[V] Tutte le cose perdute _ Enrico Nottoli

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
enrico.nottoli
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[V] Tutte le cose perdute _ Enrico Nottoli

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 0:27

Mi voltai verso la pendola, batteva la mezzanotte e mezzo. E tutte le cose avevano perso il loro tempo. Mi portai alle labbra una sigaretta e, affacciato sul terrazzo, cominciai a ripensarla. Erano anni che non la vedevo. Ma va così, le cose si perdono e non si ritrovano nei ricordi. E lei, oh lei, non fece eccezione.
L’avevo incontrata anni e anni prima di quella notte. Quando nemmeno io misuravo la mia vita in battiti, ma in respiri. Non appena la vidi, lì, appoggiata su una ringhiera a ridere insieme a stupidi ragazzi che non sapevano apprezzarla, capii che il mio destino era suo. Così mi avvicinai per stringerle la mano, ma lei, lei pensava già a un altro. Che non ero io. Lo sapevo. Poi, sì, siamo riusciti ad amarci, ma non abbastanza da poterlo capire. Ci siamo amati, per esempio, quella giornata al mare, inaspriti dalla salsedine. Il sole, stava alto nel cielo, e noi giù sulla sabbia. Mi disse:
“Siamo soli.”
Io risposi:
“Siamo soli, cosa?”
E senza pensare si buttò in acqua, scomparendo lentamente sotto la superficie.
Avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa, ma non accadde nulla. Così rimasi sulla darsena, a guardarla nuotare. Il vento soffiava sui capelli bagnati. E niente più.
Un paio di anni dopo ci ritrovammo a una festa. Solo quell’ipocrita di dio sa quanti momenti le avevo dedicato. Da solo, in una stanza. Da solo, con me stesso. E mentre lei si gettava al mio collo chiedendomi dove diavolo fossi finito in tutto quel tempo, io mi limitai a sorridere e a dire: a casa! Non era stato semplice. Perire a poco a poco, dico. In silenzio, dico.
Poi si fidanzò col figlio di un grosso industriale, “uno che conta!”, si pensava. Ma avevamo torto. E non ci rivedemmo mai più. Lei aveva il suo primogenito da accudire, un Labrador, una bella villa, un marito che non le faceva mancare niente, le ortensie giù in giardino … non avrebbe avuto spazio per altro. E invece io, di spazio, ne avevo fin troppo. A casa, la sera. Ma non era bastato.
Lei era riuscita a dimenticarmi, e anche io pian piano provai a tirare avanti.
Una sera mi scrisse un messaggio chiedendomi:
“Come stai?”
Io visualizzai senza rispondere. E da allora non capitò più niente fra noi.
Ma ogni tanto ci ripenso, guardando pendole e fumando sigarette, e mi immagino come sarebbe stata la vita insieme. Vedo una piccola villetta in periferia, vedo lei truccarsi nello specchio del bagno, vedo lei accarezzarmi la testa dopo una brutta giornata in ufficio, vedo lei preparare la cena per i nostri bambini, vedo lei iscritta al corso di yoga, vedo lei sdraiata di schiena sul mio letto. Chissà se avrebbe funzionato o se ci fossimo lasciati dopo appena tre anni e sette mesi.
L’amore è una battaglia. E a volte è meglio perdere che morire.
Gettai il mozzicone sul marciapiede di sotto e entrai in casa. Era ora di dormire. Spensi la luce e mi sistemai bene sotto le lenzuola. Ormai non pensavo più a lei, ma sdraiato sul letto, quell’ultima volta, mi chiesi come sarebbe stato. E fissando il soffitto non ottenni nessuna risposta.



cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 19 maggio 2015, 12:04

Ciao Enrico e ben ritrovato :)

Il tuo racconto è delicato e toccante in maniera impressionante. Il combattimento contro se stessi, contro quel che sarebbe potuto essere e il passato è forse il più diffuso, ma lo affronti in maniera per niente banale. I ricordi che pervadono il racconto rendono l'atmosfera dolce e malinconica e la mancanza di veri e propri dialoghi a mio avviso esalta tutto, lasciando più spazio ai sentimenti del protagonista. Tra questi, quello che emerge con più forza è forse il contrasto interiore, come si nota dalle frasi "Da solo, con me stesso." e "Ormai non pensavo più a lei, ma sdraiato sul letto, quell'ultima volta, mi chiesi come sarebbe stato." Anche perché forse è una percezione mia, ma per il protagonista non arriverà mai l'ultima volta.

Complimenti davvero!!

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#3 » venerdì 22 maggio 2015, 11:30

Ciao Enrico.

Bel racconto, malinconico e doloroso. Credo che sia facile per la maggior parte della gente ritrovarsi nelle parole di questa storia... perché, si sa, tutti perdiamo qualcuno a un certo punto della vita. E il dolore del tuo personaggio è facilmente comprensibile per questo. Com'è comprensibile la rassegnazione. Mi piace la voce sofferta e stanca che gli hai dato, bravo.
Dovresti saperlo, ormai, che mi piace la tua scrittura... :)

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#4 » venerdì 22 maggio 2015, 13:19

Ciao e grazie mille a tutte e due per i bei commenti!!

Appena leggerò tutti i racconti vi darò anche il mio feedback ;)

Fernando Nappo
Messaggi: 584

Messaggio#5 » domenica 24 maggio 2015, 14:37

Ciao Enrico,

un racconto introspettivo e malinconico, il tuo, tutto dedicato ai ricordi d'amore del protagonista; non spieghi se il protagonista si sia comunque costruito una vita con un'altra o se stia continuando a struggersi per quel vecchio amore, se quel ricordare, lì sul balcone, sia uno di quegli attimi in cui la nostra mente ci riporta a certi momenti della nostra vita o se rappresenti la quotidianità del protagonista. Ma questo, a mio avviso, è un punto a favore del racconto.
Credo possa esserci un errore in questa frase:
Chissà se avrebbe funzionato o se ci fossimo lasciati dopo appena tre anni e sette mesi.
A meno che la o disgiuntiva non sia un errore di battitura (ma dal contesto mi pare di no), credo dovrebbe essere:
Chissà se avrebbe funzionato o se ci saremmo lasciati dopo appena tre anni e sette mesi.

Fernando

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beppe.roncari
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Messaggio#6 » martedì 26 maggio 2015, 17:26

Ciao Enrico, bel racconto. È vero che l'amore è una battaglia. E quanta amarezza nel tuo resoconto, fin troppo realistico. La frase "Come stai?" torna pari pari in un messaggio nell'amore impossibile del Principe Myskin per Aglaja Ivanovna nell'Idiota di Dovstoevskij.
Attenzione ai tempi e i modi verbali, non sempre precisi, per esempio: "Chissà se avrebbe funzionato o se ci fossimo lasciati dopo appena tre anni e sette mesi." Ci vuole il condizionale anche in "se ci saremmo lasciati".
Ciao! Bravo!

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#7 » martedì 26 maggio 2015, 23:22

Ciao Enrico

Un brano amaro come lo solo i ricordi lo possono essere.

Il racconto mi è piaciuto molto, tutti hanno il proprio grande “ma se...” e quindi è difficile non immedesimarsi.

L'unico appunto che mi sento di farti è che la lotta non c'è. Il protagonista sembra che non ha mai lottato per la sua lei, si è dato per sconfitto a priori, o almeno a me è sembrato cosi.

Probabilmente la lotta è con se stesso ma non riesco a vederla.

Un ottima prova.

sharon.galano
Messaggi: 61

Messaggio#8 » giovedì 28 maggio 2015, 22:18

Ciao Enrico,
bel racconto. Sei riuscito in poche battute a dare l'idea di quanta amarezza si provi per un amore perduto. Nella tua storia accade poco, ma quel poco che accade ti resta in mente. Anche il solo gesto della sigaretta, o di fissare l'orologio. I ricordi che vanno e vengono e ti travolgono. E poi ci sono i ricordi possibili, quelli di un futuro mai vissuto. Il "se" che non fa la storia, ma è bello immaginarlo.
Per i personaggi avrei dato più profondità alla psicologia di lei. Mi sembra troppo superficiale. Invece, devo essere sincera, mi aspettavo qualcosa di più e non un semplice "Ha scelto quell'altro perché è uno che conta".
A parte questo, trovo che hai dato ottima prova delle tue capacità in questa sfida,
a presto e
a rileggerci.
:)

Francesca Nozzolillo
Messaggi: 59

Messaggio#9 » venerdì 29 maggio 2015, 15:28

Ciao Enrico. Sono incantata.

Non sono una troppo romantica, o simili, però questo racconto è riuscito ad emozionarmi molto. (e dire che la prima volta che l'ho letto, la settimana scorsa, non lo avevo apprezzato) Ora... non so. Il punto è che, secondo me, il combattimento più grande che potremmo affrontare nella nostra vita è quello con noi stessi, quando siamo soli. Ed è una lotta che non finisce mai, fino al nostro ultimo respiro. Ancor prima della delusione d'amore, tu hai scelto di parlare, secondo me, della depressione, del non accettare mai fino in fondo quello che succede, e il personaggio è caratterizzato talmente bene che è molto difficile non rivedersi in lui.

Nel tuo racconto succede poca roba... anzi, mi viene da dire che non succede proprio niente. Non ci sono inseguimenti, sparatoie, sangue o simili. Ma è l'unico combattimento in cui tutti possiamo immedesimarci, il combattimento più ovvio, e forse il più straziante... quello che si ha quando ci si sente soli. E poi... quante volte, nella vita, succede davvero qualcosa? Vabe. Bravo. Non so che altro dire.

 

 

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willy
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Messaggio#10 » venerdì 29 maggio 2015, 16:34

Ciao Enrico,
questo tuo racconto è un bell'insieme di emozioni. L'introspezione ci mostra i sentimenti di quest'uomo, ce li fa vivere. Ho apprezzato di più la parte finale, l'elenco delle cose che avrebbe voluto vivere insieme a lei, l'inizio è più dispersivo e alcune situazioni, lei che sposa quello ricco, sono un tantino "cliché".

lailmil
Messaggi: 62

Messaggio#11 » venerdì 29 maggio 2015, 18:05

Ciao Enrico

Nel tuo racconto leggo due livelli di combattimento: da un lato c'è una lotta interiore del protagonista che prova a dimenticare ma che, insieme, continua a cercare delle risposte; dall'altro lato c'è una resa, una rinuncia a combattere per riprendersi ciò che gli è sfuggito. Scritto bene (esclusa una concordanza tra verbi che ti hanno già fatto notare) ma ho avuto difficoltà a capire cosa succede prima e cosa dopo, i tempi verbali da te scelti non mi hanno aiutata.

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antico
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Messaggio#12 » sabato 30 maggio 2015, 11:42

Combattere con il proprio passato in quegli intermezzi di tempo fra un'azione e l'altra, in quei momenti in cui ti rilassi e guardi di fronte a te pensando a come sarebbe potuto essere se solo... Un ottimo racconto, ben narrato, ottimamente controllato. C'è qualche refuso, ma è roba che può scappare nella fretta e pertanto lascia il tempo che trova (basta che non si reiteri nei prossimi lavori e da svista passi a costante). Pollice su, convinto.

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