[V] Amore mio - Stefano Pastor

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
Stefano Pastor
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[V] Amore mio - Stefano Pastor

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 0:08

Oltrepassai la porta sbagliata.
«Lisa! Come stai? Cosa ti è successo?».
Che bel ragazzo! Ero arrossita? Anche lui indossava il camice, era un paziente come me. Quando l’avevo conosciuto? Cercai uno specchio, senza rendermene conto, sapevo di essere in uno stato pietoso.
Presi tempo. «Mi sto riprendendo», borbottai.
Era assurdo, quel ragazzo mi amava, glielo leggevo negli occhi. C’era anche di più: adorazione.
«Amore mio, ho creduto che… ho temuto che non ti avrei più vista».
Chi diavolo era? Come potevo averlo scordato? Avrei dato la vita per un ragazzo così, mi ero sempre sentita inadeguata. In genere i ragazzi mi evitavano.
«Combatto», dissi. «Combatto sempre, non mi arrendo».
Erano le parole sbagliate, lo vidi impallidire. Abbassò pure gli occhi, non riusciva a guardarmi.
«Mi scusi, signorina. Mi sono sbagliato». Non era tanto credibile, dato che sapeva anche il mio nome. «Lei non dovrebbe stare qui».
Ero turbata dalla sua tristezza, dal suo dolore. «Chi è Lisa?», gli chiesi.
Tratteneva a stento le lacrime. «Vada via, per favore. Non dovrebbe stare qui», ripeté.
Mi spinse fuori, oltre quella porta. Una porta anonima, dipinta di giallo.
Il mio cuore era impazzito. Sentivo la perdita. Una perdita immensa, insostenibile, eppure quel ragazzo non l’avevo mai visto prima.
Feci appena un passo, poi arrivò papà. Anche lui era sconvolto. «Lisa! Non riuscivo più a trovarti!».
Mi sentivo meglio e glielo dissi, avevo bisogno di fare due passi.
«Non qui, assolutamente non qui. Non vedi che è proibito?».
Non ne sapevo niente. «Cos’è questo posto?».
Scosse il capo. «Non ora».
«Chi è Lisa? C’è un’altra Lisa? Una che mi assomiglia?».
Nel dire quelle parole compresi, e impallidii anch’io. Se non mi avesse afferrata sarei stramazzata al suolo. «Ora non c’è più», disse mio padre.
«No!», dissi. «No! No! No!».
«Non avresti dovuto sapere, ho fatto di tutto per impedirlo».
Aveva sbagliato, invece, e glielo urlai. «Sono questi i cloni? Quelli che usate per i trapianti?».
«Non dovevi vederli. Nessuno li vuole vedere».
Non potevo crederci. Quanto ero stata stupida, cieca. «Quel ragazzo è… un clone? Anche lui lo è?».
«Lo sono tutti, oltre la porta gialla».
Il cuore aveva ripreso a battere all’impazzata, sarebbe esploso. «Lui l’amava. Lei… perché si chiamava Lisa?».
«Perché era te, era proprio come te».
«Ma loro…».
Cosa mi aspettavo, che li allevassero in qualche forma di stasi? Erano esseri umani, proprio come noi. Erano noi.
«Quel ragazzo…». Non sapevo neanche il suo nome. «Cosa gli accadrà?».
«Se è qui vuol dire che è arrivato il suo turno. Grazie a lui qualcuno vivrà, proprio come è stato per te».
«No!», gridai.
«Combatti, Lisa! Combatti! Tu sei forte, devi farcela. Puoi sopportare anche questo! Puoi sconfiggere la malattia, sopravvivere!».
Era sopravvivere, quello? Quante altre Lise avrei dovuto seppellire? Di quanti organi mi sarei appropriata?
«Non sono esseri umani, ricordalo. Sono parte di noi, i loro organi sono nostri. Li abbiamo creati solo per questo».
Però non mi aveva detto cos’erano i cloni. Io non lo sapevo, non l’avevo mai neppure immaginato.
Il mio cuore stava per scoppiare. Il suo cuore. Sarei morta d’amore. Per un amore che non avevo mai conosciuto.
«Combatti, Lisa! Combatti!».



cristina.danini
Messaggi: 90

Messaggio#2 » martedì 19 maggio 2015, 11:52

Ciao Stefano, ben ritrovato :)

Credo che il tuo racconto sia stato fortemente penalizzato dal limite di battute: alla prima lettura non tutto mi era chiaro e mi tornava, ma rileggendo ho unito tutti i pezzi del puzzle e mi ha davvero commossa. Si può morire per l'amore di qualcun altro? Forse sì, se il suo e il nostro cuore in fondo sono la stessa cosa. Se infatti all'inizio la tua protagonista è confusa in merito ai sentimenti del ragazzo, e si può pensare soffra di amnesia, alla fine è chiaro che soffra come avrebbe sofferto il suo clone, al punto di pensare che morirà per un amore mai vissuto. Personalmente avrei tolto la battuta finale del padre, ma sono gusti. Il racconto è ben scritto e continua a incuriosire fino alla fine, complimenti davvero :)

 

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#3 » venerdì 22 maggio 2015, 14:16

Ciao Stefano.

Ok, l'idea mi piace. Mi piacciono anche i dialoghi, solo che purtroppo ho dovuto rileggerlo diverse volte per capirlo a fondo. Credo perché sia un argomento "nuovo" e in 3000 caratteri è impossibile riuscire a spiegarlo. Magari con più spazio disponibile sarebbe stato più facilmente comprensibile e sarebbe arrivato meglio.
In ogni caso ho apprezzato molto l'idea...

Fernando Nappo
Messaggi: 584

Messaggio#4 » domenica 24 maggio 2015, 11:31

Ciao Stefano,
l'idea dei cloni come materiale per i trapianti non è forse originalissima, e inoltre mi pare che il racconto stia davvero molto stretto nelle poche battute concesse, tanto che l'ho dovuto rilegge un paio di volte per chiarirmi alcuni punti.
C'è una cosa, però che non sono riuscito a chiarirmi: oltre la porta gialla i cloni socializzano tra di loro creando anche legami sentimentali? Non sarebbe più logico se venissero isolati e/o tenuti in condizioni di sospensione, o cose simili, in modo da conservare il più a lungo i loro organi ed evitare che qualcuno si ribelli alla donazione a causa dei legami sviluppati con altri cloni? Perché lasciarli vivere normalmente e quindi lasciare che invecchino e si deteriorino? Oppure ho interpretato male?

Fernando

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#5 » martedì 26 maggio 2015, 23:19

Ciao Stefano

Un brano alla “The island” che non ha saputo togliermi il sapore del già visto.

Inoltre condensare un idea  cosi “grossa” in cosi poche battute non è certo facile.

Il nascondere i cloni dietro una semplice porta adiacente alle stanze dei pazienti non è molto logica e anche lo sbocciare dei sentimenti della ragazza in maniera cosi frettolosa sembra volerli racchiudere solo nel codice genetico.

Il brano è scritto bene ma la trama non mi ha convinto.

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beppe.roncari
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Messaggio#6 » mercoledì 27 maggio 2015, 11:48

Ciao Stefano,
Bella storia, anche se trama già letta/vista. La tua declinazione sull'amore è interessante ma purtroppo va fuori tema.
Per quanto ti premuri di usare spesso il verbo combattere, qui non c'è vera lotta.
Quella contro la malattia o contro l'idea di usare i cloni per i trapianti è detta ma non "mostrata". Per questo dico che non esiste ed è irrilevante per la storia.
Peccato, perché l'idea mi era piaciuta.

Francesca Nozzolillo
Messaggi: 59

Messaggio#7 » giovedì 28 maggio 2015, 14:57

Ciao Stefano.

All'inizio della lettura non era molto chiaro il chi e il come, e anche alla fine ho fatto fatica a capire bene cosa stesse accadendo. Poi, leggendo i commenti e rileggendo il brano, finalmente mi sono capacitata. Allora: mi piace l'idea di una amore tra i cloni extracorporeo che prenda anche i pazienti, dopo il trapianto. Lo trovo molto originale, e forse è la parte più interessante dello scritto. Il combattere è relativo alla malattia, ma non lo metti in scena e dunque è un po' a priori. Ma a questo punto lo vedo anche nello schifo di Lisa che si appropria del cuore (?) di un clone e dunque lo uccide. La questione del: vivo io, muori tu, è molto affascinante, e dunque il combattimento diventa interiore.

Mi è piaciuto.

 

sharon.galano
Messaggi: 61

Messaggio#8 » giovedì 28 maggio 2015, 21:45

Ciao Stefano,
la trama che tu ci proponi non è originale. Se posso azzardare il primo paragone che mi viene in mente, citerei The Island. Cloni utilizzati per poter prendere da loro organi per i trapianti. La tua scrittura meritava più spazio, più battute. Sono sicura che saresti riuscito a rendere ancora più chiaro ed efficace il racconto.
Il tema del combattimento è rispettato. Lo racconti, lo anticipi, e lo lasci immaginare. Mors tua, vita mea. Funziona sempre. E poi metti in campo anche il tema del doppio: all'inizio avevi lasciato intuire la possibilità di un equivoco, poi tutto viene chiarito quando si spiega la storia dei cloni. E la scelta del punto di vista molto vicino alla protagonista, ci permette di fare le sue stesse scoperte. Questa è un'ottima scelta dal punto di vista stilistico.
Spero di poterti leggere anche in futuro.
A presto
:)

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willy
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Messaggio#9 » venerdì 29 maggio 2015, 16:32

Ciao Stefano,

il tuo racconto mi si è chiarito solo verso la metà, ma devo dire che la storia è affascinante. Hai reso bene le sensazioni e la disperazione della ragazza, il suo disgusto e la lotta interiore. Il quadro d'insieme mi è piaciuto e mi è piaciuta la tensione che si percepisce quasi da subito. La lotta, però, non emerge in tutta la sua forza.

lailmil
Messaggi: 62

Messaggio#10 » venerdì 29 maggio 2015, 16:45

Caro Stefano,

forse è solo una mia interpretazione contorta, ma mi è piaciuto da matti come hai usato il tema. Dopotutto, "combattere" è un'azione ma è anche una parola. Un verbo. Che può essere usato a proposito o a sproposito. E in questo racconto tutta la malinconia per la perdita nasce proprio dal fatto che la protagonista usi questa parola senza conoscerne le conseguenze. Ho trovato l'idea molto dolce, anche alcuni elementi, come hanno già evidenziato gli altri prima di me, risultano poco credibili. L'ultima riga la toglierei, mi pare ridondante.

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#11 » venerdì 29 maggio 2015, 19:55

Ciao Stefano,
l’idea è buona, anche se a me non fanno impazzire le storie sui cloni. Però ho trovato un problema principale che aleggia in tutto il racconto più o meno, e cioè che la storia è sì forte ma non si sviluppa, viene soltanto spiegato cosa è accaduto. Spiegare così non mi convince mai fino in fondo, meglio far trasparire le cose dalle azioni dei personaggi o dai dialoghi senza dire le cose come stanno in tutto e per tutto.
Alla prossima :)

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antico
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Messaggio#12 » domenica 31 maggio 2015, 13:27

Un racconto senza evidenti difetti, anche se, è da dire, il tema è infilato molto a forza non andando in nessun modo a caratterizzarlo. C'è anche da sottolineare come la questione dei cloni a scopo recupero organi non sia così nuova, ma è un appunto, e dell'illogicità di crescerli e permettergli socializzazione (con costi elevati in termini di spazio e risorse). Specifico meglio quest'ultimo punto: nulla da dire sul tenerli vivi e socializzanti fino alla fine, ma a questo punto va affrontata la tematica. Inoltre, il lasciarli sostanzialmente liberi nel reparto e separati dai "normali" solo da qualche porta, non chiavata, mi sembra esagerato e che vada oltre ogni minimo senso di sopravvivenza che può portare i condannati a morte ai gesti più disperati. Detto questo, potrebbe sembrare che il racconto non mi sia piaciuto, ma così non è e anzi ho apprezzato molto questo senso di "amore" che si sviluppa in Lisa verso quel ragazzo mai visto prima, quasi che l'attrazione non dipenda da contesti socializzanti, ma da qualcosa che ci caratterizza dentro... andrebbe approfondito. Un pollice ni per tutti i dubbi sollevati, sarebbe bello lavorarci nel lab.

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