Convivenza senile
Inviato: lunedì 18 giugno 2018, 23:59
"Chi ve l'ha detto? La Gisella? È stata la Gisella, vero?"
"Rosa, non ti preoccupare di chi me l'ha detto. Lo sai che non mi arrabbio."
"Non ti arrabbi."
"Ho bisogno che tu mi risponda, Rosa, solo per mettere a tacere ogni dubbio."
"Non ti arrabbi le palle."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Rosa, Gi... Mi è stato detto che un animaletto, o più animaletti, potrebbero nascondersi nella vostra stanza. Nell'armadio."
"Ti ha detto che nascondo delle bestie, ti ha detto! La vecchia baldracca di una..."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Lo so che è assurdo, sei in struttura da anni e gli OSS ti adorano tutti, ma è meglio risolverle subito queste cose, se no..."
"Non ce n'è di bestie!"
"Ti credo, Rosa, ma..."
"Ci sono i folletti!"
"I folletti."
"I folletti! Stanno nei tubi, entrano ed escono dalla grondaia qui fuori dalla finestra, a tutte le ore!"
"Okay. Dico di chiamare il disinfestatore per i topi - folletti. Per i folletti."
"Chiama anche quello per le stronze sclerate, che..."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Si mangia tra poco."
"Sì. Scusa. Ci vediamo tra poco."
Rosa aspetta tre minuti esatti da quando l'operatore lascia la stanza. Se si muove troppo presto, c'è il rischio che torni. Se resta ferma troppo a lungo, comincia a passare la mandria di ospiti diretti in sala da pranzo.
Dopo due tentativi riesce a mettersi seduta sul bordo del letto. Si piega con un grugnito e apre il comò.
Il vano è illuminato da una lampadina da lettura. Accanto alla luce, un tavolino e tre sedie, sottratte a una casa di bambole in stile elisabettiano.
Sulle tre sedie, altrettante fate.
Le fate non sono in stile elisabettiano. Hanno teste sproporzionate e orecchie a punta, poggiate su corpicini dalle estremità affusolate. La loro pelle ha i colori delle foglie d'autunno.
Si scambiano squittii appena percettibili, alternati a schiocchi delle lingue appuntite e a quelle che sembrano risatine infantili. Quando Rosa apre l'anta, la fissano on occhi enormi.
Le loro iridi brillano di tutti i colori dell'arcobaleno.
"Non l'ha neanche aperto, l'armadio. Ma non vi conviene tornarci, almeno per il momento. E basta litigare nella serata bocce! Vi si sente da oltre il glamour!"
Una delle fate annuisce, con le orecchie basse. Un'altra sbuffa e si lascia scappare uno scricchiolio palesemente sarcastico, indicando le pillole che usano come bocce. La terza zittisce la polemica con un ringhio acuto, da cucciolo.
Rosa sorride, comprensiva, e richiude il comò.
"Rosa, non ti preoccupare di chi me l'ha detto. Lo sai che non mi arrabbio."
"Non ti arrabbi."
"Ho bisogno che tu mi risponda, Rosa, solo per mettere a tacere ogni dubbio."
"Non ti arrabbi le palle."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Rosa, Gi... Mi è stato detto che un animaletto, o più animaletti, potrebbero nascondersi nella vostra stanza. Nell'armadio."
"Ti ha detto che nascondo delle bestie, ti ha detto! La vecchia baldracca di una..."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Lo so che è assurdo, sei in struttura da anni e gli OSS ti adorano tutti, ma è meglio risolverle subito queste cose, se no..."
"Non ce n'è di bestie!"
"Ti credo, Rosa, ma..."
"Ci sono i folletti!"
"I folletti."
"I folletti! Stanno nei tubi, entrano ed escono dalla grondaia qui fuori dalla finestra, a tutte le ore!"
"Okay. Dico di chiamare il disinfestatore per i topi - folletti. Per i folletti."
"Chiama anche quello per le stronze sclerate, che..."
"Rosa!"
"Scusa, scusa."
"Si mangia tra poco."
"Sì. Scusa. Ci vediamo tra poco."
Rosa aspetta tre minuti esatti da quando l'operatore lascia la stanza. Se si muove troppo presto, c'è il rischio che torni. Se resta ferma troppo a lungo, comincia a passare la mandria di ospiti diretti in sala da pranzo.
Dopo due tentativi riesce a mettersi seduta sul bordo del letto. Si piega con un grugnito e apre il comò.
Il vano è illuminato da una lampadina da lettura. Accanto alla luce, un tavolino e tre sedie, sottratte a una casa di bambole in stile elisabettiano.
Sulle tre sedie, altrettante fate.
Le fate non sono in stile elisabettiano. Hanno teste sproporzionate e orecchie a punta, poggiate su corpicini dalle estremità affusolate. La loro pelle ha i colori delle foglie d'autunno.
Si scambiano squittii appena percettibili, alternati a schiocchi delle lingue appuntite e a quelle che sembrano risatine infantili. Quando Rosa apre l'anta, la fissano on occhi enormi.
Le loro iridi brillano di tutti i colori dell'arcobaleno.
"Non l'ha neanche aperto, l'armadio. Ma non vi conviene tornarci, almeno per il momento. E basta litigare nella serata bocce! Vi si sente da oltre il glamour!"
Una delle fate annuisce, con le orecchie basse. Un'altra sbuffa e si lascia scappare uno scricchiolio palesemente sarcastico, indicando le pillole che usano come bocce. La terza zittisce la polemica con un ringhio acuto, da cucciolo.
Rosa sorride, comprensiva, e richiude il comò.