IDEALI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
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IDEALI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 3:21

Ideali
 
Questo è il gruppo IDEALI della Di Giulio Edition. I primi CINQUE racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno fra i finalisti che verranno valutati direttamente da Matteo Di Giulio. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verrano a loro volta ammessi alla vetrina del sito.
 
Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: i racconti sono stati assegnati a giro sempre seguendo l'ordine di consegna.
 
E ora vediamo i racconti ammessi a IDEALI:
 
- Trappola per topi, di Manuel Piredda, 3308 caratteri, ore 22.50
- La lunga attesa, di Alexandra Fischer, 2139 caratteri, ore 23.14
- Black Rain, di Adriano Muzzi, 3286 caratteri, ore 23.22
- Apocalisse, di Serena Aronica, 3256 caratteri, ore 23.29
- Combattere per morire, di Filippo Puddu, 3166 caratteri, ore 00.06
- Hasta siempre, di Francesco Nucera, 3057 caratteri, ore 00.19
- Solo un vecchio, di Angelo Frascella, 3261 caratteri, ore 00.24
- Karki, di Filippo Santaniello, 3253 caratteri, ore 00.34
- Un’estate di borgata, di Alberto Della Rossa, 3285 caratteri, ore 00.44
- Il mio nome è legione, di David Galligani, 3304 caratteri, ore 00.51
- Territorio di caccia, di Alessandro Duino, 1095 caratteri, ore 00.59
- A ognuno il suo nemico, di Marco Roncaccia, 3014 caratteri, ore 01.08 malus 6 punti
- L’Arena, di Linda De Santi, 3081 caratteri, ore 01.11 malus 6 punti
 
I malus sono stati da me assegnati a malincuore, ma per chi consegnava fra le 01.00 e le 01.13 erano previsti da regolamento da me postato insieme al VIA. Detto questo, 6 punti non sono molti visto che ogni classifica ne assegna fino a 12, considerateli un amichevole buffetto da parte mia...
 
13 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 29 maggio per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 (del resto avete solo 12 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale del raggruppamento.
 
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 12 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.
 
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
 
Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



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Callagan
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Messaggio#2 » mercoledì 20 maggio 2015, 0:16

CLASSIFICA E COMMENTI
 
1. Karki – Filippo Santaniello
 
Ciao, Filippo.
Nel combattimento tra cani su cui ruota la tua storia, il tema è pienamente rispettato.
La tua è stata davvero un'ottima prova di scrittura. Non solo la lettura scorre che un piacere, ma si lascia apprezzare per la caratterizzazione data dal narrato in prima persona: davvero ben gestito. Il racconto dà l'opportunità di immedesimarsi per un attimo nella vita del protagonista, guardare con i suoi occhi e pensare con la sua testa. A mio parere, hai raggiunto a pieno l'obbiettivo che ti eri proposto.
 

2. Solo un vecchio – Angelo Frascella
 
Ciao, Angelo.
Un ex combattente che combatte con la solitudine e un passato pesante: il tema è rispettato.
Non ho nessunissimo appunto da farti, il racconto mi è piaciuto e non tanto per la trama, che non ha niente di speciale e si può leggere pure su wikipedia (lo ammetto, ho cercato Terry Bollea su google e sono andato su “vita privata”!), ma per come esponi la vicenda: in modo limpido e originale, mentre la lettura va via scorrevole. Non riuscivo a immaginare cosa potesse avvenire istante per istante, e il primo obbiettivo di una storia deve essere quello della non prevedibilità (il lettore deve essere motivato ad andare avanti, insomma).
Certo, se avessi conosciuto in principio le vicende personali di Hulk Hogan non sarei stato tanto sorpreso, ma se non le conoscevo ci sarà pure un motivo?
Buon lavoro!
 
3. Black Rain – Adriano Muzzi
 
Ciao, Adriano.
Combattere per la sopravvivenza è il filo rosso che attraversa tutto il racconto, ragione per cui il tema è rispettato. Mi piace il tuo modo di scrivere, molto scorrevole, e le immagini che riesci ad evocare. Probabilmente, una storia del genere necessitava di un numero maggiore di caratteri dal momento che non sono riuscito a entrare in piena empatia con il protagonista: la sua morte non mi ha suscitato le emozioni che avrebbe dovuto.
Mi rimane inoltre un dubbio: leggendo, ho inteso che Tom conosceva bene il modo di entrare nel quartiere dei ricchi e che, quindi, non era un novizio in azioni simili. Riflettendo successivamente sulla sua morte, invece, mi sono convinto che era al suo primo tentativo e che nessun povero, mai nella storia, sia riuscito ad entrar là dentro e uscirne vivo… Mi puoi chiarire le tue intenzioni?
Comunque, in definitiva la tua è stata una buona prova. Di seguito qualche ulteriore appunto.
come dita che si muovevano in un blocco di gomma liquida il tempo si allungava, si assottigliava, si bucava e rimaneva appiccicato alla mente umida e scura.

Forse è più corretto impostare la similitudine al presente “come dita che si muovono”. In ogni caso questo periodo mi piace sia per l’originalità che per le immagini che riflette, coerenti con l’ambientazione.
L’acqua aveva diluito le lacrime di Tom, si erano perdute per sempre nella pioggia.

Qui c’è un cambio di soggetto tra una frase e l’altra. Credo, quindi, che il “che” prima di “si erano perdute” non possa essere sottinteso.
 
4. Il mio nome è Legione – David Galligani
 
Ciao, David.
Il tema è rispettato: c’è una battaglia nella quale si combatte, c’è qualcosa per combattere e qualcuno contro cui.
A me è piaciuta l’idea di fondo, ben sviscerata nel secondo paragrafo, che merita sicuramente di essere approfondita. Cosa che la ristrettezza dei caratteri non ti ha permesso di fare: infatti il finale è affrettato, troppo veloce e poco chiaro; privo, infine, del pathos che merita.
Per quanto riguarda la scrittura: bene. La lettura scorre veloce e ai dialoghi serrati, che movimentano l’intero racconto, si alternano descrizioni essenziali che fanno il loro dovere.
 
5. Hasta Siempre – Francesco Nucera
 
Ciao, Francesco.
Il racconto tratta della battaglia quotidiana e personale del protagonista: il tema della sfida è rispettato.
Per quel che hai scritto, per come lo narri, credo avresti fatto meglio a usare la narrazione in prima persona. In terza persona si danno informazioni che il lettore percepisce come veritiere (anche se non lo sono), cosa che non accade nella narrazione in prima persona dove si ha sempre ben chiaro che quel che si legge esce dalla “mente” del protagonista.
Ad esempio:
Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie.

Non è credibile che nessuno, dopo di lui, affronterà più quel discorso. Ma è credibile che questa sia una sua convinzione.
La narrazione in terza persona si scontra con i tuoi intenti anche in un altro caso:
Apre la porta, anzi no, si apre da sola perché la fotocellula l’ha anticipato.

Una frase del genere ha senso solo se frutto dei pensieri del protagonista. Scritta in terza persona, invece, è un’espressione goffa che rema contro una buona lettura.
Il racconto è molto malinconico ed è apprezzabile dal momento in cui, non ho dubbi, questa era la tua intenzione. L’apice della malinconia si raggiunge nella conclusione, e questo va a tuo favore. Eppure, ripeto, tutto è affievolito dal tipo di narrazione. Il consiglio è di provare a riscriverlo in prima persona e vedere se, in questo modo, cresce anche l’impatto emotivo.
 
6. Un'estate di borgata – Alberto Della Rossa
 
Ciao, Alberto.
Hai rispettato il tema della sfida, non ci sono dubbi su questo.
Hai dimostrato di saper gestire bene la narrazione in prima persona e il racconto si legge senza difficoltà. Quel che gli manca, invece, è il pathos. Credo che sia troppo piatto per tutta la prima parte, con troppi ricordi e pensieri che si accavallano nella testa del protagonista; la parte finale d’azione risulta troppo veloce in confronto a quanto precede e non scatena emozioni. Al contrario di quanto mi è successo leggendo il racconto di Filippo Santaniello, che è simile al tuo come scelta narrativa, nel tuo caso non sono riuscito a entrare in empatia col protagonista (cosa che dovrebbe essere essenziale sopratutto in un racconto del genere).
Ovviamente, le mie impressioni sono del tutto soggettive. A livello di scrittura il racconto non è affatto male, ma gli manca qualcosa…
Spero di essermi spiegato ed esserti stato d’aiuto.
 
7. Trappola per topi – Manuel Piredda
 
Ciao, Manuel.
Metterò in evidenza quanto non mi ha convinto del racconto, stante il fatto che hai rispettato il tema del concorso.
Il brano è spezzato in due da una parte introduttiva che si contrappone al finale all’insegna dell’azione. Le due parti sono nettamente divise da un brusco cambio di prospettiva che al momento della lettura mi ha lasciato disorientato. A mio parere, avresti potuto gestire meglio il racconto concentrandoti sull’azione al presente (ovvero tutta la parte finale) e inserendovi qua e là le informazioni che invece hai raggruppato tutte all’inizio.
(Spero di essermi spiegato!)
Da rivedere anche la punteggiatura: abusi del ruolo della virgola, quando invece puoi optare per i due punti o per un bel punto. Il mio consiglio è quello di rileggerti il racconto ad alta voce, in modo da evidenziare le pause imposte dalla punteggiatura.
Ad esempio, nell’incipit l’ideale sarebbe mettere i due punti:
Mangrovie e melma a perdita d’occhio, sotto il limo solo radici, coccodrilli e charlie gonfi d’acqua mangiati a metà dai rettili: questo era lo scenario regalato da Zio Sam ai poveracci mandati a morire per il suo onore in posti dai nomi impronunciabili.

Attenzione anche ai tempi verbali:
Le pareti del tunnel mi hanno accolto come un grembo, mentre mi calavo dentro nel silenzio più assoluto; la melma che cola lenta dalle pareti rende la galleria scivolosa e puzzolente, la mano che scorre piano lungo il perimetro umido mi permette di trovare la via senza accendere la torcia, un fascio di luce nel momento sbagliato significherebbe la morte nella migliore delle possibilità.

Qui salti da un tempo all’altro, mentre potresti (dovresti?) usare il presente che utilizzi costantemente da quel momento in poi.
 
8. La lunga attesa – Alexandra Fischer
 
Ciao, Alexandra.
Nel descrivere un “mezzogiorno di fuoco” di un futuro immaginario o di un mondo parallelo, rispetti il tema.
La forma del racconto è generalmente buona, sebbene credo tu debba intervenire in questo punto:
Mordecai, impassibile, nonostante il dolore, gli sussurra l’ordine ipnotico opposto a quello usato per svegliarlo.
La parola è: Sonno Profondo.

Perché al posto di far dire alla voce narrante “La parola è: Sonno Profondo.” non apri una finestra di dialogo e fai pronunciare le parole direttamente da Mordecai?
Credo poi che dovresti lavorare maggiormente sulla chiarezza: chiarezza della trama, sì, ma anche chiarezza delle azioni. Nella parte finale si fatica a comprendere chi dice cosa e chi fa cosa. Ad esempio, non sono convinto ancora totalmente che la battuta “– L’ho fatto per voi, dopo avervi inoculato la cura contro la Peste della Follia. Era per non perdere il vostro sapere.” sia di Mordecai.
Certo, infine, un numero tanto limitato di caratteri non gioca nemmeno a tuo favore e al tuo dar vita a mondi paralleli e a situazioni ignote al lettore: non c’è lo spazio materiale per far entrare il lettore in quel mondo.
 
9. Apocalisse – Serena Aronica
 
Ciao, Serena.
Il tema della sfida, almeno negli intenti, è rispettato. L’hai chiarito anche nel finale:
Avremmo combattuto per il nostro piccolo amore. Avremmo difeso il nostro diritto di essere felici, qui su questo pavimento, in questo mondo di neri scarafaggi.

Piuttosto, hai sostituito il futuro anteriore con il condizionale… dovrebbe essere “Avremo combattuto; Avremo difeso”. Presta attenzione, perché per due volte hai scritto erroneamente la prima persona del passato remoto: Uscii, non uscìì; Sentii, non sentìì.
Per quanto riguarda la forma, la narrazione, non ho nulla da rimproverarti, anzi la lettura viaggia scorrevole e questo è già un bel pregio. Quel che non mi convince è il racconto di per sé stesso, macchiato da un “peccato originale”: trasferire le sensazioni e le percezioni umane nel mondo animale. Per spiegarmi: avrei apprezzato di più uno sforzo a immaginare (inventare?) il punto di vista dello scarafaggio, un essere che vive principalmente d’istinti, che non conosce l’idea di “sedia” o di “finestra”, che ha percezioni completamente diverse dalle nostre nei confronti di quegli oggetti.
Parlare di un sentimento umano e complesso come l’amore, con protagonisti gli scarafaggi, non mi convince. Almeno non posto in questi termini.
Spero di essermi spiegato e di esserti stato di qualche aiuto…
 
10. L'Arena – Linda De Santi
 
Ciao, Linda.
Il combattimento è al centro del tuo racconto, quindi il tema di questo mese è rispettato.
Il ritmo e i modi del narrato sono quelli giusti, c'è il giusto equilibrio tra dialogo e azione. Il problema del racconto, piuttosto, è che non succede niente... o almeno, niente di veramente interessante. Ok, i protagonisti sono presi da questo nuovo gioco... e poi? Il lettore pretende, e sono sicuro che anche tu, da lettrice, quando prendi in mano un libro pretendi... pretendi che i protagonisti non vadano semplicemente al mercato a comprare il pane (spero di essermi spiegato).
In sostanza, il grosso problema di questo racconto è che manca lo scossone, un apice, un colpo di scena... qualcosa che smuova la piattezza...
Sono passati due mesi da quando io e Edo abbiamo scoperto l’Arena e da allora è il nostro appuntamento fisso del venerdì. Non si è mai visto niente di così realistico come i combattimenti nell’Arena

La ripetizione di "Arena" qui è voluto? Se è voluto, allora, l'idea che trasmette è quella di un bambino/adolescente super euforico. Se questa era la tua intenzione, va benissimo.
Quando usciamo dall’Arena siamo eccitatissimi per la vittoria.

"Show, don't tell"... Non dirmi che sono "eccitatissimi... mostramelo.
Spero di esserti stato d'aiuto!
 
11. Ad ognuno il suo nemico – Marco Roncaglia
 
Ciao Marco.
La vita della tua protagonista è un continuo combattere, per cui il tema è rispettato in pieno.
Ho apprezzato l’idea alla base del tuo racconto e anche l’idea di sviluppo, con i 5 nemici da affrontare. Il problema è che la divisione in 5 paragrafi in una quantità di spazio tanto limitata ti indirizza verso una narrazione tanto raccontata e poco (per nulla) vissuta. Se dovessi scrivere un romanzo, un racconto lungo, diviso in quei 5 capitoli/nemici, avresti tutto il tempo per entrare nel reale vissuto della protagonista, far sentire le sue emozioni, i suoi dolori. Il tuo compito, da scrittore, dovrebbe essere quello di far entrare il lettore dentro la storia: in uno spazio tanto limitato di caratteri il modo (un modo) è quello di gettare il lettore direttamente nell’azione, nella realtà, nella situazione: quindi dialoghi, azione, emozioni. Nel concreto, potevi concentrarti su uno dei 5 diversi paragrafi.
Comprendo che avresti dovuto rinunciare alla morale che si coglie nel finale, ma bisogna in fondo fare delle scelte.
Spero di esserti stato d’aiuto.
 
12. Territorio di caccia – Alessandro Duino
 
Ciao, Alessandro.
Il tema di questo mese era “combattere” e, personalmente, non riesco a vederlo soddisfatto nell’atto della caccia a esseri inermi.
Diverse cose mi fanno pensare che, nel campo della scrittura, tu sia alle primissime armi. Non da ultimo il fatto che hai sfruttato appena un terzo dei caratteri a disposizione, andando ad occupare mille battute con una sorta di sommario… il progetto di una storia.
Al racconto mancano i protagonisti… almeno uno, nel quale il lettore può immedesimarsi per entrare nella storia. Mancando protagonisti, mancano dialoghi. Hai descritto una situazione vista dall’alto, non hai avuto il coraggio di scendere a terra e viverla.
Per quanto riguarda la trama che hai delineato, da quel che ho capito, si tratta di una realtà rovesciata nella quale gli animali cacciano gli umani. Personalmente, non amo le storie nelle quali soltanto alla fine si scopre che il punto di vista è quello animale e non umano (“colpo di scena” di cui si è stra-abusato e, se frequenterai, come ti auguro, questi forum in futuro, vedrai che se ne continuerà ad abusare).
Non amo nemmeno il far calare sentimenti, emozioni, modi di fare umani nel mondo animale. Perché lo apprezzi… lo si deve fare dannatamente bene come nel “Il Pianeta delle Scimmie”.

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Filippo Santaniello
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Messaggio#3 » giovedì 21 maggio 2015, 11:30

 

Ciao a tutti! Ecco la mia classifica:

01. Angelo Frascella - Solo un vecchio

E’ sempre un piacere leggerti, Angelo. Te l’ho detto anche altre volte: scrivi bene! Quindi per me conta questo e il resto, come che avrei preferito un finale diverso in cui Terry è costretto a salire nuovamente sul ring magari per fare una scazzottata proprio coi ladri, è superfluo. Avanti così! Ciao!

02. Francesco Nucera - Hasta siempre

Ola Francesco,
bella prova secondo me, il racconto funziona e rispetta il tema.
Lo stile è quello che conosciamo: sicuro, rigoroso, poche sbavature. La mentalità del personaggio è ben descritta così come l’ambientazione in cui è calato. In sostanza non ho particolari appunti da fare, solo che l’argomento della storia non mi ha del tutto appassionato, sarà che per me la parola “compagno” non ha lo stesso valore che ha per tanti altri. Stammi bene, ciao!

03. Adriano Muzzi - Black Rain


Ciao Adriano,
del tuo racconto la parte che ho più apprezzato è quella centrale. Hai creato aspettativa, il personaggio agisce, c’è qualcosa per cui vale la pena continuare a leggere. L’inizio non mi ha entusiasmato perché non mi è piaciuta la metafora del tempo che è come dita che si muovono in gomma liquida. Bo… non mi dice nulla. E poi se devo esser sincero non mi è piaciuto il finale. La morte del protagonista arriva troppo di colpo e il maggiordomo è un personaggio senza spessore. Alla prossima!

04. Marco Roncaccia - A ognuno il suo nemico

Ciao Marco,
lo stile mi è piaciuto, secco/diretto come sempre, e il tema è rispettato, ma anche io ho provato un senso di distacco durante la lettura, come se i dolori della protagonista fossero troppo distanti per impietosirmi o rendermi sensibile alla sua condizione. Il problema forse sta nell’aver suddiviso così nettamente il racconto in 5 sezioni come se fosse una fredda classifica dei nemici affrontati. Ciò non avvicina il lettore al personaggio, il quale avrebbe avuto bisogno di una psicologia meno analitica/schematica e più a cuore aperto per impietosire con la sua sensibilità. A parte questo, a breve attacco “Roma Caput Zombie” e poi ti faccio sapere, ciao grande!

05. Filippo Puddu - Combattere per morire

Ciao omonimo!
Prima di tutto grazie per avere inserito il mio “Karki” al primo posto della tua classifica, sono contento che ti sia piaciuto.
Parlando del tuo racconto la prima cosa che mi viene da pensare è che lo stile è molto buono perché è chiaro, pulito, comprensibile: cosa che non è sempre scontata. Infatti mi capita spesso di leggere racconti il cui maggior difetto è proprio l’artificiosità della prosa. Una cosa che però mi ha confuso è che la prima parte sembra ambientata ai giorni nostri, mentre la seconda si riferisce chiaramente al passato. Questo disturbo credo sia dato dal fatto che nella prima parte parli di passeggino, tappi per le orecchie, anche il battibecco tra i due sembra appartenere a una coppia moderna. Quindi ciò crea un senso di spaesamento che si supera solo dopo una rilettura. Ti saluto, alla prossima!

06. Manuel Piredda - Trappola per topi

Ciao Manuel,
io non ho trovato difficoltosa la lettura che è andata via fluida fino alla fine. Ho apprezzato l’ultimo paragrafo che chiude il racconto alla perfezione, secco come un’esplosione, però la storia di per sé mi ha lasciato un po’ freddino, non ha smosso nulla. Dal momento in cui parte l’azione col Tunnel Rat mi aspettavo qualcosa di più, non so di preciso cosa suggerirti, ma è come se mancasse qualcosa e ciò che manca rende il racconto un po’ squilibrato. Alla prossima, ciao!

07. Alberto Della Rossa - Un'estate di borgata

Ciao Alberto,
lo stile del racconto è abbastanza buono anche se avendolo scritto in prima persona avresti potuto lasciarti andare a un linguaggio più gergale. Ciò che non mi convince è la storia: un po’ piatta… Trattandosi di borgata mi aspettavo qualcosa di più truce, in sintonia coi burini che movimentano certe zone di Roma. In sostanza avresti dovuto spingere più sull’acceleratore, e poi il protagonista vincente secondo me toglie forza al racconto. Secondo me era meglio se prendeva un fracasso di botte e alla fine l’unico che gli restava vicino era il cane.

08. Linda De Santi - L'Arena

Ciao Linda,
l’idea è molto interessante ma anch’io come Serena e Callagan devo rimproverarti il fatto che nel tuo racconto succede un po’ pochino a livello emozionale. La linea che segui è troppo piatta e non ci sono scossoni da un punto di vista emozionale. Se avessi escogitato un buon colpo di scena il racconto ne avrebbe giovato e anche la tua posizione in classifica sarebbe stata più alta! Alla prossima, ciao!

09. Alexandra Fischer - La lunga attesa

Ciao Alexandra, purtroppo il racconto non mi ha convinto perché arrivato in fondo al testo ho provato una sorta di spaesamento dovuto al fatto che la trama non mi è parsa del tutto chiara. Per quanto riguarda lo stile ti faccio notare che utilizzi un ritmo eccessivamente sincopato. Frasi troppo telegrafiche laddove potresti sciogliere la briglia e lasciarti andare a un periodare più arioso. Stavolta è andata così, spero di rileggere presto qualcos’altro di tuo, ciao!

10. Serena Aronica - Apocalisse

Ciao Serena,
ho letto il commento di Callagan e sono d’accordo con lui: anche a me non convince appieno questa umanizzazione dello scarafaggio. Avrei piuttosto giocato sull’effetto sorpresa facendo credere al lettore che i protagonisti sono esseri umani per poi, solo alla fine, svelare che si tratta d’insetti. La scrittura è senza dubbio buona e scorrevole, qualche imperfezione verbale, ma quando si va di fretta sono cose che capitano. Buona serata, ciao!

11. David Galligani - Il mio nome è legione

Ciao David,
io credo di non aver capito bene il nucleo della storia, quindi tematicamente non mi sbilancio. Lo stile comunque è buono, si vede che sai maneggiare bene le scene d’azione. Alla fine del racconto tuttavia ho provato un senso di immobilità perché la storia non ha suscitato nessuna particolare emozione. Quindi buona prova, anche se un po’ freddina. Alla prossima!

12. Alessandro Duino - Territorio di caccia

Ciao Alessandro,
molte cose che vorrei dirti te le ha già dette Callagan.
Io te ne dico una che forse ti farà un po’ male ma serve a far crescere il tuo livello di scrittura: quello che hai scritto non è un racconto. Non lo è perché non inserisci nemmeno un personaggio, non c’è evoluzione, la storia non parte mai. C’è stasi.
La prossima volta, prima di scrivere, abbozza una piccola trama, datti dei punti fissi e cerca di raggiungerli attraverso la scrittura. Spero di leggere al più presto qualcos’altro di tuo, ciao!

Buon proseguimento a tutti, alla prossima!



 

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Messaggio#4 » giovedì 21 maggio 2015, 22:59

Ciao a tutti.

Ecco la mia classifica:

1. Ad ognuno il suo nemico di Marco Roncaccia
Dicono che la narrativa migliore deve essere disturbante e colpirti come un pugno allo stomaco e con me ci sei riuscito perfettamente. La scelta di usare uno stile distaccato, ma allo stesso tempo preciso, freddo e tagliente come il bisturi di un chirurgo è, secondo me, il punto di forza di questo racconto, che somiglia a un documentario che, saltando tutti i fronzoli, ti fa vedere e sentire il male così com’è. Bella anche la conclusione. Dal mio punto di vista racconto ottimo.
PS ti è scappata una d eufonica nel titolo :P

2. Apocalisse, di Serena Aronica
Non amo i racconti in cui il punto di vista umano è trasferito pari pari sugli animali e, anche se si capisce subito che abbiamo a che fare con insetti, fino alla fine, speravo che i piccoli esseri si svelassero altro (esseri artificiali, piccoli robot in cui erano stati trasferite menti umane, o il frutto di manipolazioni genetiche). Nonostante questo il racconto mi è piaciuto molto perché è coinvolgente, ben scritto (a parte quei piccoli refusi, perdonabili in MC, sulle ìì) ed emozionante.
Solo una cosa: tu dici che volevi esprimere il punto di vista di un amore omosessuale. In realtà questo a me non era passato (e non ci avevo fatto caso). Quello che invece mi risultava chiaro in maniera prepotente era semplicemente il punto di vista di due che si amano in mezzo a un mondo arido (e questo messaggio mi sembra molto più ampio e potente del precedente, anche perché lo contiene al suo interno).

3. Karki di Filippo Santaniello
Il tuo racconto è scritto dannatamente bene e si legge che è un piacere (avevo considerato anche io l’idea della lotta fra cani, ma non avrei saputo scriverla così bene). Detto questo, il pezzo presenta, dal mio punto di vista, un difetto: il finale. Se ci pensi bene, non succede nulla: un tipo trova un cane, lo porta a uno scontro clandestino, il cane vince e loro festeggiano, contenti, la scommessa. Manca un palpito, una parabola narrativa che porti i personaggi da X a Y: insomma è come se, arrivati alla fine, si rimanesse con una sensazione di “staticità” un “tutto qui?” nella testa. Questo non toglie nulla all’ultima scrittura, ma se riuscissi a limare questo “difetto” ne verrebbe fuori un racconto davvero eccezionale.

4. Black Rain – Adriano Muzzi
Racconto che riecheggia e cita volutamente Blade Runner (dalla pioggia, agli ombrelli fosforescenti alle lacrime perdute per sempre nella pioggia) senza però clonarlo. L’idea di fondo, però, è diversa da quella del film e mi è piaciuta.
Taglierei la parte iniziale sulle sensazioni temporali dilungate che creano un’aspettativa diversa e all’inizio confondono un po’ (dopo quelle mi aspettavo un racconto in cui il rapporto col tempo sia in qualche modo alterato e la pioggia, apparentemente infinita, sia dovuta solo a una contrazione della percezione di ore minuti e secondi…)
Per il resto, come ti dicevo, il racconto mi è piaciuto e il finale mi ha sorpreso.

5. Hasta siempre di Francesco Nucera
Un racconto attuale e malinconico dall’occhio di chi ha visto un’altra epoca e fatica riconoscersi in questa, di chi ha lottato per degli ideali e si ritrova in un mondo decadente e superficiale. Interpreta bene la dicotomia fra la politica di un tempo e quella di oggi. L’unica cosa che manca è un guizzo, qualcosa che faccia trepidare il lettore, ma lo scopo del racconto è raggiunto. Buona prova.

6. L’Arena, di Linda De Santi
Racconto lineare, scritto bene, simpatico nell’idea e nella realizzazione. C’è un guizzo quando sembra che gli storici stiano per ribellarsi al loro destino già scritto, ma tutto sommato non mi dispiace che questo non accada, visto che sarebbe stato un colpo di scena prevedibile e già visto anche in tanta letteratura classica di FS. Il tutto si riconduce perciò a un quadro di satira sociale. La battuta finale è simpatica. Non mi convince solo una cosa: il fatto che gli “storici” perdono sempre toglie verve al gioco. Il videogiochi di successo devono avere un giusto livello di difficoltà: se questo è troppo basso, non c’è gusto a giocarci.

7. Un’estate di borgata
Racconto piacevole che riesce a far passare l’anima di un luogo e il legame profondo dei personaggi con il posto in cui sono nati. La rabbia del protagonista nei confronti dei bulletti è diventata la mia e la soddisfazione per la sconfitta del capobanda mi ha contagiato. Lavorerei un po’ giusto sulla prima parte per accorciarla, senza eliminarla, creando più equilibrio fra ambientazione e azione.

8. Combattere per morire di Filippo Puddu
Un racconto buono e scritto bene, pulito e lineare. C'è però un aspetto che non mi soddisfa nella gestione della trama: il modo troppo repentino in cui Pietro si lascia convincere dal predicatore e decide di arruolarsi. Che un padre di famiglia qualunque si faccia persuadere così facilmente ad abbandonare tutto e gettarsi in una guerra (forse contro il nord che si è separato dall’Italia? Questo non è chiaro) mi convince poco. Forse sarebbe stato il caso di costruire meglio questo evento, mettendo un po’ da parte il battibecco familiare, all’inizio e sostituendolo con una discussione fra i due, a proposito di questa guerra imminente.


9. Trappola per topi, di Manuel Piredda
Un racconto interessante il tuo, ma minato dallo scarso spazio che ti ha portato a inserire una lunga introduzione per definirne i contorni storici. Il racconto ne risulta appesantito e non tutto ciò che metti nella prima parte è davvero essenziale: la polemica contro la guerra e lo zio Sam, la descrizione dell’accampamento ecc., sono tutti dettagli di cui il lettore potrebbe fare a meno. A mio parere, avresti dovuto iniziare dalla scena del tunnel e inserire qualche piccola informazione immersa nel testo (al massimo con una riga di introduzione per far capire che chi parla è un soldato che caccia nei tunnel e che siamo in Vietnam). La seconda parte è molto più interessante e con un bel finale.

10. Il mio nome è legione, di David Galligani
Un racconto interessante che è penalizzato dalla brevità, su un soggetto che richiederebbe molto più tempo per essere sviscerato. Il numero limitato di caratteri non ti ha permesso di esplicitare informazioni importanti per la comprensione della storia: chi sono gli anonimi e perché è in corso questa strana guerra? Perché a coordinarla c’è un’amministratrice, invece di un generale? E, soprattutto, il finale rimane oscuro. Chi ha preso il controllo dei corpi? Che sta succedendo? A questo si aggiunge una gestione del punto di vista che salta fra troppi personaggi, per cui non ci si riesce ad appassionare alle vicende del protagonista che rimane “anonimo” anche lui. Nonostante questo vedo grandi potenzialità nel racconto e dovresti lavorarci, senza l’ansia dell’orario che scorre e del limite dei caratteri.

11. La lunga attesa, di Alexandra Fischer
Il racconto inizia in modo interessante, ma poi si perde un po’ per strada. L’ho riletto diverse volte, ma non sono riuscito a capire bene cosa fosse successo. Capisco che c’è stato un problema di spazio e immagino che ti sia trovata costretta, alla fine, a condensare la chiave di lettura nel racconto nella frase sibillina del protagonista sulla peste della follia. Qui e là, alcuni passaggi sono da rivedere. Per esempio, quando scrivi “No, l’individuo con il camicione bianco…” a cosa si riferisce il “No” iniziale? Oppure quando dici che “velo scarlatto che gli offusca la vista da quando si è risvegliato” c’è un brusco passaggio di punto di vista che mi ha spiazzato (sto seguendo la storia dagli occhi di Mordecai e lui come fa a sapere che il nemico ha un velo scarlatto davanti agli occhi?). Anche esplicitare il nome del Nemico, usando poi un cognome famoso come quello di Zuckenberg è disorientante: se il nome è messo così in evidenza, mi è venuto da pensare che dovesse avere un senso… la peste della follia poteva essere connessa a Facebook?
Una nota finale sul ritmo delle frasi che dovrebbe essere reso un po’ più vario. Ci sono troppe frasi soggetto verbo complemento una dopo l’altra e rendono la lettura monotona.
Spero la mia “recensione” non ti sembri negativa. In realtà sono convinto che mettendo mano al racconto in modo da limarne i difetti, puoi far uscire dal bozzolo una “farfalla” molto gradevole.

12. TERRITORIO DI CACCIA di Alessandro Duino
L’idea dell’inversione fra punto di vista “alieno” (qualunque cosa siano i cacciatori) e umani mi ha ricordato un celebre racconto di Fredric Brown (La sentinella). Ti consiglio di andartelo a leggere, per capire cosa non funziona nel tuo. Anche lì non ci sono dialoghi, il testo è breve e c’è il colpo di scena finale, ma in quello il punto di vista non è quello onnisciente di chi guarda dall’alto una situazione in cui non è coinvolto, ma quello di un individuo parte della storia, assieme al quale patiamo il freddo, sentiamo nostalgia di casa, odiamo il mondo alieno in cui ci troviamo insieme a lui e proviamo il ribrezzo per la creatura orrida che gli si sta avvicinando. Qui, invece, tutto è visto dall’alto, come da un uccello di passaggio, indifferente a tutto ciò che accade e così il racconto lascia freddo il lettore e fallisce nel suo scopo.

alexandra.fischer
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Messaggio#5 » venerdì 22 maggio 2015, 19:16

Salve a tutti, ecco miei commenti:
BLACK RAIN di Adriano Muzzi Ben trovato. Il racconto deve indubbiamente molto alla SF (qui c’è anche un monito del mondo come potrebbe diventare in seguito al collasso dell’ambiente: acqua piovana che fa ammalare e cibo sintetico) e anche alle atmosfere del Corvo (vedi la pioggia incessante, mi fa immaginare una città buia). Bellissima l’immagine dita-gomma liquida. Inquietano i droni guardia e i poliziotti. La vicenda del ragazzo Tom, affamato e costretto a tentare un furto nella villa della ricca signora vestita di bianco è toccante. Alla fine, in un mondo sfatto dalla pioggia incessante come quello, anche la vita umana è diventata un esubero, da vasche di riciclo. Trovo anche ben resa la descrizione dell’attraversamento del tunnel da parte di Tom.
TRAPPOLA PER TOPI di Manuel Piredda Ciao. Fin dall’inizio, il tuo racconto è chiarissimo. Mostra la guerra del Vietnam dal punto di vista di un combattente esperto di azioni a sorpresa. A un certo punto dell’azione, sbuca da un tunnel (interessante l’immagine tunnel- grembo, quasi nascesse una seconda volta quando si prepara ad agire). L’incontro con il ragazzino è una sorpresa interessante: sulle prime sembra l’ennesima vittima di guerra, ma poi si rivela molto più pericoloso di quanto non sembri in realtà. Bel racconto, complimenti. Una vera storia di guerra.
APOCALISSE di Serena Aronica Ciao, l’immagine iniziale della luce cremisi paragonata al passo di una regina è molto insolita e barocca, come pure quella dell’esplosione della cucina (“violentata” dall’aria rovente, mentre tutto si disintegra come un cracker). Mi piace anche la narrazione in prima persona, compiuta da uno scarafaggio pieno di vita e sentimenti e disposto a combattere per difendere l’amore per il suo simile.
Attenzione a: eravamo l’uno la forza dell’altro, l’uno la copia esatta dell’altro, c’è troppa vicinanza uno…l’altro.
COMBATTERE PER MORIRE di Filippo Puddu Ben ritrovato, mi piace molto la tua capacità di creare atmosfere quotidiane con pochi tratti. Mi piacciono i coniugi che descrivi e il loro bambino. Ho fremuto di angoscia quando ho visto Pietro avvicinarsi al banco dell’arruolatore. E anche per come hai reso lo strazio di Monica, costretta a vendere mele verdi di qualità scadente per sopravvivere proprio nello stesso parco nel quale è stata felice con il marito morto in guerra.
Attenzione alla vicinanza fra: non lo farai più … Ma come faccio? E alla vicinanza eccessiva fra: Attento al bambino…il bambino, dal canto suo dormiva… ci sarebbe anche “sai che non funzionano”, No che non lo so. Stai sempre a dire che questo non funziona (ecco, la moglie riprende le parole del marito. Come resa del parlato, è ottima, ma in letteratura, andrebbe cambiato il dialogo fra i due, per distinguerli meglio come personaggi, magari con un sinonimo, un intercalare tipico per lui, tanto per distinguere meglio chi sta parlando). Attento anche a: Stai sempre a dire che questo non funziona che è solo pubblicità, è troppo attaccata. Meglio: Stai sempre a dire che questo non funziona, che è solo pubblicità.
La folla non si dissipa, si dilegua.
Refuso per deve combatte per deve combattere.

HASTA SIEMPRE di Francesco Nucera Piacere di rileggerti. La tua storia è molto malinconica, narrata dal punto di vista di Orlando, un uomo che vede il mondo cambiare, mentre la sua vita si sta avvicinando alla conclusione. Hai reso il personaggio con maestria, dosando molto bene i dettagli. Che sia comunista lo si capisce dal soprannome “Che”, dalla maglietta rossa e dall’amico Giulio, soprannominato a sua volta “Fidel”. È un uomo semplice, amante del Lambrusco e legato al passato ( nel circolo, rivede il flipper, la colla usata per incollare i manifesti). Altri tocchi da maestro sono: l’immagine del ginocchio che cede a Orlando mentre scende le case, le parole “Hasta Siempre” soffocate dal mixer. Orlando è comunque un uomo determinato a combattere l’ignoranza: al circolo parla ai giovani dei principi partigiani del padre. C’è un barlume di speranza quando Orlando si accascia e muore. Rivedrà Fidel e berranno Lambrusco parlando di Marx.

SOLO UN VECCHIO di Angelo Frascella Ciao, hai scritto un racconto molto interessante. Cinematografico, direi. Lo penso per via del paragone con Hulk Hogan fatto dall’entraîneuse all’indirizzo di Terry Bollea, a sua volta ex-lottatore di catch. Io lo trovo un espediente interessante, in questo caso, perché non ti sei limitato a dire che somiglia a Hogan, ma ne tratteggi la vita subito dopo: il ricordo di Hogan, nell’immaginario collettivo, è di un campione vincente, Bollea è invece un campione malmenato (la moglie lo ha lasciato per un diciannovenne, il figlio è in carcere e la sua carriera è finita, il suo avversario più duro, André de Giant è addirittura morto). Bollea ha serie intenzioni suicide (rum e Xanax) e riprende vita solo con l’equivoco dell’armadio -libreria scambiato per l’avversario di un tempo (e torna il paragone con Hogan, morto a fine carriera). Lo salva la telefonata di Laila (la collega di lavoro televisivo, quest’ultimo divenuto il nuovo ring di Bollea).

KARKI di Filippo Santaniello Ottimo racconto, perché possiede uno stile ruvido che fa presa nel lettore. Il ricorso alla narrazione in prima persona rende facile la lettura. L’immedesimazione voce-narrante non c’entra. A me ha dato l’impressione di stare ascoltando il protagonista vedendolo di persona. Le descrizioni sono asciutte ed efficaci (Karki è un incrocio fra un fox-terrier e una nutria e sbava come il cantante dei Dismember). Descrive il mondo dei combattimenti illegali fra cani (anche l’avversario molosso è una macchina di morte) e, se non altro, a Karki è andata bene (e anche al padrone e all’amico Giulio). Belle le immagini: combattimento tipo gara del toro meccanico e il paragone Karki-chupacabra.

UN’ESTATE DI BORGATA di Alberto della Rossa Mi piace il tuo protagonista, un pugile legato al ricordo del nonno, il quale, oltre ad averlo avviato alla carriera sul ring, gli ha anche trasmesso una grande lezione: quella di non cedere mai all’indifferenza. Lo si vede nella sua determinazione a salvare un cane sconosciuto dalle sevizie di borgatari come lui. Rendi molto bene anche il mondo delle borgate. Il vero male è l’assenza di solidarietà in un ambiente segnato.
Attento alla vicinanza: compari-compare
Refuso: sé stesso per se stesso.

IL MIO NOME E’ LEGIONE di David Galligani Trovo la tua storia molto interessante: il lettore rimane incuriosito da questa Amministratrice e questo Generale che hanno organizzato una mini guerra fra ventisette soldati che si uccidono e vengono resuscitati subito dopo. Le immagini dei combattimenti sono molto ben rese e anche l’atmosfera fantascientifica. La trovata finale dell’ometto con il jack neurale e le stampelle incuriosisce. Perché il suo nome è Legione? Il Combattimento parte tutto da lui oppure la sua comparsa è un sovvertimento dell’ordine precedente? Forse sì, a leggere la frase finale del racconto. Solo che qualche spiegazione in più non avrebbe guastato.
Attento a: C…o Sette; manca una virgola: C….o, Sette.
Ormai la morte è parte della loro quotidianità Signora Amministratrice. Direi: Ormai la morte è parte della loro quotidianità, Signora Amministratrice.

TERRITORIO DI CACCIA di Alessandro Duino Il pregio del tuo racconto è la sorpresa finale. Spiazza il fatto che siano gli animali a dare la caccia agli esseri umani dopo aver addirittura litigato fra loro (anche fra loro ci sono i manifestanti che vorrebbero abolirla. E questa è una satira molto caustica). C’è parecchio buono, nell’uso delle trovate, ma anche da limare, per quel che riguarda il resto. Devi fare attenzione a: barbaria, refuso per barbarie. I cacciatori guardavano quella folla variopinta, con profondo disgusto (via la virgola).
Quando le rosse striature del sole notturno, avrebbero colorato il cielo (via la virgola). Attento: subito dopo questa descrizione ripeti sole: può confondere il lettore, io direi astro diurno.
Refuso un eresia per un’eresia.

A OGNUNO IL SUO NEMICO di Marco Roncaccia. Il punto di forza della tua storia è nell’attualità. Difatti, il punto di vista dell’io narrante è quello di una donna che proviene da un paese dell’Africa musulmana (lo fai capire parlando dell’infibulazione, ma anche della pratica ju-ju di magia “simpatica”; i tagli inferti alla ragazza, infatti, dovrebbero colpirne anche il fratello e La madre). Acuta la battuta finale di lei all’indirizzo della guardia: il nemico di quest’ultimo è l’uomo che compare in televisione con magliette colorate sempre diverse (una metafora della politica? Io l’ho vista così). Lei ne ha sconfitti addirittura cinque.

L’ARENA di Linda De Santi Mi piace molto l’idea del tuo gioco basato sui Grandi della Storia. La protagonista (io la vedo così, ma se mi sbaglio, correggimi) e il suo amico combattono contro avversari di tutto rispetto: Nerone e Custer (ricorda molto certe ricostruzioni delle Grandi Battaglie Storiche degli eserciti in miniatura e di Focus, con i personaggi storici a confronto e certe rievocazioni internettiane di combattimenti: ne ricordo una, Annibale contro Gengis Khan, e la tua storia mi ha riportato a quelle atmosfere). Originale L’uso delle Sfere che si librano durante i combattimenti ed efficace la scena del combattimento fra la protagonista e l’ologramma di Custer. Una curiosità perché mettere Hemingway in mezzo ad Alessandro Magno, Erode, Stalin e a Lucrezia Borgia?

Segue classifica:

1KARKI di Filippo Santaniello
2 HASTA SIEMPRE di Francesco Nucera
3 A OGNUNO IL SUO NEMICO di Marco Roncaccia
4 SOLO UN VECCHIO di Angelo Frascella
5 UN’ESTATE DI BORGATA di Alberto della Rossa
6 BLACK RAIN di Adriano Muzzi
7 APOCALISSE di Serena Aronica
8 TRAPPOLA PER TOPI di Manuel Piredda
9 L’ARENA di Linda De Santi
10 COMBATTERE PER MORIRE di Filippo Puddu
11 IL MIO NOME E’ LEGIONE di David Galligani
12 TERRITORIO DI CACCIA di Alessandro Duino

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Linda De Santi
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Messaggio#6 » martedì 26 maggio 2015, 18:44

Ciao e complimenti a tutti per i racconti. Ecco la mia classifica:

1. Solo un vecchio di Angelo Frascella

Ciao Angelo! Che dire, se anche il tuo racconto non si componesse di elementi e personaggi che adoravo da piccola, basterebbe l’atmosfera che riesci a evocare con la tua scrittura a farmi apprezzare questo racconto.
Molto bello il tema dell’ex combattente ormai sceso dal ring che però non riesce a smettere di combattere. Anche se le dinamiche sono diverse, mi ha ricordato “The Wrestler” di Aronofsky, ci ho rivisto la stessa atmosfera.
Il finale mi ha commosso.
Davvero bello Angelo, complimenti!

2. Un'estate di borgata di Alberto Della Rossa

Ciao Alberto! Il tuo racconto mi ha emozionato, mi sono sempre piaciute le storie in cui i “duri” si schierano dalla parte dei deboli, e in questo caso emerge anche un bello spaccato della vita nelle borgate di Roma.
Il protagonista si ribella non perché è mosso dalla voglia di fare a botte, ma perché s’indigna, s’indigna nei confronti dell’ingiustizia del mondo: secondo me è molto bello questo elemento narrativo.
Avrei tanto voluto che il tuo racconto durasse di più, è un vero peccato che il limite dei caratteri ti abbia obbligato a una chiusura che sembra un po’ frettolosa. Secondo me sono da riequilibrare la prima e la seconda parte: cercherei di rendere la prima parte leggermente più breve in modo da dare il giusto spazio alla seconda parte e al finale.
In ogni caso ti faccio i miei complimenti!

3. Hasta siempre di Francesco Nucera

Ciao Francesco! Bel racconto, nostalgico e malinconico, raccontato con uno stile semplice e scorrevole.
Mi è piaciuto il fatto che l’identità del protagonista, prima ancora che si dica che “sta diventando troppo vecchio”, emerga attraverso le cose esterne: la maglietta rossa piena di macchie, il videopoker dove prima c’era un flipper, la porta che si apre da sola. Da questo punto di vista, un magnifico esempio di show, don’t tell.
Sei stato anche molto bravo a non cadere nel facile errore che in molti commettono quando raccontano il mondo visto da qualcuno che appartiene a un altro tempo: quello di includere una condanna esplicita ai giovani (che non hanno valori, che non combinano niente. che non hanno più le quattro stagioni, blabla :)). Il lettore è lasciato libero di trarre le conclusioni che vuole, e questa cosa l’ho apprezzata molto.
Un ottimo lavoro, bravo!

4. Karki di Filippo Santaniello

Ciao Filippo! Come è già emerso negli altri commenti, anch’io trovo che il tuo racconto sia davvero ben scritto, ottimamente controllato e capace di coinvolgere da subito il lettore. Le parti sono ben bilanciate e lasciano il giusto spazio all’azione, alle descrizioni e ai pensieri del protagonista: impresa non facile.
Forse anch’io ho sentito in parte l’assenza di una “scintilla” sul finale, qualcosa che rovesciasse la buona sorte dei due personaggi. Ad esempio la fuga di Karki, che dopo essere stato d’aiuto al protagonista e al suo socio torna libero: anche questo sarebbe stato un lieto fine, in fondo.
In ogni caso è un ottimo lavoro, complimenti.

5. A ognuno il suo nemico di Marco Roncaccia

Ciao Marco (compagno di malus in questo gruppo e in questa edizione di Minuti Contati! :)), complimenti per il tuo racconto, l’ho trovato davvero ben scritto e capace di coinvolgere immediatamente il lettore. Confesso che dopo le prime righe ho dovuto fare violenza a me stessa per proseguire la lettura, perché la narrazione arriva dritta come un pugno e ti trasporta  in una realtà cruda, scomoda, spietata: il che riconferma la grandissima capacità di coinvolgimento del tuo racconto.
Bella la scelta di raccontare la storia attraverso passaggi fondamentali identificati ciascuno con un nemico diverso; molto bella anche la conclusione, diretta e secca. Complimenti!

6. Black Rain di Adriano Muzzi

Ciao Adriano! Mi è piaciuta molto l’ambientazione del racconto, un mondo umido e arrugginito in cui la pioggia cade incessante e i droni mantengono il controllo (conosci la mia passione per i droni, no? ;D).
Secondo me è da sfoltire un po’ la prima parte, magari dicendo meno cose (ad esempio toglierei una frase come “Tom doveva, come ogni giorno, combattere per la propria sopravvivenza” e farei ermergere questa cosa in maniera implicita), ma per il resto mi sembra che il racconto sia molto valido.
Anch’io credo che la scena finale guadagnerebbe se il protagonista, anziché cadere morto, fosse solo paralizzato e assistesse inerme alla scena in cui il maggiordomo e la donna decidono la sua morte. In questo caso la cattiveria ci sta bene! 😉
Alla prossima!

7. Trappola per topi di Manuel Piredda

Ciao Manuel! Mi è piaciuta la scena della trappola, seguendo il protagonista attraverso i tunnel stretti e scivolosi ho provato davvero un senso di soffocamento e l’azione del ragazzino mi ha sorpreso: credevo quasi che fosse lì come espediente narrativo per far avere al protagonista un ripensamento sulla guerra, e invece…
Mi ha stranito il passaggio che c’è a metà racconto, da una panoramica generale si passa a una situazione che è già sul filo della tensione. Secondo me potresti fare iniziare il racconto proprio durante una delle escursioni nei tunnel del protagonista, in modo da calare subito il lettore nell’azione.
In ogni caso, un buon racconto. A presto!

 8. Combattere per morire di Filippo Puddu

Ciao Filippo!

Sul senso di spaesamento che suscita l’ambientazione della storia si è già dibattuto molto, per cui non mi ci soffermo.
Il tuo racconto sarebbe riuscito meglio se la parte iniziale fosse stata un po’ più breve. Ci sono due personaggi che battibeccano sul fatto che lui russa per quasi un terzo del racconto (mica poco!), poi di colpo lui decide di arruolarsi e il momento dopo Monica è una vedova.
Secondo me potresti provare a ridurre la parte iniziale per dare più informazioni sulla guerra e per motivare l’improvvisa decisione di Pietro (fosse anche solo un “mia moglie mi ha rotto le scatole, piuttosto che continuare così mi arruolo!” :)). Così com’è sembra quasi che l’oratore gli abbia fatto un qualche sortilegio che l’abbia convinto ad arruolarsi subito, e questo fa perdere di senso al finale.
Per il resto, stile scorrevole e piacevole.
Alla prossima!

9. il mio nome è legione di David Galligani

Ciao David, ho trovato il tuo racconto godibile e ben scritto, i dialoghi e i ritmi serrati invogliano la lettura e tengono incollati fino alla fine.
Solo due cose non mi hanno convinto: i passaggi da un punto di vista all’altro (nella prima parte siamo in battaglia con i combattenti, in quella centrale la prospettiva è quella dell’Amministratrice e nell’ultima c’è un narratore onniscente), che confondono un po’ le idee, e il finale, che non chiarisce completamente ciò che sta accadendo. Si tratta comunque, a mio avviso, di “difetti” assolutamente superabili con pochi interventi sul racconto.
Mi piace il fatto che a condurre la guerra ci sia una donna: chiunque, messo nella condizione adatta, può diventare carnefice.
A presto!

10. La lunga attesa di Alexandra Fischer

Ciao Alexandra, più o meno gli altri gladiatori hanno espresso le osservazioni che volevo farti anch’io: la storia “corre” troppo e si perde qualche passaggio per strada, ma, come ti sei già resa conto da sola,  si tratta di un problema risolvibile lavorando sulla narrazione.
L’inventiva non ti manca, secondo me devi solo armonizzare un po’ le frasi e cercare di usare meno il punto e capo! 😉
Alla prossima!

11. Apocalisse di Serena Aronica

Ciao Serena! Sono d’accordo sul fatto che quando si assume il punto di vista di un animale bisogna almeno fare uno sforzo per non rendere troppo evidente che i pensieri sono quelli di un essere umano, ma alla fine, come hai detto anche tu, il tuo intento era di raccontare altro.
La seconda parte del racconto mi ha lasciato perplessa, non riesco a capire cos’è che provoca l’Apocalisse che sconvolge i personaggi. Potrebbe andare a fuoco la cucina come potrebbero aver lanciato una bomba atomica sulla casa o potrebbe essere arrivata la disinfestazione con i lanciafiamme. A tratti la narrazione si fa un po’ confusa, sembra che gli scarafaggi siano gli unici a non andare a fuoco, ma poi al protagonista sembra di sentire delle urla di dolore. Secondo me è da chiarire meglio ciò che sta accandendo; visto che da subito il lettore si cala in un punto di vista “umanizzato”, potresti sfruttare quest’elemento per fornire qualche dettaglio chiarificatore.
Spero di esserti stata utile! Alla prossima

12. Territorio di caccia di Alessandro Duino

Ciao Alessandro! L’idea di fondo del tuo racconto non mi dispiace, sono riuscita a immaginarmi la radura al tramonto e le creature (aliene?) che stanno per iniziare la caccia.
Purtroppo la brevità e la mancanza di un punto di vista non permettono di apprezzarlo al meglio; la situazione viene presentata in maniera didascalica, dall’alto, e non riesce a coinvolgere veramente il lettore. Credo che la vicenda avrebbe reso meglio se fosse stata raccontata in prima persona, da un cacciatore o magari proprio da uno di quegli umani nascosti nel bosco. Potresti provare a riscriverlo inserendo almeno un personaggio con cui il lettore si possa immedesimare, secondo me aiuterebbe a sviluppare al meglio la suggestività della scena.
A rileggerci

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ceranu
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Messaggio#7 » mercoledì 27 maggio 2015, 1:00

I miei commenti in ordine sparso.

Solo un vecchio, di Angelo Frascella

Ciao Angelo, ben trovato.
Caspita, la “vera” storia di Hulk Hogan. Da ragazzino l'adoravo e leggere un racconto su di lui mi ha riportato a quei giorni di fine anni '80. Grazie :)
Scrivere una biografia non autorizzata è un bel rischio. Prima di tutto perché puoi contrariare i suoi tifosi e poi perché potresti non essere attendibile. Una cosa non mi torna. Hogan è praticamente rimasto sempre in attività. Magari per qualche anno non ha combattuto, ma non gli mancava di certo le comparse sul ring. Nel periodo in cui è stato mollato dalla moglie ha combattuto alcuni incontri. Non lo so, il racconto è ben costruito e molto evocativo, ma la scelta di usare un personaggio reale mi destabilizza.
Nel complesso è una buona prova.

Un'estate di borgata, di Albeto Della Rossa

Ciao Alberto :)
Rispetto al solito nel racconto di questa volta ci sono delle sbavature. Come hai evidenziato tu, verso la fine, ci sono alcune ripetizioni. Concordo con Santaniello, il tono del racconto non si sposa alla perfezione con il protagonista, dovevi osare di più per renderlo credibile. La trama stessa è un po' sbilanciata. L'introduzione è troppo lunga, c'è un racconto che occupa tre quarti dello spazio e culmina in una breve azione che resta un po' anonima. Probabilmente sarebbe stato tutto più efficace se avessimo “vissuto” dei momenti di frustrazione del ragazzo, che trovava la sua riscossa in quella battaglia.
Ciao e alla prossima.


Black Rain, di Adry666

Ciao Adriano, piacere di incontrarti.
Partiamo dalle note positive. Bella l'ambientazione, Evocativa. Personalmente mi ha ricordato molto “Il Corvo” e la cosa mi è piaciuta molto. La pioggia incessante, tutto il mondo bagnato.
Veniamo alla narrazione. Trovo troppo raccontata la prima parte, ci dai molte informazioni sfiorando, e secondo me inciampando, nell'infodump. Se ad alcune descrizioni avessi associato un dialogo con un amico forse avresti avuto lo stesso risultato, con la possibilità di farci affezionare al protagonista.

Ci sono alcune imperfezioni, ma nulla di sconvolgente. Alcune ti sono già state fatte notare.



Non avevano la possibilità di acquistare acqua da bere



Toglierei il “da bere”

Nella trama ci sono due punti che non mi convincono:
Il drone che non lo vede solo perché bagnato e pieno di fango mi sembra come un cane da guardia cieco e muto. Siamo in un mondo in cui piove da sempre e i poveri non hanno acqua per lavarsi via lo sporco, insomma, forse era meglio non mettercelo e basta.

La scelta della villa mi sembra affrettata e senza un vero motivo. O lo fai arrivare lì con i morsi della fame, o gliela fai scegliere comunque abitata dopo una ricerca sfiancante. Insomma, non capisco perché scegliere la prima che incrocia.

Nonostante qualche imperfezione mi sembra un racconto valido. :)
Ciao e alla prossima.


Trappola per topi, di invernomuto.

Ciao Manuel, ben trovato.
Concordo con la critica mossa dagli altri. La prima parte sembra troppo staccata dalla seconda, ti dirò la verità, a un certo punto pensavo di leggere un racconto dal punto di vista di un Vietcong.
Comunque mi è piaciuta molto la scelta di ambientare la storia in vietnam.
Della seconda parte ho poco da dire. Probabilmente avrei reso più cattivo il pensiero del protagonista, obbligato ad essere lì da “quei luridi musi gialli”.
Mi è piaciuto molto l'ingresso nel tunnel, mi sentivo oppresso e limitato nei movimenti come il protagonista. Bella anche la chiusura.
Cambiando l'introduzione sarebbe un ottimo racconto.
Ciao e alla prossima


Apocalisse, di Serena Aronica

Ciao Serena, ben rivista.
Non concordo con gli altri, umanizzare gli animali e dargli un pensiero complesso non mi sembra un peccato così grave. Apprezzo il fatto che da subito si capisca che il protagonista sia un insetto. Anch'io non avevo afferrato la questione “omosessualità” e secondo me questo può risultare più un problema che un valore aggiunto. Non credo si possano appioppare i nostri difetti agli animali, quello no.
La lettura scorre bene e viene fuori un buon racconto.
Ciao, a rileggerci


Combattere per morire, di Callagan

Ciao Filippo, quanto tempo :)
Tecnicamente non ho nulla da dirti, sei bravo e si vede. Ho invece dei dubbi sull'ambientazione. Partiamo dalla toponomastica: Piazza della Democrazia e Parco dell'Avvenire mi fanno pensare a una dittatura Cristiana, ma non ce ne sono tracce nel racconto, quindi rimane solo una mia idea. Poi c'è l'uomo con il banchetto che raccoglie adesioni, quindi non siamo in dittatura, ma vicini (non so quanto) a una guerra. Ma contro di chi? C'è stata una secessione, un'invasione straniera?
Alla fine ci ritroviamo nel dopoguerra con la vita di Monica totalmente cambiata che porta rancore al marito morto per la causa.
Dai commenti degli altri credo sia solo un mio problema, ma mi mancano troppe informazioni. Probabilmente le hai omesse apposta, ma io ne sento la mancanza.
Ciao e spero di rivederti presto.

Il mio nome è Legione, di DavidG

Ciao David, che bello vederti su Minuti Contati :)
La prosa è scorrevole e mai banale. Rispetto ad Angelo, ho apprezzato anche i cambi di punti di vista, perché per ogni personaggio su cui posi l'obbiettivo modifichi anche la narrazione. Quindi non ci sono problemi di interpretazione. Invece ci sono problemi di trama, molti punti rimangono oscuri. Non so se sia un problema di spazio, ma non credo. Piuttosto penso che ti sia affezionato troppo ad alcuni personaggi e che non li abbia voluti tagliare.
Peccato, perché l'inizio è decisamente interessante. Mi piace molto la prima scena e anche l'intenzione del racconto.
Ciao e spero di rivederti ancora da queste parti.

Territorio di caccia, di Alessandro Duino

Ciao Alessandro.
Come detto da altri il racconto è un po' striminzito. Diciamo che sembra più l'inizio di qualcosa che magari potevi raccontare. Lo spunto è anche buono, personalmente l'ho interpretata come un'invasione aliena, ma c'è troppo poco materiale per dire se ho ragione.
Oltre ai refusi che ti hanno segnalato, fai attenzione agli spazi dopo la punteggiatura. Ricordati che la punteggiatura va sempre vicino alla parola precedente.



variopinta ,con



variopinta, con

È una fesseria, ma anche da queste piccole cose ci si rende conto di quanto sia curato il testo. L'aspetto grafico spesso può cambiare l'opinione su un racconto.
Partecipare ai contest è un modo per migliorare la propria scrittura, leggi tutte le critiche e fanne tesoro.


Ad ognuno il suo nemico, di Marco Roncaccia

Ciao Marco. Prima di tutto complimenti per il tuo “Roma Caput Zombie”, come ti ho già detto l'ho divorato. :D
Veniamo al racconto di questo mese. La d eufonica nel titolo mi ha riportato alla mente l'Edibile nel titolo di qualche mese fa. Ho pensato “guarda cosa ci combina 'stavolta? Mette una d eufonica per fregarci. Chissà perché?” invece è solo un errore, peccato.
Il racconto scorre bene, è una cronaca agghiacciante che, con freddezza, mi ha portato a conoscere una vita passata a combattere. Sarei ipocrita dicendoti che non mi ha emozionato, avevo il magone pensando a quello che le stava accadendo. Personalmente credo che tu abbia centrato l'obbiettivo che ti eri prefissato. La frase finale è un messaggio molto forte.
In sostanza, il racconto mi è piaciuto.
Ciao e a presto.

L'Arena di Linda De Santi

Ciao Linda :)
Come sottolineato da altri la storia è troppo lineare. Non pretendo il colpo di scena, ma succede veramente poco. Mi piace molto il messaggio che lanci, ma è troppo leggero, buttato un po' lì. Io avrei aggiunto qualche nota sul mondo in cui ci troviamo, avrei cercato di dare al lettore un minimo di ambientazione fuori dall'Arena. Perché immagino che ci troviamo nel futuro, ma non ci sono indicazioni su che tipo di futuro sia.
Insomma, un buono spunto da cui partire.
Ciao. Alla prossima

La lunga attesa, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, ben trovata.
Le frasi iniziali sono effettivamente troppo brevi e il ritmo ne risente parecchio. Ormai ho capito che hai una fantasia illimitata. So che ogni volta mi porterai in un mondo sconosciuto, ma come stesso accade non mi dai il tempo di ambientarmi. Non credo sia una questione di spazio, ma di idee che ti vengono e dai per scontato che il lettore possa percepire. Nei tuoi racconti sei sempre molto coraggiosa, non ti limiti a descrivere eventi o situazioni che chiunque può conoscere. Però questo coraggio dev'essere accompagnato da una cura dei particolari. Mentre leggi chiediti se tutti potranno capire. So che non è facile, spesso diamo per scontati certi passaggi che per noi sono chiari, ma che per gli altri restano nebulosi.
Ciao e a presto :)

Karki, di Filippo Santaniello

Ciao Filippo, arrivo subito al punto: voglio Karki. Non so perché ma quel cane mi ha ricordato quello di “Cattivissimo me”. So che non centra nulla, ma ha lo stesso carattere affabile :)
Ho poco da dire, il racconto è scritto benissimo, ma non è una novità, quando scrivi in prima persona trascini il lettore, lo prendi a pugni e lui è contento, ride inebetito e va avanti. Apprezzo anche la non ricerca del colpo di scena. A volte mi piace lasciare il lettore con un vago senso di smarrimento :D
Non posso che farti i complimenti. Bravo ;)


La mia classifica.

1. Karki, di Filippo Santaniello
2. Ad ognuno il suo nemico, di Marco Roncaccia
3. Black Rain, di Adry666
4. Trappola per topi, di invernomuto.
5. Combattere per morire, di Callagan
6. Solo un vecchio, di Angelo Frascella
7. Il mio nome è Legione, di DavidG
8. Apocalisse, di Serena Aronica
9. Un'estate di borgata, di Albeto Della Rossa
10. L'Arena di Linda De Santi
11. La lunga attesa, di Alexandra Fischer
12. Territorio di caccia, di Alessandro Duino


Serena
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Messaggio#8 » mercoledì 27 maggio 2015, 13:17

Salve bella gente!!! Questa è la mia classifica, molto sofferta stavolta dato che alcune storie erano pari merito! Alcuni di voi sono riusciti davvero a sorprendermi , bravi!!!

1 – Angelo Frascella con “Solo un vecchio”

Ciao Angelo! Da ragazzina adoravo il wrestling e i colorati pesonaggi che lo rendevano tanto entusiasmante. Il mio preferito però era “Il Becchino” (The Undertaker)!!! La storia ha un ritmo davvero perfetto e quasi a volte, sembra virare verso una sottile ironia. La tua storia del decadimento di un idolo del ring come Hulk Hogan, mi ha fatto venire in mente il bellissimo film con Mickey Rourke – The Wrestler. Immaginavo che non si sarebbe tolto la vita… e sono stata felice che sia andata proprio così! Un bella storia veramente! Ma tu sei una garanzia Angelo!

 

A presto!
2 – Filippo Santaniello con “Karki”
Ciao Filippo! La tua storia è un cazzotto in bocca. Dritto e asciutto. In fin dei conti, una storia per essere tale, non deve necessariamente piazzare colponi di scena ovunque! Hai mantenuto una linea dall’inizio alla fine, e sinceramente il finale io l’ho trovato perfetto. Vittoria, soldi e scopata liberatoria! E’ forse così improbabile?! Pur amando i cani e odiando a morte le lotte clandestine, riesci a descrivere Karki in modo tale da sembrare una creatura cieca al sentimento. Una mascella piena di denti per sbranare. Bravo Filippo!

 

A presto!
3 – Francesco Nucera con “Hasta siempre”
Ciao Francesco! Ho trovato la tua storia davvero molto bella. Ho da subito amato Orlando, così attaccato alla sua vogllia di tramandare un idea, un pensiero. Malinconico e aspro, il tuo racconto ha il potere di fare avvertire la morte di un’epoca. Probabilmente io bado più alla sostanza che alla forma, forse sbaglio ma, quando una storia è bella, lo è sia se raccontata in prima che in terza persona! Lo ammetto, sono una che sbaglia gli accenti e talvolta si perde un verbo ma… una storia che emoziona varrà di più!? Per quanto mi riguarda… io mi sono emozionata! Grazie.

 

A presto!
4 – Manuel Piredda con “Trappola per topi”
Ciao Manuel! Amo le descrizioni minuziose e il tuo racconto è pane per i miei denti! La lettura è scivolata rapida fino alla fine. Catapultata tra le luride gallerie umide e viscide, ho seguito il protagonisa e il suo cuore. La fine poi… l’ho trovata davvero di grande effetto, con una frase finale che mi ha fatta gongolare! Per me una buona storia, che nonostante il limite di battute, riesce a creare un’atmosfera densa e ansiosa. Bravo!

P.S. io ho lo stesso problema… ma con i punti!

A presto!

5 – Adriano Muzzi con “Black rain”

Ciao Adriano! Adoro la pioggia… quindi la tua storia da subito mi ha catapultata in un mondo plumbeo ed umido a me tanto congeniale. Anche io tendo spesso a perdermi in pensieri vaporosi, e spesso in testi così brevi possono rallentare il ritmo narrativo. Mi piace il tuo modo quasi liquido di descrivere le immagini e la tua bravura nel creare un filo da seguire. Sono anche io del parere che questa storia abbia bisogno di molto più spazio per raccontarsi… forse con un Tom che rimane solo tramortito… comunque bravo!

A presto!

6 – David Galligani con “Il mio nome è legione”

Ciao David! Arrivata alla fine della storia ho avuto bisogno di un momento per riordinare le idee. Questo però è dovuto al fatto che la tua storia è condensata in pochissimo spazio, ed io ho dovuto scendere a fondo, infilarmi tra le trame del tuo racconto. Ho avuto la sensazione di assistere ad una strana battaglia tra bene e male. Legione… è un riferimento al maligno e a tutte le schiere di demoni? Mi piace pensare di si! Anche se il bene ricicla anime da ficcare nei corpi rianimati dei propri combattenti! Credo che la tua storia abbia un potenziale molto grande e interessante… perciò anche se un po’ frettolosa, la tua storia mi ha colpita parecchio! Bravo!

A presto!

7 – Filippo Puddu con “Combattere per morire”

Ciao Filippo! Anche io come Ceranu sento la mancanza di alcuni cardini nella tua storia. La repentina scelta di arruolarsi mi ha un po’ fatto storcere il naso… anche se come giustamente hai detto tu, poteva essere una scelta che in lui maturava e fremeva da tempo. Però questo noi non lo sappiamo! Quello che mi è piaciuto invece è che tu rendi bene il senso di combattimento e le sue proporzioni… da una piccola lotta intestina (moglie e marito)  può scatenarsi una guerra che lascerà morti e feriti per molto tempo. Comunque una buona storia!

A presto!

8 – Alberto della rossa con “Un'estate di borgata”

Ciao Alberto! Pur avendo stili nettamente differenti, sei comunque riuscito ad agganciare la mia attenzione con la tua storia. Mi è piaciuta l’aria polverosa e desolata che rotola nella borgata. Il protagonista è abbastanza interessante. Amando i viaggi interiori, la prima parte ricca di ricordi a me è piaciuta molto, ho trovato invece un pochino fiacca la seconda parte. Concordo con Filippo sul finale! E’ comunque un buon racconto.

A presto!

9 – Marco Roncaccia con “Ad ognuno il suo nemico”

Ciao Marco! La storia centra il tema perfettamente ma, anche io mi sono sentita un po’ sputata fuori dall’azione. Mi sono quasi sentita una guardona! Anche se non rientra proprio nelle mie corde, il tuo linguaggio crudo e asciutto, ben tratteggia la ruvidezza delle varie situazioni. Eppure non basta usare la parola “fica” per creare sgomento… ma è necessario creare la giusta empatia.

Alla prossima!

10 – Alexandra Fischer con “La lunga attesa”

Ciao Alexandra! Sebbene l’idea di un regolamento di conti in stile western sia davvero ghiotta, il tutto si aggroviglia su se stesso lasciando nel lettore un forte senso di confusione. Anche io alla fine del racconto non ho capito un tubo! Ho faticato a capire cosa stesse succendo. E’ un vero peccato perché ripeto, l’intento iniziale, così afoso e abbacinante mi aveva incuriosita.

A rileggerti presto!

11 – Linda de santi con “L'arena”

Ciao Linda! Sono dello stesso parere di Filippo. Ho trovato la storia ben gestita ma… noisosa. Alla fine ho pensato… ecco, adesso l’ologramma gli stacca la testa!? E invece… nulla. In così poco spazio bisogna necessariamente condensare le idee, e cercare di coinvolgere il lettore.  Purtroppo la tua storia scivola via senza lasciare traccia di se.

Alla prossima!

12 – Alessandro Duino con “Territorio di caccia”

Ciao Alessandro! Purtroppo devo necessariamente accodarmi a tutti commenti precedenti. Come sottolinea Filippo, non esiste una vera e propria storia, ma una sorta di abbozzo che ne traccia le linee. Non ci sono punti di appiglio per il lettore, non hai inserito neppure un personaggio sul quale potersi concentrare. Una vicenda narrata, può anche starmi bene, ogni tanto mi piace farmi raccontare una bella storia. Ma deve essere comunque una narrazione coinvolgente e stuzzicante. Prova ancora e fai tesoro di tutti i consigli che ti abbiamo dato…

A presto!

 

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invernomuto
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Messaggio#9 » giovedì 28 maggio 2015, 7:19

Finalmente mi decido anche io a pubblicare la mia classifica, davvero difficile decidere visto che ho apprezzato tantissimo anche i racconti che ho dovuto mettere nelle posizioni più umili della classifica.
1 - Karki di Filippo Santaniello
C’è poco da dire, se non è un centro perfetto ci si avvicina parecchio.
Stile scorrevole capace di mettere il lettore dietro gli occhi del protagonista, registro coatto che funziona a dovere, namedrop dei Dismember e tutto il resto.
Mi ha colpito il fatto che non ci fosse un colpo di scena finale, è normale aspettarsi una vendetta del karma per protagonisti così antietici e il fatto che alla fine la passino liscia è un po’ un colpo di scena a sé stante.
2 - Solo un vecchio di Angelo Frascella
Sei riuscito a mettere in scena un racconto marpione che tocca tutte le corde giuste, dallo sfruttare in modo brillante una persona realmente esistente e la sua storia al rendere viva e tangibile la sua solitudine e pateticità.
Il combattimento è presente in tutte le sue forme, dalla lotta alla depressione sino al poco riuscito tentativo di armadiomachia, e in generale ogni elemento funziona molto bene nel comporre l’immagine d’insieme e stupire il lettore paragrafo dopo paragrafo.
Un’ottima prova, continua così.

3 - Black Rain di Adriano Muzzi
Il tuo racconto contiene tematiche care alla fazione “punk” del cyberpunk, lo scontro di classe, miseria e l’arte di arrangiarsi uniti a una buonissima capacità di world building hanno fatto in modo che il setting mi rimanesse più impresso rispetto alla storia vera e propria.
Non fraintendiamo, Tom mi è piaciuto abbastanza e mi alletterebbe persino l’idea di un intero romanzo con setting cyberpunk e protagonista deciso a padroneggiare l’arte di arrangiarsi (a la Marid Audran), però nel piccolo spazio che ci viene concesso la storia non ha avuto il tempo necessario per sbocciare e pare venire recisa troppo presto.
Rimane una buona prova, soprattutto nel comparto stilistico.

4 – Hasta Siempre di Francesco Nucera
Sei stato capace di rievocare ricordi sopiti da circoletto di gioventù, per quanto dal “basso” dei miei trent’anni io abbia vissuto solo il colpo di coda di ciò che descrivi.
Lo stile è pulito e incisivo, senza fronzoli e lo svolgimento ha una doppia visione a seconda dell’opinione del lettore: Un uomo di altri tempi che a ragione combatte la decadenza o un vecchio relitto che combatte contro i mulini a vento di un mondo che cambia senza di lui, ambivalenza che viene meno soltanto in alcuni punti, come il paragrafo sui valori partigiani e la lotta all’ignoranza, dove il racconto mostra lievemente la corda dimostrando le simpatie dell’autore.
Sia ben chiaro, assolutamente niente in contrario al manifestare la propria preferenza in uno o nell’altro senso, ma trovo che qualcosa del genere funzioni meglio lasciando al lettore la vera conclusione (un vecchio nostalgico di Almirante che tira giù grappini, pur lontano dalle mie corde politiche, avrebbe funzionato allo stesso modo nell’evocarmi quell’atmosfera nostalgica da vecchio idealista).
Un buon racconto, soprattutto merito della rievocazione frutto del succitato “show, don’t tell”.

5 – Un'estate di borgata di Alberto della Rossa
Condivido parte delle critiche mosse dagli altri e non starò a ripeterle, sia perché hai già spiegato, sia perché già le conosci.
Lo stile mi è piaciuto molto e penso possa funzionare bene soprattutto in un racconto più sostanzioso che possa presentarci in modo più soddisfacente la vita del protagonista e la sua personale descrizione della borgata, veri punti forti del racconto.
Il finale giunge molto rapido, come qualcosa in più, e mentre altri ti consigliano un protagonista che le prende o ne lodano l’umanità io avrei preferito un po’ di sano “esercizio dell’amata ultraviolenza”, con una descrizione più grafica che cozzasse contro la dichiarazione del protagonista di essere un nonviolento, ma naturalmente è una preferenza personale e non una pecca obiettiva.
Un bel racconto che ha grandi potenzialità di miglioramento raggiungibili con accorgimenti minimi.

6 – Combattere per morire di Filippo Puddu
Assolutamente nessun appunto per lo stile che risulta pulito ed efficace, soprattutto nel dialogo iniziale della coppia che risulta essere molto naturale e scorrevole.
Anche a me, come altri, sembra eccessivamente repentino il colpo di testa di Pietro.
Comprendo che quello che noi leggiamo sia solo un piccolo scorcio della vita di coppia, ma unito alla reazione di Monica che sembrava non dare alcun peso all’oratore prima che il marito ne venisse stregato il risultato è quello di un apparente “colpo di testa” da parte di Pietro.
Per rappresentare la guerra che si abbatte sulla quotidianità avrei forse sfruttato più un reclutamento coatto sotto minaccia armata, proprio lì al parco, come un fulmine a ciel sereno.
Naturalmente, anche solo in virtù dello stile, rimane una prova più che valida, spero di rileggerti presto.

7 - A ognuno il suo nemico di Marco Roncaccia
Sono un fan dello stile diretto e informale e proprio per questo il registro utilizzato mi è piaciuto, senza fronzoli ed efficace.
Proprio in relazione allo stile, più pungente all’inizio e lentamente smorzato nel protrarsi del racconto, immagino che il “nemico” di maggior impatto, per te, sia proprio la mutilazione genitale femminile, una scelta condivisibile ma che fa quasi perdere d’impatto i seguenti e altrettanto orribili punti focali della vicenda.
Molto buono il finale, con l’omino dalle felpe muta-scritta che variano a seconda della città ospitante.
Per quanto mi riguarda è una buona prova.

8 – Apocalisse di Serena Aronica
Non ti muoverò la critica riguardo l’umanizzazione degli scarafaggi perché in fin dei conti non è altro che un mezzo narrativo per raccontare la storia che volevi, pur condividendo con Ceranu le perplessità sul “giudizio” finale a opera del resto della comunità degli scarafaggi.
Il tuo stile mi è piaciuto molto sin dall’inizio grazie a descrizioni e similitudini eleganti che rendono la lettura interessante e piacevole.
Sul finale ho trovato poco chiara la catastrofe, un mondo in fiamme mi ha fatto presumere un incendio domestico mentre una breve descrizione di un flash accecante, colpo d’aria e nuvola a fungo (magari urlata dagli scarafaggi vedetta nei pressi di una finestra) avrebbe reso immediatamente chiara la natura del disastro.
Un bel racconto soprattutto grazie allo stile curato.

9 – L'arena di Linda De Santi
Visto che tutti hanno parlato della linearità non ne discuterò ulteriormente.
Da fan di tutta quella letteratura moderna che prende spunto dal mondo videoludico o quasi (All you need is kill, Player One su tutti) non posso che trovare interessante lo spunto iniziale.
La tua decisione di ricreare un’arena con personaggi storici potrebbe funzionare perfettamente, pur mantenendo una struttura lineare e priva di particolari colpi di scena, se soltanto ti fossi concentrata maggiormente sulla ricreazione dei suddetti personaggi.
Naturalmente il conto caratteri è tiranno per tutti noi partecipanti, ma trovo che se piuttosto che una lista così imponente di personaggi storici appena accennati ti fossi limitata a descrivere un singolo scontro con un singolo “pezzo da novanta” descritto in modo più avvincente la storia ne avrebbe giovato in incisività (una singolar tenzone contro un folkloristico Hemingway mi renderebbe felice).

10 – La lunga attesa di Alexandra Fischer
Dal punto di vista puramente descrittivo, il tuo racconto mi ha ricordato uno standoff in stile western, con sole accecante, dominanza di toni giallognoli e un protagonista che attende lo scontro in una piazza.
Per quanto riguarda lo sviluppo della trama, invece, ammetto di essere lievemente confuso.
Il nemico principale di Mordecai è il Rianimato Numero Uno, e Mordecai stesso parla di un progetto fallito e il narratore stesso lo indica come l’ideatore del Progetto di Rianimazione.
Ricapitolando mi sembra di aver capito che i “rianimati” parte del progetto ora si stiano contrapponendo a lui, che può sbarazzarsene grazie al medaglione ipnotico.
Tutto questo però è appena accennato e richiede più letture per essere estrapolato dal racconto, soprattutto in virtù del fatto che Mordecai stesso è un risvegliato e nomina un indeterminato numero di compagni all’inizio della storia, cosa che rende difficile immaginarlo come il “boss” del progetto.
Nonostante la difficoltà di interpretazione mi piacciono le descrizioni e l’idea alla base, purtroppo però il limite di caratteri e la trama fin troppo nascosta tra le spire del racconto non giocano a tuo favore.

11 – Il mio nome è legione di David Galligani
Il tuo racconto ha un’impronta molto action che mi è piaciuta da subito, la scelta di denominare ogni combattente con un semplice numero rende molto più immediata la suddivisione dei ruoli e l’idea di chiamare gli innumerevoli nemici semplicemente Anonimi rende immediata anche l’identificazione delle forze avversarie nella trama.
A modo mio, più che un riferimento al biblico Legione, demone che era uno e tanti, ci ho visto un’allegoria della cultura tipica delle imageboard, alla denominazione degli Anonymous che si dichiarano Legione (We are legion), alla nemica Amministratrice che, con l’aiuto della sua cerchia di moderatori/guardie personali cercano di porre un argine all’invasione.
Purtroppo però trovo che la scelta di utilizzare diversi narratori tenda a disorientare il lettore, mentre il finale manca un po’ di pathos e shock, sarebbe bastato che il tecnico rispondesse con la voce di Anonimo, negli ultimi scambi, per dimostrare che i nemici si erano impossessati di tutta la rete neurale e creare così una situazione di panico e terrore molto più tangibile (naturalmente è solo un esempio, ci sono infinite vie possibili per raggiungere lo scopo).

12 – Territorio di caccia di Alessandro Duino
La prima cosa che salta all’occhio del tuo racconto è la dimensione decisamente striminzita.
Sebbene uno dei miei racconti brevi preferiti (La Sentinella, già citato dal buon Angelo Frascella) riesca a svilupparsi in meno di 2000 caratteri, il limitare ulteriormente lo spazio a tua disposizione in una gara del genere è un po’ un’autoimmolazione.
Concordo con gli altri partecipanti nel farti notare che un racconto del genere funziona poco se narrato da una terza persona così distaccata e lontana dalla scena, e che alcune ripetizioni (cielo viene ripetuto quattro volte in quattro frasi consecutive) rendono la lettura ulteriormente difficoltosa.
Visto l’ampio spazio residuo una volta delineata la storia potresti provare a offrire qualche descrizione in più per aiutare il lettore a calarsi nel mondo che hai immaginato.

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marco.roncaccia
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Messaggio#10 » giovedì 28 maggio 2015, 23:24

Ciao a tutt*,
mai come in questa edizione mi sono trovato con i minuti contati. Per una serie di circostanze ho avuto a disposizione solo gli ultimi 40 minuti della sfida per scrivere e tempi veramente stringati per leggere e commentare. Chiedo scusa per la mia latitanza e per postare i miei commenti solo qui. Ecco i miei commenti in ordine sparso e la mia classifica:

Trappola per topi di Manuel Piredda
Ciao Manuel,
Anche a me la divisione così netta in due parti ha lasciato un po’ perplesso. La seconda decisamente più interessante della prima, con un ottimo controllo del testo (tanto che secondo me il vero incipit è “le pareti del tunnel …”). Così intrigante che ci si aspetta un esito forse diverso da quello che una sterminata cinematografia sull’argomento fa presagire, esito che però non arriva lasciando la conclusione a un grande classico, la bomba a mano. L’immagine del tunnel come grembo è originale e azzeccata. Il tema è chiaramente rispettato, forse in modo un po’ troppo diretto per i miei gusti.

La lunga attesa – Alexandra Fischer
Ciao Alessandra,
Il combattimento del tuo racconto è interessante. Trovo originale l’arma con cui Mordecai sconfigge il suo nemico e il rovesciamento di esito del combattimento alla fine. Due colpi di scena in soli 2000 caratteri! L’accento sull’attesa, poi, oltre a essere un punto di vista sul combattimento originale, crea una situazione di contrasto con l’azione che giova. Il racconto è asciutto (molti meno caratteri di quelli a disposizione) e questo è un gran pregio. Ci sono però delle zone d’ombra. Troppi rimandi ad antefatti precedenti e fuori dal racconto che rendono, a mio avviso la comprensione difficoltosa. Sono veramente necessari? L’impressione che dai è che questo sia un episodio di una storia molto più grande di cui il lettore non riesce a percepire bene i confini. Da “ormai l’esperimento è fallito” le cose si complicano troppo. Le informazioni che immetti fanno partire nel lettore una serie di domande che distolgono dalla storia e che lo confondono (quale esperimento? Cosa è un Ridestato numero uno? Chi sono gli ex scienziati e chi è il Dr Ysaac Zuckenberg?). Prova a immaginare il tuo racconto senza tutte queste informazioni. Due nemici si affrontano. Uno pensa di avere l’arma vincente (il medaglione) e la usa. Non ha però fatto i conti con i gregari del nemico che arrivano e lo fanno a fette (a partire dal braccio che ancora tiene il medaglione).

Black Rain, di Adriano Muzzi
Ciao Adriano,
il tuo racconto esprime la forma di combattimento per eccellenza: la lotta per il cibo. In un mondo post apocalittico in cui l’elemento della pioggia contaminata è presente in modo ossessivo. Fin qui tutto bene (anche se l’analogia tra le dita nella gomma liquida e le sensazioni temporali mi è del tutto oscura). La parte di è ben articolata, il lettore segue con interesse le vicende del tuo protagonista. I problemi arrivano verso la fine. La donna, il maggiordomo e la conclusione mi sembrano affrettati, senza gran spessore. Poi il cambio di punto di vista alla fine (visto che il protagonista è morto) non mi sembra una grande idea. Sono dell’idea che se segui il protagonista tu debba far finire il racconto alcuni secondi prima che questo muoia.

Apocalisse – Serena Aronica
Ciao Serena, la scelta di umanizzare ‘o scarrafone non mi fa impazzire anche se la trovo coraggiosa se non altro per quello che richiama, a livello di confronto narrativo (gli scarafaggi non hanno re di Daniel Ewan Weiss, o la metamorfosi di Kafka). Detto questo, trovo che nel racconto lo svilupparsi della trama e la ricerca sul linguaggio che contraddistingue il tuo stile siano molto vicini a una sintesi che a me non dispiace.
A differenza di altri ho percepito il tema dell’omosessualità che inserisci, anche se ho qualche dubbio sull’efficacia. Invece ho trovato significativo il contrasto tra individuo e collettività.

Combattere per morire – Filippo Puddu
Ciao Filippo,
il tuo racconto è ben scritto. Diretto, senza fronzoli, si segue che è una meraviglia. Non mi convince però la trama. Dal russare all’arruolarsi ne passa di strada e non si capisce il movimento interiore che porta Pietro in guerra. La divisione in due tempi, poi, mi sembra un po’ spiazzante per un racconto così breve e la scena finale con le mele a una lira, il carretto e la morale un po’ troppo old fashioned. L’interpretazione del tema come contrasto tra il combattere per morire e combattere per vivere mi sembra una intuizione molto felice mentre le allegorie toponomastiche un po’ sopra le righe.

Hasta siempre Di Francesco Nucera
Ciao Francesco, nel tuo racconto la lotta è quella politica, di classe, quella tra generazioni e quella contro i mulini a vento allo stesso tempo. Il tuo Che è un personaggio struggente e di altri tempi costretto a vivere l’incubo di un presente d’ombra dopo una vita a combattere per il sol dell’avvenire. Il racconto convince fino a quando il personaggio ce lo mostri in azione. E cioè finchè i giovani riprendono a ballare. Quando invece lasci campo alle considerazioni del protagonista o le info sulle sue condizioni di salute, la tensione cade e rischi di buttare a mare l’ottimo lavoro fatto prima. Per il finale hai avuto una buona idea ma forse la scena di Fidel e il Che che parlano di Marx avresti dovuto darcela mentre si svolge … magari mettendo una frase conclusiva che avrebbe fatto intendere al lettore che quello è il sogno di rivalsa in paradiso del protagonista.

Solo un vecchio – di Angelo Frascella
Che dire? Sei riuscito a far combattere Hulk Hogan contro una libreria e anche a farlo perdere. Questo tuo racconto mi ha fatto respirare le atmosfere di The Wrestler e di Birdman, film che ho entrambi amato. Il tuo racconto è pienamente racconto. Tiene l’occhio incollato alla riga e non cede mai al patetico, rischio presente quando si affrontano temi come la vecchiaia e la lotta col proprio passato. Il finale è divertente e amaro allo stesso tempo. Complimenti, ottima prova, per quel che mi riguarda.

Karki di Filippo Santaniello
Ciao Filippo,
il tuo Karki è scritto bene. Il racconto non perde un colpo dal punto di vista del ritmo e si lascia leggere in modo gradevole. Anche io trovo però la trama debole. Condivido quanto scrive Angelo Frascella e anche sul combattimento vero e proprio tra cani mi pare che, tutto sommato, non ci sia mai partita. Se Karki fosse brutto e piccolo e il suo avversario grosso e cattivo il combattimento forse sarebbe più avvincente, se i due protagonisti avessero preso la mazzetta per perdere e invece si ritrovassero a vincere idem. Ma probabilmente sarebbe un altro racconto. In ogni caso una buona prova.

Un’estate di borgata di Alberto Dalla Rossa
Ciao Alberto, il tuo racconto è ben scritto e si legge bene. Pur apprezzando le atmosfere che descrivi e condividendo il punto di vista del protagonista e facendo il tifo per lui (da romano cresciuto in periferia) trovo però che abbia due difetti. Le considerazioni della prima parte sono eccessive per un racconto di sole 3000 battute e il fatto che nel combattimento non si dubiti per un solo istante sul risultato finale. Forse migliorerebbe se ci mostrassi il personaggio maggiormente in azione, o se rendessi l’esito del combattimento più incerto, magari rendendo risolutivo un intervento del cane per l’esito della battaglia.

Il mio nome è legione di David Galligani
Ciao Davide,
il tuo racconto ha il pregio di tenere il lettore sul testo grazie al ritmo e all’incalzante azione del combattimento che è reso ottimamente. Rimangono però parecchi dubbi irrisolti sul perché di tale battaglia, sugli esiti e su una serie di riferimenti esterni al racconto che vengono dati per impliciti ma che il lettore fa fatica a comprendere e a immettere nell’orizzonte di senso del racconto.

Territorio di Caccia di Alessandro Duino
Ciao Alessandro,
intanto complimenti per la scelta coraggiosa di usare solo un terzo dei caratteri a disposizione. Scrivere un racconto con così poco spazio a disposizione è una sfida davvero complicata. “Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì” questo è il racconto più breve della storia della letteratura universale. Pensa che rispetto all’autore, Augusto Monterroso, sei stato addirittura prolisso. Altro elemento interessante è il colpo di scena finale che richiama il già citato “Sentinella” di Fredric Brown. Ora, quello che scrivono gli altri qui sopra è tutto vero e anch’io penso che per avere un racconto, serve un punto di vista, una voce e una drammaturgia. Ma serve anche sperimentarsi e rischiare di sbagliare, serve esporsi e serve affrontare il giudizio degli altri. Per questo, aldilà dell’esito di questa gara, sei sulla buona strada.

L’arena di Linda De Santi
Ciao Linda,
Nel tuo racconto, che è ben scritto e scorre veloce, io ho trovato di notevole interesse l’elemento satirico. La Storia viene piegata e assoggettata alle esigenze del mercato videoludico. I personaggi storici appiattiti al ruolo di marionette asservite al divertimento dei giocatori e spogliati di ogni profondità e di qualsiasi rilevanza per quello che hanno rappresentato nel passato. Se era questo quello che volevi comunicare, cosa che ritrovo nella battuta finale, ci sei riuscita veramente bene. Complimenti

1 Solo un vecchio – di Angelo Frascella
2 Hasta siempre Di Francesco Nucera
3 Karki di Filippo Santaniello
4 L’arena di Linda De Santi
5 Un’estate di borgata di Alberto Dalla Rossa
6 Apocalisse – Serena Aronica
7Combattere per morire – Filippo Puddu
8 La lunga attesa – Alexandra Fischer
9 ll mio nome è legione – di David Galligani
10 Black Rain, di Adriano Muzzi
11 Trappola per topi di Manuel Piredda
12 Territorio di Caccia di Alessandro Duino

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Messaggio#11 » venerdì 29 maggio 2015, 17:35

Ciao a tutti!

E dopo pensamenti e ripensamenti finalmente ho partorito anche io. Devo dire che da 4° posto in poi per me sarebbero stati tutti ex aequo, ma L’Antico “pretende” una classifica… ;-))

1. SOLO UN VECCHIO di Angelo Frascella

2. KARKI di Filippo Santaniello

3. APOCALISSE di Serena Aronica

4. LA LUNGA ATTESA, di Alexandra Fischer

5 TERRITORIO DI CACCIA di Alessandro Duino

6. L’ARENA di Linda De Santi

7. UN’ESTATE DI BORGATA di Alberto della Rossa

8. IL MIO NOME E’ LEGIONE di David Galligani

9. TRAPPOLA PER TOPI di Manuel Piredda

10. COMBATTERE PER MORIRE di Filippo Puddu

11. A OGNUNO IL SUO NEMICO di Marco Roncaccia

12. HASTA SIEMPRE di Francesco Nucera

 

Di seguito i mie commenti sparsi già nei vari forum degli autori:

- Trappola per topi di Manuel Piredda

 

Ciao Manuel,

tema pienamente centrato.

Qualche giorno fa ho visto una puntata di “Ulisse” (di Angela) in cui tra le tante cose descrivevano i tunnel usati dai Viet, impressionante! Non so se la tua ispirazione magari sia dovuta anche a quel documentario.

La storia scorre bene, con un ritmo più lento all’inizio e poi un crescendo che improvvisamente si “congela” con lo strappo della linguetta della granata. Quest’ultimo punto è reso molto bene e sono riuscito a vedere la scena come fosse in slow motion.

Ho avuto qualche problema con la punteggiatura che mi ha costretto alla rilettura di qualche frase per capirne il senso. Penso che con alcune correzioni il flusso narrativo potrebbe migliorare di molto.

 

- La lunga attesa, di Alexandra Fischer,

 

Ciao Alexandra,

 

tema centrato, il duello c’è.

Ho avuto difficoltà nel finale, l’ho riletto, ma non so se ho capito bene l’epilogo. Forse la brevità del tuo racconto non aiuta la comprensione, avrei speso qualche parola pi più er sviluppare meglio le ultime frasi.

Alcune imprecisioni, ad es. qui avrei messo i due punti: “…Sta vivendo la parte peggiore del combattimento, la Lunga Attesa…”

Poi c’è un’esagerata frammentazione, anche a me piacciono le frasi brevi, alla Carver, però non bisogna esagerare in certi contesti; inoltre andare a capo spezza ancora di più e rende la lettura difficoltosa (sempre secondo me ovviamente):

“…Anche il cielo è bianco giallognolo come la piazza.

Non ci sono alberi e panchine.

È il luogo perfetto per finirla.

Ormai, l’esperimento è fallito e lui deve cancellarlo.

Il Nemico aveva un nome, un tempo, ma ormai è solo il Rianimato Numero Uno…”

 

Ma è lo Zuckenberg di Facebook? FB è la “peste della follia”?

Il gruppo di ex-scienziati capeggiati un tempo dal Nemico, chiamatosi Dr Ysaac Zuckenberg, è ridotto anche peggio del capo.

Bel racconto!

 

- Apocalisse, di Serena Aronica

 

Ciao Serena,

tema centrato.

Bellissima immagine all’inizio del tuo incipit: “La luce cremisi del tramonto si ritirava dal pavimento. Scivolava via, lenta come l’incedere del passo di una regi-na.”

Devo dire che ho trovato sempre difficile immedesimarmi in esseri troopo lontani da noi, come ad esempio gli insetti. D’altro canto so bene che uno degli esercizi che fanno fare alle scuole di scrittura creativa è proprio quello del cambio di prospettiva. Nel tuo caso è stato diverso, mi sono immedesimato e ho sofferto e sperato con loro, brava!

Ci sono alcune imprecisioni, già segnalate ho visto, ma in MC chi è che non compie qualche errore? Non saremmo scara... umani, no? ;-))))

 

- Combattere per morire, di Filippo Puddu

 

Ciao Filippo,

tema “molto”centrato ;-))

Questo tuo racconto, scritto bene, fluido, buon ritmo, mi è passato come un duro monito ai nostri nefasti passati storici (fascismo in primis) e a possibili futuri disastrosi (ritorno alla lira). Ovviamente è troppo corto per poter sviluppate appieno le possibilità narrative di un tale avvenimento ma mi ha colpito lo stesso per la contrapposizione tra il quotidiano di coppia “normale” e l’orrore della guerra e delle false ideologie.

Ho trovato che chiamare “parco dell’avvenire e piazza della democrazia”i luoghi sia un assoluto colpo di genio!

Un racconto “politico” però che non rientra nelle mie corde.

 

 

 

- L’Arena, di Linda De Santi

Ciao Linda,

 

tema pienamente centrato.

All'inizio mi hai ricordato un videogame a cui giocavo parecchi anni fa: DOOM arena, bei ricordi! )

Interessante l'idea del duello in realtà virtuale (aumentata?) con la possibilità di scegliere personaggi storici, di cui i protagonisti ignorano completamente la storia.

Leggendo ho temuto il peggio per il protagonista, ossia che la morte potesse essere molto "reale", poi ho temuto per Custer, ma anche lì mi sembra sia andata liscia. In effetti ci sono delle aspettative di sviluppo che poi non vengono risolte, ma chi lo dice che una storia deve finire sempre male e/o in maniera truculenta?

 

– A ognuno il suo nemico, di Marco Roncaccia

 

Ciao Marco,

tema centrato, 5 volte )

Che dire, colpito e affondato. Bello, intenso e asciutto. Mi ha scosso parecchio, mi ha fatto arrabbiare, commuovere e, se possibile, adesso odio ancora di più le felpe delle città..

La tua protagonista è molto forte, di una forza che si trova solo nella disperazione e nella rabbia per una vita ingiusta.

L'ultima battuta è un monito per tutti noi "fortunati" nati al di là del mare.

 

– Territorio di caccia, di Alessandro Duino

 

Ciao Alessandro,

il tema mi sembra centrato, anche se non c'è di fatto una lotta ma un'intenzione alla battaglia. L'ambientazione mi ha ricordato un po' il primo Hunger Games. L'idea mi sembra buona, anche se il tuo sembra una prima stesura che avrebbe bisogno di qualche ritocco per eliminare delle ripetizioni che lo appesantiscono. Indubbiamente, come già ampiamente consigliato, mettere il PDV in prima persona renderebbe di più la suspense, la paura, e forse anche la sorpresa finale della "inversione" di prospettiva.

Sulla brevità non sono d'accordo con le critiche, io amo la sintesi e penso sempre che sarebbe geniale scrivere dei racconti similari alle poesie di Ungaretti; prima o poi se sarò costretto dalla scrittura su Iphone mi cimenterò anche io!

 

– Il mio nome è legione, di David Galligani

 

Ciao David,

il tema è centrato.

Bella l'ambientazione, fluido il ritmo. Come fatto notare c'è uno stacco a metà racconto che induce a rileggere per capire meglio, ma in un racconto breve ci può stare.

Ho trovato fantastica la frase: "…Il mio nome è legione» disse, poi tutto si oscurò…". Forse io l'avrei chiuso qui.

Anche il fatto di non capire tutto e alcuni "spaesamenti" non mi ha dato fastidio, anzi ha aumentato la suspense.

Secondo me se ti ci metti potrebbe venirne fuori un interessante racconto lungo. Pensaci!

 

- Un’estate di borgata, di Alberto Della Rossa,

 

Ciao Alberto,

tema centrato, con un bel montante. )  Scritto bene, molto fluido. La prima parte sembra un lungo preludio a qualcosa che succederà dopo, che nella seconda parte è troppo corta per giustificarlo. Io stringerei la prima parte e allungherei l'azione e il finale.

Io avevo il nonno a Monte Sacro, e le tue descrizioni e considerazioni mi hanno ricordato tanti episodi che ho vissuto direttamente e indirettamente da bambino. In effetti potresti scriverci un bel romanzo, c'è "tanta roba" da mettere dentro...

 

- Karki, di Filippo Santaniello

 

Ciao Filippo,

tema centrato alla grande.

Racconto crudo, asciutto il giusto e “crudele”, colpisce nel profondo come un morso di un rottweiler su un polpaccio. Adrenalina pura. Uno spaccato sul mondo delle scommesse della lotta tra cani raccontato in prima persona. Si nota subito una certa maestria nella scrittura, probabilmente sei un autore con una certa esperienza. Bravo!

Il finale ci sta, ovviamente se avessi avuto più caratteri a disposizione forse l’avresti scritto diversamente.

Alla prossima

Adriano

 

- Solo un vecchio, di Angelo Frascella,

 

Ciao Angelo,

tema rispettato: un lottatore che lottava per finta costretto a lottare per davvero nella vita reale.

Non conoscevo la sua storia, il tuo racconto è stato uno spunti per andarmi a documentare.

Molto bella la frase finale: “Stai tranquilla Laila. Se davvero vuoi morire, non rispondi al telefono.”

Il racconto mi sembra praticamente perfetto, nulla da dire, molto piacevole ri-leggerti.

Ciao & alla prossima

 

– Hasta siempre, di Francesco Nucera

 

Ciao Francesco,

tema rispettato.

Stile e ritmo impeccabile, racconto piuttosto triste che però non mi ha appassionato. Probabilmente è un mio problema: gli argomenti e i personaggi trattati non mi entusiasmano.  Anche la mancanza di azione in un racconto così corto, secondo me, penalizza il “pathos” generale e lascia poco a livello di emozioni.

Comunque racconto ben scritto, bravo.

Alla prossima

Ciao

Adriano

 

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DavidG
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Messaggio#12 » venerdì 29 maggio 2015, 21:15



Trappola per topi – Manuel Piredda.

Ciao Manuel. Come ti è già stato fatto notare, è un peccato per la prima parte tutta tell e niente show, altrimenti il pezzo sarebbe stato molto molto interessante, anche per il tema inusuale
che ti sei andato a scegliere. Va beh, è roba di poco, lo puoi sistemare con niente, e ti consiglio di farlo.

La lunga attesa – Alexandra Fischer.

Ciao Shanda, ben trovata.
Purtroppo io non ho capito granchè di quello che succede nel tuo racconto. Non prendi mai in considerazione il lettore nei tuoi racconti, e questa è la pecca principale dei tuoi pezzi: scrivi per te seguendo i tuoi pensieri e non preoccupandoti di quello che puó capire o no chi ti legge. Potresti pensare un po' anche a noi, ogni tanto, no ? :P

Black Rain – di Adriano Muzzi

Ciao Adriano.
Bella l'atmosfera del tuo brano, l'ho apprezzata molto. L'unico appunto che sento di farti riguarda le azioni del tuo personaggio che “Sapeva cosa fare”, e invece non lo sapeva per niente... :)
Cambierei solo quella frase con qualcosa tipo “non aveva altra scelta che” o qualcosa del genere, in modo che non sia in palese contraddizione col finale.


Apocalisse - Serena


Ciao Serena e ben trovata.
A me il tuo racconto è piaciuto, scorre bene e l'idea è carina, non dare retta a Callagan :D
Però il fatto che sveli subito che a parlare non sia un essere umano rovina tutta la sorpresa.
Io confesso che son stato tutto il tempo a cercare di indovinare che cavolo di animale fosse :)
Io lo rivedrei in questa ottica.

Combattere per morire – di Callagan.

Ciao te.
Nonostante tu sia sardo, ti voglio bene come fossi normale, lo sai. Però il tuo racconto è telefonato sin dal titolo! Il tutto è condito da un eccesso di retorica, e tra l'altro ricalca un altro tuo pezzo (molto migliore) che avevo letto molto tempo addietro. Per cui ti faccio solo una pernacchia, e ti invito a riprendere in mano la penna perché questa la considero la cosa peggiore che ho letto tra le tue. Olè. :P


Hasta siempre – Francesco Nucera

Ciao Francesco
Insomma ce l'hai fatta a trascinarmi da queste parti :D
Il tuo pezzo mi è piaciuto, anche se forse ho trovato la tua scrittura un po' poco incisiva per il tema trattato. Insomma secondo me ci voleva un po' piú di pathos, dato che l'hai buttata sul drammatico, che dramma sia fino in fondo.
Comunque quest'osservazione la faccio tanto per dirti qualcosa :) Non è che ci sia niente che non vada… Anche se sarei stato curioso di vedere Diego e Filippo in 3k lo ammetto.
A presto


Solo un vecchio – Angelo Frascella

Ciao Angelo, piacere di conoscerti.
Devo dire che la scelta del personaggio mi ha lasciato molto perplesso... Perchè Hulk Hogan?
Perchè non un lottatore mascherato qualsiasi? Non so, io non l'ho apprezzata. Mi è sembrata una intromissione invasiva nella vita di qualcuno, che tra l'altro è ancora in vita. A parte questa che è un impressione del tutto soggettiva e discutibile, il pezzo scorre bene ed è ben scritto, per cui non ho molto da dire.

Karki – Filippo Santaniello.

Ciao Filippo. Il tuo racconto è efficace, devo dire però (e confesso che la trovo una cosa assai antipatica da fare) che, sopratutto nella prima parte ci sono molti errori nella struttura delle frasi, nella punteggiatura e anche nei tempi verbali.
Mi sono chiesto se quella dei tempi fosse una scelta per essere in sintonia con il personaggio/voce narrante, ma dopo invece è tutto posto, per cui lo considero un errore.
(Qui di fatto entri in un conflitto tra personaggio e narratore avendo scelto la prima persona presente, conflitto che nel tuo caso è difficile da gestire.)
Peccato. Credo che dovresti darci una ripassata per correggerlo.

Un estate di borgata – Alberto Della Rossa

Ciao Alberto, piacere di incontrarti.
Il tuo pezzo mi è piaciuto molto, nonostante sia poco piú di un quadretto, di una scenetta.
Ma mi ha ricordato i vecchi film in bianco e nero sulla vita dei quartieri poveri. Lo stile è semplice e efficace e il pezzo scorre via bene. Certo non suscita emozioni forti e tutto è come ci si aspetta, ma in questo caso io devo dire che l'ho gradito. A presto.

Territorio di caccia - Alessandro Duino


Ciao Alessandro, anche io mi devo purtroppo accodare ai commenti dei colleghi che mi hanno preceduto: il tuo pezzo sembra piú la sinossi di un racconto che un racconto vero e proprio, perchè non riprendi l'idea e la sviluppi ulteriormente? Spero che tu non demorda e che ti rifaccia vivo presto. Un saluto.

A ognuno il suo nemico- Marco Roncaccia

Ciao Marco.
Un tema durissimo e molto peculiare quello del tuo racconto. Purtroppo il fatto che sia tutto tell e niente show lo fa vivere con troppa distanza al lettore, diminuendo molto l'impatto emotivo.
Ti invito quindi a riprenderlo in mano per riguardarlo in questo senso, perché credo che ne verrebbe fuori un lavoro attuale e interessante.
Un saluto.

L'arena - Linda de Santi

Ciao Linda, piacere di conoscerti.
Il tema è centrato , ma dato che il tuo racconto si basa su un idea che non è nuova, anche io mi sarei aspettato uno sviluppo meno lineare e un colpettino di scena sul finale :) Invece non succede molto, tutto procede come da copione. Non che ci sia nulla di male per carità, ma credo che manchi un po' di pepe per rendere il tutto piú convincente. A presto.

01 Un estate di borgata – Alberto Della Rossa
02 Black Rain – di Adriano Muzzi
03 Solo un vecchio – Angelo Frascella
04 Hasta siempre – Francesco Nucera
05 Apocalisse - Serena
06 Trappola per topi – Manuel Piredda.
07 Combattere per morire – di Callagan.
08 L'arena - Linda de Santi
09 Karki – Filippo Santaniello.
10 A ognuno il suo nemico- Marco Roncaccia
11 La lunga attesa – Alexandra Fischer.
12 Territorio di caccia - Alessandro Duino

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alberto.dellarossa
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Messaggio#13 » sabato 30 maggio 2015, 0:03

Trappola per topi – Manuel Piredda

Come già rilevato da altri, il racconto è spezzato a metà. L’idea di base non è male, anzi. Chi meglio di un soldato della guerra nel Pacifico sa cosa vuol dire combattere? Proprio per questo devo evidenziare alcune criticità: la prima parte del racconto, nonostante l’aggettivazione ricca, risulta emotivamente piatta. Inoltre si percepisce una certa ansia nel voler far intendere al lettore la tua conoscenza del periodo storico che sfiora l’infodump. Per contro la seconda parte è decisamente più scorrevole ed empatica, riuscendo a trasmette – perlomeno in parte – il terrore del nostro soldato americano. Ci sono alcuni squilibri nella narrazione (la faccenda della torcia, a mio avviso, occupa troppo spazio, specialmente nell’ottica della ripresa qualche riga più in basso). Il finale è telefonato ma efficace, ottima la frase di chiusura. Attento alla punteggiatura e alla costruzione dei periodi, sia come tempi verbali, sia come pause sintattiche. La prima parte del racconto guadagnerebbe molto da periodi molto più brevi. La sostanza c’è, e buona: hai scelto un periodo interessante e si vede che hai molto da raccontare. La forma è un po’ deficitaria.

La lunga attesa – Alexandra Fischer

Ciao Ale, ben trovata. Il difetto principale del racconto è forse la stereo tipizzazione. Il Nemico, La Lunga Attesa, il Rianimato Numero Uno, l’ordine Sonno Profondo, il Progetto di Rianimazione, La Peste della Follia. L’impressione che ne ho ricevuto è di una spannung da manga giapponese. Allo stato attuale c’è troppa carne al fuoco per una buona resa del senso della storia; quando poi spuntano gli ex-scienziati la sospensione d’incredulità, che già vacillava in principio, va a farsi benedire.
Il problema qua non è la prosa né l’ortografia, ma la gestione degli elementi narrativi. Il mio consiglio è di rileggere il racconto e sfrondare tutti gli elementi superflui (e sono molti) cercando di gestire la medesima storia con perifrasi diverse.

Black Rain – Adriano Muzzi

Ciao Adriano. Un incipit decisamente efficace e incalzante, una prosa con un aggettivazione ricca e che getta il lettore nel mezzo della descrizione. Mi piace il tuo stile e mi sembra che il setting meriti più di una manciata di caratteri. E allora cosa non va? Nella fase iniziale c’è una lunga sequenza di infodump che stanca il lettore e ne mette alla prova il sense of wonder, piuttosto che accentuarlo. La narrazione si riprende con la sequenza del percorso tra i cunicoli delle fogne (piuttosto, in un luogo di pioggia incessante ci si aspetterebbe un under world completamente allagato, non credi?), per arrivare all’abitazione della signora in bianco. Vede il cibo, ha fame, e poi? Il finale è troppo improvviso, e lascia il lettore con troppe domande, sollevate dal narratore stesso. Le Vasche di riciclo sono un elemento in più che poco aggiunge all’economia della storia. Attento anche alla coerenza interna delle ultime righe: parli di primo piano, di un balcone. Da dove spunta il maggiordomo? Non dal balcone, eppure ne descrivi l’azione di entrare nella stanza. E allora da dove ha sparato? Rivedi questi elementi e il racconto ne guadagnerà moltissimo (e già merita di suo).

Apocalisse – Serena Aronica

Ciao Serena. Davvero poco da dire sul tuo racconto. Bello, ben scritto ed equilibrato, mi ricorda un racconto di Stefano Benni quando ancora non si era perso nei deliri politici. Davvero divertente l’idea dello scarafaggio, una sorta di metamorfosi al contrario, dove sono gli scarafaggi a comportarsi da umani e non il contrario. Unico appunto: è vero, gli scarafaggi e poco altro sopravvivrebbero a un olocausto nucleare, ma non all’onda d’urto e alla combustione, ma alle radiazioni. Dal racconto sembra di avere a che fare con scarafaggi ignifughi. Detto questo, brava, ti faccio i miei complimenti. Il tuo racconto mi è piaciuto molto.

Combattere per morire – Filippo Puddu

Oè Callagan, chi si rivede! Passiamo al tuo racconto: davvero notevole, l’ho apprezzato moltissimo. Sei riuscito a gestire molto bene l’atmosfera, e l’impressione complessiva è molto positiva. Ti faccio notare però un’incongruenza di fondo: il comportamento dei personaggi (e il loro linguaggio) e alcuni elementi che inducono il lettore a pensare che la storia sia ambientata intorno alla seconda guerra mondiale. Ora, alla luce di questa considerazione, atri elementi appaiono fuori posto: il passeggino al posto della carrozzina, i cerotti per il naso, il linguaggio piuttosto scurrile e il modo di apostrofarsi troppo moderno… tutti elementi che provocano straniamento. Infine il motore del racconto: cos’avrà detto lei di così tremendo da indurlo a fuggire così? Oppure era un’idea già in essere in Pietro; fatto sta che non lo sappiamo (e vorremmo saperlo).

Hasta siempre

Ciao Francesco. Il tuo racconto mi mette in difficoltà, davvero, e in buona parte per motivi personali. Sicuramente ben scritto, ho apprezzato molto la scelta di tradurre tutto in tempo presente (giochino di stile che non sempre è facile gestire). Più un affresco interiore che una storia – di fatto oscilla tra le considerazioni del “Che” e descrizioni di contorno che fanno da contraltare al vissuto del protagonista, il tema è rispettato. Dovessi valutare solo gli aspetti formali sicuramente non avrei grosse incertezze nel valutare il tuo racconto – abbiamo stili diversi e i cambiamenti che farei sono frutto solo di un modo diverso di sentire la prosa. Ma raccontare credo sia anche intrattenere, e il tuo racconto non mi ha appassionato, principalmente a causa della retorica di sinistra (e ti giuro, sono piuttosto apolitico, non è un fattore di destra o sinistra) del quale è permeato. Ho trovato forzoso il divario descritto tra il vecchio dimesso, un VERO COMPAGNO, e la pletora di ragazzini: per rinforzare il tutto hai addirittura eliminato il lambrusco dalle bevande servite – cosa che in Emilia Romagna credo non avverrà nemmeno nel 2250 (non più di quanto sia possibile eliminare il bianchetto qua a Verona). Il verde come colore dell’odio (che suppongo sostituisca il nero) è di per sé una manifestazione quantomeno d’intolleranza, che quindi cozza col messaggio sotteso di presunta tolleranza e idealismo del personaggio. Detto questo comprendo che tu prediliga i temi sociali e fai bene, anzi benissimo a scriverne – semplicemente non riesco a goderne a pieno. Quindi un applauso per la scrittura, purtroppo la storia non mi è piaciuta.

Solo un vecchio – di Angelo Frascella

Docuracconto. Wow. Beh, non devo dirti molto: lo stile è sicuro, hai preso la vita di un personaggio famoso, eventi realmente accaduti e li hai… romanzati? Non so se possa essere applicato a un racconto così breve, ma l’effetto è questo, ed è davvero positivo. Come al solito una prova eccellente che dimostra le tue doti. Bravo.

Karki

Ciao Filippo. Un ottimo racconto il tuo. Scorre veloce e trascina nella storia che nella sua semplicità lascia tutto lo spazio al vero protagonista, Karki. Peraltro mi sembra il cane di mia madre, e se è vero che i cani sono come i padroni allora mia madre è Karki, quantomento per l’aggressività. A parte gli scherzi, lo stile mi è piaciuto molto, anche se mi sembra di aver percepito pesanti tributi stilistici – soprattutto verso alcune pagine di Palahniuk. La cosa non inficia minimamente sul giudizio, è solo un’osservazione (magari errata). Unico appunto è la costruzione dell’introduzione, forse troppo martellante.
Il mio nome è legione – di David Galligani

Ciao David, il tuo racconto mi ha spiazzato un poco. C’è tanta carne al fuoco: le descrizioni delle azioni sono ben costruite e in generale lo stile è scorrevole, quindi dal punto di vista stilistico ci sono poche obiezioni. Per quanto riguarda invece la trama devo dire che ho trovato la lettura – o meglio la ricostruzione della storia – abbastanza difficoltosa. Ho l’impressione che avessi (come del resto è capitato a me) un affresco ben più grande in testa di quanto potessi dipingere nel mero spazio di 3000 caratteri.
TERRITORIO DI CACCIA
Ciao Alessandro. Le osservazioni principali le hanno fatte gli altri, ritengo di aver davvero poco da aggiungere, salvo forse una cosa: persevera. L’aggettivazione non è affatto male, lo stile deve ancora formarsi ma il potenziale c’. Sicuramente mancano certe malizie narrative (a dire il vero una storia vera e propria non c’è nemmeno) ma sono certo che col tempo e l’esercizio potrai tirare fuori pezzi più che discreti.

AD OGNUNO IL SUO NEMICO di Marco Roncaccia

Ciao Marco, un racconto dai temi pesanti, il tuo. Mi è piaciuto molto, anche se ci sono alcuni passaggi che sono poco coerenti con il tipo di narrazione, principalmente dovuti ad espressioni che stonano – primo fra tutti il “Ho dato un bacio al mio fratellino e a mia mamma che dormivano e via!”. Per il resto il racconto fila via che è una bellezza, e ho davvero apprezzato l’incedere narrativo. Peccato per il finale: non tanto per il concetto di fondo quanto per la politicizzazione. Avrei evitato di evocare un personaggio reale, anche se non nominato. Non l’ho perdonato a Serra (anche io detesto Berlusconi ma lui ha proprio rotto i coglioni) e non lo perdono a nessuno – la critica politica nei racconti la reggo davvero poco.
L’Arena
Spassoso, perfettamente in linea con un certo tipo di letteratura a target young-adult che gira oggigiorno. Il tema dell’alienazione virtuale, rispetto alla realtà è interessante e sono sicuro che, se espanso a dovere, potrebbe dare vita a dei racconti notevoli. Al momento il racconto (o meglio la scena) soffre un po’ di “povertà”: avrei voluto leggere di più, trovare uno scopo o un motivo più profondo. Comunque niente male, lo stile è scorrevole e piacevole.
Classifica:

1 karki
2 solo un vecchio
3 black rain
4 apocalisse
5 trappola per topi
6 a ognuno il suo nemico
7 hasta siempre
8 combattere per morire
9 l’arena
10 il mio nome è legione
11 territorio di caccia
12 la lunga attesa

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antico
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Messaggio#14 » sabato 30 maggio 2015, 1:39

Alessandro Duino non ha consegnato e neppure mi ha avvertito riguardo al suo ritardo, lo considero squalificato e il calcolo della classifica generale di questo girone sarà fatto al netto del nuo racconto.
Discorso diverso per Alberto Della Rossa che già alle 20.00 mi aveva avvertito circa un inconveniente famigliare. Ha in ogni caso cercato di sbrigarsi e ha postato classifica e commenti con tre minuti di ritardo. Pertanto non lo squalifico, ma, tenuto conto che anche un minimo ritardo va punito in quanto di tempo per consegnare ce n'è stato, gli assegno il malus standard dell'edizione, pari alla metà approssimata per difetto dei partecipanti al gruppo, cioè 6 punti. In futuro esorto chi avesse problemi gravi ad avvertirmi, di volta in volta deciderò sul da farsi.
Entro lunedì al più tardi avrete la mia classifica e quella generale con i cinque qualificati per la fase finale. Scusate se in questi giorni sono stato un po' assente, ma ho avuto problemi di salute. Non appena terminerò qui ripasserò al Laboratorio per sbrigare il lavoro arretrato. E nel frattempo, se i vostri racconti non dovessero risultare qualificati, potreste sitemarli sulla base dei commenti ricevuti e presentarli proprio al Laboratorio.

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Messaggio#15 » lunedì 1 giugno 2015, 18:50

Eccomi. Ho notato in molti racconti il trend a partire con lo spiegone, dedicarci spazio e tempo e poi arrivare, inevitabilmente, lunghi sul finale. Come potete notare la soluzione che propongo è quasi sempre la stessa, modulata di caso in caso. Si distaccano da questo modus operandi i primi quattro. Ecco a voi la mia classifica, domani pubblicherò la generale con gli ammessi alla fase finale. A tutti gli altri, appuntamento nel laboratorio.
 
1) Solo un vecchio, di Angelo Frascella
Un buon racconto, senza difetti. Si legge che è un piacere, è godibile sia per chi conosce il personaggio sia per chi non lo conosce. Molto delicato. Inoltre il tema lo pervade fin nel suo profondo. In più, calza a pennello nei caratteri richiesti, insomma hai mostrato un gran controllo. Nient'altro da aggiungere se non che, ovviamente, il pollice è su.
2) Hasta siempre, di Francesco Nucera
A parte il rimando al rosso colore del cuore e verde colore di distruzione che non condivido minimamente pur non essendo affatto leghista e che anzi mi fa abbastanza innervosire specie se lo fai dire da un narratore esterno... Il racconto funziona. Il saluto di un vecchio combattente a un mondo in cui più non si riconosce, un'analisi di parte di una realtà ormai ben più sfaccettata e confusa di quanto non fosse nel passato. Bellissimo il suo proponimento di iscriversi, un giorno, a facebook. Triste il finale, amaro e delicato. Un racconto da pollice su con tiratina d'orecchi per quanto ti ho sottolineato.
3) Karki, di Filippo Santaniello
Un racconto crudo, senza fronzoli. Non m'inoltro nella lunga disanima di David, ma alla prima e anche seconda lettura la forma mi è parsa funzionale al narrato. Semmai sottolineo come il tutto si riduca a una storiella che arriva e va senza lasciare granché il segno, non ci ho trovato un livello due di lettura e forse neppure un uno punto cinque. Però occhio che personalmente non sono mai riuscito ad apprezzare neppure le storie brevi di Pazienza e il protagonista di questo racconto sembra arrivare dritto da lì. Ma è un problema mio, il non apprezzarle, quindi sottolineo che qui il pollice è su, non al 100%, ma su.
4) A ognuno il suo nemico, di Marco Roncaccia
Un racconto molto bello fino al suo finale: perché dovevi inserirci la politica? Non sono di parte, fanno schifo anche a me, ma messa così appare gratuita e allora, un po' come fece con Bush FARHENHAIT 9/11 il rischio è di innervosire tanto da procurare voti a chi volevi colpire. O forse non volevi colpire nessuno in particolare, ma di uomo che parla vestendo magliette conosco solo il leghista. Se invece rimanevi sul neutro o piazzavi una riflessione più di ampio raggio che includesse non solo il rifiuto dello straniero, ma anche l'incapacità di gestione dello Stato che porta poi all'impossibilità di risorse atte per... Allora il discorso cambiava. Un pollice su che si abbassa netto solo per questo finale così affrettato e volutamente, ma superficialmente, a effetto. Ti aspetto nel laboratorio, questo è un racconto importante che vorrei sul sito, ma una volta sistemato con più calma... ;)
5) Un’estate di borgata
Forse qui il problema è proprio quello di averlo rimaneggiato da una storia più lunga. Idem con patate come detto ad altri: per un racconto breve devi andare subito al punto evitando una lunga intro. In fase di narrazione il tempo e il luogo lo si trova per inserire le informazioni necessarie. In questo caso avrei forse addirittura attaccato dal finale: via il cane, via i compari e le ragazze, rimangono soli il protagonista e il bulletto e allora sì che c'è una storia da raccontare e anche un finale, tra l'altro senza disdegnare gli inserti che raccontano quanto successo. Da quanto ho scritto mi sembra sia anche evidente che non ho apprezzato il finale, l'ho trovato un po' monco. In ogni caso ti si legge sempre con gran piacere. Pollice ni tendente sicuramente verso l'alto.
6) Black Rain, di Adriano Muzzi
Anche qui, come in molti altri casi, trovo uno spiegone iniziale per delineare il contesto e poi via all'azione che, giunta al suo momento culminante, non ha il tempo per esprimersi al meglio. E anche in questo caso il mio consiglio è di partire dalla scena madre e da lì sviluppare gradatamente verso il finale inserendo tutte le informazioni necessarie a delineare la situazione. In questo caso la scena madre vede protagonisti il malcapitato e la donna di schiena, è la scena che rimane in testa e che caratterizza il racconto. Bene, arrivato fino a lì, come un predatore in territorio inesplorato, il protagonista sta vagliando il da farsi e allora ecco che hai tempo per parlare della pioggia. Vedendo lei che si delizia nel suo vestito asciutto e nei cibi e acqua limpida puoi sbizzarrirti nell'introdurre la questione della disparità di accesso alle risorse. E quando finalmente ha preso una decisione: entrare e assalirla dalla spalle, ma valuterei anche un ritirarsi nell'ombra chissà, magari perché si ritiene inadeguato a tutto quello, ecco la mazzata con il maggiordomo che lo colpisce alle spalle. Pollice ni tendente verso l'alto.
7) L’arena, di Linda De Santi
Si capisce che hai avuto poco tempo per scriverlo. Il finale è chiaro in merito, solo che ti è mancata la possibilità di andare a revisionare quanto lo precede, le potenzialità sono molto alte e al momento decisamente poco espresse. C'è comunque da dire che si legge bene e dimostri notevole capacità nel non fare mollare il lettore. Ti aspetto nel lab, c'è da lavorarci, ma le potenzialità sono molto alte. Pollice ni attirato verso il su.
8) Trappola per topi, di Manuel Piredda
Per come la vedo io questo racconto doveva essere completamente incentrato sul confronto fra il soldato americano e il vietnamita. Dovevi indugiare su quest'attimo tremendo che precede la morte di entrambi e nel farlo potevi inserire tutte le informazioni cha hai dato nella prima parte che, allo stato attuale, contribuiscono solo a creare due segmenti eccessivamente staccati tra loro. In effetti, il cuore del racconto viene, in questa forma, introdotto troppo poco prima della conclusione e ciò non aiuta a dare allo stesso quella solidità che avrebbe meritato. Un pollice ni che punta verso il su, ti aspetto nel laboratorio.
9) Apocalisse, di Serena Aronica
Non passa il messaggio dell'amore omosessuale e questo direi che è il peggior difetto del racconto. Sull'umanizzazione degli insetti non mi esprimo, la ritengo una sfida molto interessante e difficile e quindi non mi ergerò mai contro. Detto questo, sono incerto circa la resa in questo racconto, forse sistemarlo rendendolo più efficace sotto il profilo del significato che vuoi trasmettere può aiutare a fare chiarezza. Non mi dà fastidio neppure il non sapere cosa sia successo all'ambiente, anzi la vedo un maggiore aggiunto, l'indeterminatezza. Però occhio che se per tutto il racconto tratti gli insetti come esseri umani poi il lettore non può capire che le urla suno davvero degli umani, c'è un po' di confusione da sistemare. Pollice ni allo stato attuale, ti attendo nel laboratorio ;)
10) Il mio nome è legione, di David Galligani
Il racconto va via bene, nel senso che la lettura, superato lo spaesamento iniziale dei numeri, ingrana nel solco di una sci-fi distopica attuale (siamo dalle parti di Hunger Games e Divergent). Il problema è il finale, non si capisce cosa succede, o meglio... Forse si capisce: il capo degli anonimi attacca UNO a un qualcosa che gli permette di prendere il controllo di tutti gli altri combattenti... Ma davvero è così facile? Davvero vuoi risolvere così in fretta? Leggendo mi è venuto in mente che una cosa carina sarebbe stata non terminare i combattenti, non permettere che i loro controllori riacquisissero le loro personalità e ricordi per impiantarle in nuovi... In effetti, cosa sarebbe successo se gli anonimi si fossero limitati a farli tutti prigionieri? Probabilmente un momento d'impasse presso la centrale che avrebbe reso possibile un contrattacco. Ma sono solo parole, quello che c'è è che il racconto ha bisogno di uno sviluppo maggiore del finale teso a rendere verosimile qualunque opzione tu intenta scegliere perché allo stato attuale è davvero troppo frettoloso. Un pollice ni che, anche in questo caso, è tendente al su. Ti aspetto nel laboratorio ;)
Ps: non si capisce bene neppure il perché della frase "Il mio nome è legione".
11) Combattere per morire, di Filippo Puddu
Qualche problema sui protagonisti e sul contesto. Le scaramucce verbali che ci mostri (oltretutto ammantandole di scherzo come quando sottolinei il sorriso di lei) non sono sufficienti a giustificare una scelta così netta da parte del compagno, tanto più avendo il bimbo piccolo). La seconda parte chiude anche bene, ma non essendo ben seminata la prima si sente la mancanza di un processo logico anche ben argomentato. Il contesto poi... Fosse meglio delineato contribuirebbe a identificare anche le scelte stesse, ma così non è e il senso di spaesamento è netto non permettendo al lettore di posizionare in un tempo passato, presente o futuro la storia. Un pollice ni perché comunque la capacità del narratore c'è e si vede, ma c'è ancora da lavorarci (nel lab?) per riuscire a esplicitare il senso del racconto che s'intuisce nelle battute finali.
12) La lunga attesa, di Alexandra Fischer
Non funziona il finale e qui e là sono da operare degli accorgimenti per non appesantire la lettura. Mi piacerebbe lavorarci nel laboratorio perché allo stato attuale non va bene, anche se il tuo stile e la tua capacità di creare immagini al limite fra il caricaturale e il grottesco è intatta. Per il momento il pollice è giù, ti aspetto nel lab in modo da dedicarci un po' di tempo fra questa e la prossima edizione.
 
Squalificato: Territorio di caccia, di Alessandro Duino
Un tipico racconto in stile LA SENTINELLA di Fredric Brown, ma senza polpa. Carina l'idea della caccia agli umani, anche se è un po' un cliché dei racconti brevi. La sensazione è che tu abbia volutamente ridotto le dimensioni del racconto per fare perno in toto sull'idea, ma il problema, appunto, è che l'idea è vecchia. Se vuoi possiamo lavorarci nel lab.
Ps: dimenticavo, tiratina d'orecchie per non aver consegnato commenti e classifica. Qui il discorso verte più sul rispetto verso gli altri autori che ti hanno letto e commentato. Suppongo tu abbia avuto problemi gravi, ma la prossima volta avverti prima almeno me.

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