[V] Potenza per vincere
Inviato: martedì 19 maggio 2015, 0:21
Sfreccio così veloce che i cespugli ai lati del sentiero sono un unico colore indistinto, la sacca da palestra mi frusta la schiena e batte come se avessi un cuore anche dietro. I piedi quasi non toccano terra, la paura mi mette ali sconosciute. Il respiro alle mie spalle si fa sempre più vicino, il mio unico scopo è cercare di non farlo mescolare al mio e per questo, a una svolta della strada, lascio cadere di botto la borsa sperando che Loris ci inciampi malamente.
Il rumore arriva attutito.
«Bastarda!» Sputa la parola con un tono che mi mette i brividi. Acquisto un po' di vantaggio e il sollievo libera poche lacrime che si mescolano al sudore sulle tempie. Sale nel sale.
Come riesco a pensare? Il fiato corto non mi ruba ossigeno al cervello?
Tento un'occhiata senza rallentare e non vedo più Loris. Dov'è? Il cuore pompa ancora veloce, ho più paura che sangue nelle vene.
«Denise... » La voce non è dietro di me.
«Denise... » Rallento, con i sensi che mi dilatano i pori della pelle, la nota mielosa che sento nella voce mi sconvolge. Sono quasi ferma, senza fiato e con le gambe che tremano per lo sforzo, il tono suadente mi è penetrato nel cervello e di colpo qualcosa cambia.
"Perché non affrontarlo?" Sento il mio io temerario, mai conosciuto, porre la domanda. Il sangue romba di nuovo, mi entra in circolo una tale rabbia che sento le mani pulsare; mi giro e allargo istintivamente braccia e gambe appena lo vedo.
«Che sguardo cattivo!» dice con la bocca storta, ancora in debito di fiato. Io sono più allenata. E più giovane.
Si avvicina e non voglio arretrare, le sue dita si chiudono sulle mie braccia tentando di sbilanciarmi sulla sinistra, ma sono pronta. Mi libero con slancio e scatto alle sue spalle spingendolo a terra con tutto il mio peso. Balza in piedi svelto, ma è sorpreso.
«Vuoi giocare? Ti farai male.» Ma intanto vedere il suo volto sporco di terra mi allarga le viscere, regalandomi coraggio.
Schivo un paio di colpi, ma poi lui si lancia sulle mie gambe e non ho scampo, rotoliamo insieme, mentre le ginocchia mi si forzano malamente. Stringo i denti menando colpi alla cieca, poi il peso del suo corpo mi schiaccia e i sassi premono contro le ossa facendomi impazzire dal dolore.
Il mio urlo fa da propulsore: libero un gomito e colpisco con rabbia. Un rumore sordo. Il sangue mi schizza sul collo: gli è partito il naso. Non ho tempo per la pietà, non voglio essere buona. Mi alzo, sono veloce e precisa: mentre è ancora in ginocchio allargo il braccio destro e il peso di tutto il mio rancore si abbatte di nuovo sul suo viso, non uso il pugno, ma il polso: nel punto preciso dove respinge la palla in battuta. Lo spruzzo che si alza forma un arco vermiglio.
Torno a passo svelto: Loris è svenuto, ma taglio lo stesso in mezzo ai campi. I pensieri mi rimbalzano in testa, insieme ai perché.
Torno con le gambe doloranti e il braccio che pulsa, ma mi fa male di più il cuore.
Quello che metto in ogni partita, per combattere: per me, per la squadra, ma anche per chi mi allena.
A quindici anni non sapevo allontanare le mani invadenti sul mio didietro, le dita che scivolavano sul seno con finta casualità.
Ora sono grande e mi sono allenata per avere potenza nelle braccia, per fare muro;
Per vincere.
Loris mi ha insegnato a schiacciare. E io questo ho fatto.
Il rumore arriva attutito.
«Bastarda!» Sputa la parola con un tono che mi mette i brividi. Acquisto un po' di vantaggio e il sollievo libera poche lacrime che si mescolano al sudore sulle tempie. Sale nel sale.
Come riesco a pensare? Il fiato corto non mi ruba ossigeno al cervello?
Tento un'occhiata senza rallentare e non vedo più Loris. Dov'è? Il cuore pompa ancora veloce, ho più paura che sangue nelle vene.
«Denise... » La voce non è dietro di me.
«Denise... » Rallento, con i sensi che mi dilatano i pori della pelle, la nota mielosa che sento nella voce mi sconvolge. Sono quasi ferma, senza fiato e con le gambe che tremano per lo sforzo, il tono suadente mi è penetrato nel cervello e di colpo qualcosa cambia.
"Perché non affrontarlo?" Sento il mio io temerario, mai conosciuto, porre la domanda. Il sangue romba di nuovo, mi entra in circolo una tale rabbia che sento le mani pulsare; mi giro e allargo istintivamente braccia e gambe appena lo vedo.
«Che sguardo cattivo!» dice con la bocca storta, ancora in debito di fiato. Io sono più allenata. E più giovane.
Si avvicina e non voglio arretrare, le sue dita si chiudono sulle mie braccia tentando di sbilanciarmi sulla sinistra, ma sono pronta. Mi libero con slancio e scatto alle sue spalle spingendolo a terra con tutto il mio peso. Balza in piedi svelto, ma è sorpreso.
«Vuoi giocare? Ti farai male.» Ma intanto vedere il suo volto sporco di terra mi allarga le viscere, regalandomi coraggio.
Schivo un paio di colpi, ma poi lui si lancia sulle mie gambe e non ho scampo, rotoliamo insieme, mentre le ginocchia mi si forzano malamente. Stringo i denti menando colpi alla cieca, poi il peso del suo corpo mi schiaccia e i sassi premono contro le ossa facendomi impazzire dal dolore.
Il mio urlo fa da propulsore: libero un gomito e colpisco con rabbia. Un rumore sordo. Il sangue mi schizza sul collo: gli è partito il naso. Non ho tempo per la pietà, non voglio essere buona. Mi alzo, sono veloce e precisa: mentre è ancora in ginocchio allargo il braccio destro e il peso di tutto il mio rancore si abbatte di nuovo sul suo viso, non uso il pugno, ma il polso: nel punto preciso dove respinge la palla in battuta. Lo spruzzo che si alza forma un arco vermiglio.
Torno a passo svelto: Loris è svenuto, ma taglio lo stesso in mezzo ai campi. I pensieri mi rimbalzano in testa, insieme ai perché.
Torno con le gambe doloranti e il braccio che pulsa, ma mi fa male di più il cuore.
Quello che metto in ogni partita, per combattere: per me, per la squadra, ma anche per chi mi allena.
A quindici anni non sapevo allontanare le mani invadenti sul mio didietro, le dita che scivolavano sul seno con finta casualità.
Ora sono grande e mi sono allenata per avere potenza nelle braccia, per fare muro;
Per vincere.
Loris mi ha insegnato a schiacciare. E io questo ho fatto.