[V] Istinto materno
Inviato: martedì 19 maggio 2015, 0:44
Istinto materno - Sara Passannanti
Un soffio di corrente scivolò nella camera socchiusa di Clara, accarezzandole l'orecchio. La donna, turbata nel suo sonno, si girò sotto il lenzuolo di percalle, rannicchiandosi sul fianco destro. La tenda frusciò. Fuori, la campana rintoccò la mezzanotte. Le notti di giugno erano piene di suoni a inquietare gli insonni. Clara dormiva e nei suoi sogni quelle note si mescolavano indistinte in un'unica melodia. D'un tratto, un vagito infranse la tranquillità. Clara sbarrò gli occhi e acuì l'udito per riconoscere cosa, nell'apparente silenzio, l'aveva scossa. Non trovò altro che i mormorii della città addormentata. Riadattò il cuscino sotto la guancia e richiuse gli occhi, ma era incapace di riprendere a dormire. Scostò il lenzuolo e si alzò. I capelli scivolarono sulla seta della camicia da notte e un brivido di inquietudine le corse lungo la schiena. Si avviò verso il corridoio e lo percorse a piedi nudi. Quando fu appena dietro la porta della stanza di Mattia, ascoltò il suo sospirare lento. Subito percepì una presenza diversa, anche se familiare. Ne riconobbe la crudeltà. Adesso Clara era completamente desta e terribilmente spaventata. L'istinto prevalse e, senza indugiare, la madre entrò nella stanza del piccolo. Nel buio, sorprese il mostro che le aveva rubato gli occhi, chino sulla culla del bambino. I pensieri di Clara saettarono così veloci da trasformarsi in furore, e lei ruggì. L'uomo di sabbia sussultò e strinse le mani sulle sponde del lettino. Mattia singhiozzò, continuando a dormire.
Con voce pacata, l'essere chiamò: «Clara»
Clara gli si lanciò contro, senza lasciarlo proseguire. Ma quello si dissolse prima che potesse raggiungerlo, ricomparendo accanto la cesta dei giochi. Clara, che non poteva vederlo, riusciva a riconoscerne ogni movimento e, padrona dello spazio di quella stanza, gli fu di nuovo addosso. Stavolta, ne afferrò un pezzo della giacca prima che la creatura degli incubi si disgregasse di nuovo. Quando riapparve dietro di lei, l'uomo della sabbia era turbato. Mai era stato lui stesso così vicino al rischio.
«Clara!» ricominciò a parlarle «Clara stai tranquilla. Non vedi che dorme, non gli farò nulla. È ancora troppo piccolo.»
Clara si voltò, strappandogli una ciocca di barba e lasciandogli un profondo graffio sulla guancia.
«Vattene!»urlò, mentre il mostro ricompariva a un passo dal letto. Adesso, l'uomo era in difficoltà: non aveva mai dovuto difendersi dalla furia di una madre. Anzi, erano le madri che con le loro minacce lo conducevano dai bambini. Inoltre, impotente di fronte alla donna che aveva già accecato, era completamente spiazzato e confuso.
Clara sferrò un altro colpo, spaccandogli il labbro con un pugno. La madre difendeva il proprio bambino con la stessa passione con cui il padre procurava gli occhi per nutrire i figli. Questo pensiero attraversò la mente dell'uomo della sabbia mentre Clara lo afferrava per il collo, strozzandolo.
Il mostro si dissolse di nuovo prima di soffocare sotto la stretta della donna. Non ricomparve.
La camicia da notte di Clara aderiva al suo corpo, incollata dal sudore. I respiri erano spasmodici e violenti. Clara prese Mattia in braccio e lo strinse forte senza preoccuparsi di svegliarlo. Tornò nella stanza e lo adagiò sul proprio letto. Poi si coricò. Il verso di un gufo risuonò nella notte.
Un soffio di corrente scivolò nella camera socchiusa di Clara, accarezzandole l'orecchio. La donna, turbata nel suo sonno, si girò sotto il lenzuolo di percalle, rannicchiandosi sul fianco destro. La tenda frusciò. Fuori, la campana rintoccò la mezzanotte. Le notti di giugno erano piene di suoni a inquietare gli insonni. Clara dormiva e nei suoi sogni quelle note si mescolavano indistinte in un'unica melodia. D'un tratto, un vagito infranse la tranquillità. Clara sbarrò gli occhi e acuì l'udito per riconoscere cosa, nell'apparente silenzio, l'aveva scossa. Non trovò altro che i mormorii della città addormentata. Riadattò il cuscino sotto la guancia e richiuse gli occhi, ma era incapace di riprendere a dormire. Scostò il lenzuolo e si alzò. I capelli scivolarono sulla seta della camicia da notte e un brivido di inquietudine le corse lungo la schiena. Si avviò verso il corridoio e lo percorse a piedi nudi. Quando fu appena dietro la porta della stanza di Mattia, ascoltò il suo sospirare lento. Subito percepì una presenza diversa, anche se familiare. Ne riconobbe la crudeltà. Adesso Clara era completamente desta e terribilmente spaventata. L'istinto prevalse e, senza indugiare, la madre entrò nella stanza del piccolo. Nel buio, sorprese il mostro che le aveva rubato gli occhi, chino sulla culla del bambino. I pensieri di Clara saettarono così veloci da trasformarsi in furore, e lei ruggì. L'uomo di sabbia sussultò e strinse le mani sulle sponde del lettino. Mattia singhiozzò, continuando a dormire.
Con voce pacata, l'essere chiamò: «Clara»
Clara gli si lanciò contro, senza lasciarlo proseguire. Ma quello si dissolse prima che potesse raggiungerlo, ricomparendo accanto la cesta dei giochi. Clara, che non poteva vederlo, riusciva a riconoscerne ogni movimento e, padrona dello spazio di quella stanza, gli fu di nuovo addosso. Stavolta, ne afferrò un pezzo della giacca prima che la creatura degli incubi si disgregasse di nuovo. Quando riapparve dietro di lei, l'uomo della sabbia era turbato. Mai era stato lui stesso così vicino al rischio.
«Clara!» ricominciò a parlarle «Clara stai tranquilla. Non vedi che dorme, non gli farò nulla. È ancora troppo piccolo.»
Clara si voltò, strappandogli una ciocca di barba e lasciandogli un profondo graffio sulla guancia.
«Vattene!»urlò, mentre il mostro ricompariva a un passo dal letto. Adesso, l'uomo era in difficoltà: non aveva mai dovuto difendersi dalla furia di una madre. Anzi, erano le madri che con le loro minacce lo conducevano dai bambini. Inoltre, impotente di fronte alla donna che aveva già accecato, era completamente spiazzato e confuso.
Clara sferrò un altro colpo, spaccandogli il labbro con un pugno. La madre difendeva il proprio bambino con la stessa passione con cui il padre procurava gli occhi per nutrire i figli. Questo pensiero attraversò la mente dell'uomo della sabbia mentre Clara lo afferrava per il collo, strozzandolo.
Il mostro si dissolse di nuovo prima di soffocare sotto la stretta della donna. Non ricomparve.
La camicia da notte di Clara aderiva al suo corpo, incollata dal sudore. I respiri erano spasmodici e violenti. Clara prese Mattia in braccio e lo strinse forte senza preoccuparsi di svegliarlo. Tornò nella stanza e lo adagiò sul proprio letto. Poi si coricò. Il verso di un gufo risuonò nella notte.