La rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore
Inviato: sabato 26 maggio 2018, 18:05
“la rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore” disse Vanessa.
“davvero? E quali?” chiese Pietro mentre pendeva dalle sue labbra.
“Beh tanti. Leggiti la vita del Che Guevara per esempio, lui era un medico che dopo un giro in motocicletta nel sud America, decise di imbracciare le armi e combattere per la loro liberazione. E’ morto per difendere la libertà di un popolo che non era nemmeno il suo, ma è il concetto che conta.”
Pietro annuì pensieroso.
“Quanto vorrei incontrare un uomo come il Che. Me ne innamorerei a prima vista! Ma qui in Italia non credo proprio che ne esistono.”
Così dicendo Vanessa chiuse il libro e lo guardò.
Pietro si perse in quegli occhi smeraldini, quanto avrebbe voluto essere così coraggioso da conquistarla.
L’amava di un amore bruciante, ma lei pareva non accorgersene.
“Andiamo?” gli disse alzandosi dalla sedia, “è tardi e fra poco la biblioteca chiude.”
Uscirono in strada, la notte aveva già preso il sopravvento e il freddo condensava i loro respiri in nuvolette bianche.
“ Ti va di fermarci a prendere una tisana? Non ho voglia di andare a casa, le mie coinquiline non ci sono e mi rattristo un po' quando sono sola”.
“Ma certo. Hanno aperto un posto nuovo qui vicino, pochi passi e siamo arrivati.”
Pietro era felice di passare del tempo con lei.
Mentre camminavano, Vanessa parlava del più e del meno, mentre Pietro ripensava a tutte le volte che aveva tentato di conquistarla.
Come quella volta che gli aveva organizzato una grandiosa festa a sorpresa per il suo compleanno.
Quante volte se ne era pentito? A quella festa Vanessa aveva conosciuto Alessio, con il quale aveva avuto una lunga e turbolenta storia d’amore.
Oppure quando, pur soffrendo di vertigini, aveva acconsentito ad accompagnarla a fare bungee jumping, e per farla contenta si era lanciato nel vuoto, vomitando in volo la colazione e rischiando di morire d’infarto.
Vanessa voleva un uomo forte e coraggioso, sprezzante del pericolo e con ideali ben saldi.
Lui girava intorno a Vanessa come la luna gira intorno la terra, risplendendo della sua luce ma senza mai poterla raggiungere.
In quel momento realizzò che Vanessa non sarebbe mai stata sua.
Entrarono nel locale, le luci erano soffuse, in un angolo un gruppo di ragazzi parlottavano a bassa voce.
Lo stereo diffondeva la voce roca e ipnotica di Nina Simone in “i put spell on you”.
“Ecco, un incantesimo è proprio quello che ci vuole per conquistarla pensò Pietro.”
Si sedettero in un tavolo vicino al bancone, ordinando due tisane al gelsomino.
In quel momento entrò un uomo di colore con un mazzo di rose, si avvicinò e ne posò una davanti a Vanessa. “Ei amico prendi rosa per tua donna, solo due euro, prendi rosa amico.”
Pietro sorrise a Vanessa, si frugò in tasca cercando degli spicci.
“Ei Stronzo, esci da questo locale hai capito? Te l’ho detto mille volte non importunare i clienti, torna a casa tua scimmia!”
Il proprietario del locale era uscito dal bancone e spintonava il venditore di rose verso l’uscita.
Pietro si paralizzò con i due euro in mano.
“No senta non ci stava dando fastidio.”
Vanessa era in piedi tremante di rabbia.
Poi si avviò a grandi passi verso il fioraio, lo prese per un braccio cercando di riportarlo verso il tavolo.
“Senti stronzetta il locale è mio e decido io chi può starci e chi no!” prendendo l’uomo per l’altro braccio e strattonandolo di nuovo verso la porta.
“Stronzetta a chi? Brutto razzista di merda!”
Fu un attimo e la mano dell’uomo si alzò piombando violentemente sulla guancia sinistra di Vanessa.
“Che cazzo fai amico?" Disse Pietro.
Vanessa tornò verso il tavolo, lo prese dal bordo e lo rovesciò. L’uomo con le rose tentò di divincolarsi, i ragazzi seduti in un angolo si alzarono inveendo contro il proprietario, il quale iniziò a prendere a calci e pugni il povero malcapitato.
Alcuni ragazzi tentarono di fermarlo, ma dalla cucina uscirono due energumeni in suo soccorso.
Vanessa piangeva.
Pietro la prese per mano e la strattonò, cercando di portarla verso l’uscita.
In quel momento vide uno dei due energumeni spaccare una bottiglia e rivolgerla contro l’uomo di colore che si accovacciò in posizione di difesa.
Pietro vide il terrore nei suoi occhi e senza pensare gli si buttò sopra proteggendolo.
Un dolore acuto lo colpì alla schiena lasciandolo senza fiato, poi si sentì sempre più leggero, il buio invase i suoi occhi, e fu silenzio.
Quando si svegliò era in un letto di ospedale, intorno a lui vide i suoi genitori che lo riempirono di baci.
Poi spostò lo sguardo, seduta accanto a lui c’era Vanessa, che gli teneva la mano.
“Ho temuto di perderti.” Gli disse tra le lacrime.
“Davvero?” gli sussurrò lui con grande sforzo.
“Davvero amore mio davvero.” rispose lei accarezzandogli una guancia.
Pietro sorrise.
“La rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore” pensò Pietro. E quel giorno la sua vita era stata rivoluzionata.
Sonia Lippi
“davvero? E quali?” chiese Pietro mentre pendeva dalle sue labbra.
“Beh tanti. Leggiti la vita del Che Guevara per esempio, lui era un medico che dopo un giro in motocicletta nel sud America, decise di imbracciare le armi e combattere per la loro liberazione. E’ morto per difendere la libertà di un popolo che non era nemmeno il suo, ma è il concetto che conta.”
Pietro annuì pensieroso.
“Quanto vorrei incontrare un uomo come il Che. Me ne innamorerei a prima vista! Ma qui in Italia non credo proprio che ne esistono.”
Così dicendo Vanessa chiuse il libro e lo guardò.
Pietro si perse in quegli occhi smeraldini, quanto avrebbe voluto essere così coraggioso da conquistarla.
L’amava di un amore bruciante, ma lei pareva non accorgersene.
“Andiamo?” gli disse alzandosi dalla sedia, “è tardi e fra poco la biblioteca chiude.”
Uscirono in strada, la notte aveva già preso il sopravvento e il freddo condensava i loro respiri in nuvolette bianche.
“ Ti va di fermarci a prendere una tisana? Non ho voglia di andare a casa, le mie coinquiline non ci sono e mi rattristo un po' quando sono sola”.
“Ma certo. Hanno aperto un posto nuovo qui vicino, pochi passi e siamo arrivati.”
Pietro era felice di passare del tempo con lei.
Mentre camminavano, Vanessa parlava del più e del meno, mentre Pietro ripensava a tutte le volte che aveva tentato di conquistarla.
Come quella volta che gli aveva organizzato una grandiosa festa a sorpresa per il suo compleanno.
Quante volte se ne era pentito? A quella festa Vanessa aveva conosciuto Alessio, con il quale aveva avuto una lunga e turbolenta storia d’amore.
Oppure quando, pur soffrendo di vertigini, aveva acconsentito ad accompagnarla a fare bungee jumping, e per farla contenta si era lanciato nel vuoto, vomitando in volo la colazione e rischiando di morire d’infarto.
Vanessa voleva un uomo forte e coraggioso, sprezzante del pericolo e con ideali ben saldi.
Lui girava intorno a Vanessa come la luna gira intorno la terra, risplendendo della sua luce ma senza mai poterla raggiungere.
In quel momento realizzò che Vanessa non sarebbe mai stata sua.
Entrarono nel locale, le luci erano soffuse, in un angolo un gruppo di ragazzi parlottavano a bassa voce.
Lo stereo diffondeva la voce roca e ipnotica di Nina Simone in “i put spell on you”.
“Ecco, un incantesimo è proprio quello che ci vuole per conquistarla pensò Pietro.”
Si sedettero in un tavolo vicino al bancone, ordinando due tisane al gelsomino.
In quel momento entrò un uomo di colore con un mazzo di rose, si avvicinò e ne posò una davanti a Vanessa. “Ei amico prendi rosa per tua donna, solo due euro, prendi rosa amico.”
Pietro sorrise a Vanessa, si frugò in tasca cercando degli spicci.
“Ei Stronzo, esci da questo locale hai capito? Te l’ho detto mille volte non importunare i clienti, torna a casa tua scimmia!”
Il proprietario del locale era uscito dal bancone e spintonava il venditore di rose verso l’uscita.
Pietro si paralizzò con i due euro in mano.
“No senta non ci stava dando fastidio.”
Vanessa era in piedi tremante di rabbia.
Poi si avviò a grandi passi verso il fioraio, lo prese per un braccio cercando di riportarlo verso il tavolo.
“Senti stronzetta il locale è mio e decido io chi può starci e chi no!” prendendo l’uomo per l’altro braccio e strattonandolo di nuovo verso la porta.
“Stronzetta a chi? Brutto razzista di merda!”
Fu un attimo e la mano dell’uomo si alzò piombando violentemente sulla guancia sinistra di Vanessa.
“Che cazzo fai amico?" Disse Pietro.
Vanessa tornò verso il tavolo, lo prese dal bordo e lo rovesciò. L’uomo con le rose tentò di divincolarsi, i ragazzi seduti in un angolo si alzarono inveendo contro il proprietario, il quale iniziò a prendere a calci e pugni il povero malcapitato.
Alcuni ragazzi tentarono di fermarlo, ma dalla cucina uscirono due energumeni in suo soccorso.
Vanessa piangeva.
Pietro la prese per mano e la strattonò, cercando di portarla verso l’uscita.
In quel momento vide uno dei due energumeni spaccare una bottiglia e rivolgerla contro l’uomo di colore che si accovacciò in posizione di difesa.
Pietro vide il terrore nei suoi occhi e senza pensare gli si buttò sopra proteggendolo.
Un dolore acuto lo colpì alla schiena lasciandolo senza fiato, poi si sentì sempre più leggero, il buio invase i suoi occhi, e fu silenzio.
Quando si svegliò era in un letto di ospedale, intorno a lui vide i suoi genitori che lo riempirono di baci.
Poi spostò lo sguardo, seduta accanto a lui c’era Vanessa, che gli teneva la mano.
“Ho temuto di perderti.” Gli disse tra le lacrime.
“Davvero?” gli sussurrò lui con grande sforzo.
“Davvero amore mio davvero.” rispose lei accarezzandogli una guancia.
Pietro sorrise.
“La rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore” pensò Pietro. E quel giorno la sua vita era stata rivoluzionata.
Sonia Lippi