana, ma non ce ne sono tracce nel racconto, quindi rimane solo una mia idea. Poi c’è l’uomo con il banchetto che raccoglie adesioni, quindi non siamo in dittatura, ma vicini (non so quanto) a una guerra. Ma contro di chi? C’è stata una secessione, un’invasione straniera?


Perché dittatura cristiana?
Non ho fatto riferimenti a dittature...
Sul "tipo" di guerra: l'arringa dell'uomo al banchetto dovrebbe rispondere al tuo dubbio...



quei porci! Sputano sul sangue versato dai nostri avi! E adesso i nostri compatrioti vivono costretti in terra straniera! Ma l’Italia ha detto basta! Non ci faremo più mettere i piedi in testa da nessuno! Il nostro passato parla per noi! Che si ficchino su per il culo la loro indipendenza, noi andiamo a riprendere la nostra terra! Forza, signori, arruolatevi: patria o morte!


Una qualche parte d'Italia ha dichiarato la sua indipendenza; fatto che evidentemente l'Italia non accetta. Quindi, a seconda dei punti di vista, la guerra può essere vista sia come guerra di secessione che invasione straniera... e sempre cambiando punti di vista si possono mettere altri aggettivi di fianco a "guerra".

@Serena

Ciao! Grazie anche a te per il commento.
A presto su questi lidi.

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ceranu
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Messaggio#10 » martedì 26 maggio 2015, 8:06

Ho cercato degli indizi nel testo e la parole Democrazia e Avvenire mi hanno erroneamente portato a pensare alla Democrazia Cristiana. Probabilmente ho esagerato, l'ho interpretato come se fosse un rebus.
Per il tipo di guerra dal mio punto di vista sarebbe stato utile essere piú chiari. Rimanere vaghi soddisfa a metà il lettore, almeno me.

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Linda De Santi
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Messaggio#11 » martedì 26 maggio 2015, 13:22

Ciao Filippo!

Sul senso di spaesamento che suscita l'ambientazione della storia si è già dibattuto molto, per cui non mi ci soffermo.

Il tuo racconto sarebbe riuscito meglio se la parte iniziale fosse stata un po' più breve. Ci sono due personaggi che battibeccano sul fatto che lui russa per quasi un terzo del racconto (mica poco!), poi di colpo lui decide di arruolarsi e il momento dopo Monica è una vedova.

Secondo me potresti provare a ridurre la parte iniziale per dare più informazioni sulla guerra e per motivare l'improvvisa decisione di Pietro (fosse anche solo un "mia moglie mi ha rotto le scatole, piuttosto che continuare così mi arruolo!" :)). Così com'è sembra quasi che l'oratore gli abbia fatto un qualche sortilegio che l'abbia convinto ad arruolarsi subito, e questo fa perdere di senso al finale.

Per il resto, stile scorrevole e piacevole.

Alla prossima!

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Callagan
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Messaggio#12 » martedì 26 maggio 2015, 21:33

Ciao, Linda, grazie anche a te per il commento.
Come ho già avuto modo di spiegare, la parte iniziale non è una semplice introduzione che precede gli eventi importanti del racconto. La prima parte ha importanza di per sé stessa dal momento che è la rappresentazione della *quotidianità* (i due, più che battibeccare, giocano come spesso fanno le coppie) che viene uccisa dall'avvento della guerra.
L'uomo decide di partire in guerra come tanti padri di famiglia hanno fatto nel passato e faranno ancora nel futuro, non ho giudicato necessario giustificare il suo comportamento (ed è proprio quello che alcuni di voi mi rimproverano, sebbene io continui a restare della mia idea :) ).
"L'ambientazione è vaga": sono andato a elevare il concetto di guerra al di sopra degli eventi storici, ma ho conservato comunque delle caratteristiche che si possono leggere nel racconto: per una fazione contendente, si tratta di una guerra patriottica, per difendere (o meglio, nel caso, riconquistare con la forza) i "propri confini nazionali".

sharon.galano
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Messaggio#13 » martedì 26 maggio 2015, 21:50

Ciao Filippo,
come gli altri ho avuto difficoltà nel collocare cronologicamente le due parti del racconto. Nella prima parte il russare dell'uomo distrae molto dal problema fondamentale. Qui stiamo parlando della guerra, del combattere vero e proprio. Invece, iniziando a leggere, ero convinta che il combattere fosse legato alle dinamiche della coppia. E devo dire questa prospettiva non mi dispiaceva.
Per quanto riguarda la seconda parte, il punto di vista viene ridotto a quello unico della moglie. Non convince. Lei appare troppo stereotipata. Anche la frase finale forse è un po' troppo telefonata. Sarebbe stato meglio fermarsi qualche riga prima. Magari un gesto oltre al suo sorriso che ci faccia comprendere che la donna non andrà a onorare la memoria dei caduti.
Il racconto si legge con facilità e l'idea è buona. Spero che i suggerimenti di tutti noi possano aiutarti. Complimenti. A presto

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Callagan
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Messaggio#14 » martedì 26 maggio 2015, 22:29

Ciao, Sharon! :)
Grazie tante per lettura e commento!

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invernomuto
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Messaggio#15 » mercoledì 27 maggio 2015, 4:01

Ciao Filippo.

Assolutamente nessun appunto per lo stile che risulta pulito ed efficace, soprattutto nel dialogo iniziale della coppia che risulta essere molto naturale e scorrevole.
Anche a me, come altri, sembra eccessivamente repentino il colpo di testa di Pietro.
Comprendo che quello che noi leggiamo sia solo un piccolo scorcio della vita di coppia, ma unito alla reazione di Monica che sembrava non dare alcun peso all'oratore prima che il marito ne venisse stregato il risultato è quello di un apparente "colpo di testa" da parte di Pietro.
Per rappresentare la guerra che si abbatte sulla quotidianità avrei forse sfruttato più un reclutamento coatto sotto minaccia armata, proprio lì al parco, come un fulmine a ciel sereno.
Naturalmente, anche solo in virtù dello stile, rimane una prova più che valida, spero di rileggerti presto.

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Adry666
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Messaggio#16 » giovedì 28 maggio 2015, 17:07

Ciao Filippo,

tema “molto”centrato ;-))

Questo tuo racconto, scritto bene, fluido, buon ritmo, mi è passato come un duro monito ai nostri nefasti passati storici (fascismo in primis) e a possibili futuri disastrosi (ritorno alla lira). Un racconto “politico”.

Ovviamente è troppo corto per poter sviluppate appieno le possibilità narrative di un tale avvenimento ma mi ha colpito lo stesso per la contrapposizione tra il quotidiano di coppia “normale” e l’orrore della guerra e delle false ideologie.

Ho trovato che chiamare “parco dell’avvenire e piazza della democrazia” i luoghi sia un assoluto colpo di genio!

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antico
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Messaggio#17 » domenica 31 maggio 2015, 20:09

Qualche problema sui protagonisti e sul contesto. Le scaramucce verbali che ci mostri (oltretutto ammantandole di scherzo come quando sottolinei il sorriso di lei) non sono sufficienti a giustificare una scelta così netta da parte del compagno, tanto più avendo il bimbo piccolo). La seconda parte chiude anche bene, ma non essendo ben seminata la prima si sente la mancanza di un processo logico anche ben argomentato. Il contesto poi... Fosse meglio delineato contribuirebbe a identificare anche le scelte stesse, ma così non è e il senso di spaesamento è netto non permettendo al lettore di posizionare in un tempo passato, presente o futuro la storia. Un pollice ni perché comunque la capacità del narratore c'è e si vede, ma c'è ancora da lavorarci (nel lab?) per riuscire a esplicitare il senso del racconto che s'intuisce nelle battute finali.

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